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Autore: Mikako_    05/03/2011    4 recensioni
Ciao ragazzi, questa è la prima volta che pubblico una storia su Efp (mi sono iscritta sì e no 5 minuti fa!). L'idea che molte persone possano leggerla mi rende un po' nervosa!
Comunque, questo primo capitolo parla di una ragazza diciassettenne che, dopo aver incontrato un'altra ragazza, se ne innamora. Scopre un lato di se stessa che fin'ora non era mai uscito alla luce del sole.
Sinceramente, ancora non so come continuare.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

 

Mi chiamo Margaret Tompson. Sono una ragazza di diciassette anni né troppo bella, né troppo brutta; il classico tipo che i ragazzi definiscono “scopabile”.

Mi stavo dirigendo a casa; era appena uscita da scuola. Frequentavo il 4° anno della scuola superiore, l'unica che vi fosse in città.

Per le strade si notava un susseguirsi di alberi che iniziavano a prendere colore; i rami secchi intorpiditi dal freddo dell'inverno erano riempiti di canditi boccioli in fiore e da foglie di varie tonalità di verde. I rami si ergevano alti, quasi volessero toccare il cielo.

I palazzi che si susseguivano nelle vie non erano molto alti e avevan tutti circa quarant'anni.

Affacciata al suo balcone c'era, come ogni giorno, la signora Lauren. Tutti i giorni, al tramonto, si rannicchiava sulla vecchia poltrona consumata dal tempo e aspettava. Molte persone sostengono che aspetti un vecchio amore partito per la guerra diversi anni fa. Non posso evitare di fissare quella donna e di ammirarla per la sua determinazione, ma allo stesso tempo, compatirla.

La gonna della divisa scolastica mi arrivava poco sopra al ginocchio; di tanto in tanto una folata di vento la sollevava leggermente mettendo in mostra le mie cosce. La camicetta, leggermente sbottonata, faceva trasparire una piccola porzione del mio reggiseno nero.

Da quattro anni percorrevo la stessa strada; conoscevo tutto a memoria.

Il signor Billy ora dovrebbe uscire dal suo negozio per dare da mangiare ai gatti, pensai. E infatti la campanella del negozio suonò quando la porta, aprendosi, la toccò. Billy mi salutò con un leggero cenno del capo a cui io risposi con un sorriso.

L'arrivo della primavera metteva tutti di buon umore. A me faceva pensare all'inizio di una nuova vita; tutto, in quel periodo, nasceva, per poi morire in autunno.

Un laccio della scarpa mi fece inciampare e, cadendo, colpì una ragazza. In meno di un secondo eravamo entrambe a terra.

«Oh, scusami tanto!» mi alzai da terra e aiutai la ragazza ad alsarsi.

La ragazza mi sorrise facendomi intuire di non preoccuparmi.

«Sono tuoi quei libri là a terra?» Tutti i miei libri, i fogli e le penne erano sparsi sul marciapiede. Si chinò e me li raccolse. Non doveva avere più di diciotto anni; era snella, alta e bellissima. I capelli neri erano tagliati corti e un piccolo ciuffo le ricadeva davanti agli occhi. Indossava una camicia a quadri bianca e rossa, e un paio di jeans attillati. Se bene, all'apparenza, cercasse di sembrare un uomo nel modo di vestire, conservava il fascino femminile. Gli occhi erano grandi e verdi; le labbra leggermente rosee e sottili. Le orecchie erano incorniciate da orecchini a forma circolare.

«Grazie.» Sussurrai, abbassando il capo per la vergogna. Sentii le mie guance divampare e immaginai il mio aspetto.

«Di nulla. Ci vediamo.» Disse, dandomi un piccolo colpo sulla spalla. Mentre si allontanava non potei fare a meno di notare il modo in cui camminava; era fiera e sicura di sé.

Ripresi il mio tragitto verso casa. Mi chiesi se l'avrei mai rivista; non sapevo neanche il suo nome! Perché quella ragazza mi attirava tanto?

Tornata a casa fui lieta di trovare mio fratello nel salotto. Era da molto tempo che non lo vedevo. Kurt era di cinque anni più grande di me e a differenza mia, era bellissimo; molte ragazze lo desideravano. All'età di diciannove anni decise di trovarsi lavoro altrove lontano da questa città, a suo parere, noiosa. Dall'ultima volta che l'avevo visto, i capelli castani erano leggermente cresciuti, il pettorali e le braccia erano aumentati di volume ed era felice.

«Margy! Piccola, vieni ad abbracciarmi.» Corsi tra le sue braccia. Mi era mancato quel profumo così familiare. Da piccola, ogni volta che piangevo, mi rintanavo tra le sue forti braccia confortanti. Non è cambiato nulla da allora, forse solo il nostro aspetto.

