Thomas, giovane modello che non fa mistero delle sue preferenze sessuali.
Charles, pittore esordiente che non sembra averne, di preferenze.
Avvolta nell'atmosfera dell'Inghilterra vittoriana, la loro storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra
La prima volta che Thomas l'aveva visto era stato ad un'esposizione di
quadri per giovani esordienti, ed era rimasto incuriosito dall'aspetto
severo di quell'uomo, che si sposava fin troppo bene con i suoi dipinti
quasi scolastici: una coppa di frutta, una vista di Londra... soggetti
comuni, statici, esercitazioni.
Solo quando il pittore si scostò Thomas riuscì a
scorgere
una piccola tela misteriosa, l'unica a stonare in mezzo alle altre: una
sinuosa macchia chiara circondata da verde, nero e blu, quello che
aveva tutta
l'aria di essere un prezioso nudo femminile. Si avvicinò per
osservarlo meglio, trovandosi inconsapevolmente ad ascoltare quella che
doveva essere una conversazione privata.
-Mi devi assolutamente dire chi è la straordinaria modella,
Mr
Peterson.-, Thomas riconosceva l'uomo distinto che fissava famelico il
quadro: era Lord Fullerton, il peggior padrone che una cameriera potesse
ritrovarsi a servire, o almeno, questa era la sua fama.
-Non è una modella unica.-, rispose il pittore con una bella
voce chiara, mantenendo le distanze dal Lord, -Ho preso il meglio da
cinque ragazze differenti.-
E Thomas, che faceva proprio il modello, assottigliò appena
lo
sguardo concentrandosi sulle generose forme della donna, cercando di
individuare delle colleghe conosciute.
-Oh.-, Lord Fullerton sembrava vagamente dispiaciuto e dopo aver dato
un'ultima occhiata alla tela vagò in cerca di altri pittori
di
nudi da molestare.
-Bello.-, si concesse Thomas, vagamente insolente, riconoscendo come
quella tela da sola avesse garantito l'accesso del pittore
all'esposizione, e le altre fossero state utilizzate puramente come
contorno.
L'uomo gli sorrise, divertito, mentre il giovane riusciva ad
individuare le diverse modelle che costituivano quel corpo: gli occhi
si legavano bene alle mani, la bocca confermava la natura passionale
rivelata dalla fronte,
il seno prosperoso con il ventre tondo.
-Charles Peterson.-, si presentò l'uomo più
anziano senza preamboli, distendendo il viso e le folte sopracciglia.
-Endimione, piacere.-, Thomas lo fece a sua volta, a modo suo,
ammiccando il grande dipinto in fondo al salone che lo ritraeva
addormentato ed innocentemente nudo, avvolto dagli sguardi degli
spettatori e le
braccia di una bella Selene.
-Giacinto, vorrai dire.-
Sì, Thomas non si sarebbe mai aspettato che quel pittore che
disegnava nature morte così convenzionali gli offrisse in
modo
così inconsueto un nuovo lavoro, ma dopotutto, chi era lui
per
rifiutare l'invito di
un Apollo così delizioso? Era stufo di essere l'Endimione di
Adam: in realtà era il suo nessuno.
Voleva essere Thomas, per una volta, a dettare le regole del gioco, ed
era esattamente quello che aveva intenzione di fare con quello che lui
chiamava già confidenzialmente Charles.
-Però.-, precisò entrando nello studio,
-Però dovrai ritrarre solo me.-
L'atelier di Charles era piuttosto ampio, pulito eppure davvero
disordinato: alle pareti erano appesi diversi drappi colorati, sui
tavolini e le sedie spaiate, accatastate in un angolo, erano posate
diverse cianfrusaglie,
libri e piume formavano mucchi scomposti sul pavimento.
Proprio davanti a Thomas si trovava un divanetto imbottito di seta
verde, dall'aria piuttosto comoda, e lui ne riconobbe il colore, lo
stesso verde del dipinto con la donna.
Quello studio sembrava la stanza da letto di uno studente ribelle.
-Forse.-, Charles rispose dopo una manciata di secondi, indossando
sopra gli abiti ordinati il grembiule bianco.
-Forse?-, ripeté Thomas appoggiandosi al divano con aria
capricciosa.
