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Autore: black_jack    07/03/2011    2 recensioni
Non è il solito pomeriggio assolato. E’ il pomeriggio più importante del mese, per la squadra della Shinsengumi, ovvero, il giorno del picnic coi fiori di ciliegio. Gli alberi sono fioriti, l’aria è tiepida e il sole splende, non c’è momento migliore per rilassarsi assieme, fare due chiacchiere coi compagni di squadra e magari fare una bella bevuta. In tutta Edo, non si può trovare un parco più tranquillo ed elegante, senza contare la magnifica vista dei cento e più ciliegi rosa, che si stagliano sull’erba verdissima e il cielo sereno.
Tralasciando il sakè, ad Hijikata Toshiro non importa una emerita mazza né dei ciliegi né dell' erba né del cielo.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Okita Sogo, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è il solito pomeriggio assolato. E’ il pomeriggio più importante del mese, per la squadra della Shinsengumi, ovvero, il giorno del picnic coi fiori di ciliegio. Gli alberi sono fioriti, l’aria è tiepida e il sole splende, non c’è momento migliore per rilassarsi assieme, fare due chiacchiere coi compagni di squadra e magari  fare una bella bevuta. In tutta Edo, non si può trovare un parco più tranquillo ed elegante, senza contare la magnifica vista dei cento e più ciliegi rosa, che si stagliano sull’erba verdissima e il cielo sereno.
Tralasciando il sakè, ad Hijikata Toshiro non importa una emerita mazza né dei ciliegi né dell' erba né del cielo. L’ unico obbiettivo del vicecomandante è la grossa, verde e ricolma bottiglia di vino che passa tra le mani di tutta la numerosa compagnia: il solo a non averci ancora messo sopra le zampe è proprio lui, che in questo momento impreca e sgomita per riuscirne ad averne almeno un po'.
Accidenti a tutti quei bifolchi, lui non si è alzato alle 6 di mattina per trovare posto in quello stramaledetto parco, e poi fare la figura del povero alcolizzato morente.
 Hijikata si accuccia pensoso sulla tovaglia del pranzo: se vuole conquistare la bottiglia deve cogliere il momento più appropriato, magari nel bel mezzo di un brindisi o di un passaggio poco svelto…
L’ occasione si presenta molto prima di quanto non lui non pensi, poiché il capo Kondo, inaugurando l’ennesimo brindisi, in un impeto di allegria molto scoordinata (eh già, a parte il povero Hijikata, sono tutti molto alticci -.- ) fa dondolare l’attraente contenitore proprio a due centimetri dal naso del vicecomandante. Toshiro non se lo fa ripetere due volte: con gli occhi ardenti di bramosia si getta su Kondo e, con l’eleganza di un orso che ha fatto irruzione in un capanno degli attrezzi, artiglia la mano destra del povero (ed esanime) superiore.
La bottiglia è sparita.
Hijikata si guarda attorno smarrito. Eppure fino a tre secondi prima era lì, al centro dell’ attenzione tra le braccia del comandante, ma adesso non c’è più. Evaporata.
Con questi pensieri da vero alcolista anonimo, il vicecomandante alza lo sguardo da terra, pronto a sollevare Kondo, che, seppur non dia segni di vita, giace ancora sotto il suo sedere.
Ed in quel momento la vede: bella, aggraziata e sinuosa, si staglia contro la luce del sole e sembra chiamarlo.
 No, non è una donna. E’ la bottiglia.
Hijikata la fissa un momento inebetito, poi concentra l’attenzione sullo sventurato che ha avuto l’ardire di mettere le mani sulla sua preda. Davanti alla figura stravolta del samurai, facendo oscillare piano la boccia tanto bramata, si erge con aria decisamente divertita Sogo, che sorride sornione. Probabilmente anche Okita ha bevuto troppo, gli occhi sono stranamente vacui e il sorriso troppo ampio.
Perfetto, pensa Toshiro: tra tutti i compagni, doveva finire proprio tra le mani di quel sadico misantropo. Deve agire subito, prima che quell’ entità perversa trovi modo di colpire e rovinargli la giornata; dopotutto, a differenza del compagno, non ha i riflessi annebbiati.
Calpestando brutalmente Kondo, il vice si lancia per la seconda volta, ma ora contro Okita che, alla faccia di Hijikata, si scansa con incredibile agilità e inizia a correre verso il piccolo stagno al limitare del parco ridendo sguaiato, bottiglia alla mano.
