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Autore: Catz Stradlin McKagan    04/03/2011    2 recensioni
Ciao mi chiamo Madison ho 19 anni . Sono nata a Des Moines nell’Iowa,cittadina dimenticata da Dio e dagli uomini. Per chi vive a Des Moines gli unici divertimenti possibili sono un vecchio cinema e una ruota panoramica. Non era il massimo del divertimento ma tutto sommato a me piaceva quella vita. Ma quella vita tanto noiosa quanto rilassante stava per prendere una svolta. Mio padre per questioni di lavoro si dovette trasferire a Los Angeles,mentre mia madre e mia sorella erano entusiaste di partire io ero riluttante. Perché partire? Perché lasciare la mia piccola cittadina a me tanto cara? Cosa avrei fatto a LA? E mentre una miriade di domande mi assalirono la mente guardai con malinconia la mia stanza,ormai vuota,chiusi la valigia e me ne andai. Arrivata a LA decisi di trovarmi un lavoro,anche per non pesare economicamente sui miei. Avevo trovato un posto in un piccolo negozietto di dischi e magliette a due isolati da casa. Mi annoiavo lì vuoi perché c’erano pochissimi clienti vuoi perché il posto era ben nascosto dalla vista di qualsiasi essere umano. E la paga era anche alquanto misera. Un giorno come un altro ero lì,
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao mi chiamo Madison ho 19 anni . Sono nata a Des Moines nell’Iowa,cittadina dimenticata da Dio e dagli uomini. Per chi vive a Des Moines gli unici divertimenti possibili sono un vecchio cinema e una ruota panoramica. Non era il massimo del divertimento ma tutto sommato a me piaceva quella vita. Ma quella vita tanto noiosa quanto rilassante stava per prendere una svolta. Mio padre per questioni di lavoro si dovette trasferire a Los Angeles,mentre mia madre e mia sorella erano entusiaste di partire io ero riluttante. Perché partire? Perché lasciare la mia piccola cittadina a me tanto cara? Cosa avrei fatto a LA? E mentre una miriade di domande mi assalirono la mente guardai con malinconia la mia stanza,ormai vuota,chiusi la valigia e me ne andai. Arrivata a LA decisi di trovarmi un lavoro,anche per non pesare economicamente sui miei. Avevo trovato un posto in un piccolo negozietto di dischi e magliette a due isolati da casa. Mi annoiavo lì vuoi perché c’erano pochissimi clienti vuoi perché il posto era ben nascosto dalla vista di qualsiasi essere umano. E la paga era anche alquanto misera. Un giorno come un altro ero lì, a gironzolare per i reparti a sistemare un po’ e una figura alta e magra mi chiese:” Senti sto cerando Led Zeppelin VI, dove lo posso trovare?” alzai lo sguardo per guardare quella figura e mi accorsi di quanto era strana aveva i capelli biondi lunghi un po’ incolti, una canottiera bianca un po’ rovinata infilata nei jeans altrettanto rovinati, infilati a loro volta in degli stivali lo guardai estasiata :” Hey..ci sei??” –Si scusa ehm i Led Zeppelin VI sono sul secondo scaffale a destra- Grazie- rispose lui gentilemente. Lo vidi scomparire dietro lo scaffale per poi ricomparire 10 minuti dopo con una marea di dischi. – Questo negozio è favoloso erano secoli che cercavo questi dischi- Io risposi con un sorrisetto di circostanza e mi affrettai a fare il conto- Sono $30.45- Hey, non ci siamo presentati, io sono Duff - Madison- Uh come il Madison Square Garden?- rise lui- “Bella battuta” pensai io ma non dissi nulla. – Senti- disse lui- stasera io e la mia band suoniamo al Rainbow,ti andrebbe di venire?- Perfetto,uno sconosciuto che mi invita fuori…se questa è LA… –Ehm beh non lo so sai non è che sia molto pratica di LA –mentii io- Eddai non fare la timida è LA baby … divertiti. –E va bene- dissi io- Però ci troviamo davanti al negozio ok?