-Certo, dobbiamo ancora decidere cosa faremo.-
E più che il tono sincero fu quel plurale a cancellare dal
viso del modello l'espressione si sfida.
Charles doveva aspettarsi che più che un Giacinto Thomas
fosse
un po' un Narciso: sotto l'apparente scorza seria il giovane celava
un'anima quasi da primadonna, logorroico e consapevole del proprio bel
faccino.
Aveva insistito per essere l'unico modello solamente perché
era
terribilmente geloso del proprio corpo, e non avrebbe mai permesso che
non venisse sfruttato in maniera totale.
Non faceva mistero delle sue preferenze, e non si faceva problemi a
provocare Charles riferendogli i punti deboli di Adam, il suo Adam.
Però, notava sempre un po' con stizza, il pittore dal bel
viso
severo rimaneva
impassibile, stoico, maestro.
La prima volta ad essersi spogliato era stato Thomas a sentirsi uno
scolaretto, sensazione che provava sempre la prima volta che donava
completamente il suo corpo alla vista di un nuovo sconosciuto.
-Sdraiati.-, lo esortò Charles, e Thomas obbedì.
Sapeva
che il viso sarebbe stato l'ultima parte ad essere dipinta e si
concentrò sul pittore, che lo stava scrutando grave.
Scrutando o meglio, esaminando completamente. I suoi occhi scuri
vagavano sul corpo di Thomas regalando ad ogni piega la medesima attenzione e
l'espressione era seria, impassibile.
Il modello si sentiva un po' a disagio, persino Adam si era imbarazzato
la prima volta che l'aveva messo a nudo, Charles no, e questo....
sì, lo incuriosiva.
Quando, dopo un paio di volte che si erano incontrati nello studio,
Thomas si era offerto di aiutare Charles nel pulire i pennelli, lo
scopo era uno solo: riuscire a toccarlo.
Aveva quasi la folle idea che lui fosse freddo, di marmo, come
l'indecifrabile sguardo che faceva scorrere sul corpo dell'altro mentre
ammorbidiva l'ombra dei fianchi o ritoccava il collo.
Quando gli bloccò la mano e gli sfilò il pennello
sporco
di giallo si stupì quindi del calore del pittore, della
sua...
umanità. Si ritrovò a pensare di aver lavorato
troppo di
fantasia: non era certo un mostro.
-Da domani.-, lo informò Charles, -Anche il viso
dovrà essere in posa.-
No, non era un mostro, non era nemmeno particolarmente freddo o
scostante: quando lo vedeva tremare, nonostante la stanza riscaldata,
gli offriva una pausa e del buon the, e un giorno in cui aveva fatto
particolarmente
tardi lo aveva lasciato persino cenare da lui.
Ma quando dipingeva il suo sguardo non esitava ad infiltrarsi feroce
tra le dita di Thomas, sulla sua pelle, nei suoi capelli, sotto ai
fianchi. Lo rendeva più nudo che nudo, costretto a fare lo
spavaldo, per nascondere
la soggezione in cui versava grazie a quegli occhi.
E quando Thomas divenne Giacinto, Giacinto che sdraiato nell'erba
accoglieva gioioso l'amato, solo allora sul viso di Charles apparve un
sorriso appena abbozzato che ebbe il potere di farlo avvampare.
-Magnifico.-, il pittore lo lodò, forse leggendo la mente
scombussolata di Thomas, forse credendolo un bravo attore.
La sua empatia in realtà non si mostrava trattando le carni,
che
per lui avevano lo stesso valore delle coppe di frutta,
bensì le
emozioni, e non poteva negare gli fosse impossibile non rispondere
all'espressione di
Giacinto, così reale, così viva.
Quella domenica, quando Charles posò il pennello e
annunciò di aver ultimato il quadro, Thomas si
sentì
all'improvviso privato di qualcosa, come se un pezzo di lui gli fosse
stato strappato con violenza e mescolato
a quei colori che si stavano già asciugando. Rimase fermo
sul
divano, immobile, con sfrontatezza, come se volesse sfidare Charles a
cacciarlo, cosa che l'altro non avrebbe mai potuto fare, lo sapevano
bene entrambi.
