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Autore: Columbrina    02/03/2011    9 recensioni
[Rameria]
[Quarta stagione]
Le donne che tradiscono solo per amore sono mostri senza fantasia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Unfaithful – Infedele. Prima parte.


L’ordine era disseminato ovunque nella sala musica un po’ consumata dalle continue manifestazioni di disaccordo tra Mar e Simon, identificate in sfascianti sfuriate da parte di lei che insinuava con rinnovata franchezza il suo disappunto sulla sua fedeltà, acuito dal fatto che lui usufruiva un tempo esageratamente piacevole con la francesina ed eccedeva nei confini della malafede. Non che Mar fosse l’angelo del focolare, assodato dalle notti insonni nel suo letto a ridere sfacciatamente con quello lì e avere la tracotanza di definire Simon il suo fidanzato. Ciò faceva ribrezzo a Valeria – o Valerie, come la chiamavano i suoi coinquilini di Toulouse – che stava seduta, su quel divano liso, a rimuginare sugli ammicchi da parte di Simon, sintomi premonitori di un inconsueto interesse nei suoi confronti che, però, intensificava il parere che i suoi compagni avevano su di lei, la francesina o la consueta e sporadica seduttrice di turno, che faceva indigestione di uomini come stesse sbocconcellando un danese.
Ora sedeva sul divano bianco e logoro della sala musica, a contemplare con fare tedioso il vaso vetrato blu al centro di un tavolino e includente una rosa, ancora fresca sebbene il colorito stanco e smunto. Quel fiore lo aveva colto Ramiro due giorni prima, ma nessuno aveva contribuito a placare la sete di quella povera pianta che stava palesemente perdendo le sue vigorie, convertendosi in un triste uccello in gabbia. Neanche le premure di Ramiro – Rama, dato che il suo nome completo sapeva troppo di vecchio – giovarono alla povera rosa, in attesa del responso fatidico.
Ed eccolo entrare, fresco e biondo, con in mano un annaffiatoio e gli occhi intrisi di premura e speranza per il povero fiore. Che carino era il pensiero di Valeria, meditato e sincero, mentre il lato razionale del suo istinto basilare lottava per non innescare una babele e costringere la ragazza a saltargli addosso. Sebbene lo sguardo e le maniere da bravo cristiano, nessun esponente femminile poteva negare che Rama fosse un qualcosa di dannatamente attizzante.
“Come andiamo?” le chiese lui, con voce intrisa di premura.
“Si tira avanti” rispose Valeria, accennando un dolce sorriso, trapelando un rammarico intrinseco per l’ennesimo litigio tra Mar e Simon, che aggiungeva benzina al fuoco allo strano girone di pettegolezzi e lussuria.
 Sin dal primo giorno, rammento, che in Rama si era acceso uno strano interesse per Valeria, identificato in dimostrazioni d’affetto decisamente azzardate. Nemmeno le pressanti moine della sua attuale ragazza – Kika – lo distoglievano da quello studio sfrontato che lo rendevano sporadicamente paraninfo, ma che ogni giorno approfondiva un reciproco interesse. Per questo Rama era l’unico a incalzarla nell’affrontare i malintesi generati dalla sua amicizia con Simon, ma in tutta risposta lui riceveva da lei sberle tali che lo rendevano ancora più ostinato. Eppure era l’unico a dimostrarle vero affetto.
“Bello il tempo, no?” farfugliò lui, abbozzando alla sua solita adorabile goffaggine
“Preferisco stare qui dentro” lo liquidò Valeria, senza eccedere nel malgarbo
Si, hai ragione… Possiamo giocare a biliardo, fare musica, mangiare, dormire, litigare…”
Quanto recepì di aver sfiorato un tasto davvero dolente, Rama farfugliò parole sbrigative per rimangiarsi ciò che aveva detto; una volta che ritornava nei suoi cardini meditava cogitabondo, confidando nella loquacità di Valeria, praticamente inesistente.
“Litigare, certo. Come fa quel cretino con la sua ragazza, senza accennare alcun sintomo di cedimento! Si legge lontano un miglio che non stanno bene insieme” sbraitò subitamente la francesina, ostentando una franchezza lungi da sé, ma mai lontana dalla spontaneità turbolenta che mostrava solo a Rama
“Andiamo, mon ami… Chette!”
Rama era l’apoteosi del francese maccheronico.
“Meglio chèrie, no?”
“Come dici tu”
“E tu che ne pensi di questa storia?”

