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Autore: Devilmaycry    03/03/2011    1 recensioni
"Mamma vuoi leggermi una…" dice la bambina che è interrotta dalla madre prima di poter finire la frase, "Si, tesoro. Vediamo un po’ quale posso leggerti oggi."
La donna si dirige verso la cassettiera ed estrae una cartella, la apre ed inizia a sfogliarne il contenuto; poco dopo, estrae dei fogli e sistema la cartella, lasciandola sulla cassettiera. Prende una sedia andando ad accomodarsi al lato della figlia.
"Continuiamo con la raccolta dell’altra volta, Il fascino del seccante – ShikaIno moments." Si schiarisce la voce e con una tonalità da mezzo soprano dice: " Il titolo è: Di donne ammogliate" ed inizia a leggere.
Durante la lettura la donna ha dato dimostrazione di essere una brava oratrice, tenendo una voce armoniosa e con nessun problema nella lettura, serafica ma coinvolgente il tanto da tenere la bambina concentrata, rapita dalle parole che si diffondevano nella stanza per mezzo della madre.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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< La donna che leggeva ShikaIno

La Donna che leggeva ShikaIno

 

Salve lettrici e lettori, oggi voglio portarvi con me e potrete assistere ad un piccolo episodio.

Periferia di New York – ore : 17.03 

"Eccoci a casa tesoro, non sei contenta?" chiede la donna con un viso che ostenta tranquillità.

La bambina fa cenno di sì col capo. La donna posa a terra la sacca che porta in un mano, estrae la chiave dalla borsa ed apre la porta della quale si odono dei lievi scatti dovuti al chiavistello che ruota. Varca la soglia dopo aver preso la sacca e, dopo aver accesso l’illuminazione interna, si dirige verso la camera della bambina. Ad una prima occhiata la si definirebbe un piccolo bocciolo di soli 5 anni che nulla ha da invidiare a Baccador la bionda, la corporatura minuta tipica dell’età che fa da base al capo regolare e proporzionato. Il viso, dai contorni armoniosi e sbarazzini, è contornato da una cascata di capelli, dell’oro più scintillante e luminoso che esula da ogni immaginazione; dorato che risalta ancora di più sulla nivea pelle, che non sembra la sua normale tonalità. Occhi color dell’ambra che ricordano la dolcezza del miele d’acacia, si potrebbe dire che siano un poco luminosi per una bambina di quella età ma ne trasudano l’essenza. Un giubbotto bianco come la luna ne fascia il corpo, una gonna della notte più scura l’avvolge fin sotto le ginocchia con delle scarpe color rubino del melograno più maturo.

"Eccoci arrivati, aspetta che ti aiuto" sussurra la donna alla piccola.

Il volto della donna tradisce una nota di tristezza mista a qualcos’altro che ha dell’indecifrabile per chi non è lei.
Inizia a disfare il letto ed a svestire la piccola. Poggia i vestiti su di una sedia lì vicino e le infila il pigiama giallo con un’immagine di Winnie the Pooh sul petto. La bambina s’intrufola sotto le coperte e la madre va alla sedia ed inizia a piegare i vestiti della figlia, riponendoli scrupolosamente in un cassetto dell’armadio.
La camera, non grandissima, ha una portafinestra che dà sul balcone, collegato alle altre camere del primo piano, da dove è possibile ammirare il giardino che sa’ molto di occidentale. Un prato in stile inglese non è il primo elemento ad esser notato bensì l’uso di piante tipiche della macchia mediterranea, il rosmarino utilizzato per le siepi con i suoi bellissimi fiori del violetto-rosato. Gli alberi di lauro e di olivo messi in serie parallele, sembrano quasi prendersi per mano e dare il via a qualcosa di unico nel suo genere. Sulla sinistra della camera c’è il letto, in linea orizzontale rispetto alla porta, col comodino e relativa lampada di Winnie the Pooh. Un po’ più in là del comodino è presente una scrivania con diversi fogli sia bianchi sia colorati, con pastelli di diversi colori, diverse penne miste a matite sono tenute nel portapenne sul vertice alto mentre su quello destro è presente una cornice con una foto di una bimba piccola che abbraccia un cane di razza Labrador. L’altro lato della camera presenta un armadio a due ante di una tonalità chiarissima col quale una persona sarebbe definita malaticcia, alla sua sinistra sono presenti delle mensole che presentano differenti Barbie e differenti action figure di Hello Kitty e sotto di esse una cassettiera. Concludendo troviamo un orologio, sotto campana di vetro, di colore ottone e due pagliacci di porcellana di discreta qualità, ai suoi lati.

