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Autore: Lady Lily    04/03/2011    1 recensioni
Remus J. Lupin è un ragazzo calmo, sempre tranquillo che ha sempre la situazione sotto controllo, ma se ci fosse qualcosa di irrazionale che lo spaventa fino a fargli perdere il controllo? E se ci fosse Sirius a dargli una mano?Da cosa sarà mai spaventato Remus? Entrate e scopritelo! :)
Fan Fiction classificata quinta al Fobie Contest di BS
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Remus girovagava per i corridoi senza una meta, un libro sottobraccio, un espressione ansiosa dipinta in volto e il passo svelto.  La fronte era imperlata di sudore e riusciva a sentire il sangue pulsargli nelle orecchie.
Senza sapere come ci era arrivato, entrò in Sala Grande e si sedette ad uno dei tavoli occupati da un centinaio di studenti intenti a fare i propri compiti.
Posò il libro con un tonfo, cominciò a torturarsi le mani e tamburellare con il piede sotto al tavolo.
Non lasciò passare neanche un minuto che afferrò il libro e uscì dalla Sala Grande.
Proprio non riusciva a starsene seduto senza far niente mentre sentiva l’ansia avvolgerlo in una morsa ferrea.  Camminare era meglio. Almeno si poteva distrarre un po’.
Ignorò le voci provenienti dalle figure dei quadri che gli domandavano dove stesse andando e per quale motivo era la terza volta che passava da quel corridoio. Tirò dritto verso le scale che si trovavano alla sua destra. Effettivamente chi vedeva la scena da fuori poteva ben credere che stesse andando in un qualche preciso luogo data la velocità con cui si spostava per i corridoi, ma non era così.
Non stava andando proprio da nessuna parte, anche se avrebbe tanto voluto fuggire! Forse era per questo che camminava così veloce: gli dava la sensazione che stesse scappando.
Eppure anche volendo non avrebbe potuto farlo… dove sarebbe potuto andare?
Imboccò il corridoio del quinto piano e entrò nel bagno dei ragazzi chiudendosi la porta alle spalle.
Lasciò cadere pesantemente il libro sul pavimento a piastrelle e afferrò con entrambe le mani il marmo freddo del lavandino. Alzò lo sguardo e vide il suo riflesso nello specchio: aveva il volto pallido, la frangetta appiccicata alla fronte per via del sudore e sembrava sul punto di vomitare.
Ora che ci pensava, effettivamente, sentiva un forte senso di nausea.
Abbassò la testa e chiuse gli occhi, cominciando a ripetere all’ infinito “non ce la posso fare, non ce la posso fare, non ce la posso fare…”
“Cos’è che non puoi fare?”
La voce che lo raggiunse lo fece sobbalzare e aprire gli occhi all’ istante.
Dal vetro dello specchio vide uscire da una delle porte dei cubicoli Sirius.
“Felpato! Non farlo mai più, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Non ho fatto assolutamente niente!” si difese Sirius alle parole dell’amico.
“Comunque sia non rifarlo lo stesso!” lo rimproverò.
Remus fissò il ragazzo moro che sembrava un po’ sconcertato dal suo comportamento.
Stettero qualche secondo in silenzio e Remus si voltò di nuovo verso lo specchio, riprendendo la stessa posizione di prima.
“Scusa” disse mentre chiudeva nuovamente gli occhi.
Sirius lo raggiunse, ma rimase qualche passo dietro a lui come se non volesse avvicinarsi troppo. Forse temeva un altro scatto di rabbia da parte del licantropo.
Tuttavia l’espressione che ostentava era un misto fra divertimento e confusione.
“Tutto bene amico?” chiese come se stesse pensando ‘o non va tutto bene o stai mostrando i primi sintomi di schizofrenia’
“Tutto bene” rispose Remus che aveva il fiato corto.
