Capitolo Unico
Mi
volto verso la finestra,
gli occhi bassi sulle mani intrecciate. Posso sentirti dietro di me
stringere i
pugni e digrignare i denti. Lo so, ce l’hai con me e so che
non posso darti
torto. Non ho il coraggio di guardarti in faccia, di vedere i tuoi
occhi verdi
pieni di rabbia.
-Da
quanto lo sai?- mi chiedi
con voce dura, e quasi trattenuta. Sospiro, dando definitivamente le
spalle
alla finestra.
-Un
po’…- sussurro senza
alzare lo sguardo su di te.
-Tomo,
da quanto cazzo lo
sai?!- gridi, facendomi sussultare.
-Qualche
settimana- ammetto
infine, smettendo di giocherellare con le dita sudate. Ti avvicini,
anche se
solo di pochi passi.
-E
me lo dici solo ora?- ora
sei deluso.
-Io…-
non ho nemmeno una
scusa decente. Non so cosa dire. Forse avevo paura proprio di questo.
Che tu
rimanessi deluso da me. Eppure lo sapevi che sarebbe potuto succedere,
sapevi
che prima o poi lei mi avrebbe chiesto qualcosa di più.
-Tu
cosa? COSA?- urli ancora,
prendendomi per le spalle. Chiudo gli occhi, mentre la tua presa si fa
più
forte. Mi stai facendo male, ma adesso non mi importa. Hai ragione.
-Mi
dispiace…-
-Ti
dispiace? TI DISPIACE?
Dannazione! Io… tutto questo dimostra solo che a te di
questa storia non
fregava niente!- mi accusi, mollando la presa ferrea che avevi su di
me.
-Non
è vero e questo lo sai…-
-Ah
sì? Ed è così che me lo
dimostri? Mettendo incinta Vicky?- mi chiedi, perfido e sarcastico.
-Non
credevo che sarebbe
successo! Come potevo saperlo?-
-Potevi
evitarlo dannazione!
Potevi tenerti l’uccello nelle mutande!- gli occhi mi si
riempiono di lacrime
rabbiose, mentre tu cominci a camminare per la stanza con passi
pesanti.
-Sei
stato tu quello che
voleva tenere la cosa nascosta no? Bene, secondo te se io avessi smesso
di
toccarla, lei non si sarebbe accorta di nulla?-
-Potevi
metterti una cavolo
di protezione!- a questa tua esclamazione, emetto solo qualche mugugno.
Come
faccio a dirti che con lei non ne ho mai usate? Mi avresti ucciso.
–Che? Non ho
capito-
-Non…
l’ho mai usato. Con
lei- sgrani gli occhi, prima di ridere. Una risata senza allegria. Solo
una
risata intrisa di tristezza.
-Che
idiota che sei… no
aspetta, che idiota che sono io. Io che ancora sono qui a parlare con
te-
-Mi
ha sempre detto che
prendeva la pillola. Io… non credevo che fosse capace di
incastrarmi così. Shan
ti giuro…-
-Tu?
Proprio tu giuri? Non ho
bisogno dei giuramenti di un bugiardo doppiogiochista- mi volti le
spalle,
cercando di raggiungere la porta della mia stanza.
-Shannon
aspetta!- ti corro
dietro, riuscendo a bloccarti poco prima che tu possa aprire
l’uscio.
-Che
altro vuoi? Non ti
sembra di aver già fatto abbastanza?- replichi, duro. Vedo
la tua mano tremare,
stretta attorno alla maniglia d’ottone della porta.
-Io…
mi dispiace ok? Avrei
dovuto essere più attento, più responsabile. Ma
ora non posso cambiare ciò che
è successo. E no, non abbandonerò mio figlio- le
tue spalle hanno un sussulto.
Come se questa realtà non ti fosse ancora passata per la
mente. MIO figlio. IO
stavo per diventare padre. E non avrei rinunciato a quella nuova vita,
neanche
se tu me lo avessi chiesto. E tu lo sai. Sembri sgonfiarti, tanto
è vero che io
azzardo a posarti una mano sulla schiena.