"Mamma vuoi leggermi una…" dice la bambina che è interrotta dalla madre prima di poter finire la frase, "Si, tesoro. Vediamo un po’ quale posso leggerti oggi."

La donna si dirige verso la cassettiera ed estrae una cartella, la apre ed inizia a sfogliarne il contenuto; poco dopo, estrae dei fogli e sistema la cartella, lasciandola sulla cassettiera. Prende una sedia andando ad accomodarsi al lato della figlia.

"Continuiamo con la raccolta dell’altra volta, Il fascino del seccante – ShikaIno moments." Si schiarisce la voce e con una tonalità da mezzo soprano dice: " Il titolo è: Di donne ammogliate" ed inizia a leggere.

"Il grosso energumeno camminava avanti e indietro, grattandosi il grasso doppio mento con aria pensierosa. Intorno era il silenzio, disturbato solo dal lieve frusciare delle sue lunghe e pacchiane vesti, e dallo scampanellare dei suoi pesanti gioielli d’oro.

Un lievissimo scricchiolare di nocche si mischiò al rumoreggiare della goffa andatura del governatore dalle vesti inconsuete...
“Ovviamente stiamo aspettando il responso di una importantissima missione e io me ne sto qui a fare fantasie erotiche su Shikamaru. Sei una ninfomane, Yamanaka.”

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“Già, l’ho scoperto a mie spese…”- commentò Ino, lanciando un’occhiata divertita al compagno dal codino al suo fianco.
-“Mendokuse…”- ribatté lui, come se intuisse già il finale di tutta quella faccenda.


-“Beh,Sakura-chan, se non vuoi dormire con me, non mi dispiacerebbe dividere il letto anche conIno-san…”- affermò Sai, frapponendosi con sorriso smagliante fra le due ragazze.

-“Spiacente Sai-san, ma io sono già ammogliata… sposata un milione di volte!”- cinguettò Ino, accoccolandosi al braccio di Shikamaru, mentre questo sbuffava pesantemente, portando gli occhi al cielo con aria esasperata.

- “Mendokouse!”-***

 

Durante la lettura la donna ha dato dimostrazione di essere una brava oratrice, tenendo una voce armoniosa e con nessun problema nella lettura, serafica ma coinvolgente il tanto da tenere la bambina concentrata, rapita dalle parole che si diffondevano nella stanza per mezzo della madre. Le espressioni della donna cambiavano congiuntamente alle situazioni, in maniera congiunta cambiavano quelle della bambina un po’ per influenza del viso un po’ per l’intonazione della voce, ora grave ora gioiosa.
"...Mendokouse!", la donna sorride e guarda la figlia che, rapita, ancora pensa a quanto appena ascoltato come se volesse conservare quelle parole per sempre nella sua mente, gelosamente, come il più favoloso dei tesori o come il più perfetto dei diamanti.
La donna accarezza la fronte della bambina andando a porvi un bacio tenero e ricco di significato e dopo averla fissata per qualche attimo dice:

"Tesoro la mamma va al piano di sotto, chiamami se hai bisogno di qualcosa."