Il pittore fissò interrogativo prima il giovane poi i
vestiti
appoggiati sulla sedia accanto a lui, senza dire una parola.
-Dimmi Charles, a te cosa piace?-, in quel contesto, in quella posa, la
domanda di Thomas era straordinariamente audace e volgare, e
stupì persino lui stesso.
-In che senso?-, l'altro poggiò la tavolozza, muovendo le
dita intorpidite, non capendo o fingendo di non capire.
-Questo?-, e Thomas aprì le gambe leccandosi le labbra, con
più disperazione che malizia.
-No.-, lo sguardo di Charles rimase imperturbabile mentre si ancorava a
quello di Thomas, ammonendolo silenziosamente.
-Allora preferisci le cosce di una donna?-, ritentò il
giovane,
le mani a coppa e un sorrisetto nervoso che non tentava nemmeno di
essere complice; Charles scosse il capo, negando.
-Entrambi? Sei così peccaminoso?-, e la
scherzosità della frase non si estese nemmeno al tono di
voce.
-Ti sbagli.-, la cosa che più feriva Thomas era la
serietà di Charles, che si limitava a negare e guardarlo,
guardarlo quando lui si stava vergognando dell'assurdo teatrino che
aveva appena recitato e voleva solo nascondersi.
Si rizzò di scatto sul divano, afferrando i vestiti, e solo
allora l'espressione del pittore mutò, divenendo se
possibile
ancora più intensa, avvolgendolo completamente.
-Vuoi dirmi che non provi nulla?-, quella di Thomas era l'ultima
domanda che aveva intenzione di porgli.
Charles attese che si fosse vestito completamente prima di rispondere:
-Non ho mai detto questo.-, con un sorriso appena abbozzato e il viso
disteso, aperto, come a confermare la domanda che agitava tanto
Giacinto,
che afferrò la borsa ed il soprabito, si avvicinò
al
pittore e gli stampò un bacio deliziosamente infantile
proprio
sulla bocca, che l'interessato provvide subito a pulire sul grembiule,
lasciandosi una chiazza di un vivace
color pistacchio proprio sul mento.
-Bene.-, sentenziò Thomas uscendo a passo di marcia dallo
studio, senza riuscire a reprimere un sorriso, seppur imbronciato,
-Bene, me ne vado. Addio.-
-Torna martedì.-, gli ricordò Charles con calma,
voltandosi per sistemare i pennelli.
-Giusto.-, e Thomas fece capolino dalla porta solo per mostrare
all'amato Apollo il medesimo sorriso che gli aveva donato giorni prima,
forse un po' più spavaldo e vittorioso. Ho l'influenza da
cinque giorni,
dovrei stare a letto ed invece cosa scrivo? Slash D: allora,
parrà una cosa contorta. In realtà no, non lo
è.
E' ambientato nell'epoca vittoriana, dove solo gli omosessuali con gli
agganci giusti potevano, se non mostrarsi, almeno far intendere di
esserlo. Thomas è gay, anche dichiarato. Per il personaggio
di
Charles mi sono basata sul fatto che 1) esistono anche gli androgini,
anche se la condizione
di androginia mentale viene abusata nelle yaoi dove l'uke è
un'adolescente isterica con il fratellino moscio e 2) esistono anche
gli uomini senza pulsioni sessuali, solo esclusivamente romantiche.
Esiste anche il contrario,
è il caso delle persone asessuate (di tipo A, B, C, ma non
mi
piacciono queste etichette che privano le persone di
umanità,
per quello c'è Wikipedia). Scritto così il povero
pittore
sembra un mostro, in realtà è normalissimo.
Ho inserito i miti di Endimione & Narciso & Giacinto perché li amo. Più Narciso, a dir la verità, ma quello di
Giacinto
è più toccante. Ahn sì, usano il tu
perché
è ambientato in Inghilterra. Benedetti inglesi.
Che aggiungere? E' breve, è stata piacevole da immaginare e
tormentata da scrivere, un po' perché non mi venivano le
parole,
un po' perché devo usare gli occhiali da sole per guardare i
monitor.
Spero vi sia piaciuta un po', che vi abbia trasmesso qualcosa, vi abbia
fatto riflettere. Sono aperta a commenti, suggerimenti, critiche :) Nyappy