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Autore: gioTRAUMER    02/03/2011    2 recensioni
Non avrebbe mai immaginato che una pubblicità le cambiasse la vita, no, mai. Eppure, dio, l'aveva fatto. Le bastò vedere un ponte di Brooklyn. Brooklyn, Stati Uniti. New York. Un sorriso, che non faceva da tanto, le si piazzò in faccia. In quel preciso istante, Giorgia aveva già pianificato il resto della sua vita.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Merda, ci mancava solo che sporcassi anche questo!", velocemente Giorgia cercò di sistemare la pagina di diario che aveva appena bagnato con le lacrime. Sì, lacrime. Lacrime e ancora lacrime. Perdere anche suo padre non ci voleva, no.

Si alzò, irritata da tutto e tutti. Diciotto anni. Dio, che schifo. L'avrebbero di sicuro affidata a qualche suo zio che non aveva mai visto. Accese la TV, consapevole di non essere in grado di seguire nessun programma, con tutti quei pensieri in testa. Finchè eccola.

Non avrebbe mai immaginato che una pubblicità le cambiasse la vita, no, mai. Eppure, dio, l'aveva fatto. Le bastò vedere un ponte di Brooklyn. Brooklyn, Stati Uniti. New York. Un sorriso, che non faceva da tanto, le si piazzò in faccia. In quel preciso istante, Giorgia aveva già pianificato il resto della sua vita.

Senza pensarci tanto, si alzò di corsa, andò in camera, e cominciò a riempire la valigia. Ciò che le aveva promesso sua madre, quando era ancora viva, si stava per avverare. Giorgia sarebbe andata a vivere a New York, che Dio l'avesse voluto o no. I soldi nascosti sulla vaschetta del cesso le sarebbero bastati. Infondo, diciotto anni di risparmi, per un volo e un appartamento, ci stavano.

Appena Giorgia finì la valigia, si raccolse i capelli in una coda di cavallo, e con quel suo sorriso ancora sulle labbra, spense la TV, e lasciò la casa, per un percorso ancora non ben definito.

Mentre percorreva le scale del palazzo, pensava, pensava a quello che le aspettava. Abbandonare Venezia così faceva tanto da film. Stava mollando tutto, tutto e tutti senza avvisare. O meglio, sì, un biglietto sul tavolo l'aveva lasciato.

Salì in macchina, e guidò fino all'areoporto. Le ci vollero neanche trenta minuti. Ed eccola, dentro ad un areoporto, con la sua valigia in mano, a guardare i tabelloni dei prossimi voli. Perfetto, New York, volo alle 13.55.

"Mi scusi, mi servirebbe un biglietto.", disse Giorgia alla bruttissima ragazza che stampava i biglietti. 'Poverina, non vorrei mai essere come lei'. Giorgia scosse la testa, facendo un piccolo sorriso fra se. Sì, la sua acidia spuntava fuori anche nei momenti più inopportuni. Essere egoista, permalosa, sexy e stronza aveva anche i suoi svantaggi. Passò una mano fra i suoi capelli scuri.

"Un biglietto per dove?", sussurrò la ragazza, non badando al sorriso di Giorgia.
"New York, il prossimo, delle 13.55", ribattè fiera, alzando un sopraciglio.
"Andata e ritorno?", continuò la ragazza dei biglietti, tenendo lo sguardo basso sulla tastiera del computer.
"Sta scherzando spero."

La ragazza dei biglietti capì che era un solo andata, e dopo averlo stampato, porse tutto l'occorrente per il check - in a Giorgia, che non esitò ad entrare subito in aereo. Sì, botta di culo. Erano le 12.45, e trovare un biglietto per il prossimo volo a quell'ora era quasi impossibile. Destino, così diceva lei.

Sistematasi in prima linea, mise l'iPod nelle orecchie, e cominciò a ammirare lo spettacolo che si prosettava fuori dall'oblò. 'E pensare che sto affrontando tutto questo da sola', disse fra se, addormentandosi con un sorriso sulle labbra. Era fiera di se, sì, lo era eccome.


