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Autore: Nyappy    04/03/2011    4 recensioni
Thomas, giovane modello che non fa mistero delle sue preferenze sessuali.
Charles, pittore esordiente che non sembra averne, di preferenze.
Avvolta nell'atmosfera dell'Inghilterra vittoriana, la loro storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra
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La prima volta che Thomas l'aveva visto era stato ad un'esposizione di quadri per giovani esordienti, ed era rimasto incuriosito dall'aspetto severo di quell'uomo, che si sposava fin troppo bene con i suoi dipinti
quasi scolastici: una coppa di frutta, una vista di Londra... soggetti comuni, statici, esercitazioni.
Solo quando il pittore si scostò Thomas riuscì a scorgere una piccola tela misteriosa, l'unica a stonare in mezzo alle altre: una sinuosa macchia chiara circondata da verde, nero e blu, quello che aveva tutta
l'aria di essere un prezioso nudo femminile. Si avvicinò per osservarlo meglio, trovandosi inconsapevolmente ad ascoltare quella che doveva essere una conversazione privata.
-Mi devi assolutamente dire chi è la straordinaria modella, Mr Peterson.-, Thomas riconosceva l'uomo distinto che fissava famelico il quadro: era Lord Fullerton, il peggior padrone che una cameriera potesse
ritrovarsi a servire, o almeno, questa era la sua fama.
-Non è una modella unica.-, rispose il pittore con una bella voce chiara, mantenendo le distanze dal Lord, -Ho preso il meglio da cinque ragazze differenti.-
E Thomas, che faceva proprio il modello, assottigliò appena lo sguardo concentrandosi sulle generose forme della donna, cercando di individuare delle colleghe conosciute.
-Oh.-, Lord Fullerton sembrava vagamente dispiaciuto e dopo aver dato un'ultima occhiata alla tela vagò in cerca di altri pittori di nudi da molestare.
-Bello.-, si concesse Thomas, vagamente insolente, riconoscendo come quella tela da sola avesse garantito l'accesso del pittore all'esposizione, e le altre fossero state utilizzate puramente come contorno.
L'uomo gli sorrise, divertito, mentre il giovane riusciva ad individuare le diverse modelle che costituivano quel corpo: gli occhi si legavano bene alle mani, la bocca confermava la natura passionale rivelata dalla fronte,
il seno prosperoso con il ventre tondo.
-Charles Peterson.-, si presentò l'uomo più anziano senza preamboli, distendendo il viso e le folte sopracciglia.
-Endimione, piacere.-, Thomas lo fece a sua volta, a modo suo, ammiccando il grande dipinto in fondo al salone che lo ritraeva addormentato ed innocentemente nudo, avvolto dagli sguardi degli spettatori e le
braccia di una bella Selene.
-Giacinto, vorrai dire.-

Sì, Thomas non si sarebbe mai aspettato che quel pittore che disegnava nature morte così convenzionali gli offrisse in modo così inconsueto un nuovo lavoro, ma dopotutto, chi era lui per rifiutare l'invito di
un Apollo così delizioso? Era stufo di essere l'Endimione di Adam: in realtà era il suo nessuno.
Voleva essere Thomas, per una volta, a dettare le regole del gioco, ed era esattamente quello che aveva intenzione di fare con quello che lui chiamava già confidenzialmente Charles.

-Però.-, precisò entrando nello studio, -Però dovrai ritrarre solo me.-
L'atelier di Charles era piuttosto ampio, pulito eppure davvero disordinato: alle pareti erano appesi diversi drappi colorati, sui tavolini e le sedie spaiate, accatastate in un angolo, erano posate diverse cianfrusaglie,
libri e piume formavano mucchi scomposti sul pavimento.
Proprio davanti a Thomas si trovava un divanetto imbottito di seta verde, dall'aria piuttosto comoda, e lui ne riconobbe il colore, lo stesso verde del dipinto con la donna.
Quello studio sembrava la stanza da letto di uno studente ribelle.
-Forse.-, Charles rispose dopo una manciata di secondi, indossando sopra gli abiti ordinati il grembiule bianco.
-Forse?-, ripeté Thomas appoggiandosi al divano con aria capricciosa.
-Certo, dobbiamo ancora decidere cosa faremo.-
E più che il tono sincero fu quel plurale a cancellare dal viso del modello l'espressione si sfida.

