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Autore: ErisHope    05/03/2011    3 recensioni
Tra noi non c’era amore, non c’erano baci ne carezze, non ci servivano neanche le parole, bastava guardarci negli occhi per capire cosa volevamo, volevamo vivere ma avevamo scelto il modo più errato per farlo.
Genere: Erotico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 Losin ‘my soul

Solite scale, solito hotel, solita stanza.
Quello che facevamo era sbagliato, imperdonabile, io mi disprezzavo.

I sensi di colpa rendevano questa scala sempre più difficile ma le mie gambe si muovevano da sole.
I sensi di colpa mi uccidevano ma lui mi faceva vivere.

Tra noi non c’era amore, non c’erano baci ne carezze, non ci servivano neanche le parole,
bastava guardarci negli occhi per capire cosa volevamo, volevamo vivere ma avevamo scelto il modo più errato per farlo.

Sesso, quello violento, quello che fa male, fa male dentro e fuori.

Ci graffiavamo il cuore, l’anima e il corpo ma stavamo bene.

Così come le baccanti massacrano il corpo di Penteo per calmare a loro furia
noi ci facevamo del male a vicenda per ritrovare la pace almeno per qualche momento.

Stanza 120

L’ombra riempiva la stanza, vedevo il suo profilo seduto sul letto, era arrivato prima di me,
chiusi la porta e incomincia a togliermi i vestiti, piano, uno alla volta, senza fretta.
La luce del lampione che entrava tra le fessure della tenda illuminava i suoi occhi che fissavano i miei,
il suo naso leggermente in su e le sue labbra, per poi finire sulle due palline metalliche.

Una volta totalmente nuda mi misi davanti a lui, iniziò a leccarmi l’ombelico, poi scese,
sollevò la mia gamba destra e mi fece poggiare il piede sulla sua coscia, ancora fasciata dai jeans, 
scese ancora di più ed arrivò proprio lì, ormai mi conosceva, sapeva i miei punti deboli, 
sapeva come fare con me, per lasciarmi andare.

Sospiravo beata accarezzando i suoi capelli stretti in numerose treccine nere,
gli tolsi la fascia e lui smise la sua piccola, ma fantastica tortura.
Mi fece sdraiare sul letto e si spogliò.

Ogni volta cercavo di trovare un difetto, uno qualunque, ma nulla, era un dio greco,
il mio dio greco a cui mi sacrificavo giorno dopo giorno, mese dopo mese e perché no,
ormai anche anno dopo anno, eravamo marci dentro.

Fermo sopra di me mi scrutava l’anima, lui leggeva dai miei occhi e io, vedendomi ei suoi, mi capivo.
Qualcosa mi turbava e lui lo sapeva, ecco perché entro in me con una spinta secca e decisa, più stavamo male più ci facevamo male.
Eravamo convinti che il dolore fisico potesse coprire, anche se per poco il nostro dolore interiore.

Continuava a spingere, non un abbraccio, occhi negli occhi, ci urlavamo contro restando in silenzio.
Spingeva, spingeva e dilaniava, con le mie unghie conficcate nella sua schiena, faceva male ma stavamo nascendo,
ad indicarla l’espressione sul nostro viso, quell’espressione soddisfatta.

Ma noi non eravamo soddisfatti.

Era diventato una droga ormai questo nostro vederci in segreto, non potevamo farne a meno,
presto avremmo avuto nuovamente bisogno l’uno dell’atro.

Un’ultima spinta e la sua figura lasciò spazio alla visione del soffitto grigio, sporcato dal fumo delle sigarette di tutti quelli che tradivano come noi.
Si era accasciato su di me.

Lui non avrebbe chiesto cosa c’era che non andava, ma stavolta doveva saperlo.
Ci eravamo condannati a morte da soli, stava a noi decidere quando porre fine alle torture
e proprio io avevo deciso di recarmi da sola al patibolo.

Lo feci spostare da sopra il mio corpo, poi, uno di fronte all’altro sdraiati sul letto,
proferì parola – è meglio non vederci più

Avevo messo il cappio intorno al mio collo, ora dovevo solo aspettare che lui aprisse a botola,
ma non lo fece, non proferì parola, con gli occhi chiedeva perché.

- Bill mi ha chiesto di sposarlo

Tac, colpo secco, botola aperta.

Giù nella fossa, perdendo la mia anima.

 
I fatti appena descritti sono frutto di un sogno della notte scorsa, quindi della mia fantasia.
Baci Les

  
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