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Autore: Stella94    07/03/2011    7 recensioni
Nel torvo di una notte illuminata dalla luce lunare, Damon si perde nei propri pensieri e viene assalito da numerosi dubbi.
Troverà in Elena le risposte che cercava, accogliendo la vera gioia della vita, imparando ad essere umano. A soffrire, a piangere e a gioire come chi ha limiti di esistenza.
Spero vi piaccia! E' una Delena al 100%100.
BUONA LETTURA E RECENSITE!!!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                       The Climb


Buio, buio, buio. C'era solo buio intorno a lui. Buio e tenebre.
In quella densa oscurità, nemmeno i suoi occhi da vampiro riuscivano a contraddistinguere i confini della sua prigione, i confini della sua libertà.
Sete, sete, sete. La fame lo uccideva, lo sviscerava, lo tartassava di immagini raccapriccianti di uomini che venivano privati della loro esistenza in brevi, interminabili istanti di tortura.
La tortura implicava dolore e Damon amava infliggere dolore. Lo amava, si, lui lo amava.
Amore. Provare gusto nel porre fine alla vita altrui poteva essere considerato amore?
Eppure quella marmaglia di feccia, che detta in altri termini prendevano il nome di umani, avevano un' idea nettamente diversa dell'amore.
Damon l'aveva conosciuto, si, ancor prima di diventare un predatore lui l'aveva provato.
Ma per lui era stato dolore, sofferenza, frustrazione, inganno. Morte? In un certo senso si. Damon era morto per amore, per difendere quello in cui credeva, in quello che solo lui credeva.
Allora si. L'amore è dolore, l'amore è morte.
Deglutì fissando la luna, bianca, sola nel torvo della notte. Lui era la luna. Incompreso, solo, stanco ed irradiato dalla luce altrui.
Elena era la sua luce, Elena era il suo sole.
Lei era la vita, non la morte, lei era la gioia non il dolore. E lui l'amava.
L'amava, si, amava anche lei. L'amava più di tutto e tutti, l'amava più della sua sete, più del sangue, più del sapore della vendetta, più dell'infliggere dolore.
L'amore è gioia allora? L'amore è vita?
No, non per lui. Lui che aveva conosciuto solo il lato più oscuro dell'amore, quello che fa male, quello che fa soffrire.
Ma che ne sapeva lui in fondo dell'amore!? Non era mai stato amato, mai curato ne pensato. Ma solo detestato, odiato, emarginato, schifato per sino da suo fratello e ucciso.
Allora odiare è la cosa giusta, uccidere è ragione di vita, detestare è soltanto puro divertimento.
Facile così. Niente dolore, solo piacere.
Niente Elena. Elena, la sua Elena, la piccola dolce Elena. Quella grazia ancora inesplorata che il destino aveva inferto ad anime più pure e nobili, a quelli che amavano, a quelli che venivano amati: Stefan.
C'era un vuoto dentro di lui. Un vuoto che gli bruciava le vene, che gli tempestava le membra.
Perché Damon sapeva che per colmare quel vuoto bisognava amare ed essere amati. Perché lui, a ragion di logica, era stato un umano e gli umani hanno bisogno di amare, una necessità primordiale che nemmeno la sua natura da vampiro potrà mai riuscire ad assopire.
Buio, buio, buio, lui era stanco del buio, perché quando aveva incontrato la luce vi si era immerso con gioia e quel vuoto era stato colmato. Non poteva essere paragonato al piacere d'uccidere, perché esso presto sfuma, sfugge, come una sferzata di vento fresco d'estate. Ma il calore resta, quel ricordo non si offusca, non annerisce, ma rinvigorisce ogni volta che lo si pensa.
Voleva tornare nella luce, nel caldo, nella stretta delle sue minute braccia, nel sapore del suo profumo, perché lui voleva amare.
Raggiunse Elena dalla finestra e la vide, dai vetri, pettinarsi i lunghi capelli. Fili di seta che le dita di Damon volevano accarezzare.
Sussultò quando lo vide al davanzale e Damon seppe che lo riconobbe diverso, Damon voleva sperare che fosse così.