- Ok nessun problema- disse lui- Ci becchiamo alle 7 qui ok?- Ok- A dopo- Ciao. Quella sera avevo un appuntamento con un pazzo e, devo ammetterlo, davvero niente male. Mentre tornavo a casa avevo la testa tra le nuvole. Mi era capitato raramente di avere appuntamenti con ragazzi la maggior parte di loro li ho conosciuti a scuola e a qualche festa di paese. Quando arrivai a casa salutai distrattamente mia madre intenta a cucinare e mi fiondai in camera a rivoltare l’armadio in cerca di qualcosa da indossare. Trovai una magliettina dei Kiss un paio di jeans scuri, tendenti al nero. Al tutto decisi di abbinare i miei amati UGG. Continuavo ad avere in testa Duff. Ripensavo alla breve conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio al negozio - Io esco! – dissi e mi avviai verso il luogo dell’appuntamento. Un fresca brezza mi avvolse e il cielo era ancora abbastanza chiaro non mi ero mai resa conto di quanto fosse bella LA. Più mi avvicinavo al negozio più mi agitavo e più sentivo il cuore battere forte nel petto. Ma che diavolo mi prendeva?! “Stai calma Madison”. Camminai velocemente per arrivare prima e togliermi dallo stomaco quell’ansia. Bene eccomi arrivata mi sembra strano non entrare al lavoro per una volta. –Ciao- mi disse una voce, era lui Duff –Ciao Duff,allora siamo pronti?- Certo – disse lui andiamo – Man mano che ci incamminavamo iniziammo a chiacchierare, iniziò a chiedermi come ero arrivata a Los Angeles e anche lui mi raccontò un po’ della sua vita. Era un semplice ragazzo con la passione per la musica,con un po’ di fortuna era riuscito ad avere un contratto discografico e suonare in una band che stava per ultimare il loro primo album: Appetite for destruction. –Tu invece qui cosa fai?- -A parte lavorare al negozio seguo un corso di scrittura creativa mi piacerebbe diventare giornalista e ogni tanto mi diletto a suonare il basso… ma senza impegno- -Un giorno suoneremo insieme- disse Duff sorridendo. -Con molto piacere- risposi. Arrivammo al Rainbow la serata trascorse in maniera tranquilla conobbi i suoi amici nonché colleghi di lavoro insomma mi divertii molto. Finita la serata Duff mi riaccompagnò a casa. -Guarda,una stella cadente esprimi un desiderio dai- disse Duff. -Ok fatto- dissi io -Cos’hai espresso?- mi chiese Io non dissi nulla e mi limitai ad un “non te lo dico”. Era già passata una settimana da quell’incontro inaspettato eppure a me sembrava di conoscerlo da sempre. Non stavamo proprio insieme, ma uscivamo spesso. Non eravamo ancora ai ‘ ti amo ’. Insomma, mi dava quello che da qualche mese, anche se a me sembravano anni, mi mancava,un po’ di serenità . Era un sera di metà Agosto e quell’ultima mezz’ora di lavoro, la passai dietro al bancone cercando di far capire ad una arzilla vecchietta che il negozio non era una farmacia. Poi quando, finalmente, le lancette si erano posate sulle 7, ero scattata in piedi ed ero uscita, sapendo di trovare fuori ad aspettarmi la mia salvezza: Duff. E infatti eccolo lì, appoggiato al muro, fumando una sigaretta. Appena vidi un piccolo sorriso mi nacque sulle labbra: non potevo farci niente, mi veniva naturale. Lui si girò e mi venne incontro, abbracciandomi stretta. Girovagammo un po’ in giro per Los Angeles mano nella mano, parlando del più e del meno, cosa che mi fece tornare il buonumore. Ci eravamo fermati al Burger King e mentre mangiavamo un cheeseburger Duff si fece serio. -Ehm.. Ti va di parlare di.. Noi?- mi chiese, fissandomi negli occhi in un modo che mi vennero i brividi. Certo..- gli risposi, anche se ero un po’ titubante. -Cosa ne pensi della nostra relazione?