Charles doveva aspettarsi che più che un Giacinto Thomas fosse un po' un Narciso: sotto l'apparente scorza seria il giovane celava un'anima quasi da primadonna, logorroico e consapevole del proprio bel faccino.
Aveva insistito per essere l'unico modello solamente perché era terribilmente geloso del proprio corpo, e non avrebbe mai permesso che non venisse sfruttato in maniera totale.
Non faceva mistero delle sue preferenze, e non si faceva problemi a provocare Charles riferendogli i punti deboli di Adam, il suo Adam. Però, notava sempre un po' con stizza, il pittore dal bel viso severo rimaneva
impassibile, stoico, maestro.
La prima volta ad essersi spogliato era stato Thomas a sentirsi uno scolaretto, sensazione che provava sempre la prima volta che donava completamente il suo corpo alla vista di un nuovo sconosciuto.
-Sdraiati.-, lo esortò Charles, e Thomas obbedì. Sapeva che il viso sarebbe stato l'ultima parte ad essere dipinta e si concentrò sul pittore, che lo stava scrutando grave.
Scrutando o meglio, esaminando completamente. I suoi occhi scuri vagavano sul corpo di Thomas regalando ad ogni piega la medesima attenzione e l'espressione era seria, impassibile.
Il modello si sentiva un po' a disagio, persino Adam si era imbarazzato la prima volta che l'aveva messo a nudo, Charles no, e questo.... sì, lo incuriosiva.

Quando, dopo un paio di volte che si erano incontrati nello studio, Thomas si era offerto di aiutare Charles nel pulire i pennelli, lo scopo era uno solo: riuscire a toccarlo.
Aveva quasi la folle idea che lui fosse freddo, di marmo, come l'indecifrabile sguardo che faceva scorrere sul corpo dell'altro mentre ammorbidiva l'ombra dei fianchi o ritoccava il collo.
Quando gli bloccò la mano e gli sfilò il pennello sporco di giallo si stupì quindi del calore del pittore, della sua... umanità. Si ritrovò a pensare di aver lavorato troppo di fantasia: non era certo un mostro.
-Da domani.-, lo informò Charles, -Anche il viso dovrà essere in posa.-

No, non era un mostro, non era nemmeno particolarmente freddo o scostante: quando lo vedeva tremare, nonostante la stanza riscaldata, gli offriva una pausa e del buon the, e un giorno in cui aveva fatto particolarmente
tardi lo aveva lasciato persino cenare da lui.
Ma quando dipingeva il suo sguardo non esitava ad infiltrarsi feroce tra le dita di Thomas, sulla sua pelle, nei suoi capelli, sotto ai fianchi. Lo rendeva più nudo che nudo, costretto a fare lo spavaldo, per nascondere
la soggezione in cui versava grazie a quegli occhi.
E quando Thomas divenne Giacinto, Giacinto che sdraiato nell'erba accoglieva gioioso l'amato, solo allora sul viso di Charles apparve un sorriso appena abbozzato che ebbe il potere di farlo avvampare.
-Magnifico.-, il pittore lo lodò, forse leggendo la mente scombussolata di Thomas, forse credendolo un bravo attore.
La sua empatia in realtà non si mostrava trattando le carni, che per lui avevano lo stesso valore delle coppe di frutta, bensì le emozioni, e non poteva negare gli fosse impossibile non rispondere all'espressione di
Giacinto, così reale, così viva.