“Sicuro? No, perché a me non sembra…”
“Senti Sirius, cos’è adesso sei diventato uno psicologo specialista che non sa farsi gli affari propri!?” sbottò per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
“Ehy ma ti vuoi dare un calmata! Per prima cosa, non ho la più pallida idea di che diavolo sia uno piscologico o quello che è! Seconda cosa vuoi dirmi una volta per tutte cosa ti prende? La luna piena è fra più di due settimane quindi non credo che sia quello il problema…”
Remus rimase a occhi chiusi aspettando che l’amico terminasse il discorso. Provava un certo senso di colpa per come lo stava trattando, voleva solo aiutarlo, ma non poteva far altro che comportarsi a quel modo. Era più forte di lui, si sentiva spaventato a morte e la cosa che più non sopportava era che la sua paura era del tutto irrazionale. E lui odiava le cose irrazionali.
Si voltò nuovamente verso Sirius e che lo guardava aspettando una risposta. Gli mancava solo un punto interrogativo sopra la testa e il quadretto sarebbe stato perfetto.
“Mi hanno scelto per fare il discorso finale dopo i M.A.G.O” soffiò tutto d’un fiato.
“Cosa? Ma è fantastico Rem!”
“Fantastico?” urlò quasi sconcertato “non è fantastico per niente! Ti sei scordato del mio piccolo problema?”
Sirius parve pensarci su. Sicuramente quando aveva detto “piccolo problema” aveva subito collegato al plenilunio e alle solite solfe. I suoi amici si dimenticavano a volte che Remus poteva avere anche delle altre paure, concentrati come erano sul suo “piccolo problema peloso”, come lo chiamavano.
Dopo qualche secondo qualcosa parve illuminare la mente di Sirius. Per un attimo un espressione di vittoria accompagnata da un “ah-ah!”, quando capì a cosa si riferiva, gli si dipinse in volto, ma fu subito sostituita da una più preoccupata.
“Oh-oh…” disse a mo’ di ‘non ci pensavo!’
“Già Sir… Oh-oh!” disse e si portò le mani ai capelli “so che è un grande onore e tutte quelle solite storie, e effettivamente sono contento che l’abbiano chiesto proprio a me, ma sono sicuro che non posso farcela!”
“Ma Moony…” cominciò Sirius avvicinandosi cautamente all’amico “sei uno dei maghi più bravi della scuola e scommetto anche più di alcuni maghi la fuori! Sei praticamente capace in tutto come puoi avere ancora paura di parlare in pubblico?”
“Non è una cosa che riesco a controllare! Se solo ci penso sento che mi viene un infarto…e in più se non sarò io a fare il discorso lo faranno fare a Robert Johnson, l‘idiota di Corvonero che si crede migliore di me in tutto!”disse disperato. Era risaputa l’ostilità che vi era fra Robert e Remus. Ognuno dei due aveva sempre voluto primeggiare sull’altro, fin dal primo anno.
“Allora non puoi lasciare che questo succeda! Certo che è una sfortuna per uno come te essere pubblicofobo…”
“Pubbli-che?”
“Pubblicofobo” rispose deciso Sirius “quando hai paura del pubblico” terminò con semplicità.
Ma questo è bacato!, fu l’unica cosa che riuscì a pensare Remus.
“La paura di parlare in pubblico Sir” disse evocando a se tutta la calma che aveva in corpo per cercare di non inveire contro l’amico “è chiamata Glossofobia”
“Ah…” disse Sirius non molto turbato dalla cosa “ma secondo me pubblicofobia è più facile da ricordare”
La risposta poco carina che stava per fiorire dalle labbra di Remus fu bloccata dall’arrivo di una terza persona. Se così la si poteva definire…
“Chi è che fa tutto questo caos nel mio bagno?”
“Mirtilla Malcontenta!” esclamò Sirius.
“Ma questo non è il tuo bagno” controbatté Remus in modo il più gentile possibile, conoscendo il caratteraccio del fantasma “tu stai in quello delle ragazze al secondo piano!”
“Ma nessuno mi vieta di prendermi anche questo!” disse in tono stizzito.
Come era più che prevedibile l’avevano fatta arrabbiare e gli ci era voluto anche poco. Comunque Remus in quel momento aveva ben altro a cui pensare!
“Senti Sir, comunque io ho deciso che non lo faccio” disse rivolgendosi di nuovo al moro “non posso accettare di fare un discorso davanti a tutti!”
