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Autore: Yammi    05/03/2011    8 recensioni
Una donna, una sera, una scoperta su una consapevolezza che aveva da sempre sotto gli occhi ed una scelta. Continuare a proclamare la morte o cercare di smettere?
So che questo mio breve capitolo susciterà molte polemiche con chi non sostiene ciò che dico e mi sta bene. Ma per favore, se volete criticare fatelo in modo civile e sopratutto con la consapevolezza che la mia idea non la cambio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che questo mio capitolo susciterà non poche polemiche con chi non condivide il mio pensiero e quindi vorrei fare questa premessa. Non cercate di farmi cambiare idea,
non ci riuscireste. Se volete parlarmi del vostro punto di vista tranquillamente critiche ed altro sono bene accette purchè asenti da insulti o robaccia varia.
Detto questo buona lettura.


03:34 del mattino, Francia. Fa freddo, e sono con la mia auto su un'autostrada deserta. Avrei dovuto raggiungere Parigi entro le 6:00 del mattino ma avevo troppa fame
che vinceva perfino il desiderio di dormire. Trovai, per fortuna (o forse no...), un autogrill aperto. Mi fermai per fare benzina ed entrai guardando gli scaffali
in cerca di qualcosa che stuzzicasse il mio appetito e trovai una piccola confezione di snack con formaggio, crostini e prosciutto. Ne presi 3, pagai ed uscii fuori per
tornare alla mia auto. Magari se avessi fatto un pò prima la mia vita da allora non sarebbe cambiata da una virgola, sta di fatto che per qualche scherzo del destino
un camion si fermò a poca distanza dalla mia auto e non potei inevitabilmente non passarci accanto. Lessi le insegne scritte su
-Macelleria-
Sicuramente stavano trasportando degli animali, ed infatti così era. La parte posteriore era chiusa con la porta di una gabbia e potei vedere all'interno. Uno spettacolo
che non auguro a nessuno, nessuno che sia sensibile quanto me. C'erano migliaglia e migliaia di mucche strette strette, immobili, pensierose. C'erano anche dei vitellini
che dormivano accucciati vicino alle loro madri. Alcune mucche si girarono a guardarmi. Non avessi mai incrociato quei profondi occhi neri.
Erano umidi, erano tristi, erano occhi che sapevano. Sapevano della loro sorte, sapevano di non potersi sottrarre al loro destino che era quello di finire sulle
bancarelle con i relativi prezzi, come se si potrebbe dare un prezzo alla vita stessa. Quegli occhi piangevano, chiedevano pietà, chiedevano vita. Si chiedevano perchè,
perchè ci fate questo? Perchè non ci lasciate vivere?
Un vitellino si svegliò e, incrociato il mio sguardo si avvicinò alla rete della gabbia. Mi avvicinai, incerta ed accarezzai il suo muso e mi diede tanti di quei baci
sulla mano, così delicati e così innocenti che non potrei scordarli mai. All'improvviso il camion si accese con un rombo e partì verso quella che sarebbe stato l'ultimo
viaggio di quei poveri animali. Vidi il vitellino e sua madre guardarmi, speranzosi, come a volermi chiedere di liberare almeno loro. Ma io non potevo fare niente. Ero
impotente, impotente contro un mondo che finaziava la morte. Iniziai a tremare, atterrita dai sensi di colpa. Mi vennero in mente i pranzi di natale, le domeniche in famiglia
mentre tagliavamo spensierati le carni di quelle povere bestie. Guardai la busta che avevo in mano e mi sentii sporca, mi sentii artefice anche io della morte di quegli animali.
La lasciai subito e cadde sull'asfalto con un rumore sordo, mi voltai e mi diressi verso la mia macchina, mi ci chiusi dentro e pensai, pensai e riflettei, fino a piangere.
Lo so che mi giudicate una stupida adesso, voi non potete comprendere, lo so benissimo. Eppure piansi, piansi per quel povero cucciolo che da li a poche ore sarebbe stato
macellato insieme a sua madre, che sarebbe stato strappato alla vita per l'insulsa fame degli uomini.

Da quella sera non toccai più, nemmeno con lo sguardo, il pezzo di un cadavere. Perchè per me quello erano, da allora: pezzi di cadavere.

   
 
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