Esce dalla camera e si avvia al piano di sotto, scende la scala a chiocciola e si ritrova nel salotto. Sosta per un po’ al centro della stanza come fosse paralizzata da un qualcosa d’invisibile, o da cera, che la riveste, ad impedirle qualsiasi movimento possibile ed ipotizzabile. Ridestatasi, si siede sul morbido divano color avorio situato nel baricentro del salotto e vi sprofonda, dando la sensazione che si trovi su di un qualcosa ben distante, concettualmente, da un divano. Un qualcosa che la divora dall’interno come larve di Cochliomyia Hominivorax o come un tumore, che in modo silente ma inesorabile compiono il loro cammino dall’interno senza che nessuno possa accorgersi della transizione dall’esterno. Il viso allegro e rilassato acquista ora un che di grave e malinconico che sconfina nel dolore più profondo, incommensurabile ed imponderabile. La bellezza del viso è rotta da una maschera nuova, di difficile definizione. Lacrime simili a rugiada mattutina iniziano a stillarsi dagli occhi color cielo, creando un rivolo formato da acqua, sali e mascara. Questo miscuglio giunto al mento distilla per gravità penserebbero i più, ma noi siamo portati a pensare anche al peso di quelle lacrime che deriva dal loro effettivo significato. Il viso trasuda pianto e disperazione, quella profonda come un buco nero che ingloba tutto il tuo mondo lasciandoti con un pugno di niente. Una piccola macchia di una tinta più opaca si è formata sulla gonna color panna di taglio abbastanza elegante, che insieme ad una camicetta del bianco assoluto, completano il suo abbigliamento; le braccia unite intorno al petto, le mani prese da un lieve tremore che divampa e straripa verso il resto del corpo dandone un’immagine alquanto strana, se non bizzarra. Suggestione o realtà? Lentamente va sdraiandosi sul divano, dove simile ad un orchestra di cicale, inizia un sordo concerto.
I capelli neri assumono un’apparenza di stinto, di spento, di un qualcosa la cui forza vitale è tutta concentrata in pochi punti del corpo, e, da qui fuoriesce per fondersi con quel fluido chiamato aria che è significato di vita; e così il sonno, messaggero di Morfeo, viene a strapparla dalla scabrosa realtà quotidiana e dall’insostenibile, insopportabile pensiero, di essere abbandonata nell’arco di pochi giorni dal suo piccolo bocciolo, che ama più di qualsiasi altra cosa e persona su questo mondo, restituendole un po’ di quella forza ceduta all’aria poco prima.

 

 

Ritorniamo al piano di sopra ed entriamo nella camera della bambina. Il serafico bocciolo è sdraiato sotto le coperte ma ad un primo esame non so dire se dorme o meno.
Nella stanza regna un silenzio tipico di quelle situazioni in cui la mente si lascia facilmente suggestionare, la sensazione che ne deriva è d’inquietudine frammista ad una sensazione di ansia che mi assale fin nei più remoti punti del mio essere e l’angoscia inizia a ghermirmi l’animo anche non vedendo al momento, un motivo valido per spiegare questo mio stato emotivo.
Il silenzio d’improvviso assume un significato differente, diverso da quello precedente. Diviene qualcosa che supera i confini del profondo, che sconfina nel vacuo e nell’ignoto dando un senso, quasi viscerale, di lancinante irrealtà che si avverte, quasi fosse il profumo dei fiori sul comodino, che crea una strana sensazione nello stomaco di mestizia e struggimento. Il tenore di luce s’innalza improvviso fino a rendere tutto etereo, impalpabile, tenue alla vista. L’orecchio si acuisce e si sente un piccolo boato a cui fa seguito un “pop”.
Aspetto che le mie iridi riacquistino il senso dello spazio e della profondità ed è lì che la vedo, bellissima, meravigliosa e stupenda. I lunghi capelli color del platino più vivido e fulgido trasmettono un senso di pregiato, parte del platino raccolto in un ciuffo copre parte del viso, rendendo poca giustizia ad uno dei due splendidi zaffiri serici che possiede per occhi; un senso di caraibico e di mare sconfinato pervadono nell’incontrarsi con uno di essi. Il viso regolare dalle forme morbide ma decise, denota una certa fermezza di carattere. Avviluppata in un top dell’inequivocabile viola che le riveste il morbido ed invitante seno, lasciando scoperto il sensuale addome, una gonna corta le fascia il bacino, gli shorts risaltano le morbide ed affusolate gambe avviluppate in delle calze a rete che conferiscono un tocco d’elevata sensualità. Dovendo immaginare la perfezione fatta carne non credo riuscirei ad immaginare qualcuno di differente.
Si guarda intorno, fa mente locale con l’ambiente in cui si trova. S’avvicina con passo leggero al letto della bambina e le tocca dolcemente il viso un paio di volte, quest’ultima apre un occhio e l’osserva per una frazione di secondo per richiuderlo velocemente, così che le faccia esclamare con tono che rivela falsa stizza:

