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Autore: crimsontriforce    05/03/2011    0 recensioni
La sabbia di J'nanin conserva la memoria di passi a noi noti. In quegli stessi anni, sotto la coltre di nubi, a Narayan...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '3. Storia antica ma non troppo'
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-candidata a revisioni moderate a fine iniziativa-
“Attesa” @ COW-T. Assieme all'altro prompt per questa settimana, “Amici”, questo Attesa mi ha fatto buttar via la pigrizia e ripassare tutta la parte Narayana del canone di cui non mi ero mai molto curata... ecco qui Tamra, quindi, che mi porta un passo più vicina all'aver scritto almeno una volta di tutti i personaggi principali della serie, come richiede il mio claim su fanfic100.
Sarebbe dovuta essere un'attesa molto più nostalgica e passiva, senonché mi son ricordata che c'era una guerra civile in corso... oops!










L'altra spiaggia dell'esilio





Tamra guardava il mare, quando l'albero crollò. Non finì nel fuoco, come aveva temuto: il fronte della rivolta si era allontanato da tempo, ma aveva portato con sé le mani e i cuori degli uomini che la alimentavano. Senza le cure che gli erano state rivolte fin dall'alba dei tempi, i rami dell'albero erano cresciuti fino a sopraffare i sacchi di spore che formavano le case del suo villaggio, finendo per spezzarsi sotto il loro stesso peso. Lo schiocco secco del crollo riecheggiò nell'aria, scendendo oltre la coltre di nuvole e raggiungendo Tamra come un colpo di frusta sull'intrico piano d'alghe in cui aveva trovato rifugio. La donna strinse a sé le bambine, impedendo loro di voltarsi quando la coltre si aprì e la loro vecchia casa stramazzò al suolo, sgonfia e marcita.

*

La barriera non era un cattivo posto in cui vivere, quando si faceva l'abitudine ai piedi bagnati.
Nel suo stato naturale, l'albero-alga che chiamavano l'Intrico era vigoroso e solido – oltre che piatto. Le sue radici acquatiche si stendevano per centinaia di passi sulla superficie del mare, ammassandosi fino a creare un terreno sicuro mentre l'acqua zampillava nelle intercapedini, a volte spinta ad abbattersi con più violenza sulla superficie nodosa delle radici. La bassa nebbia che ricopriva tutto il mare conosciuto pesava sui loro giorni, togliendo forza alla luce del sole, ma sembrava anche proteggerle da tutto il male che si stava ancora diffondendo al di sopra. C'era solo Tamra con le sue bambine, in un mondo orizzontale e stabile.
Correre a piedi nudi sulle radici lucide d'acqua era il passatampo preferito delle piccole, coronato da un tuffo quando la stanchezza le coglieva. Tamra intrecciava e le osservava da lontano. Da sole, potevano donare le loro cure alla base dell'albero, se i rami erano ormai perduti. Da sole, potevano creare una piccola casa che non avesse bisogno di molte attenzioni. Cercare una barca e una rete da pesca. Sopravvivere al peggio, in attesa.
Quello che Tamra non poteva fare era mostrarsi spaventata: per le bambine doveva restare un gioco. Tutto il resto era permesso.

Se solo suo marito fosse tornato. I “perché?” che era andato cercando le sembravano già lontani e inutili; la ricostruzione, un sogno da illuso.

La ricostruzione, in sé, non sarebbe mai stata inutile, si corresse intagliando un nuovo flauto in una radice spessa il giusto. Era il venir ricostruiti che le suonava storto: rispettava quell'uomo gentile che creava con la scrittura, ma non era quella la via narayana: se anche le sue due bambine fossero state le ultime figlie della Tessitura, il loro nuovo inizio sarebbe avvenuto germoglio dopo germoglio, intessuto con amore dalle loro mani callose.

E un giorno Saavedro sarebbe tornato da loro e avrebbe sorriso alle loro nuove stanze, apprezzato i loro simboli, avrebbe insegnato loro quello che loro stesse non avevano visto nei loro intrecci.

*

Le sue ragazze non erano le ultime figlie della Tessitura, come in cuor suo aveva sempre saputo. L'intreccio che legava Narayan era più saldo di qualsiasi rivolta: se anche armi di un altro mondo avevano tranciato molti dei suoi rami, i restanti li avrebbero sorretti. Salutarono con un fuoco le barche che si avvicinavano all'orizzonte, sopravvissuti di un altro albero che issavano colori di pace, e si prepararono a lasciare la loro casa sulla barriera.