“Non puoi perderti un occasione del genere! Lo hai detto anche tu che è un grande onore…”
“Si, ma se poi mi blocco? Se rimango li a bocca aperta come un pesce lesso? Tu non puoi capire! Mi manca il fiato, il cuore mi va a mille e per di più sono paralizzato” disse disperato “Non posso permettermi di fare una figura del genere”
A quelle parole Mirtilla Malcontenta cominciò a sghignazzare e Remus si sentì ancora più depresso.
“Ascolta Rem, non ti permetterò di rinunciare! Tu prova a farlo e se proprio sarai in difficoltà interverrò io”
“E cosa farai?” chiese Remus preoccupato. Non era sicuro che quell’eventualità lo tranquillizzasse….
“Qualcosa mi inventerò” rispose con un sorriso a trentadue denti.
A  Remus non sembrava affatto una bella prospettiva…
“E comunque potresti provare una cosa. E’ semplice, ma a volte efficace”
Queste parole  bastarono per incuriosirlo “ovvero?”
“Immaginati il pubblico in mutande”
A Remus venne quasi da ridere “dovrei fare che?”
“Non essere così scettico, guarda che funziona! Se tu te lo immagini in mutande ti passerà la paura e stando più calmo riuscirai a fare il tuo discorso”
Il malandrino ci pensò su. Inizialmente gli era parsa un idea stupida, ma in fondo cosa aveva da perdere? Per di più a volte si faceva certi filmini mentali che sembravano quasi reali! Immaginare qualche studente senza divisa non dovrebbe essere difficile, pensò. Sarebbe riuscito ad imprimersi quell’immagine nella mente senza particolari difficoltà.
“Ok Sir… mi hai convinto. Ci proverò”
“Bravo il mio licantropino!” esultò Sirius, mettendogli un braccio attorno al collo e scompigliandogli disordinatamente i capelli.
“E ora andiamo a scrivere il discorso!” continuò entusiasta.
Remus annuì consenziente e si avviarono verso la porta del bagno.
“Buona fortuna Remus Lupin” disse la voce miagolante di Mirtilla Malcontenta.
“Grazie Mirtilla” rispose sorridendo.
“Cerca di non morire di paura” gli augurò “ e se dovesse succedere sei il benvenuto nel mio gabinetto!” gli urlò dietro mentre, mezzo scioccato, veniva trascinato fuori dal bagno da Sirius.
“Non ti preoccupare. E’ la stessa cosa che dice a tutti quelli che sospetta stiano per morire!”





***




L’adrenalina gli scorreva nelle vene e l’ansia gli faceva sudare le mani, mentre saliva sul palco con in mano un foglio di appena mezza pagina in cui aveva scritto il discorso che avrebbe dovuto pronunciare di fronte a tutti gli studenti dell’ultimo anno, più i professori.
Aveva fatto le prove davanti allo specchio e Sirius lo era stato ad ascoltare ogni volta e ogni volta gli aveva assicurato che se l’era cavata alla grande.
Erano passate settimane da quando aveva saputo che avrebbe dovuto fare lui il discorso e naturalmente sapeva che non sarebbe stato facile, ma almeno sperava che dopo tutta la fatica e l’aiuto di Sirius, avrebbe potuto sentirsi un po’ meno agitato!
Non era esattamente così. Mentre si dirigeva verso la parte centrale del palchetto che era stato messo in Sala Grande per l’occasione, gli sembrava come se il tempo fosse distorto e deformato e andasse inesorabilmente lento.
Teneva lo sguardo terrorizzato fisso sul pubblico e quando arrivò in postazione si schiarì nervosamente la gola e abbassò lo sguardo sul foglio che teneva fra le mani tremanti.
Il suo cervello gli stava comandando di incominciare a leggere, ma le parole non ne volevano sapere di lasciare la sua bocca, che sentiva insolitamente asciutta.
I secondi passavano e ben presto fra gli studenti cominciò  ad alzarsi un mormorio che attraversava l’intera Sala.
Remus alzò lo sguardo sui suoi compagni di scuola che lo guardavano chi confuso chi divertito dalla sua scena muta. In prima fila, fra gli studenti che guardavano divertiti la scena, vi era anche Robert Johnson, il ragazzo che avrebbe fatto il discorso al suo posto se lui non avesse accettato… era chiaro come il sole che si stava godendo a pieno la scena!