" Rebecca so che sei sveglia, non aver timor di me. So che mi vuoi bene così tanto eppure non mi hai riconosciuta?"

La bambina apre gli occhi e si alza col busto fissandola, non riesco a fare a meno di pensare che si tratta di un incontro epico fra luna e sole che s’irradiano vicendevolmente, ed esclama con incredulità:

"Sei davvero tu?" continuando a guardarla senza interrompere il contatto visivo per paura sparisse.

"Che domande, ovvio che sono l’unica ed inimitabile Ino Yamanaka. Non sei contenta?!" esclamala Yamanaka.

"Certo, ho desiderato così tanto poterti incontrare… ma come fai a conoscere il mio nome?" dice con candore la bambina, portandosi una mano sotto al mento.

"Rebecca, che domanda mi fai?!" con ostentata gravosità nel tono della voce,"Come posso non conoscere il nome della mia fan numero uno?!" e qui si avverte una retorica che Rebecca non riesce a cogliere, e lo si deduce dalla fronte aggrottata, segno di chi vuol capire ciò che non è così ovvio.
Continuando il suo discorso in tono argentino, Ino, trilla " Rebecca devi sapere che conosco tutti i nomi dei miei fan e veglio su di voi, per quel che mi è concesso, dall’altro lato."
Qui, chiunque si chiederebbe cosa significhi dall’altro lato, ma come può farlo una dolce bambina di soli 5 anni piena del candore tipico della sua età?
Ino aspetta per vedere se la bambina ha qualcosa da dire, probabilmente si aspettava una domanda ovvia e di rito che non è arrivata e riprende:

"Rebecca hai espresso il desiderio d’incontrarmi almeno una volta ed eccomi qui, conosco la tua situazione e non potevo non incontrarti. Pensa, ho costretto quel pigro di Shikamaru ad accelerare tutta la procedura speciale!" esclama particolarmente soddisfatta.

"Sono tutta tua Rebecca, ma non per molto… quindi cosa vuoi che facciamo?"

La bambina resta in silenzio per un po’ di tempo, non so perché ma dà la parvenza di essere infinito, quindi chiede:

"Perché hai scelto Shikamaru?"

La Yamanala resta per un minuto interdetta, non si aspettava questa come prima domanda; soppesa un po’ i pensieri e quindi con tono dolce, dice:

"Non è facile spiegarlo con le parole. Nemmeno io ho mai pensato di poter mettermi insieme a lui ma non si sceglie di chi innamorarsi, è qualcosa che è nato dall’oggi al domani. Ho preso consapevolezza di questo sentimento quando ho capito che potevo perdere una delle mie persone speciali e scavando fra i miei sentimenti ho capito che non era più un semplice sentimento di amicizia."

La bambina che ha colto il lieve rossore delle gote della perfezione umana domanda di getto:

"Allora non ti piace più Sasuke?! Cosa farai quando tornerà?!"