Perché adesso gliel'avrebbe dimostrato. Le avrebbe dimostrato che poteva amare, anche se faceva male.
<< Damon, che ci fai qui? >> Domandò sorpresa aprendo la finestra.
<< Dimmi Elena, l'amore è gioia o sofferenza? >>
Elena, adesso, colei che aveva sempre una risposta pronta, colei che lo teneva a bada, tentennò.
Tentennò di fronte ai suoi occhi, di fronte al suo sconcerto, di fronte a quello che sembrava un nuovo Damon.
Ma non era debolezza ne incertezza. Confusione, attimi di confusione che Damon scoprì magici e inestimabili come il tempo.
Poi parlò: << Io credo che l'amore comporti alcuni sacrifici. Ma quando raggiungi la tua menta, quando l'amore è contraccambiato, allora sarai ricompensato del dolore provato. >>
Damon allora capì. E fu per lui più straziante di un paletto di legno conficcato nelle carni. Perché ora sapeva. Perché ora sapeva cosa preannunciava il suo destino. Ancora buio, nero come il fondo di una caverna inesplorata.
<< Allora la mia vita sarà un eterno dolore, perché il mio amore non sarà mai contraccambiato. Nemmeno con il sacrificio. >>
Ed attese. Attese una smentita o semplicemente una conferma. Attese una parola, un sussurro, uno sguardo perché erano le uniche cose che poteva avere di lei, le uniche cose che nutrivano la sua anima.
Ed arrivò. Arrivò quello sguardo di commiserazione, di angoscia, di incertezza. Sembrava, agli occhi di Damon, essere sul filo di un rasoio. Sul punto di parlare e nello stesso istante ritirare le sillabe appena pronunciate.
Desiderò poter leggere nel pensiero Damon. Arrivare la dove nessuno ha mai scavato in profondità, percepire quelle cose che a Stefan sfuggivano e che lui parzialmente coglieva.
In quell'istante capì che era confusa, capì che era giunto il suo momento.
Si fece largo in quella stanza parzialmente illuminata da una fioca luce di una lampada e le fu di fronte.
Damon percepì quanto fosse bello anche solo poterle stare accanto, ascoltare il suo dolce respiro farsi sempre più accelerato. In sintonia con il suo cuore, fu per Damon, l'evolversi di una dolce sinfonia, una ninna nanna che lui non aveva mai ascoltato.
Sfiorò le sue guance con le sue mani assassine ed ebbe  quasi paura di sporcarle, perché egli era fradicio. Fradicio del sangue altrui, fradicio di tutto ciò che di macabro aveva commesso.
Eppure il suo gesto ebbe la purezza e la grazia di un angelo. Quella vota le sue mani si mossero innocenti, mosse dal suo cuore.
<< Andrei per mari e per monti per te. Percorrerei le lunghe distese dei deserti e quelle gelide delle nevi. Girerei ogni galassia del creato. Rinuncerei alla mia vita stessa per te. Ma non servirebbe. Sono condannato ad una vita di dolore e morte. Non mi è concesso ne amare ne essere amato. >>
<< Ciò che dici non corrisponde al vero! >> Elena lo ritrasse dalle sue parole. Lo sradicò in profondo dalle sue convinzioni e lo costrinse ad incatenare i loro sguardi con maggiore intensità. Perché Elena sapeva che solo così Damon l'avrebbe creduta.
<< Tu ami Damon, e sei amato. Sei sempre stato amato. >>
E Damon percepì che forse tutto non era perduto. Vide una piccola luce in quella caverna buia e la raggiunse.
Si colorì il suo viso di un mezzo sorriso e si intrufolò in se stesso la stupida convinzione che quella volta sarebbe stata diversa, che quella volta lui sarebbe stato amato.
Ma dell'amore altrui poco gli importava. Lui voleva solo il suo: quello di Elena. Solo il suo amore valeva un sacrifico, solo il suo cuore valeva un rinuncio, solo la sua anima valeva il dolore provato.
<< Tu mi ami Elena? >>
E fu così che Damon si sentì per la prima volta vulnerabile e impotente. Pregò.