- Silenzio. -Credo sia una bella relazione. Insomma, ci vogliamo bene, stiamo bene insieme e siamo felici. Almeno, così è per me. Quando sono con te sto bene, mi sento felice.- Lui mi fece un sorriso enorme. Un sorriso vero, sincero, che mi toccò il cuore. -Anche per me è lo stesso, davvero. -Sì, Duff.- -Sì cosa?- -Sì, voglio essere la tua ragazza.- Gli sorrisi ancora, e lo stesso lui. Ci abbracciammo. -Ti amo- mi sussurrò piano all’orecchio. Quando fummo davanti al portone di casa, ci salutammo come se non dovessimo più vederci per anni, anche se eravamo consapevoli entrambi che il giorno dopo ci rivisti. Salii la lunga scala del condominio, ripensando ai magici momenti passati con Duff quel pomeriggio. “Maddyyyyy,Madddyyyyy” -sentii la voce di mia mamma “sono le 9:00!!” -Oh merda è tardi devo andare a lavoro” “Non è l'ora giusta per presentarsi” “Mi scusi Mr.Mancuso…” cercai di giustificarmi “Madison cazzo è un negozio e ti devi dare da fare, molte volte ti ho vista appoggiata li al bancone a pensare a chissà cosa. Senti o stai qui con la testa e ti dai da fare, o sei fuori ok?” “Mr Mancuso, sa benissimo che mi do da fare!” E sentiamo il perché del ritardo di oggi” “Avevo... mi ero addormentata e non ho visto l'ora” “C'entra il ragazzo di ieri vero? Cazzo non riesci a conciliare due cose e pensi che io debba capire?” “Ok, ho capito, porto il mio sedere di là a pulire gli scaffali, forse è meglio.” “Non te ne approfittare Madison” mi disse minaccioso. Così mi ritrovai a pulire chilometri e chilometri di scaffali impolverati,alla radio trasmettevano Girls, Girls, Girls dei Mötley Crüe e tutto d'un tratto mi misi a cantare a squarciagola. “Adesso ti metti anche a cantare mentre pulisci?” “Oh forza Mr.Mancuso, provi anche lei” “Ma non ci pensare” “Susu non le costa nulla” “Non pensare che così hai risolto tutto” “Chi lo ha mai pensato” Finta un’altra entusiasmante giornata di lavoro mi avviai verso casa…”Bene” pensai ” sono riuscita ad arrivare a casa, era ora, peccato che non ho voglia di rientrare, se faccio una passeggiata?” Mi incamminai verso il Sunset Blvd e decisi di passare a prendere Duff. Duff lavorava part-time in un negozio di strumenti musicali e quando mi vide mi diede un piccolo bacio sulla guancia, si affrettò a salutare i colleghi di lavoro e uscimmo. Mentre stiamo passeggiando, gli suona il cellulare e anche se non vorrei sembrare curiosa mi scappa l'occhio sul display e il nome che vedo non-mi-piace-per-niente. "Si pronto." risponde lui allontanandosi. Da dove mi trovo posso vederlo gesticolare e parlare ma non capisco cosa sta dicendo so solo che lo vedo sillabare un sì ed io mi sento stringere in una dolorosa morsa. Quando torna non ho il coraggio di guardarlo o fare domande per paura di sentirmi comunicare brutte notizie. "Era Cloe la mia ex al telefono, ha detto che è pentita e vuole ritornare a Los Angeles per stare con me." mi dice lui sincero. "Le ho detto che se vuole tornare qui..." non lo lascio finire di parlare e mi allontano a passo spedito,non voglio sentirgli dire che lei sta tornando qui e che lui la riaccoglierà a braccia aperte. Questa volta però lui m'insegue e mi raggiunge stringendomi tra le sue braccia "Lasciami Duff, lasciami andare." gli dico al limite delle lacrime. "No non ti lascio andare e voglio che mi ascolti, le ho detto che se vuole tornare qui è libera di farlo ma che nella mia vita non c'è più posto per lei." mi disse alzando il mio viso e guardandomi negli occhi. "Tu le hai detto cosa?" domando incredula io mentre alcune lacrime lasciano i miei occhi. "Le ho detto che non c'è più posto per lei nella mia vita." mi risponde lui asciugando il mio viso e