Ino resta spiazzata per l’immediatezza della domanda, difatti prende tempo giocando con l’onda di platino che le investe il viso, rivelando un certo pudore più per il fatto che qualcun altro possa udirla, ed esclama:

"No, non mi piace più Sasuke. Ho capito di amare Shikamaru ed anche se scettica ed incredula su di noi come coppia all’inizio, posso dire con tranquillità che per Sasuke non ho provato il sentimento che provo adesso per Shika. Sasuke è stato la mia cotta da ragazzina; Shikamaru è il mio amore d’adolescente e spero che possa restarlo per sempre, ma non glielo dire mai!" facendole un cenno complice con l’occhio, e continuando " pensa che c’è qualcuno che si è preso la briga di scrivere cento motivi perché io e Shika dobbiamo stare insieme e scrivendo per ognuno di essi una di quelle storie che ami ascoltare, non lo trovi buffo?!"

La bambina riflette un po’ su quanto ascoltato e fa cenno di no con la testa, evidentemente per lei ha un’importanza differente.

Ino fa spallucce e riprende:

"Quando Sasuke tornerà non ho idea di come mi comporterò. Ho le idee confuse: delle volte ho pensato di trattarlo con freddezza e da criminale quale è divenuto, altre volte invece, penso di volerlo trattare da amico dandogli del calore umano, cosa che gli è mancata di più in questi anni."

Rebecca prende consapevolezza della risposta ricevuta ed inizia a pensare a cos’altro chiedere mentre inconsciamente comincia a giocare con le mani componendo figure improbabili.

Ino la osserva con dolcezza e con una nota di tristezza perché lei sa’ cosa aspetta a quella dolce bambina, pensa alla pena dei suoi genitori nel perderla e cerca d’immedesimarsi in lei e pensare a suo padre e sua madre nella stessa situazione, quando la bambina né interrompe i pensieri:

"Ino perché indossi sempre abiti di colore viola?"

"Lo adoro molto, è il mio colore preferito. Mia madre mi costringe a comprare vestiti di altri colori ma, non so resistere senza il viola, mi dà un senso di serenità e di forza" dice fulmineamente alla domanda del bocciolo.

"Ino mi pettineresti i capelli come i tuoi? Sono così belli!"chiede timidamente la bambina.

Un sorriso splendente si diffonde per la stanza ed è difficile non restarne soggiogati tanto che anche Rebecca resta a fissarla. Ino, non resasi conto della situazione ripete:

"Dove tieni la spazzola?"

Il bocciolo indica col dito un cassetto del suo comodino. Ino si alza e si avvicina al comodino, presa la spazzola si siede sul letto; fa girare Rebecca con le spalle verso di lei ed inizia a spazzolarle i capelli con delicatezza. Trascorrono alcuni momenti in silenzio col solo bisbiglio della spazzola come due sorelle, quando Ino fattasi coraggio osa chiedere:

"Rebecca sai perché in questi ultimi mesi stai passando da casa all’ospedale e dall’ospedale a casa?!" il timbro della voce di Ino è qualcosa di unico.

Con mestizia dopo qualche secondo la bambina fa cenno di sì col capo e dice:

"Ho ascoltato delle frasi dette fra la mamma ed il papà una sera che pensavano stessi dormendo, ho capito che ho una malattia brutta e…" la voce le muore in gola e dei goccioloni le si stanno creando negli occhi.

Ino si pente della domanda fatta ad una bambina di soli cinque anni e l’abbraccia con dolce fermezza fra le sue braccia che odorano di buono e di tutto quello che più dolce si può immaginare. Il bocciolo stilla la sua rugiada in soffocato silenzio sopra il top di Ino e questa rinvigorisce il suo abbraccio mantenendolo dolce ma fermo.

Presa dal dolore della bambina si riscuote solo all’udire di un “pop” familiare a cui fa seguito questa frase:

" Che fai Yamanaka? Vuoi restare qui? Il tuo tempo è limitato, mi sembrava di esser stato chiaro!" dice uno Shikamaru in tono palesemente scocciato.