Quella domenica, quando Charles posò il pennello e annunciò di aver ultimato il quadro, Thomas si sentì all'improvviso privato di qualcosa, come se un pezzo di lui gli fosse stato strappato con violenza e mescolato
a quei colori che si stavano già asciugando. Rimase fermo sul divano, immobile, con sfrontatezza, come se volesse sfidare Charles a cacciarlo, cosa che l'altro non avrebbe mai potuto fare, lo sapevano bene entrambi.
Il pittore fissò interrogativo prima il giovane poi i vestiti appoggiati sulla sedia accanto a lui, senza dire una parola.
-Dimmi Charles, a te cosa piace?-, in quel contesto, in quella posa, la domanda di Thomas era straordinariamente audace e volgare, e stupì persino lui stesso.
-In che senso?-, l'altro poggiò la tavolozza, muovendo le dita intorpidite, non capendo o fingendo di non capire.
-Questo?-, e Thomas aprì le gambe leccandosi le labbra, con più disperazione che malizia.
-No.-, lo sguardo di Charles rimase imperturbabile mentre si ancorava a quello di Thomas, ammonendolo silenziosamente.
-Allora preferisci le cosce di una donna?-, ritentò il giovane, le mani a coppa e un sorrisetto nervoso che non tentava nemmeno di essere complice; Charles scosse il capo, negando.
-Entrambi? Sei così peccaminoso?-, e la scherzosità della frase non si estese nemmeno al tono di voce.
-Ti sbagli.-, la cosa che più feriva Thomas era la serietà di Charles, che si limitava a negare e guardarlo, guardarlo quando lui si stava vergognando dell'assurdo teatrino che aveva appena recitato e voleva solo nascondersi.
Si rizzò di scatto sul divano, afferrando i vestiti, e solo allora l'espressione del pittore mutò, divenendo se possibile ancora più intensa, avvolgendolo completamente.
-Vuoi dirmi che non provi nulla?-, quella di Thomas era l'ultima domanda che aveva intenzione di porgli.
Charles attese che si fosse vestito completamente prima di rispondere: -Non ho mai detto questo.-, con un sorriso appena abbozzato e il viso disteso, aperto, come a confermare la domanda che agitava tanto Giacinto,
che afferrò la borsa ed il soprabito, si avvicinò al pittore e gli stampò un bacio deliziosamente infantile proprio sulla bocca, che l'interessato provvide subito a pulire sul grembiule, lasciandosi una chiazza di un vivace
color pistacchio proprio sul mento.
-Bene.-, sentenziò Thomas uscendo a passo di marcia dallo studio, senza riuscire a reprimere un sorriso, seppur imbronciato, -Bene, me ne vado. Addio.-
-Torna martedì.-, gli ricordò Charles con calma, voltandosi per sistemare i pennelli.
-Giusto.-, e Thomas fece capolino dalla porta solo per mostrare all'amato Apollo il medesimo sorriso che gli aveva donato giorni prima, forse un po' più spavaldo e vittorioso.

Ho l'influenza da cinque giorni, dovrei stare a letto ed invece cosa scrivo? Slash D: allora, parrà una cosa contorta. In realtà no, non lo è. E' ambientato nell'epoca vittoriana, dove solo gli omosessuali con gli
agganci giusti potevano, se non mostrarsi, almeno far intendere di esserlo. Thomas è gay, anche dichiarato. Per il personaggio di Charles mi sono basata sul fatto che 1) esistono anche gli androgini, anche se la condizione
di androginia mentale viene abusata nelle yaoi dove l'uke è un'adolescente isterica con il fratellino moscio e 2) esistono anche gli uomini senza pulsioni sessuali, solo esclusivamente romantiche. Esiste anche il contrario,
è il caso delle persone asessuate (di tipo A, B, C, ma non mi piacciono queste etichette che privano le persone di umanità, per quello c'è Wikipedia). Scritto così il povero pittore sembra un mostro, in realtà è normalissimo.
Ho inserito i miti di Endimione & Narciso & Giacinto perché li amo. Più Narciso, a dir la verità, ma quello di Giacinto è più toccante. Ahn sì, usano il tu perché è ambientato in Inghilterra. Benedetti inglesi.
Che aggiungere? E' breve, è stata piacevole da immaginare e tormentata da scrivere, un po' perché non mi venivano le parole, un po' perché devo usare gli occhiali da sole per guardare i monitor.
Spero vi sia piaciuta un po', che vi abbia trasmesso qualcosa, vi abbia fatto riflettere. Sono aperta a commenti, suggerimenti, critiche :)
Nyappy
   
 
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