Ad essere sinceri credo che questa cosa non abbia molto
senso. Volendo si può ricollegare con Anima e Corpo, ma non necessariamente. A vostra discrezione cosa
pensarne. Spero possa piacervi!
Il Dramma del Piano
Soul
si puntellò sul gomito, appoggiandoci la guancia, mentre si metteva
sdraiato su un fianco. In una posizione da sirena sullo scoglio.
Il
sorriso che aveva stampato in faccia gli si allargò mentre faceva
scivolare lo sguardo su Maka, sdraiata accanto a lui, ad occhi chiusi.
Teneva
le mani con le dita intrecciate in una posizione tipicamente da salma, come
quando Justin l’aveva messa nella bara dopo l’incidente col golem.
Ridacchiò. Anche in quella situazione la sua maister riusciva a
mantenere una sua integrità, quasi professionale.
“Cos’hai
da sghignazzare?” chiese lei seria senza aprire gli occhi.
“Niente”
rispose lui tranquillo piegando le gambe, in una pseudo posizione fetale.
Maka
aprì un occhio e la guardò imbronciata. “Non voglio
più salire qua sopra, mi è venuto male alla schiena e”
alzò il braccio dalla superficie di legno lucido, su cui era appoggiata,
per dimostrarlo “mi si appiccica la pelle sulla lacca del piano” si
lamentò riappoggiandolo pesantemente sul pianoforte a coda su cui era
sdraiata.
“Secondo
me non è stato male” commentò lui con un sorrisetto.
“Per
forza! Mi hai usata come materasso!” esclamò Maka stizzita
scattando a sedere a gambe incrociate.
“Quante
storie!” fece eco lui, abbastanza divertito dall’insofferenza della
ragazza. Si tirò a sedere, imitandola, facendo penzolare le gambe.
Con
una smorfia decretò che aveva ragione Maka, stare nudi su un pianoforte
era decisamente scomodo. Fortuna
che aveva deciso di usarla come materasso.
Rimasero
un secondo in silenzio, e quando la falce si voltò nuovamente a guardare
la sua maestra, questa lo fissava con gli occhi assottigliati.
“Soul,
non penserai mica di avermi distratta abbastanza da farmi dimenticare
perché siamo qui?” chiese con aria di sfida.
Soul
sospirò. In effetti un po’ ci sperava che se lo fosse scordata. Ma
che diamine, erano sopra a un pianoforte, più chiaro di così!
Scese
con un colpo di reni, atterrando con un rumore leggero sul pavimento di marmo.
Si grattò la testa, voltandosi verso la sua maister che si era messa a
sedere più avanti, in modo da poter far penzolare i piedi giù dal
piano, come aveva fatto la sua arma poco prima. Sembrava ansiosa di godersi lo
spettacolo.
“Ma
ci tieni davvero così tanto?” chiese ancora, tanto per giocarsi
l’ultima carta. “Voglio sentirti suonare, e non credere che la tua
performance sopra il pianoforte mi abbia fatto cambiare idea! Non capisco
perché tu ne debba fare un dramma!” decretò decisa la
ragazza.
“Posso
almeno vestirmi?” chiese sarcastico.
“A
tua discrezione” fu la risposta sardonica.
Soul
afferrò i pantaloni e si chiese se Maka avesse intenzione di ascoltarlo
suonare facendo la sirenetta nuda, seduta sul piano.
“Credo
che convenga anche a te vestirti. La porta è aperta…”
buttò lì con noncuranza.
La
ragazza assunse all’istante un poco invidiabile colorito magenta e sgranò
gli occhi.
“Ed
è stata aperta fino ad adesso?” disse con un’intonazione
talmente acuta che avrebbe potuto competere col verso di un pipistrello, mentre
ripassava mentalmente l’ultima mezz’ora che aveva passato in quella
stanza.
Soul
alzò le spalle fingendosi disinteressato “Cosa serve chiudere le
porte in un posto dove la gente le sfonda?”
Ridacchiò
tra sé e ringraziò mentalmente Black*Star per non essere passato
di lì.
Tutto
questo prima di essere colpito da un libro sul cranio.
Come
diamine faceva ad averne sempre uno a portata di mano?