Giorgia si svegliò, sentendo il forte rumore che avvertiva l'atterraggio dell'aereo. Si affrettò a guardare fuori dall'oblò. Le mancò il respiro. Miriadi di grattacieli si inalzavano davanti a lei. "Ma questo non può essere vero, non può!", esultò a voce alta.
"Lo è ragazza! E ora sbrigati a prendere le tue valigie e a scendere, se non vuoi tornare da dove sei venuta!", le cosigliò una hostess dolce e carina, facendo segno di spicciarsi.

Arrivata fuori dall'areoporto, un altro mega sorriso invase il volto di Giorgia. Cominciò a camminare veloce, gettando prima gli occhi su stupendi negozi, e poi su agenzie immobiliari.

Ad un certo punto, si sedette su una panchina. Finalmente, riuscì a respirare un pò. E fu proprio in quel momento, che le venne in mente perchè era lì. Sia per se stessa, che per sua madre. Era il loro sogno, da sempre. Tirò fuori dalla valigia la cornice che portava sempre con lei. Lei e sua madre. Meravigliose. Notò che uno spigolo si era piegato, così non esitò dall'estrarre la foto per sistemarlo. E lì, cadde una lettera. Dietro la foto, era nascosta una lettera.

'Cara Giorgia, se stai leggendo questa lettera, vuol dire che sei grande. Sì, sei una donna. Una bambina di sei anni non avrebbe mai l'attenzione per vedere quell'angolo piegato, ma una donna sì. Ho scritto questa lettera quand'ero malata. Non so se morirò, o se riuscirò a starti accanto, e vederti crescere, ma se non ce la farò, questa è per te. Sai già tutto l'amore che provo per te, anche da qui su, e veglierò sempre su di te. New York era il nostro sogno, ricordi? Fin da piccola ti feci risparmiare i soldi. E fin da piccola, porto un segreto con me. Guarda dentro la busta, c'è un'altra sorpresa. Non ti anticiperò niente, solo... ti voglio bene amore mio. Tua, mamma.'

Giorgia pianse come non aveva mai fatto in 18 anni. Sua madre era tutto ciò per cui viveva, e averla persa fu un trauma, a dir poco duro. Quella lettera, poi. In lacrime, guardò dentro la busta, che la mamma le aveva detto. E non potè credere ai suoi occhi.

Un assegno, un assegno nel quale c'era scritto che aveva una casa a New York.
Una casa attestata a lei. Tutta sua. Una casa sulla 5th Avenue, sul grattacielo più alto.

Appena Giorgia finì di piangere e tremare, ripose l'assegno in tasca, prese il primo taxy, e raggiunge il grattacielo.

Entrata, corse alla reception. Porse l'assegno al ragazzo, ancora con qualche lacrima sul viso, senza aggiungere nulla.
"Sei arrivata, finalmente. Ti stavamo aspettando, Giorgia.", il ragazzo dagli occhi verdi, diede le chiavi dell'appartamento a Giorgia, la quale rimase a bocca aperte. Fissò le chiavi per un attimo, non credendo ancora che tutto ciò fosse vero. Subito dopo si avvicinò all'ascensore che c'era alla sua destra. Arrivata al suo piano, cercò fra le targhette il suo appartamento.

"Sweetheart, 25.", come la chiamava sempre sua madre. Infilò la chiave sulla serratura, e come se stesse estraendo la spada di Excalibur, aprì magicamente la porta. Un appartemento da favola la accolse. Divano gigante, in pelle, rosso. Camino, stile Americano. Mega TV, cucina da sogno. Per non parlare delle due camere favolose e dei due bagni grandi come il suo vecchio appartamento.

