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Autore: LaU_U    04/03/2011    10 recensioni
Castle è certo di avere risolto un caso di omicidio ed espone orgogliosamente la sua teoria ai suoi tre scettici compagni...
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del tempo libero'
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«Andiamo, questa è fin troppo facile!»
Beckett alzò gli occhi al cielo, sospirando leggermente per l’atteggiamento gradasso dello scrittore. Si chiese se questi avrebbe mai smesso di fare il saccente davanti agli altri. Si rispose con un “certo che no”.
«Davvero non l’avete ancora capito?»
«Capito cosa? Non puoi aver già identificato l’assassino» intervenne Ryan.
«E se anche l’avessi fatto sarebbe solo per un colpo di fortuna. Non ci sono prove» si affrettò ad aggiungere Esposito, trovando il supporto del resto della squadra che asserì con decisione.
«Se è così che la pensate, terrò per me il mio parere.»
L’uomo sfoggiò un’aria di superiorità e prese un sorso dal suo bicchiere di carta.
«Per me va bene» rispose prontamente Beckett.
«Anche per me.»
«Idem.»
Uno dietro l’altro i detective smontarono l’entusiasmo di Castle, senza doverci mettere il minimo impegno. L’uomo strinse i denti guardando altrove e sentendosi molto offeso per il fatto che tutto il suo ingegno non era apprezzato in maniera adeguata.
Per qualche istante nessuno disse nulla e tutti rimasero in silenzio a fissarsi l’un l’altro, mentre Castle metteva il broncio.
«Quale sarebbe la tua brillante teoria?»
Beckett, rassegnata, decise di dargli corda. Voleva evitare di avere un bambino capriccioso al fianco troppo a lungo. Quell’uomo era già abbastanza infantile senza che ci fosse il bisogno di sopportarlo mentre teneva il muso.
Mezzo secondo dopo lo scrittore aveva già iniziato a esporre con entusiasmo le sue considerazioni, mantenendo il contatto visivo, a turno, con ognuno dei suoi compagni d’indagine.
«Tutti sanno che i due coniugi erano in crisi: la moglie non riusciva più a sopportare i numerosi ed improvvisi viaggi di lavoro del marito. Per una donna il primo sospetto è una relazione extra-coniugale…»
«È questa la tua idea, Castle? La moglie? Non ti sembra un po’ scontato? Insomma… niente CIA, maledizioni, o rapimenti alieni?» scherzò Beckett.
L’uomo rispose con una risata sarcastica e proseguì il discorso.
«Alla CIA ci arriveremo in un secondo momento. Avete visto la scena del delitto, no?»
I tre annuirono.
«C’è un dettaglio che si è insinuato nella mia mente. Inizialmente non ci ho fatto caso, ma quando ho sentito la testimonianza della moglie sono stato come folgorato.»
Non aggiunse altro, intenzionato a creare la suspense e desideroso che fossero gli altri a chiedergli di continuare. Le occhiatacce scocciate dei compagni gli fecero capire che era meglio proseguire autonomamente o trovare un modo per interessarli davvero.
«La scatoletta azzurra.»
«La scatoletta azzurra?»
Ryan cadde nel tranello, incuriosito da quella breve frase buttata lì, senza ulteriori spiegazioni.
«La scatoletta azzurra!» confermò Castle.
«Non ho visto nessuna scatoletta azzurra.»
«Certo Esposito, tu stavi fissando il sedere dell’agente bionda che ispezionava la stanza» commentò Beckett.
Le bionde non erano rilevanti in quel momento, lo scrittore voleva tutta l’attenzione su di sé.
«La scatoletta azzurra che stava sul cuscino accanto alla vittima. Un dettaglio piccolo, è facile che passasse inosservato. Inoltre, dato il materiale di cui è fatta, credo non ci sia modo di rilevarvi impronte.»
«Perché quella scatoletta dovrebbe essere interessante?» chiese Ryan.
«Proprio perché non lo sembra affatto. Ma se si trovava lì, un motivo deve pur esserci.»
«C’erano una marea di soprammobili e oggetti sparsi per tutta la stanza, cosa rende quella singola scatoletta così speciale?» osservò scettica la donna.
«Era l’unica cosa rimasta sul letto.»
«Come?»
«Tutto il disordine era per terra, ma quella scatolina era poggiata sul cuscino. E senza coperchio.»
«E perché la moglie l’avrebbe messa lì?» domandò Esposito.
«Perché incolpi la moglie?»
«Tu hai detto che…»
«No, no, no. Io ho detto che la moglie sospettava un tradimento per le assenze del marito e che le sue parole mi avevano fatto capire chi è l’assassino.»
Tre facce completamente incuriosite lo fissavano. Era il suo momento di gloria.
«La donna ha detto che tre giorni prima dell’omicidio avevano festeggiato il compleanno del marito con un grande ricevimento pieno di invitati, per lo più a lei sconosciuti, e che tutti avevano accettato di fare delle donazioni in beneficienza invece di dargli dei regali. O meglio, quasi tutti.»
«C’era quell’uomo che gli ha regalato un pacchetto con un nastro dorato» osservò Ryan.
«Esatto!»
«Quindi? L’ospite misterioso è il nostro assassino?»
«Ebbene sì. L’ospite misterioso, che altri non è che un agente della CIA, è il nostro assassino!»
«Solo perché ha fatto un regalo alla vittima?»
Esposito rivolse la domanda a Beckett, che alzò le mani per giustificarsi.
«Questa teoria la lascio tutta allo scrittore.»
Di solito riusciva a stargli dietro e a far congetture con lui, ma in quel momento non capiva dove stesse andando a parare.
«Per quello e per il fatto che il matrimonio era in crisi dato che lui era sempre fuori per affari. Solo che i suoi affari non erano del tutto convenzionali.»
«Lavorava anche lui alla CIA?»
«Esattamente. Il pacchetto conteneva la scatolina. All’interno di essa c’era sicuramente qualcosa, un qualche messaggio cifrato o delle informazioni segrete diretta alla vittima. Probabilmente l’uomo non è riuscito a svolgere il suo compito, o ha fatto qualcosa di tremendamente sbagliato ed è stato fatto fuori per questo. L’assassino, prima di lasciare la scena del delitto, ha cercato dappertutto per ritrovare la scatolina e riprendersi il contenuto, così che non si scoprisse mai che il poveretto aveva relazioni con l’Intelligence.»
«In pratica la presenza di una scatoletta su un cuscino è la prova schiacciante che la CIA è coinvolta nel caso, dico bene?» commentò Beckett con sarcasmo.
«Non esistono le coincidenze, detective. Tutto quello che ci è stato presentato è lì per un motivo. Ora bisogna solo tirar fuori degli indizi che rendano la cosa evidente anche ad una giuria popolare. E dico che le risposte non tarderanno ad arrivare» concluse pomposamente.
«Io dico invece che se ci attardiamo ancora a chiacchierare ci perdiamo l’inizio del secondo tempo. La gente è quasi tutta rientrata.»
Esposito si accorse che il corridoio si era svuotato e che le persone erano di nuovo confluite verso il loro posti.
«Devo parlare proprio con il capitano Montgomery. Voglio scoprire chi vi ha permesso di raggiungere lo stato di detective, dato che non avete la minima capacità d’indagine. Qui l’Investigatore Numero Uno sembro essere io.»
L’uomo fu zittito a male parole da tutti e i quattro si avviarono verso la sala del cinema, ognuno con le proprie convinzioni: Castle era certo che la sua teoria sul thriller che stavano guardando fosse esatta, gli altri che avesse come al solito esagerato con le sue colorite storie da scrittore di gialli.