Non saprei affatto cosa dirti” disse lui, un po’ burbero mentre il suo sguardo venne venato da una trasportante cupidigia che si affastellò nei meandri del suo rudimentale contegno, lasciando trapelare una neutralità condiscesa.
Nella concisione di un istante, Rama si sedette al pianoforte che troneggiava nell’ emarginazione repressa della stanza e rivolse un effimero sorriso d’intesa alla sua amica, per poi ritornare all’attenta analisi del bianco e nero che si alternavano in una saggia intesa mentre concepiva la melodia giusta. Saggiò il primo tasto, poi il secondo, il terzo fino a terminare in una fracassante scala che fece sussultare Valeria.
“Mi hai fatto spaventare, sai!” contestò lei, mentre lisciava i lembi della gonna erti in su come il profilo aristocratico del suo naso
“Scusami…” rise lui, deflagrando in un convulsi singulti
“Perché ridi?”
“Dovevi vedere la tua faccia! Eri così buffa e i capelli ti si sono rizzati in aria! Poi la faccia… Sembravi una gallina con le convulsioni!”

Valeria preferì distogliere la concentrazione da quel caso disperato, ormai membro integrante della catena della regressione maschile sebbene le risate di lui stimolavano inesorabili quelle di lei, in preda a una bramosia subitanea di zittirgli le labbra… Suggellarle con la sua traccia di rossetto rosso, adagiato saggiamente sulla bocca, affinandola.
“E dai era per ridere!” esordì lui, assumendo un tono efficace
“Sembri una femminuccia quando ridi”
“Una bella femminuccia in ogni caso”
“Ora fai il prezioso?”
“No, ora farò il sincero”
disse lui, divenendo subitamente serio. Persino Valeria perse quella rinnovata loquacità, per un effimero istante, fino a deflagrare in una confacente risata.
“Questa era divertente!” disse lei, gli occhi intrisi di lacrime dalle risa maldestramente false
“Si, come Simon, vero? Che ride per compiacerti e al contempo baciare un’altra”
E, ancora una volta, l’anfibia personalità di Valeria prese il sopravvento, tramutandola in una gelida signora denudata di fronte a tutti. Ora guardava Rama come fosse uno scarafaggio, di quegli acari fastidiosi che ti destano allergia.
“Non puoi giudicare, Simon. Perché l’hai detto? Per offenderlo, eh!”
Valeria neanche si curava di risultare concitata e incrementare i sospetti su di lei
“Ti ho detto che facevo il sincero” disse lui, abbozzando un attizzante ammicco
Lei non fece altro che farfugliare parole concitate fino a liquidarlo con un semplice: Tu non avevi una ragazza?
“Forse”
Stilli bollenti fermentavano dentro di lei nello scorgere tanta tracotanza in un aspetto intriso di dolcezza. In realtà era il solito promulgatore d’infantilismo.
“E non dovresti essere con me”
“Neanche tu”

La faccenda raggiungeva livelli di pH davvero interessanti, messi alla prova da una percentuale di interesse reciproco che portava alle stelle i termometri. Le ghiandole sudoripare di Valeria facevano invidia alle cipolle per quanto lacrimavano e ogni mitilo di carne era marchiato a fuoco nelle iridi azzurre di Rama, impegnato in una lotta tribale tra i suoi due istinti.
Perché non te ne vai se vorresti stare da Simon?”
Avresti dovuto farlo prima tu, ma chèrreplicò lei con rinnovata tracotanza
“Sai una cosa hai proprio ragione… Tu e la tua accozzaglia di sentimenti recessivi mi avete stufato!” sbraitò lui, risarcendola delle sue bugie e incassando la vittoria morale. Valeria perse, così, il suo cosciente confidente.
La frustrazione la portò a infilzare un possente pugno al pianoforte, infondendo tutto il suo malocchio. Non si sentiva umiliata, piuttosto denudata della sua etica morale.
“Quel grandissimo figlio di…”
“Ciao!”
“Simon!”

Valeria raccolse i cocci del suo contegno per formulare una frase di senso compiuto al ragazzo di cui si era invaghita da un pezzo
Comme ça va?” chiese lui, in perfetto francese
Bien. Merci.
Simon rise, sporgendo un po’ più del dovuto la mascella, dettaglio vagliato anche da Valeria a cui, però, attribuiva magra rilevanza. Rilevò anche che aveva pianto, forse per Mar.
Perché sei venuto qui sotto?”
“Ho sentito un rumore e mi sono spaventato. Poi volevo meditare un po’”
“Che ti ha fatto Mar?”

Simon la guardò con vago stupore.
“Come…”
“Te lo si legge in faccia”

Simon si accostò subitamente a lei, quasi rasando a zero la distanza che intercorreva tra i due, innescando un certo disagio in Valeria. Forse, nel pranzo, avevano iniettato qualche sostanza stupefacente che gli stava facendo perdere completamente il senno.
Scusa non volevo accennare alla tua vita, Simon…”
“No, hai ragione… Il fatto è che… Mi sento attratto dalle francesi!”