Mai nella sua vita aveva pronunciato una preghiera, la sua scetticità non gli aveva mai concesso il lusso di farlo. Ma Damon il quel momento dovette credere che vi era un essere supremo in grado di ascoltarlo. Che vi era un Dio in grado di poter leggere le sue mute richieste e di perdonarlo, redimerlo dal suo orrendo passato.
La guardò intensamente mentre avvertiva uno strano bruciore agli occhi che da tempo non sentiva e l'ansia di aver ancora sbagliato, di dover ancora rinunciare.
Poi capì perché i suoi occhi dolevano. Scese una lacrima copiosa dai suoi lapislazzuli quando le sue labbra si fusero con quelle di Elena, ricevendo la sua inaspettata risposta.
Fu come se fosse stato catapultato in Paradiso anche se Damon non l'aveva mai conosciuto. Ma fu certo che se esisteva un luogo incantato quello era di certo tra le braccia della sua Elena, tra la smania delle sue labbra, tra la foga di quella dolcezza.
Mai labbra tanto morbide avevano bramato le sue, mai la sua lingua aveva incontrato una tanto eccitante e perfetta, mai vi era stato un bacio tanto desiderato.
E la sua lacrima, che era sgorgata dai suoi occhi, si unì, quasi gelosa, a quella stretta mozzafiato, a quella coccola soave ed unica.
Due chiazzette rosse spuntarono sulle gote di Elena quando si ritrasse da quel contatto.
Lo scoprì piangente e gli asciugò quella scia salata dal suo volto accarezzandolo amorevolmente.
<< Era un si? >> Una nuova conferma. Damon la pretendeva.
Ma il copione si ripropose, in una maniera ancora più sublime della prima. Elena sembrava dipendere dalle sue labbra, sembrava averle sempre voluto tastare ed adesso godersele fino in fondo. E Damon ebbe la sua conferma...
Si. Lei lo amava, lo amava. Damon lo ripetette talmente tante volte nelle sue congetture che perse presto il conto.
Ma non si arrestò: lei mi ama, lei mi ama, lei mi ama, lei mi ama, lei mi ama...
Ed altre lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi e scesero languide sulle sue guance andandosi ad infrangere la dove tutto aveva avuto inizio, la dove ogni cosa non aveva logica.
Desiderò Damon poter assaporare ogni centimetro di quella pelle olivastra e morbida come un manto di piume bianche.
Un desiderio che per anni era stato represso da quello più angusto e superbo del sangue, e che in egli si risvegliò, riportandolo ad di sotto del monte Olimpo, rendendolo solo un semplice mortale.
Un desiderio peccaminoso di un mortale amante, così lo definì il vampiro, quando la sua bocca, languida e smaniosa, giunse per la prima volta sul collo della fanciulla. Bramando di esso solo la sua pelle setosa e non le vene pulsanti che racchiudevano sangue.
Lui non era un predatore adesso, non era un vampiro. Lui era Damon Salvatore, quel ragazzo dagli occhi cerulei e brillanti che credeva nell'amore a tal punto da aver sacrificato se stesso e l'onore della sua famiglia.
Ringraziava ora quel Dio che credeva perduto, mentre, con maestria degna della sua lunga esperienza, conduceva la sua donna verso quel giaciglio caldo ed accogliente che per lungo tempo aveva solo potuto ammirare.
Poi l'adagiò su di esso, come un padre amorevole distende il proprio bambino nella culla, come un cervo che presta riparo al proprio cerbiatto, come un amante che adora la sua donna.
La sovrastò, ma per puro incanto Elena non era preoccupata. Sorrideva, e i suoi occhi brillavano di una luce nuova, intensa come quella di una cometa passeggera. La baciò ancora e ancora e ancora, mentre il primo indumento della giovane volò via, lasciando il vampiro senza fiato e con l'amaro di aver sprecato troppo tempo.
Sprecato tempo in quello che non aveva la perfezione di quei seni, non aveva la morbidezza di quella pelle, il profumo di quella creatura. E come se Venere fosse nata dalla acque di fronte ai suoi occhi in quell'istante, e come se Botticelli si fosse ispirato a tale creatura ma che la sua maestria non avesse portato rispetto a una bellezza tanto rara.