Il samurai si lancia subito all’ inseguimento del sottoposto, sfoggiando un vastissimo repertorio di variegate parolacce ed insulti, i più coloriti probabilmente di sua invenzione.
Questa volta, l’obbiettivo è Sogo. Affannato, (prima o poi, si ripete, deve smettere di fumare) raggiunge lo stagno tranquillo e si guarda intorno furioso. Non si scorgono segni di vita.
“Sei lento Hijikata”. Toshiro alza lo sguardo, la voce viene dall’ alto.
Semisdraiato sul ramo di un ciliegio, Okita osserva ridacchiando il superiore:
“Ti ho lasciato un po' di sakè”
“Un po'?? Razza di imbecille, vedo da qua che ce n’è a malapena un sorso!”
“Ma che, scherzi?? Stai proprio invecchiando Hijikata, la bottiglia è quasi piena. Guarda, se sali ti faccio vedere”
Toshiro scruta sospettoso il giovane samurai sull’ albero: quella bottiglia può sembrare piena, tanto quanto un cioccolatino può assomigliare ad un quarto di bue.
 Tuttavia, nonostante il buonsenso gli dica di stare coi piedi per terra, il suo orgoglio ferito (è ancora sulla ventina, cavolo) e la sensazione di una caduta imminente di Sogo nello stagno (non che se ne dispiaccia troppo) lo spingono ad arrampicarsi sul tronco ritorto dell’ albero.
Non senza poca fatica (deve smettere di fumare!) raggiunge il ramo robusto ove, fresco come una rosa, sta appollaiato il sottoposto.
“Hijikata, sei molto lento.” Trattenendo la collera dirompente, il vicecomandante si sposta verso Okita.
“Allora, questo sakè?? Dì la verità delinquente: lo hai bevuto tutto tu!” “Assolutamente no. Guarda.”
Come il moro aveva previsto, era rimasto a malapena un sorso.
“E questo lo chiami bottiglia quasi piena?? Ma da dove vieni, da un altro pianeta??”
“Per te è più che abbastanza”
Toshiro sta iniziando seriamente a prendere in considerazione l’ idea che Sogo sia un cyborg malvagio inviato dagli Amanto. E perdipiù programmato per farlo incazzare.
Okita lo guarda negli occhi. “Dai Hijikata non dirmi che te la sei presa per così poco!” Il moro resta in silenzio. E’ meglio così. Se apre bocca rischia di uccidere Sogo a morsi.
“Che scemo che sei Hijikata!! E io che credevo che non fossi così infantile!” Il giovane samurai si alza in piedi sul ramo, oscillando pericolosamente.
“Dove credi di andare in quelle condizioni?? Stupido! Sei proprio uno stupido!”
“Non mi va di passare il pomeriggio con uno come te! Mi hai rotto le scatole!”
Barcollando pericolosamente Okita tenta di scendere dall’ albero. Come previsto, appena staccate le mani dal tronco quasi precipita da 3 metri da altezza. Se Toshiro non l’ avesse prontamente afferrato probabilmente si sarebbe rotto l’ osso del collo.
“Che cavolo pensi di fare in queste condizioni?? Un tuffo di testa sul prato??”
“Mi gira la testa Hijikata…”
“Sei proprio ubriaco fradicio…” Forse il vicecomandante è felice di non aver bevuto, non è da Sogo ammettere qualche malessere, e il pensiero di rilasciare affermazioni compromettenti decisamente non lo esalta.
Okita si accascia sul superiore e i due ricadono a sedere sul ramo. Toshiro sbotta contrariato.
“Si può sapere che fai??”
“Non essere sempre così scorbutico, fai innervosire…”
“Io faccio innervosire?? Io?? E tu, ti sei mai visto?”
“Stai zitto Hijikata”
“Ma che…” Il più giovane lo zittisce.
“Sai forse non è troppo male stare con te. Cioè, non mi fraintendere, sei sempre detestabile, ma è un po' meno peggio di quanto mi aspettassi.”
Sogo gli sorride. Hijikata pensa che sia un bel sorriso; è la prima volta che sulla faccia non gli vede un ghigno sadico o di scherno. La cosa lo turba parecchio, ora che ci fa caso.
Se lo stringe addosso, senza pensarci troppo, trova la situazione molto inquietante; non perché lo sia davvero ma perché il vicecomandante non sa davvero più cosa stia provando e l’ ultima cosa che vuole è fissare la faccia del sottoposto, che di rimando gli cinge la schiena con le braccia.