"Ma dove sono stata fin'ora?", urla, correndo da una stanza all'altra.
Stancatasi di correre, e per giunta senza fiato, si distese sul divano. Chiuse gli occhi, e con un sorriso sulle labbra si riposo per un pò.
Sì, ora era in America, diamine.
Aprendo piano gli occhi, spense la sveglia del cellulare. L'aveva fissata per ricordarsi che c'era la puntata di The Vampire Diaries. ... Dannazione, The Vampire Diaries! Giorgia scattò in piedi, e prese il telecomando posto sul tavolino di cristallo davanti al divano. Era complicatissimo, pieno di bottoni, e non capiva nemmeno come accendere la TV. Finchè, andò per esclusione, e trovò quello giusto. Fece scorrere veloce una decina di canali, finchè non trovò quello che stava cercando. La CW. Stavano facendo la siglia, per fortuna.

Giorgia si sedette sul divano, penzoloni, tralasciando un lungo sospiro di sollievo.
Da due anni seguiva questa Serie TV. Gliel'aveva fatta scoprire sua madre, e, dato che entrambe appassioate, si erano fatte un piccolo regalo: una TV con ricezione Americana, in Italia. Ma ora non le serviva, ora era in America, in carne ed ossa.

Seguì la puntata, con il suo solito entusiasmo del giovedì sera. Colpi di scena, nuovi personaggi, e il suo amore. Oh sì, Giorgia era innamorata. Di Damon Salvatore, ovvero Ian Somerhalder. Anche questa cose le era stata passata dalla madre. Era innamorata di quei dannati occhi azzurri, di quel modo di fare, di tutto di lui. Tra una pubblicità e l'altra, Giorgia ebbe il tempo di mangiare qualche schifezza.

Alle nove finì, ed era ancora parecchio scossa. Erano successe un paio di cose alquanto, uhm, scioccanti, sì. Fece un altro giro dell'appartamento, controllando di non aver tralasciato nessuna stanza. Si fermò in bagno. Si mise a fare facce buffe sullo specchio, e poi si rese conto che ci stava un bel bagno. Si spogliò, aprì l'acqua, entrò in doccia e ..... mollò un urlo che si sentì fino a Times Square! L'acqua era gelida, perchè non c'aveva pensato prima? Viveva lì da nemmeno 6 ore, doveva pur sistemare alcune cose o no?

Uscì di fretta dalla doccia, con un asciugamano fissato sul seno, che arrivava fino alle cosce, mentre i capelli bagnati lasciati sulle spalle. Infilò le ciabatte, e raggiunse la reception.

"Mi scusi, la mia doccia dà acqua fredda. E io DEVO farmi la doccia, come faccio?", chiede Giorgia preoccupata, ma non badando al fatto che era mezza nuda e completamente sexy.

Il ragazzo rimase imbambolato un attimo, e poi rispose. "Lei è al sesto piano, giusto? Beh, vicino a lei dovrebbe essercì un ragazzo, non molto più vecchio di lei. E' sempre accogliente con tutto il palazzo, potrebbe chiedere se le lascia la doccia per un paio di minuti."

"Già, dimenticavo che voi Americani siete così... accoglienti. Devo farci l'abitudine!", urlò, sghignazzando soddisfatta, mentre rientrava in ascensore. Arrivata davanti alla porta del vicino, si preparò un discorso. Non era abituata a queste cose. Se fosse stata in Italia, non le avrebbero prestato nemmeno il coltello per uccidersi.

Appena fu pronta, bussò.
Ma nemmeno questa volta, poteva immaginare, che bussando ad una porta, la sua vita sarebbe cambiata. L'avrebbe cambiata il ragazzo che l'aprì. L'avrebbe cambiata quegli occhi. L'avrebbe cambiata Somerhalder, Ian Somerhalder.

Giorgia s'immobilizzò.
Ogni suo muscolo, diventò pura pietra. Anche il suo cuore smise di battere. Anche i suoi respiri. Fece un passo indietro, sentendosi mancare.
Ian si preoccupò subito, e la prese al volo.

Quindi, ricapitolando, Giorgia aveva davanti Ian Somerhalder.
Anzi, ora era fra le braccia di Ian Somerhalder.

"Hey, va tutto bene?", corrugò la fronte, e la guardà negli occhi. No, corrugare la fronte.
Questo non doveva farlo. Non doveva farlo con Giorgia fra le braccia.

