Libri > Le Cronache di Narnia
Ricorda la storia  |      
Autore: Atena89    13/01/2006    12 recensioni
Due piccole avventure di Susan Pevensie, da un'amante del film e di Anna Popplewell che la interpreta magistralmente!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao! Mi chiamo Arianna e mi cimento da poco con le FanFiction! Questa è una one-shot ke racconta due piccoli episodi ke accadono nel regno di Narnia. Io non ho letto i libri, ma ho visto il film su IL leone, la strega e l’armadio, e mi è piaciuto tantissimo! Quindi per ki ha letto i libri, non siate crudeli con me!!!! L’ho scritta xkè mi piacciono molto i Pevensie ed in particolare Susan, ke è la protagonista della mia Fic! Bè, leggete e ditemi cosa ne pensate!!!

 

 

 

 

                                                    Amore Fraterno

 

 

La regina di Narnia Susan Pevensie era diventata bravissima con l’arco. Riusciva a lanciare una freccia con una velocità impressionante e non mancava mai il bersaglio, oppure qualsiasi punto verso cui aveva mirato. Nonostante la guerra fosse ormai finita da un anno, e la strega bianca sconfitta, Susan si allenava continuamente per affinare sempre di più il suo lancio e, di conseguenza, migliorare la sua tecnica di caccia. Infatti lei e i suoi fratelli si erano divisi i compiti dei sovrani: Peter era a capo delle milizie, Edmund si occupava del palazzo, Lucy stava con i cuccioli e insegnava loro ad essere sempre buoni e giusti, e Susan era a capo della squadra di caccia. Insieme ai centauri doveva cavalcare e catturare prede nello stesso momento, cosa non facile, quindi appena poteva cercava sempre di allenarsi.

 

 

 

In una bellissima giornata soleggiata Susan, come al solito, stava tirando con l’arco, ma invece di puntare dritto stava provando a fare una specie di disegno con le frecce, così tanto per svagarsi un po’, anche alle regine è permesso! La cosa le stava anche riuscendo bene, quando…

      -     Ciao Susan!-

La voce di suo fratello Edmund così improvvisa la fece a dir poco saltare e, per lo spavento, lasciò andare la freccia, che si alzò per un bel tratto prima di ricadere ad un centimetro dal fauno Tumnus. Il poverino vide la freccia “fargli il pelo” e scappò da lì a gambe levate.

-         Ed! Accidenti mi hai fatto prendere un colpo!-

-         Scusa non volevo! Ero solo venuto a vedere cosa stavi facendo!-

Una risatina giovanile dietro di loro li avvertì che non erano soli: Lucy infatti aveva assistito alla scena e non aveva potuto fare a meno di ridere dopo quello che era successo al suo migliore amico.

-         Povero Signor Tumnus!- disse con la sua vocina.

-         Lucy, anche tu qui?- chiese Susan.

-         Veramente è da quando hai cominciato a tirare che ti sto guardando! Sei bravissima!-

-         Grazie! Ma la prossima volta avvertitemi!-

-         Cosa stavi facendo di preciso?- chiese Edmund.

-         Cercavo di fare un disegno con le frecce. Era una stella, ci stavo riuscendo se non mi facevi spaventare a quel modo!-

Allora Ed corse sul campo di tiro e le andò a riprendere la freccia. Quando tornò dalle sorelle la porse a Susan e le chiese se poteva finire. Lei accettò di buon grado la proposta e, incoccata la freccia, la tirò nel punto mancante del suo disegno e lo completò: ora una splendida stella era disegnata nel centro di un bersaglio bianco.

-         Che bella!- disse la giovane Lucy- Perché ora non ne fai un altro?

-         Posso scrivere qualcosa se vi va!-

-         Si!!!- dissero insieme i fratelli.

-         Bene, però mi servono due favori: Ed, tu che sei più veloce devi andare fino ai bersagli e girarne un altro, in modo che così non ho i cerchi colorati; Lucy, tu invece devi andare laggiù a prendermi delle altre frecce, perché quelle che ho non mi bastano!-

Detto fatto: i due Pevensie minori corsero ognuno nella direzione indicata, e pochi minuti dopo tornarono vicino alla sorella. Susan raccolse tutte le frecce possibili, si mise in posizione, incoccò, e poi cominciò a tirare tantissime frecce, tutte apparentemente nello stesso punto, senza mai fermarsi, finché sullo sfondo bianco del bersaglio non apparvero queste parole:

                            

                                              VI   VOGLIO BENE

 Edmund e Lucy rimasero a bocca aperta, ma poi guardarono la sorella, che intanto aveva stampato in faccia un bel sorriso compiaciuto, e a turno la abbracciarono. Dopodiché, Lucy rimase lì a giocherellare con il suo coltellino, mentre Susan ed Edmund tornarono al castello. Il bersaglio rimase lì e in seguito fu ordinato di non toglierlo mai.