«Allora come stai?»

«Tutto bene. A scuola ho sempre voti alti.» Sorrisi, ricordandomi che Kurt era una vera frana a scuola. «E tu Kurt?»

«Benissimo, piccola. Il lavoro va alla grande e... ora ti presento una persona speciale. April, vieni per favore.»

Dalla cucì una chioma bruna. Era la ragazza di prima. Avvertii una fitta allo stomaco.

«Margaret, lei è April, la mia ragazza.»

«Ci siamo già conosciute prima.» Disse April, sorridendo a Kurt e baciandolo sulla bocca.

«Davvero?»

«Sì. Tua sorella mi è praticamente cascata addosso». Disse inalzando il sopracciglio e allargando le labbra in un sorriso malizioso. Le guance arrossirono ancora una volta.

 

Per tutto il resto della cena assistetti a scene amoreggianti tra mio fratello e April. Amore di qua, amore di là. Tutto questo mi faceva incredibilmente male. Kurt faceva scorrere la sua avida mani sui jeans di April, la quale faceva finta di niente e continuava a dialogare tranquillamente con i miei genitori. Nessuno sembrava accorgersene, ma io sì. Notavo il modo il cui lui saliva lentamente, raggiungendo la “zona proibita” e lei emetteva un lieve risolino, notavo il modo in cui lei gli scostava i capelli sul viso. Non mi rivolsero neanche uno sguardo.

Finito il gelato e la frutta mi rintanai in camera mia, la mamma e il papà sparecchiavano e Kurt si fumava una sigaretta.

Mi accascia sul letto con la testa affondata nel cuscino. Dovevo fare mente locale, capire cosa mi stava accandendo. Perché ero così protettiva nei confronti di April? In fondo è una ragazza normalissima; di amiche ne ho molte, ma con loro non ha lo stesso effetto. C'era un qualcosa in April che mi attirava; il suo corpo, i suoi movimenti...

La porta si aprì e April entrò dentro la mia camera.

«Posso?» Non attese la mia risposta e si mise a sedere di fianco a me.

«Come mai non sei con Kurt?» domandai, acida. Non avevo voglia di vederla. Più la vedevo, più soffrivo. Meglio starle lontano.

Sospirò. «I tuoi e tuo fratello sono usciti a fare una passeggiata. A me non andava.»

Mi misi seduta di fianco a lei.

«Va bene.»

«Margaret, ho visto questa sera come ci guardavi.»

Sbarrai gli occhi ed ebbi l'impressione che il cuore si fermasse. Il naso non riusciva a filtrare l'aria.

«Cosa c'è che non va?» Si voltò nella mia direzione, fissando i miei occhi azzurri con i suoi verdi.

«Nulla, cosa deve esserci che non va?»

«Ti ho vista, sai? Oggi, quando mi sei caduta addosso. Eri diventata paonazza... e questa sera a cena ci fissavi; fissavi me.»

Cosa potevo rispondere a quelle accuse? Smentire non sarebbe servito a nulla.

«Ecco... io... non lo so.»

La sua faccia era indecifrabile. Continuava a fissarmi cercando di capire cosa mi passasse nella testa; il problema è che neanche io lo sapevo.

«Oggi, quando ci siamo incontrate,» presi fiato «qualcosa è successo. Non so come spiegartelo né come spiegarmelo.»

April annuii leggermente; voleva lasciarmi tutto il tempo che mi serviva.

«Credo che io provi una sorta di... attrazione fisica per te.»

«Oh, capisco.» Era inflessibile. Mi sarei aspettata una reazione un po' più “attiva”.

Abbassai lo sguardo al pavimento, incrociando le mani.

Con la sua mano mi sollevò il viso; le nostre faccie erano vicinissime. Potevo sentire il suo caldo respiro sulla mia pelle.

Avvicinò le sue labbra alle mie. Non sapevo che fare. Dovevo ricambiare quel bacio o scansarla? La passione ebbe il sopravvento. Quanto durò quel bacio? Poteva esser durato dieci secondi come un minuto.

«Cosa hai provato?» mi chiese April, ritraendosi.

«Io.. beh, è stato fantastico.» Il cuore mi batteva, velocissimo.

La porta si aprì ed entrò Kurt.

«Vedo che state facendo conoscenza. Margy, April l'hai avuta per abbastanza tempo; ora sei mia.» Disse, tirandola a sé dandole un bacio sulla bocca. «Buona notte, piccola» aggiunse, dandomi un bacio sulla fronte.

Chiudendo la porta April mi guardò e sorrise.

Quella notte non riuscii a dormire.

  
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