-Di
quanto… insomma…
quando…?- chiedi sconclusionato.
-Quando
me lo ha detto, aveva
appena superato il terzo mese-
-Stronza…-
si hai ragione, lo
è stata. Dopo il terzo mese non si può
più abortire. Probabilmente lo ha fatto
apposta a non dirmelo prima, ma come biasimarla? Forse sapeva che
l’avrei
lasciata. –E adesso… che facciamo?- rimango
stupito da questa tua domanda.
-Come?-
-Io
non voglio lasciarti da
solo in questo casino. Insomma, se vuoi sposartela va bene.
Accetterò ogni cosa
vorrai fare- addolcisco lo sguardo, passando la mano dalla schiena alla
tua
spalla. Ti volti. Ora posso guardare i tuoi occhi così
verdi, ma anche così
rossi. Lo so che è difficile per te dire queste cose.
-No
Shan, non voglio
sposarmela. E no, non voglio lasciarti- ammetto. Senza aspettare oltre,
faccio
congiungere le nostre labbra, in un casto bacio. –Voglio
crescere mio figlio.
Ed avrò bisogno anche di te per farlo-
-Dici
sul serio?- annuisco
solamente, baciandoti ancora. Questa volta, il nostro bacio
è tutt’altro che
casto. Non so quanti secondi passano da ora a quando i nostri vestiti
finiscono
sparsi sul pavimento. E non so quanti altri ne sono passati, fin quando
io mi
ritrovo sul mio letto, sdraiato sotto di te. Sento le tue mani ovunque,
come a
voler marcare il tuo territorio. E lo fai, cominciando a lasciare il
segno dei
tuoi morsi sulla mia pelle candida. Probabilmente domani
dovrò portare una
sciarpa, ma ora francamente me ne infischio. Ti sento sussurrare nel
mio
orecchio, mentre pian piano ti fai strada in me. Le mie mani vanno a
stringere
i tuoi capelli corti, ad aggrapparsi alle tue spalle forti. I gemiti
cominciano
ad uscirmi dalle labbra senza controllo, e senza che io riesca a
reprimerli.
Neanche tu ci riesci, e man mano la tua voce aumenta di volume,
finchè non
vieni con un ringhio più forte degli altri riempiendomi di
te. Non mi trattengo
oltre, sentendo il piacere prendere possesso del mio corpo facendomi
arrivare
al culmine fra i nostri corpi ancora stretti fra loro. Ti abbandoni su
di me,
abbracciandomi forte. Abbiamo entrambi il respiro affannato e i corpi
sudati.
Riprendo
per un po’ possesso
delle mie facoltà, cominciando a passarti le mani sulle
braccia tese. Mugugni,
sfinito strusciandoti sulla mia spalla piena di segni rossi.
-Scusa…-
mi dici, passando il
dito su uno dei segni più marcati.
-Fa
niente- dico, facendoti
alzare lo sguardo su di me. Mi passi lo stesso dito di prima sul naso,
sulla
guancia, e poi sulle labbra, che poi copri con le tue. Sorrido in
questo bacio,
e il sorriso mi rimane sulle labbra anche mentre ti sfili da me,
alzandoti in
piedi. Storco un po’ il naso, vedendo il pasticcio che ho
combinato sul tuo
corpo.
-Ops…-
ridi, scrollando le
spalle.
-Poco
male… avremo bisogno di
una doccia, direi- mi porgi una mano, che afferro subito. Prima di
entrare in
bagno lancio uno sguardo al letto disfatto e alla stanza in generale.
La stanza
che ci ha fatto superare un grande scalino.
-Shan?-
ti chiamo. Ti volti
sorpreso, avvicinandoti ancora e prendendomi fra le braccia.
-Cosa?-
-Ti
Amo. E niente potrà
cambiare questa cosa- mi baci, sorridendo sulle mie labbra e stringendo
ancora
di più la presa.
-Anche
io Ti Amo.. e questo
non cambierà mai.-