 

                                       **********************************

 

Quel giorno pioveva nel regno di Narnia. Gli alberi venivano sbatacchiati qua e la dal vento e la pioggia creava fango ovunque. La squadra di caccia tornava al castello dal solito giro di ricognizione, e si diresse verso Susan e Peter, in quel momento presenti vicino a loro, per riferire quello che avevano scoperto:

-         Mio Re, Mia Regina, mentre facevamo il solito giro per controllare che tutto fosse in ordine, abbiamo trovato questo-

il caposquadra dei centauri che aveva parlato fece un segno ad un suo “uomo” e quello alzò un animale morto.

-         Non capisco- disse Peter – Cosa c’è di strano?-

-         C’è che è stato morso da un lupo, mio Signore. Credevamo di averli sterminati tutti, ma a quanto pare ci sbagliavamo.- Poi si rivolse a Susan: - Perdonaci mi Signora.-

-         Non ti preoccupare, non è certo colpa vostra- rispose lei- ma ora dobbiamo subito trovare questi lupi e ucciderli prima che possano combinare guai seri. Coraggio andiamo!-

-         Dove pensi di andare tu??- Le chiese Peter – Piove, c’è vento, stiamo parlando di lupi ed è troppo pericoloso! Non se ne parla!-

-         Ma dai Peter! Sono a capo della squadra di caccia se non te ne sei dimenticato! È mio compito! Io non ti dico mica di non combattere se ce n’è bisogno!-

-         Si ma io sono più grande di te e anche più forte! E poi ormai è un anno che non combattiamo più… Quello che vuoi fare tu invece è molto pericoloso! Insomma, vuoi dare la caccia ad un gruppo di lupi sicuramente arrabbiati a morte in una giornata così!

-         Senti, ne abbiamo già discusso. Ognuno ha il suo compito. E questo è il mio. Mi porterò l’arco e le frecce, farò attenzione e se avrò qualche problema suonerò il corno! Va bene?-

-         Io… ecco…. È che non voglio che ti faccia male!-

-         Stia tranquillo mio Signore- intervenne il centauro- la proteggeremo noi!-

Detto questo, Susan si allontanò dal castello in groppa al suo cavallo insieme alla sua squadra, in cerca dei lupi.

 

 

Cavalcarono e cavalcarono ma non trovarono niente. Ormai zuppa fino al midollo Susan decise di togliersi il mantello: era un peso in più fradicio com’era. Arrivati ad un bivio Susan decise di dividersi: era tardi e non avevano trovato niente, perciò ognuno di loro sarebbe andato in una direzione opposta e si sarebbero ritrovati tra un’ora al castello. Obbedendo all’ordine si divisero e lei prese la strada dritta davanti a sé. La pioggia che infuriava le dava un fastidio enorme, ma di certo non poteva farla smettere! Ad un certo punto il suo cavallo si impigliò in una pozzanghera di fango, e lei scese per vedere se lo poteva aiutare. Riuscì nel suo intento, ma proprio mentre stava per risalire in groppa sentì un ringhio dietro di lei. Si voltò e vide tre lupi che la guardavano con uno sguardo molto…come dire….APPETITOSO. Maledicendosi per aver detto agli altri di allontanarsi cercò di risalire in fretta sul suo cavallo, per avere un piccolo vantaggio sui suoi aggressori, ma uno di loro sembrò capire le sue intenzioni, così fece un gran balzo in avanti e morse il cavallo dritto sul collo. Susan urlò, disperata, cercando di salvare il suo fedele amico, ma fu impossibile: il lupo lo aveva ucciso. Con una rabbia in corpo che non aveva mai provato prima si girò e senza nemmeno pensarci un attimo incoccò una freccia e uccise il lupo che aveva ucciso il suo cavallo. Gli altri due lupi però non si fecero spaventare da questa mossa, anzi, sghignazzarono.