Percorrendo lo sguardo fra i vari visi arrivò a quello di Sirius che se ne stava in un angolo della Sala e gli faceva cenno di stare calmo.
Per tutta risposta Remus si limitò a scuotere la testa come a dire ‘non ce la faccio!’ e Sirius tentò di dirli qualcosa, ma era troppo lontano per poter interpretare i movimenti delle labbra dell’amico.
Sirius sembrò capire, così afferrò un lembo dei suoi pantaloni e sotto lo sguardo sbigottito di Remus se li tirò giù di qualche centimetro.
Con grande sollievo del Licantropo non scese più in giù, ma afferrò l’elastico dei suoi boxer e tirandoli leggermente verso l’alto in modo che li vedesse, glieli indicò ripetutamente.
Inizialmente non capì cosa stesse cercando di comunicargli, ma poi si ricordò della conversazione che avevano avuto qualche settimana prima:
“Potresti provare una cosa. E’ semplice, ma a volte efficace. Immaginati il pubblico in mutande!”
Per un attimo Remus non seppe bene cosa fare. Non era sicuro che il metodo di Sirius avrebbe funzionato, ma poteva provare, tanto ormai stava facendo la figura dell’idiota!
Prese un gran respiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì tutti gli studenti del settimo anno, professori compresi, erano in biancheria intima. Perfetto, sapeva di aver sempre avuto una grande immaginazione!
Ridacchiò divertito sotto i baffi e chiuse nuovamente gli occhi per evitare di interrompere quell’illusione. Il discorso, comunque, lo sapeva a memoria.
Questa volta quando il cervello gli diede il comando di parlare, le parole non gli rimasero bloccate in gola. Cominciò il suo discorso in tono sicuro e deciso, ma presto capì che qualcosa non andava… Nonostante non stesse più facendo scena muta il brusio che si era alzato nella sala qualche minuto prima non sembrava cessare, ma anzi, aumentava sempre di più.
Remus aprì gli occhi e vide i suoi compagni gesticolare come pazzi e parlare febbrilmente e ad alta voce coi propri vicini. Mezza Hogwarts sembrava in preda ad un attacco isterico.
Remus non poteva far altro che guardare confuso la scena, senza capire cosa stava succedendo. Fece scorrere lo sguardo fra il pubblico poi si bloccò improvvisamente. Certo che aveva una bella immaginazione, ma come mai vedeva ancora il pubblico in mutande? E perché sembrava tutto così concreto invece di sembrare un immagine prodotta dalla sua mente!?
Un istante dopo il suo sguardo si soffermò su Sirius. Si stava tenendo la pancia dal ridere e aveva le lacrime agli occhi. Quando incontrò lo sguardo di Remus rise ancora più forte.
All’improvviso Remus fu colto da un improvvisa illuminazione. Possibile che…?
No Sirius non avrebbe potuto fare una cosa del genere! Ma pensandoci bene… bè. Sirius era Sirius. Ovvio che avrebbe potuto far un incantesimo per lasciare in mutande mezza Hogwarts! A dargli conferma di ciò, notò che effettivamente aveva la bacchetta ancora in mano.
Appena capito cosa l’amico aveva fatto Remus non poté trattenersi e cominciò a ridere a sua volta. Non gli importava del fatto che tutti lo stessero guardando, per la prima volta poteva stare sotto gli occhi di tutti senza sentire nessun senso di nausea o terrore. Probabilmente quel pazzo di Sirius aveva appena fatto un immensa stupidaggine che li avrebbe messi nei guai fino al collo.
Ma decise che per una volta avrebbe ignorato lo sguardo di stupore della McGranitt o lo sguardo di rimprovero di Silente.
Riprese il suo discorso anche se probabilmente nessuno lo avrebbe ascoltato. Appena terminato fece un breve inchino, disse un “grazie!” soddisfatto e scese dal palco, fra le grida isteriche dei suoi compagni e l’applauso orgoglioso di Sirius.





Spazio Autrice:
Questa fan fiction ha partecipato al Fobie Contest di BS. classificandosi quinta. Spero sia piaciuta anche a voi e grazie per aver letto ^^

Un bacio

Lady Lily
   
 
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