"Ehm, io... Credo di essere... Cioè, credo di aver... Sbagliato porta, persona, casa... Cioè...", che diavolo stava dicendo? Tutto quello che le uscì dalla bocca furono parole borbottate a caso.

"Una ragazza mezza nuda, bagnata, balbuziente e bagnata, e ... beh, davvero carina che bussa alla mia porta, svenendo fra le mie braccia. Non capita tutti i giorni.", disse Ian, rimettendo in piedi Giorgia, e lanciandole un sorriso sexy. Giorgia deglutì.

"Tu sei Ian Somerhalder? Voglio dire, tu sei Ian Joseph Somerhalder?", gli puntò un dito contro, guardandolo negli occhi sconvolta.

"Hey, non guardarmi così. Non ho fatto nulla di male.", alzò le mani, in segno di arresa. E subito dopo, un altro sorriso sexy. "Vieni, bellissima sconosciuta, entra pure.", Ian si spostò, facendole spazio sulla porta. Giorgia fissò per un momento l'interno. Un appartamento ancora più bello del suo, Dio. Non sapendo che fare, Giorgia fece un passo avanti. Le bastò, per entrare in quella meraviglia di posto. Ma soprattutto, per ritrovarsi davanti a quella meraviglia di ben di Dio di Ian. Lui, alzò il sopracciglio, e le fece cenno di andare avanti.

Giorgia, guardò un attimo davanti a se, chiuse gli occhi, sospirò, e si girò per parlargli.
"Io... mi servirebbe la tua doccia.", disse ritrovandosi a pochi centimentri dal suo naso.
"Se magari mi dicessi anche il tuo nome, sarei più contento.", Ian piegò la testa a destra, fissando le labbra di Giorgia.
"Giorgia, è Giorgia il mio nome.", sussurrò. Ora era lei che gli fissava le labbra, e che continuava a tremare. Distolse lo sguardo, per prevenire una morta immatura.
Ian alzò un sopracciglio. Si aspettava probabilmente che la ragazza cedesse, e invece.. wow. Era la prima che reagiva così.
"Beh, prego. Il bagno è di là. Ti accompagno.", disse, prendendola a braccetto e avviandosi per il corridoio. "Allora, dalla tua sorpresa nel vedermi, credo tu segua The Vampire Diaries, o sbaglio?", la guardò con la coda dell'occhio.
"Mentirei se ti dicessi che non so nulla a riguardo.", controbattè lei, tranquillizzandosi un pò, e realizzando che era davvero insieme a IAN SOMERHALDER.

Si fermarono davanti al bagno.
"Ecco, prego.", disse Ian, facendole cenno con la mano di entrare.
Giorgia non lo guardò, ed entrò direttamente. Chiuse la porta dietro di lei, lasciando Ian a bocca asciutta. Quel bagno era meraviglioso. Si guardò subito allo specchio, per vedere come si era presentata ad Ian. Passabile, solita modesta. Si tolse poi l'asciugamano, e lo poggiò nel lavandino. "Uh, acqua calda.", disse, pensando ad alta voce, mentre chiudend ogli occhi si rilassava. Ad un certo punto, cominciò a realizzare nuovamente che era nella casa di Ian Somerhalder, e che lo pochi minuti fa quasi lo baciava, e che lui le aveva dato della carina e che ... Giorgia cominciò a saltare nella doccia.

Mentre faceva scuotere i capelli su e giù, senti un bussare alla porta. Si fermò di colpo, fissandola dall'altra parte del vetro.

"Sì?", disse senza esitare.
"Posso entrare?", disse una voce che riconobbe subito. Ian.
Ci pensò un attimo su.
E che cazzo, era in America, con un appartamento tutto suo, nella quinta strada, e aveva ben 18 anni. Che cosa la fermava dal rispondere di no a quella domanda? NULLA.
"Prego, entra pure. Infondo è il tuo bagno.", disse Giorgia con voce tranquilla. Anzi, provocatoria. Riuscì, come meglio le veniva, a spegnere ogni emozione, e a tirare fuori il carattere che aveva in realtà.