-         Bene, bene, Susan Pevensie. Ma tu guarda a volte la vita…-

-         Che cosa vuoi da me?- chiese la Regina.

-         Cosa voglio? Solo ucciderti. Non mi pare che chieda molto. Tu e la tua sporca massa di ronzini avete sterminato la mia specie. Noi siamo gli ultimi rimasti. E non sarà cosi facile per te.-

Con queste parole fece un balzo verso di lei, ma Susan lo schivò, guadagnandoci solo un taglio sul braccio. Ora aveva un lupo alle spalle e uno davanti a lei. “La situazione si complica”pensò” cosa faccio adesso? Mi sa che mi conviene suonare il corno!” Cercò con le mani il suo fedele corno, dono di Babbo Natale, ma proprio mentre lo tirava fuori i due lupi le saltarono addosso.

Finirono a terra, Susan di sotto e i due lupi sopra di lei che tentavano di toglierle di mano l’oggetto. Col le loro zampe piene di artigli affilati le stavano graffiando tutta la pancia, ma lei non mollava. Tirò un calcio nei testicoli del lupo che le stava più a tiro, e quello si tolse da sopra di lei rantolando e contorcendosi. L’altro però era più duro: aveva afferrato il corno con la bocca e non aveva intenzione di mollarlo. Susan cercò a tentoni dietro di se la faretra e quando la trovò, sfilò con una mano sola una freccia e con tutta la forza che aveva in corpo, la piantò nella gola del lupo. Questo mollò finalmente la presa sul corno, ma non dava cenno di volersi togliere di dosso. Susan riuscì però ad afferrare il suo oggetto e con quanto fiato aveva in gola lo suonò. Il lupo, stordito per un attimo dal suono fortissimo uscito dallo strumento, lo afferrò di nuovo e lo scaraventò lontano da lei.

 

Intanto al castello Peter era preoccupatissimo: l’intera squadra di caccia era tornata, fatta eccezione per sua sorella. Aveva chiesto più e più volte ai centauri cosa fosse successo, ma loro non potevano dirgli niente che lo potesse aiutare, avevano solo eseguito gli ordini. Ad un tratto, però, sentì un suono. Non era certo di aver sentito bene perché il rumore del temporale era molto più forte, ma aveva capito cosa fosse. La prima volta che lo aveva sentito era stato molto più chiaro, poiché era una bellissima giornata e l’unico rumore che lo poteva distrarre era la voce di Aslan ed inoltre il suono era stato molto più lungo. Questa volta era stato un attimo, ma non aveva dubbi: era il corno di Susan. Senza pensarci due volte prese il suo mantello, sellò il suo cavallo, e partì alla volta della foresta, sperando dentro di se che non fosse ormai troppo tardi.

 

Susan non si riconosceva più: aveva il corpo completamente ricoperto di fango e sangue e ancora non era riuscita a togliersi il lupo di dosso. L’altro era caracollato vicino alla sua mano e senza troppi rimorsi gli aveva ficcato una freccia nel cervello, facendolo morire all’istante. L’altro però era un osso più duro del previsto. Continuava a spingerla a terra e le sbavava in faccia. Non ce la faceva più. Pregava che qualcuno avesse sentito la sua richiesta d’aiuto, ma stanca del peso di quel bestione, raccolse le forze e con una spinta lo gettò al suo fianco, dritto dentro la pozzanghera in cui il suo stesso cavallo si era incastrato. Per un attimo rimasero entrambi a terra, sfiniti. Ma poi Susan si alzò in piedi e raccolse tutte le frecce che le stavano a portata di mano. Una per volta le incoccò e le tirò nella schiena, nella testa, nella pancia e nella gola del lupo. Quello non si mosse né fece un fiato. Per sicurezza, ne tirò un paio anche all’altro lupo, non si sa mai. Infine, si accertò che entrambi fossero morti e poi si avvicinò alla carcassa del suo amato destriero. Lo tastò un attimo, cercando un modo per vedere se lo poteva ancora salvare, ma niente: il cavallo era morto. Distrutta sia fisicamente sia moralmente, si accasciò vicino all’animale e cominciò a piangere.

Le lacrime le scorrevano lente sul viso, mentre la pioggia le lavava il corpo dal fango, mostrando però le gravi ferite e i tagli infertole dalla lotta con i lupi.