Un’ora più tardi il quartetto uscì dalla sala. Tre facce nervose e un solo enorme sorriso beffardo lasciarono il cinema e si salutarono rapidamente. Ryan ed Esposito si avviarono verso una fermata della metro, mentre Castle si offrì di condividere un taxi con Beckett.
L’uomo e la donna rimasero in piedi un paio di minuti, attendendo di vederne passare uno, ma stranamente quella sera nessun auto gialla si decideva ad apparire su quella strada. Rimasero in silenzio mentre la detective manteneva un'aria scontrosa e lo scrittore la fissava senza togliersi un sorriso totalmente soddisfatto stampato sulla faccia.
«Chi è l’Investigatore Numero Uno?»
«Oh, ti odio, Castle!»


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Due pubblicazioni in un giorno sono un evento per me, ma oggi è andata così. E ricevere tante visite e tanti commenti (4 in mezza giornata sono un mucchio per i miei standard) in solo mezza giornata mi ha spinto a rimettermi al lavoro prima e dopo cena e finito l'episodio di stasera di House MD.
Questa ff non c'entra nulla con la precedente. Il fandom è lo stesso, ma il genere è completamente diverso. Resta la passione che ho per il mettere i personaggi in situazioni ordinarie, di vita comune.
Sempre grazie a chi leggerà. Un mega grazie a chi avrà anche voglia di commentare.

   
 
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