Altro che bottiglia, altro che donna: Toshiro crede di non essersi mai sentito meglio, è tutto così naturale, pensa. Resterebbe lì tutto il pomeriggio.
Appoggia il mento sulla testa di Sogo. “Devi smetterla di bere così tanto”
“E tu devi smettere di fumare”
“Allora continua pure a bere…”
Okita alza la testa divertito e fissa gli occhi chiari del superiore.  Senza che Hijikata abbia il tempo di rendersene pienamente conto, sente le labbra del più giovane contro le sue.
Sanno di dolce, un buon sapore, non si direbbe che abbia bevuto così tanto. Gli piace molto. Inizia a leccarle piano, seguendo la loro linea naturale, mordendo leggero il labbro inferiore, gustandosi la perfezione del momento. Sogo lo strattona impaziente.
“Razza di ingordo, non ti smentisci mai eh?” sbotta divertito.
Il giovane samurai ride. “Sei molto, molto lento Hijikata!”
Toshiro lo stringe e approfondisce il bacio. Si è fatto ancora fregare da quel sadico. Da quel bel sadico.
Okita, già a cavalcioni sulle sue gambe, gli passa le mani tra i capelli, sul collo e inizia a frugargli sotto il kimono, impaziente.
Il samurai più grande si chiede chi abbia insegnato a Sogo l’ arte del bacio: il più giovane gli sta letteralmente divorando il collo e il vice sta iniziando seriamente a temere per la sua giugulare. Decide, anche per salvaguardare l’ incolumità del suo sistema arterioso, di distrarre l’ attenzione di Okita: stringendo piano la vita del biondo, gli slaccia il cordone dei soliti hakama e lesto gli infila una mano sotto i boxer. Sogo si stacca immediatamente dal collo, inarcandosi all' indietro, con le guance piacevolmente arrossate. Senza smettere di muovere le dita, Toshiro inizia ad passargli la mano sinistra sui fianchi e l’ ombelico, guardando divertito ed estasiato l’ espressione sulla faccia del compagno, che geme incontrollato.
Probabilmente è la prima volta che fa queste cose.
Sogo attacca nuovamente il collo di Hijikata, che si torce indietro ansimando per lasciare più spazio al biondo. Muovendosi più delicato di prima, il più giovane inizia a succhiare la pelle del superiore, lasciando un vistoso segno rosso sulla carnagione candida. I due cozzano ripetutamente tra di loro, strattonandosi violenti, Hijikata leccando il petto e i capezzoli di Okita, l’ altro tirandogli i capelli e baciandogli le orecchie con foga. Spintonandosi, Sogo si avvinghia ancora di più al compagno e passa le mani sugli addominali scolpiti e il petto dell’ amante, lasciando qua e là qualche graffio.
Vicino all' apice, Okita si dondola ansimando sulle gambe del moro, gli infila la unghie nella schiena, stringendo il moro con le braccia e accasciandocisi sopra una volta venuto.
Toshiro sorride compiaciuto, estremamente appagato. Ne è valsa la pena, nonostante abbia perso definitivamente la sensibilità del collo e della schiena.
Con delicatezza, riveste il biondo che dorme sbracato sulla sua spalla e gli pettina piano i capelli con le dita. Tutto questo non è assolutamente dal lui, ma come si ripete, ne è valsa la pena.
Sogo si sveglia ancora insonnolito.
“Sei molto scomodo Hijikata.”
“E tu sei un sadico”
“Non è questo il punto”
Toshiro si carica in spalla il compagno che impreca e scende dall’ albero.
“Lasciami Hijikata, so muovermi da solo!”
“Ma se non stai nemmeno dritto!”
Okita gli fa una gran linguaccia e corre verso la squadra che proprio in quel momento si prepara a tornare al quartier generale.
Mentre si avvia con gli altri Kondo lo raggiunge:
“Toshi, si può sapere dove hai portato quella bottiglia?? Il vino era quasi finito, hai fatto tanta strada per niente!!”
“Vallo a chiedere a quell’ alcolizzato di Sogo, l’ha finito lui!!”
Kondo guarda perplesso Hijikata
“Boh, oggi non mi pare di averlo visto toccare alcool e quando te ne sei scappato con la bottiglia, il vino era quasi finito…”
Il comandante scrolla le spalle e si avvia dietro ai compagni, con Hijikata al seguito.
Alla fine, è stata una bella giornata.
 
                                                                                                                    Fine 
  
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