Proprio oggi questo passionale slancio di francofilia?
“Quanto slancio di passione, eh!”
Simon la prese, fino a lambirle le guance con le labbra in una contigua morsa tra due corpi relativamente caldi.
“Valeria, sono serio, mi succedono cose con te”
No, iniziamo con doppi sensi ormonali!
Valeria deglutì una pallottola di bile che fluì rumorosamente lungo la trachea fino a sfociare nello stomaco, incentivando un rigurgito a risalire.
Cavolo, devo vomitare!” disse mentalmente Valeria, raccattando la sua volontà che attualmente era in ferie prolungate. Riusciva solo a rivedere l’immagine di Rama come in un vecchio film di cui non ne aveva mai abbastanza, risentiva le sue parole vibrare nel suo cuore, smantellandolo con scosse ondulatorie mentre assaporava quell’effimero attimo di lucidità. Anzi, quasi avvertiva in lei il sapore delle sue labbra, forse dolci, forse salate, forse tenere o sconvolgenti come l’ultima volta che le aveva tastate. Ogni attrattiva in Simon era subitamente scomparsa e ora ordiva i pretesti più plausibili che le dessero un accesso immediato a una via di scampo.
“E tu che mi dici, Vale?”
Non iniziamo con i nomignoli confidenziali.
“Che così alimenteremo solo le indiscrezioni”
“E tu dai peso a queste malelingue della gelosia?”

Simon, il fatto è che io sono fedele e tu lo sai. La storia della mia vita è cercare nel giusto e… Tu non sei adatto a me”
Valerie, che stai cercando di dirmi?”
“Che non voglio essere un’assassina… ”

In quel momento, l’etica morale di Valeria giunse allo stremo della tolleranza, torchiata da un battito pressante sulle tempie che la costrinsero a fuggire via come una latitante colta in flagrante, mentre Rama avanzava senza sosta.
Nei corridoi echeggiava il suono dei tacchi di Valeria, mentre malmenava il lastricato, barcollando come un’ubriaca in bilico su una balaustra, ma all’apice della sua lucidità con il suo sguardo intriso di follia. Puntellò il peso della lucidità sulla parete, adiacente al dormitorio di Rama, in quel momento il centro pioniere del senno. Con un teatrale gesto adagiò un’affusolata mano sul cuore, ansimando e sorridendo.
Raccolse rinnovate vigorie e due dita piccole strinsero la maniglia in una morsa, un movimento circolare, poi uno schiocco.
“Ah… Sei qui!” disse lei, ritrovando il contegno che fino a cinque minuti fa era andato a farsi benedire, mentre si prostrava lungo la parete
“Che ci fai ancora sveglia? E’ tardi!”
“Proprio per questo”

Con subitaneo slancio cancellò una rilevante porzione di distanza, inviandogli un sintomo premonitore della sua certezza di abbandonarsi a lui. Per sempre.
“Sarei un infedele, lo sai?”
“Lo saremo in due. Hai pensato a questo plausibile pretesto?”
“Non mi sto tirando indietro…”
“Quindi qualcosa in sospeso con me ce l’hai ancora”

Valeria distolse per un istante lo sguardo, in bilico se fuggire per evitare un posto nell’albo delle figuracce cosmiche o godersi quello svenevole attimo d’amore alla Federico Moccia o allo scenario grottesco del girone dei lussuriosi
Passare ai fatti è un pretesto plausibile per continuare a non essere così melensi?” disse Rama, iniziando un ammiccante gioco con i lembi della canotta bianca.
Valeria suggellò il pretesto con un bacio ardente di passione che li costrinse a un completo abbandono su quel letto al centro della stanza, accompagnato ad altri due, vuoti, che lo sarebbero stati per l’intera durata della notte fulgida di stelle.
Iniziarono a denudarsi per ritornare alle nature rudimentali, vestendosi con le sole lenzuola che intricava i loro corpi in un fastello di carne, baci e anima. Si fermarono per prendere aria. Valeria passava le mani delicate e affusolate tra i capelli del suo amante, infedele come lei nella falsa clandestinità a cui non si sentivano seguaci; in cambio lui lambiva, in modo oserei definire lascivo, il suo collo, innescandole un flusso di palpiti risalenti lungo il dorso della ragazza che ora sanciva di baci il corpo di Rama, ora si specchiava nelle iridi di ceruleo vivo
Sei la cosa più bella della mia vita” sussurrò lui
“Ricominciamo con le moine!” disse lei
“E cosa dovrei fare, sentiamo?”
“Baciarmi, imbecille!”
"Come desidera, mon maitresse"



Saria
Salve fanciulle! Una one- shot scritta di getto per onorare la mia coppia preferita e sui risvolti che avrebbe potuto prendere il loro rapporto durante la quarta serie. Un mutamento radicale dei due angeli biondi - con la scontenta introduzione dei terzi incomodi - ha fatto sì che quella santa donna di Cris ci privasse di un affetto più profondo di una SEMPLICE amicizia, tuttavia compensata da scenate di gelosia reciproche ^.^
Questo è un piccolo scritto senza pretese. Spero sia di vostro gradimento :)

   
 
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