Il ragazzo porta la consueta acconciatura che finisce con una coda sparata all’insù e osservandolo si fa fatica a non pensare ad un ananas. Gli orecchini ai suoi orecchi brillano per un momento quasi a voler dare segno della propria presenza. Gli occhi color nocciola non si sono scostati per un secondo dalla fidanzata, quasi non potessero far a meno di osservare quella che è la perfezione conosciuta da loro in ogni centimetro. Il giubbotto da Chunin, che ricopre la consueta maglia con la trama a rete, fa da fodero alle mani ed il pantalone nero come l’oscurità più profonda, gli fascia perfettamente le gambe mettendone in risalto la muscolatura.

Il bocciolo dimenticando le sue gocce di rugiada esclama stupita:

"Wow, c’è Shikamaru!"

Shikamaru colpito e divertito dal tono della bambina, dice:

"Ciao Rebecca, sono venuto a trovarti ed a rapire una certa ragazza!"

Rebecca guarda ostentatamente Ino che facendo un po’ la ritrosa esclama:

"Taci, Baka!" tirando fuori la lingua in quello che è un gesto pieno d’irriverenza.

"Ino dobbiamo andare, lo sai che non puoi restare di più da questo lato!" esclama il ragazzo in tono di rimprovero.

La fidanzata non ribatte perché è consapevole di quanto le è stato appena detto, abbandona la spazzola sul comodino dopo che vi si è avvicinata, ed abbraccia con ferma dolcezza il bocciolo avvertendone la tristezza che inizia ad avvilupparla. Shikamaru scosta lievemente la fidanzata e ponendo in segno affettuoso la mano sulla testa della piccola, le dice: 

"Piccola Rebecca, sai dove vanno le mosche bianche dopo la morte?"

La bambina è scossa all’udire la parola morte e senza riflettere un momento fa cenno di no. 

Shikamaru continua: 

"Te lo dico io, vanno dove finisce il mondo reale ed inizia il mondo dei sogni. Sai perché?"

Rebecca risponde con un altro cenno di diniego.

"Perché sanno sognare ed amano sognare" dice con tono affettuoso il ragazzo.

La bambina chiede repentinamente:

"Come si diventa mosche bianche?" in tono che sa’ di disperazione.

Shikamaru non riesce a non arrossire prima di esclamare:

"Tu lo sei già, perché ami me ed Ino. Ci rivedremo presto e potrai giocare con Ino se vorrai. Adesso dormi Rebecca, dormi, dormi, dor…mi, dor…"

Mi sveglio di soprassalto e guardo la camera, è tutto come deve essere e la bambina dorme saporitamente. Si sente un rumore di passi e si apre l’uscio. La donna entra, si avvicina al letto ed accertatasi che la figlia dorme esce dalla camera.
Io non riesco a non domandarmi se sia reale o meno quello che credo di aver visto e mi chiedo se la dolce Rebecca abbia avuto il mio stesso sogno o quello che io credo tale.

 

 

 

*** Per chi è curioso di leggere la fanfction citata nel mio racconto, il cui titolo è: “Di donne ammogliate”, si rimanda alla lettura della raccolta “Il fascino del seccante - Shikaino moments” opera di Sakurina il cui nick attuale è SakuraScarlett.

 

Ino Yamanaka e Shikamaru Nara sono personaggi di Masashi Kishimoto che detiene i diritti legali su questi e qui utilizzati senza scopo di lucro.

L’idea di base per questa fanfiction è nata dopo aver concluso la lettura di una storia dell’uomo ragno.

 

Un ringraziamento particolare a chi ha betato questa storia.

 

Un ringraziamento in anticipo a chi leggerà questa storia e a chi vorrà lasciare il proprio parere sottoforma di recensione.

Per chiarimenti ed eventuali curiosità non esitate, chi voglia, a mandarmi un messaggio privato.

  
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