sorridendomi. "Quando ti ho detto che mi piaci e voglio provare a costruire un rapporto con te ero sincero. Ci sei tu adesso nella mia vita e non m'importa di nessun'altra." mi dice baciandomi. Il suo bacio e le sue parole allontanano da me per un attimo la paura di perderlo, so che probabilmente andrà in tour e la nostra storia finirà ma, fino ad allora, non voglio pensare a quello che potrà succedere. Driiiin Drriiiiin "Si pronto." dico io tra uno sbadiglio e l'altro mentre guardo che ore sono e mi accorgo che sono le 5.30 del mattino "Ciao Maddy tutto bene? Scusa se ti ho svegliato" mi disse una voce al telefono che riconobbi subito. ”Ehm Duff,che succede” dissi io preoccupata “Come mai mi hai chiamato a quest'ora? Sono quasi le 6 del mattino" "Parti con me, vieni in tour con me" mi disse lui tagliando corto ”C-c-c-come scusa?” ripetei io ”Parti con me Maddy” "Sei sicuro di volermi con te in tour?" mi domandi quando ormai avevo perso la speranza. "Si sono sicuro, non sono mai stato così sicuro di qualcosa come del fatto che voglio che tu faccia parte della mia vita, voglio averti accanto a me sempre, voglio stare con te e non voglio avere solo un bellissimo ricordo di noi due, voglio che ci costruiamo un futuro. Io ti amo Madison Leery " “Io..io non lo so Duff” lo lasciai spiazzato “Io sto partendo per New York se vuoi partire con me….il volo è alle 3:00” mi disse e riattaccò . Passi il resto di quello che rimaneva della notte a pensare alle parole di Duff e se fosse veramente stato sincero?? Mi riaddormentai con mille pensieri per la testa. Mi risvegliai parecchie ore dopo..Duff…il primo pensiero che mi balenò in mente - forse faccio ancora in tempo- Mi vestii in fretta e furia “Dove vai Maddy” chiese curioso mia madre ”A fermare l’uomo che amo” dissi io e corsi via “ Dove ha detto che andava?” chiese mio padre “A fermare l’uomo che ama” rispose vaga mia madre. Scesi in strada e chiamai un taxi “All’aereoporto presto!” Il taxi si fermò davanti all’ingresso e scesi veloce correndo a più non posso all’interno dell’aeroporto. Scrutai velocemente il tabellone alla ricerca del volo per New York “Uscita 3...” Mi precipitai verso l’uscita. Dovevo vederlo, dovevo parlarci... abbracciarlo per l’ultima volta. Arrivai davanti alla grande vetrata ero arrivata troppo tardi,si stavano imbarcando. Picchiai sul vetro urlando. “Duff! DUUUUUFF!!!” ansimai e le lacrime scorrevano ormai dai miei occhi “Merda... MERDA!!!” “ Una signorina non dovrebbe dire queste parole” mi disse una voce “ Ma che vuoi te? Chi ti ha chiesto nulla … Il ragazzo che amo se ne è andato e ….” mi girai e “DUUUUUUUUUUUUUUUFF… ma ma ma ma tu non eri…ora sei…” balbettai lui sorrise “ Ci hai ripensato e non parti più?” dissi io speranzosa ” No” disse lui “ Ho perso l’aereo” disse lui con un sorrisetto ironico ci fu un attimo di silenzio ….” Sto scherzando” rise Duff “ Il tour è annullato il promoter aveva dei problemi e non se ne è fatto nulla” Gli buttai le braccia al collo e lo baciai e piansi. “ Ma piangi perché io rimango o perché il tour è stato annullato?” “ Scemo” risi io tra le lacrime. Durante il viaggio la grande città guardo pensierosa fuori dal finestrino dell'auto. Duff mi sorrise tirandomi verso di lui "Non ti avrei mai permesso partire senza nemmeno salutarmi." Gli dissi io baciandolo. "Comincia a farmi paura sa signorina Madison!" mi disse lui ridendo. Sai alla fine non mi hai più detto quale fosse il tuo desiderio quella sera “ sul suo viso una chiara espressione scherzosa e io stringendo la sua mano gli rispondo sorridendo "Come non l'hai capito? Stare con te". THE END
  
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