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Autore: Ginnever    02/03/2011    2 recensioni
“Andiamo a casa?”
Ginny annuì, stringendosi al braccio di Harry, che glielo accarezzò.
Si addentrarono nel viale alberato di uno dei parchi londinesi più famosi, quando una coppia che andava nel senso opposto agli ex-Grifoni attirò la loro attenzione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Pansy Parkinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti!

Ecco a voi una piccola short-fic appena preparata pronta per voi. E' molto semplice, fatta di gioci di sguardi e parole cariche di emozione, ma io la ritengo un buon lavoro. Spero però che la recensirete e mi farete sapere se anche per voi così ^^ Grazie mille.

Questa fic l'ho scritta sotto le note de ' Il Favoloso mondo di Amelie'. Di grande ispirazione.

Ginnever





La Luna


















“Non credevo ti saresti... Commossa.”

Ginny riprese a piangere ancora più forte, l’anello di fidanzamento di Harry tra le dita.

“Io… scusami…”

Harry l’abbracciò calorosamente, depositandole dolci baci sulla fronte.

La sua piccola Ginny stava piangendo: l’aveva vista così solo quando si trattava dei suoi adorati fratelli.
Era sempre stata una persona forte, a cui non piaceva mostrarsi debole a nessuno.

 Harry sorrise a quel momento di debolezza: mostrava una fragilità che in Ginny era sempre presente, ma che lei rifiutava di avere, essendo cresciuta da sola con sei maschi.

“Harry - disse la rossa, tirando su col naso - scusami, davvero. Non so cosa mi sia preso… oltretutto, potevo aspettarmelo! Non capisco…”

“Ginny, stai tranquilla. È molto bello che tu stia piangendo. Mi fai vedere che ti sei emozionata e per me è molto importante.”
“Io… non credevo di essere così.”

Harry sorrise.

“Tu sei molte più cose di quanto credi.”
“Oh, Harry…”

Ginny si lasciò andare al suo primo bacio da fidanzata ufficialmente e il moro rispose con altrettanta dolcezza.

“Ti va di fare due passi?”

La coppietta, per mano, si avviò lungo la passeggiata lungo il Tamigi a Londra. La luna, piena quella notte, illuminava le increspature del fiume, facendoli apparire come piccoli specchi bianchi ondeggianti sull’acqua.

Dopo un’oretta, i due maghi più famosi di molti anni prima, si sedettero su una panchina bagnata dalla luce bianca della luna ancora splendente in cielo.

“Sai, Harry, io ti ho sempre amato. Dal primo anno in cui ti ho conosciuto.”
“Lo so.”
“Non mi hai mai cagato di striscio.”

Harry sorrise.

“Non c’è niente da ridere…”, bofonchiò Ginny, impettita.

“Non ti ho mai notato, a dir la verità. Mi sei sempre sembrata piccola, la sorellina minore di Ron. Come potevo farmi piacere una come te? Sarebbe stato… forzato. Quando invece hai cominciato a diventare più donna…”
“Grazie a Hermione…”
“… allora ti ho considerato più grande di quanto pensavo che fossi. Ed ecco fatto.”

“Sono contenta che ti sia accorta di me. Ho sempre amato solo te.”
“Devo recuperare tutto il tempo perso, dolcezza. Tieniti pronta.”

Ginny rise e Harry la intrappolò in un bacio dolce e silenzioso, che sapeva di rimpianti, di amore, di futuro, di aspettative, di desiderio, di dolcezza, di passione. Sapeva di loro.

I due si alzarono.

“Andiamo a casa?”

Ginny annuì, stringendosi al braccio di Harry, che glielo accarezzò.

Si addentrarono nel viale alberato di uno dei parchi londinesi più famosi, quando una coppia che andava nel senso opposto agli ex-Grifoni attirò la loro attenzione.

Un ragazzo alto, biondo, il mento affilato, abbracciato a una ragazza bellissima, la pelle color neve, gli occhi neri in contrasto con essa erano neri come la pece.

Harry si fermò a osservarli, riconoscendo i suoi antichi rivali di scuola.

Accortosi del moro, anche il ragazzo biondo si fermò, mano a mano con la bruna al suo fianco.

I due si rivolsero uno sguardo appena percettibile, intenso e ricco di ricordi.

Harry vide tanto dolore e sofferenza, solitudine, ma anche amore per quella giovane fanciulla che pensò essere Pansy Parkinson.

In un attimo si rese conto di vivere nella stessa città di Draco Malfoy, di essere nello stesso parco con Draco Malfoy, di osservare Draco Malfoy con una curiosità morbosa che non gli apparteneva proprio in quel momento.

Non sapeva cosa fare.

Avrebbe voluto abbracciarlo, stringergli la mano, salutarlo almeno, ma non riuscì a fare proprio niente.

Poi, però, inaspettatamente, fu proprio Malfoy che, con un gesto del capo, lo salutò, abbassandolo leggermente, in segno di rispetto.

Harry lo fissò ancora qualche istante, spiazzato.
Ma all'improvviso capì che era giusto così.


Gli sorrise lievemente, ma quel tanto che bastava affinché Draco lo percepisse, perché anche lui accennò a un sorriso, allontanandosi poi con la sua donna nell’oscurità della notte, riprendendo il suo cammino.

Ginny strinse la mano di Harry.

“Era Malfoy, vero?”

Il Ragazzo Sopravvissuto annuì sorridendo.

“Sì. Era Draco Malfoy.
   
 
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