Sentì la porta aprirsi. Ora, il sorriso dipinto nelle sue labbra, era malizioso.
Guardò Ian con la coda dell'occhio, nel vetro oscurato della doccia.
Il ragazo non disse una parole. Si tolse la maglia, poi piano i pantaloni, e infine i boxer.
Con un paio di passi, arrivò davanti alla porta scorrevole della doccia.

"Che aspetti? Fidati, c'è posto per due qui.", disse provocatoria Giorgia, dandogli le spalle, e girando di poco la testa alla sua sinistra.
E, non l'avesse mai detto.
In un giorno, questo era il suo terzo atto di cambio-vita.
Ian entrò nella doccia. I due si guardarono per un attimo, finchè, cedettero l'un l'altro. Si saltarono addosso. Prima si baciarono un pò ovunque, accarezzandosi in tutte le parti del corpo. Poi Ian prese Giorgia in braccio, e spingendola nelle piastrelle della doccia, cominciarono a fare l'amore. Arrivarono al massimo del piacere, insieme, mentre continuavano a provocarsi a vicenda. Ian, dopo aver raggiungo l'orgasmo, si fermò, poggiando le mani sulle piastrelle della doccia, abbassando lo sguardo. Riprese fiato, dopo quei minuti di massima passione. Tornò a guardare Giorgia negli occhi, le sorrise soddisfatto.

"Sì, era questo quello che volevo.", le sussurrò, restituendole un bacio passionale.
Giorgia gli tirò una pacchetta, e scese dalla sua presa, ricambiando il bacio allo stesso modo.

Asciugati e belli come nuovi, tornarono insieme in salotto. Questa volta vestiti. Si miserò davanti al divano, con una tazza di thè in mano, il camino, e un bellissimo film alla TV.

"Credi che questa cosa durerà?", sussurrò Giorgia, fra un sorso e l'altro, guardando il film. Ian sorrise fra se. Non rispose, ma si chinò per prendere dal comò vicino a lui due biglietti aerei per Atlanta. Li porse a Giorgia, come risposta.
"Vedi di essere pronta per domani alle 11.45.", si fermò per bere un sorso di thè. Poi riprese. "Non ho intezione di fare tardi al lavoro perchè la mia ragazza non sa se portare la maglietta verde o quella gialla.", continuò Ian con tono tranquillo.
Giorgia rimase senza parole. Aveva fra le mani due biglietti aerei per Atlanta, dove, lei sapeva benissimo, si svolgevano le riprese di The Vampire Diaries. Un biglietto per lei, e uno per Ian. Li fissò, tacendo.
"Allora, mi hai capito bene? Niente ritardo.", Ian puntò gli occhi su di lei, trattenendo una risata.
Gli occhi di Giorgia diventarono lucidi. Posò velocemente i biglietti, e saltò addosso al ragazzo, facendolo stendere sul divano, e riempendolo di baci su tutto il viso.
"Hey, vacci piano!", disse Ian scoppiando a ridere, abbracciandola forte.

Giorgià si fermò, con un sorriso che arrivava da un orecchio all'altro.
"So che è prematuro, so che forse ti sembrerò una bambina, ma ti amo, Ian.", lo disse tutto d'un fiato, senza paura, senza timore. Prima, in bagno, nella doccia, aveva dimenticato di spegnere un'emozione: l'amore.
"Oh, mia piccola. Credi che non abbia mai letto i tuoi Tweet? Sì, quanti erano? Circa 275 mila al giorno? Credo di averlo capito che mi ami. Ed è così che ho imparato a farlo anch'io.", rispose, con altrettanta tranquillità lui.

Giorgia non potè ora trattenere una lacrima. Di gioia, d'amore, di felicità, di passione, di tutto. Un momento fa, era una ragazzina senza genitori, che viveva in una stupida calle a Venezia. Ora era in America, a New York, stesa sopra al ragazzo che sognava da una vita, che le aveva appena detto ti amo. Oh, dimenticavo. E domani sarebbe partita con lui. Non per Atlanta, ma per un'intera vita assieme.
  
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