Perché Elena era unica, Elena era un sogno. Ma quando le sue scarne dita artigliarono la sua schiena e la sua dolce bocca finì ad assaporare la sua scapola, capì che non era un illusione. Capì che la sua stessa passione si ergeva nel luccichio di due occhi color cioccolato e nella determinazione di una donna condannata dal suo cuore.
E come Adamo ed Eva furono un tempo, nudi, adesso, erano alla scoperta del loro Paradiso. Un luogo in cui la regola che vigeva era quella del cuore.
Le bianche lenzuola stropicciate si ammassarono ai loro piedi tanto era l'irruenza della loro passione. Sembravano come se fossero assetati nel bel mezzo del deserto e avessero trovato una piccola oasi risanatrice.
Baci, carezze, le lingue che si scontravano, le mani che si intrecciavano e poi sospiri, ansiti, gemiti ogni cosa sfuggiva al loro controllo. Ma prima che il vampiro potesse infrangere anche l'ultima barriera mormorò impreciso:
<< Dimmi che sarai solo mia, Elena. Mia, mia e di nessun altro. >>
Ed ella acconsentì. << Sono solo tua Damon. Lo sono sempre stata. Tua, tua, lo sarò per sempre. >>
E un altro bacio e un altro ancora, più spinto, sempre meno casto. E poi si unirono, si intrecciarono, divennero un unico essere, un'unica anima danzante.
Ed un piacere immenso che colse entrambi, che colse Damon come una sferzata di vento gelido d'inverno. Che lo risanò dalla sua assurda convinzione che il sangue fosse piacere, che lo riportò al disgusto del suo odore e di quel sapore metallico. Che gli fece desiderare di non essere mai morto.
<< Ti amo >> sussurrò Elena << ti amo Damon. Ti ho sempre amato. >>
E per Damon ci furono nuove lacrime. Ancora una volta una lunga scia salata sgorgò dai suoi occhi, perché ora sapeva.
Sapeva di amare e di essere amato. Aveva imparato che il sacrificio conduceva alla vittoria, aveva imparato che l'amore è gioia.
<< Ti amo anch'io Elena, più di ogni altra cosa al mondo. >>
Spinse ancora più forte, più veloce e si accasciò stanco ed appagato sul cuscino stringendo la sua donna fra le braccia ed ispirando il suo dolce profumo di lavanda, che lo cullò per tutta la notte.
Sapeva che sarebbe stato così, giorno dopo giorno. Lui e lei, Damon ed Elena. Per sempre.
Perché la vita, come l'amore, è una scalata. A volte si soffre, a volte ci addolora, a volte desideriamo solo poterla sconfiggere.
Ma quando si arriva in vetta, quando dopo immensi e immani sacrifici giungiamo in cima, la vista è meravigliosa.
Damon aveva raggiunto la sua vetta e finalmente, dopo cupi secoli, ammirava, estasiato ed appagato, lo strepitoso paesaggio.

                                                                                                                                                   Fine

 Bene se siete arrivati sino a qui la storia  vi è piaciuta e quindi questo mi fa un immenso piacere. Premetto che non so da dove mi sia uscita, le idee mi venivano a mano a mano che scrivevo e quindi non so se posso considerarla un capolavoro.
Anzi credo che non lo sia affatto. Adoro la coppia Damon/Elena per cui non ho potuto fare a meno di scrivere una piccola shot che racchiudesse un momento romantico tra i due, che tutti noi speriamo che accada nel telefilm molto presto.
Gradirei un piccolo commentino da parte vostra, per sapere se vi ha colpito oppure se è stata banale o un completo disastro.
Ero molto scettica se pubblicarla o meno, ma poi qualcuno mi ha convinta e quindi eccomi qua.
Vi inviterei a leggere anche la mia long fiction su The Vampire Diaries intitolata Breathe Again arrivata al sesto capitolo.
Bene ora vi saluto, spero che vi sia piaciuta, ad ogni modo fatemelo sapere ci conto!!!!!!
A presto. Baci Baci da:
                                                                                                                                                     Stella94


   
 
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