 

Peter cavalcava a tutta velocità. Cercava disperatamente un segnale, un qualcosa che lo facesse arrivare da sua sorella. Improvvisamente vide a terra il suo mantello, piegato ad indicare una stradina nel fitto della foresta. Pensò che Susan se l’era tolto perché era pesante tutto bagnato, ma senza pensarci troppo imboccò quella stradina. Ansimava più lui per l’agitazione che il suo cavallo per la folle corsa. Poi, come apparsa al nulla, una piccola radura si aprì davanti ai suoi occhi, rivelando una scena orribile: tre lupi, pieni di frecce, giacevano a terra in mezzo a pozze miste di fango e sangue; più in là c’erano invece il cavallo di Susan, anch’esso ricoperto di sangue, con la ragazza a terra appoggiata a lui, gli occhi chiusi, il viso un po’ contorto in un’espressione di tristezza, le gambe, la pancia e le braccia ricoperti di tagli, e completamente zuppa.

A Peter venne un infarto. Scese di corsa dal cavallo, corse verso e di lei e le si buttò accanto. Poi, trattenendo le lacrime che minacciavano di scendere, disse:

-         Susan… ti prego… Susan…-

-          Peter….sei tu?- la ragazza parlò con appena un filo di voce.

Aprì piano gli occhi e riconobbe la figura del fratello.

Trattenendo entrambi il respiro per l’emozione, lei perché finalmente il fratello era venuto a prenderla, lui per la gioia di vederla viva, si abbracciarono. Ma non era un abbraccio normale: ognuno di loro si aggrappava all’altro per la gioia di vederlo, come se ne dipendesse la propria vita. Susan aveva ricominciato a piangere e Peter lasciava correre qualche lacrima, e intanto diceva:

-         Tesoro mio… pensavo che fossi morta… Oh Dio come sono contento che sei viva…-

-         Peter mi dispiace- diceva lei tra le lacrime- Tu lo avevi detto che era pericoloso, ma io non ti ho voluto ascoltare! Perdonami!-

Allora Peter si staccò dolcemente da lei, la guardò negli occhi e le disse:

-         Non mi importa se avevo ragione o no. Anzi, avrei di gran lunga preferito sbagliarmi piuttosto che vederti così! – Le accarezzò piano i capelli bagnati, scostandoglieli dal viso- La cosa più importante ora è riportarti a casa… guarda come sei ridotta…-

-         Non è tutto mio questo sangue-

-         Va bene, ma sei comunque tutta bagnata e se non ci sbrighiamo a tornare al castello ti prenderai una broncopolmonite-

Così la prese in braccio e la mise sul suo cavallo all’amazzone. Poi salì dietro di lei e la guardò: aveva tutto il corpo pieno di graffi. Approfittando del fatto che la pioggia aveva finalmente cessato di cadere, si sfilò il suo mantello completamente bagnato e lo usò per pulire un po’ le sue ferite dal fango, per evitare un’infezione. Poi lo piegò e prima di metterlo nella sacca ne tirò fuori un altro, asciutto fortunatamente, e lo avvolse intorno a Susan. Mise quello bagnato nella sacca e ripartì alla volta del castello.

-         Come sei premuroso…- lo canzonò Susan con un sorrisetto

-         Bè,- rispose ridendo anche lui-  non voglio che ti fai male più di quanto non hai fatto già. Ma come è successo?-

E durante il percorso lei gli raccontò la sua avventura, mentre lui rimase sempre più sorpreso.

 

Erano ormai quasi arrivati al castello, già si vedevano in lontananza Ed e Lucy insieme ad una squadra di fauni dottori pronti a curare la regina Susan. Ma prima di raggiungere tutta quella folla, Susan guardò suo fratello: aveva quello sguardo un po’ serio e un po’ preoccupato che aveva visto tante volte. Lo chiamo dolcemente e lui subito cambiò espressione: divenne dolce e un po’ spaventato. Quasi sussurrando le gli disse:

-         Peter… grazie…. Ti voglio bene!-

-         Anch’io ti voglio bene tesoro!-

E così finalmente tornarono a casa. Susan se la cavò con un sacco di bende e solo una febbre, anche se quello che era successo non se lo sarebbe mai dimenticato, sia le cose belle sia le cose brutte.

 

                                           ***********************************

 

Ok, spero ke vi sia piaciuta!! Se magari mi lasciate un commentino ne sarei veramente felicissima!!! Un bacio a tutti!

Atena89

  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: Atena89