*

L'attesa è un concetto che resta sullo sfondo dei pensieri circolari della gente della Tessitura. Diventa azione, perché qualunque futuro dipende dalla cura dell'Intrico e delle spore, e i fasci intrecciati di quell'azione riportano al qui, all'ora, al rituale che è bellezza e vita.

Ma resta un concetto.

Il giorno in cui Tamra perse la speranza fu quello in cui si unì a una spedizione verso il vecchio villaggio, in cerca di utensili e ricordi. Scavando fra le macerie trovò un piccolo dipinto incorniciato, sfondato al centro e sbiadito per l'umidità, ma ancora riconoscibile: l'aveva dipinto Saavedro qualche giorno dopo il loro matrimonio e da allora era rimasto appeso nella loro camera. Da principio voleva essere solo un ritratto dell'amata ma Tamra aveva insistito fino a che, riluttante, il pittore non si era ritratto alle sue spalle, cingendo la figuretta in un abbraccio. Tenendo il quadro in mano con la delicatezza con cui avrebbe sorretto un uccello ferito e sentendosi trafitta dallo sguardo penetrante del suo sposo, si rese conto che l'aveva dimenticato. Prima del quadro le sue memorie ammontavano a forme indistinte, fatto che sarebbe stato tragico e tuttavia naturale, dopo anni e anni senza sue notizie, immersa nel presente eterno di Narayan.
Ma sentì che la perdita del ricordo stava pesando più della perdita dell'uomo.

Torna, amore mio. Qualunque strada ti abbia rapito e si sia cancellata alle tue spalle, ritrova la via di casa, scrisse quella sera, ma smise di crederci non appena ebbe richiuso il calamaio.

*

Discese per le scale di corda fino all'attracco della goletta dove l'aveva salutato all'inizio della rivolta e gli aveva promesso che l'avrebbe atteso per cena. La sua struttura di metallo era rimasta immutata e sembrava ancora aliena sotto i suoi piedi, nonostante i licheni dell'albero avessero iniziato a reclamarla come propria. Legò un nastro al primo pilone e lo srotolò dietro di sé al ritorno. Quando qualcuno fosse giunto a quell'attracco, lei l'avrebbe saputo. E, con quella certezza, si sarebbe potuta perdonare quando avesse smesso del tutto di pensarci.

*

Tamra intrecciava per sé e per le sue giovani donne, abili figlie di una nuova Narayan che non sarebbe stata più facile della precedente, né più bella, ma più attenta. Intrecciava sopra il passato senza mai coprirlo del tutto, affinché il loro nuovo inizio rimanesse impresso a lungo come monito alle generazioni future. Intrecciava i simboli di tutte le perdite ingiuste, unendole ai rami nuovi in un'unica storia che portasse le radici di tutti.

*

Vide il nastro tendersi mentre cantava al ritmo dell'intreccio, con gli occhi socchiusi e i pensieri tutti protesi sulle mani callose che lavoravano il ramo e la membrana. Da qualche parte in fondo alla coscienza riconobbe l'evento e ciò che significava, ma aveva atteso a vuoto per troppi anni per disimparare la calma in qualche breve secondo. Continuò a cantare e pregare e intrecciare, serena.

























Eeee l'arrivo di Saavedro sarà per un'altra volta! Quei due devono avere il loro lieto fine ;_; Devono ;_; Note:
@ Intrico, Intreccio ecc.: Lattice, Weaving etc. La scadenza è prossima e mi pesano le chiappe a riprendere la mia partita avviandola in italiano XD
@ primo rifugio sulla barriera: Saavedro scrive nel suo diario che aveva pregato Tamra di rifugiarsi con le bambine “to the reef”, qualsiasi cosa ciò significhi dato che non abbiamo immagini di Narayan sotto la coltre di nubi. Io m'immagino un grosso groviglio di radici accavallate a pelo d'acqua.
@ “ritrova la via di casa”: You're in exile from me, because it's you that I can't see... why did you leave me to be alone...
@ tradizioni Narayane: non so se so contravvenendo a due lustri di onorato fanon, onestamente non ho mai cercato materiale su Saavedro & co (fanon = fan canon, idee non presenti nel materiale originale ma diffuse fra i fan al punto da venir prese per buone). Riflettendoci in quest'ultima settimana prima di mettermi a scrivere, mi è venuto da immaginare che una società del genere potesse pensarla così come l'ho descritta.
@ “Perché quando scrivi dei primi quattro giochi spesso i tuoi periodi hanno un inizio, uno svolgimento e una fine e quando scrivi del resto, invece...?”: ...guilty as charged, Vostro Onore. È tutta colpa di Yeesha.



   
 
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