Watchin' you kiss her
Era circondata da una grande folla, e il chiacchiericcio della gente
riusciva a sovrastare persino i suoi pensieri.
La sua mente sembrava non voler articolare riflessioni razionali.
In quel momento avrebbe voluto essere in un posto completamente diverso,
eppure – per sua immensa sfortuna – erano riusciti a strapparle una promessa. E
lei manteneva sempre le promesse.
Certo, se fosse stato possibile aggirare quella pesante incombenza,
sarebbe stata molto più felice. Invece no.
Sembrava che il destino ce l’avesse in qualche modo con lei. Ah, che
parola grossa destino. Non ci aveva
mai creduto, e sicuramente doveva essere caduta in basso per aver anche solo
osato pensare ad una scusa come quella.
Non era un stupida, come molti invece pensavano.
Non era nemmeno masochista, anche se in quel preciso momento sembrava
essere la persona più autolesionista che avesse mai conosciuto – e lei di
persone così ne aveva conosciute parecchie.
La sua entrata in scena, quella mattina, era stata salutata da tutti con
stupore. C’era chi si era addirittura indignato per la sua presenza lì e,
sinceramente parlando, non avevano tutti i torti.
Lei significata il passato, l’infanzia, tutto quello che vi era stato di
male in lui. Quasi le veniva da ridere a pensare che quella gente bigotta e
insignificante desse la colpa a lei
per quello che era successo. Da donna di classe quale si reputava, aveva
comunque deciso di ignorare tutto e tutti.
Se si trovava lì, era solo per un motivo tanto banale quanto vitale.
*
«Non hanno ancora smesso di parlare di te» le comunicò una voce
conosciuta strappandole un sorriso accennato.
Poté immaginare il sorrisetto compiaciuto di Blaise Zabini nel
pronunciare quelle parole con voce annoiata: il ragazzo, dopotutto, era una
costante contraddizione, sia nei pensieri che nelle azioni. Raramente mostrava
interesse per qualcosa, riuscendo tuttavia a mantenere un’espressione contraria
al tono della voce.
«Perché credi che sia venuta? Avevo bisogno di sentirmi al centro
dell’attenzione, come sempre» ribatté lei arricciando le
labbra.
Quel gesto involontario nascondeva sempre un sentimento di velata
tristezza che solo pochi eletti erano in grado di comprendere.
Non era facile per la ragazza stare lì in mezzo a quella folla, aveva constatato Blaise non appena l’aveva vista. La sua presenza però, era indispensabile; e di nuovo Blaise era sicuro dei suoi pensieri.
*
Quella maledetta promessa! Accidenti a lei e a quando aveva deciso di
accettare.
Come un perfetto Slytherin, Draco aveva aspettato che lei fosse mezza
ubriaca prima di farle quella proposta assurda.
«Vieni al mio matrimonio. Fammi da testimone»
Quelle parole le rimbombavano in testa da mesi ormai, e purtroppo non
aveva ancora imparato a conviverci. Non ci sarebbe mai riuscita, e questa era
una delle poche certezze che aveva.
Era una pazzia quella proposta, e gliel’aveva detto chiaramente. Era
sempre stata una persona schietta, per certe cose.
«Sei fuori di testa»
Lui si era semplicemente messo a ridere – probabilmente perché anche lui
aveva bevuto più di quanto avrebbe dovuto.
Ed era stata quella risata sincera che le aveva fatto accettare la
proposta. Avevano riso insieme e si erano baciati, consapevoli di avere la
necessità di rimanere insieme il più a lungo possibile prima della definitiva
separazione.
Avrebbero prese due strade diverse perché il destino – sempre lui – aveva voluto così, e a
niente era servito ribellarsi e cercare di aggirare l’ostacolo. Semplicemente,
non potevano stare insieme.
Quella notte, dunque, in preda all’alcol e all’amore, era stata il loro
canto del cigno.
Loro gioia e condanna.
*
Era quasi tutto pronto e tutti scalpitavano per assistere finalmente al
matrimonio dell’anno.
Pansy, fasciata nel suo vestito verde scuro di finissima e pregiatissima
fattura, stava aspettando.
Cosa stesse aspettando non lo sapeva nemmeno
lei.
Sentiva la presenza costante e invisibile di Blaise dietro di lei, un
angelo custode pronto a prenderla nel momento del bisogno.
Perché Pansy Parkinson, quel giorno, sarebbe caduta.
Il piedistallo su cui era sempre stata si era spezzato, senza però aver
ancora ricevuto il colpo di grazia.
E quale percossa migliore se non il matrimonio dell’uomo
amato?
Il ricordo dei loro corpi nudi stretti insieme le tornava prepotente ogni
volta che vedeva i parenti della sposa.
Le riservavano tutti uno sguardo astioso pur sapendo che era stata la
volontà dello sposo a portarla lì in mezzo a loro.
Non si era ancora intrattenuta a conversare con nessuno: la voglia era
poca e le parole superflue.
Il viso era una maschera composta ove troneggiava una smorfia accennata;
Pansy Parkinson non avrebbe mai ceduto alle volgarità della plebe. Camminava
lenta e sinuosa per il parco ammirando le decorazioni che i futuri sposini
avevano scelto.
Il primo pensiero che le venne fu che Astoria avrebbe sicuramente
preferito altri fiori.
Tutto, dai tavoli alle navate, era decorato con delle Viole – persino gli
alberi.
Decisamente, Pansy si era insinuata nella coppia più di quanto si
credesse.
Era stata sicuramente una scelta di Draco, come omaggio a
lei.
Si chiese cos’avrebbe mai architettato se il matrimonio fosse stato il
loro.
*
Ogni volta che ne aveva l’opportunità, Draco le rivolgeva uno sguardo per
ammirare la sua bellezza.
Sapeva di stare sbagliando a sposare Astoria. Il suo cuore non era mai
appartenuto a nessun’altro se non a quella ragazza dai capelli corvini e la voce
leggermente acuta che in quel momento aveva accanto, sebbene fosse nel posto
sbagliato.
I doveri, tuttavia, erano altra cosa rispetto ai sentimenti. E gli
Slytherin erano persone di parola.
Quindi, come Pansy aveva mantenuto fede alla sua promessa venendo al
matrimonio, lui aveva il dovere di mantenere quella data a suo padre appena dopo
la battaglia.
Voleva bene ad Astoria – davvero – ma ella non aveva il carattere
giusto per completarlo. Non gli teneva testa.
Così, quando arrivò il momento del bacio, gli occhi dei due amanti
s’incatenarono promettendosi amore e nascondendo
tristezza.
Fu uno sguardo fugace e repentino, un attimo eterno rubato al tempo che
sembrava voler scorrere veloce.
Chinò il viso verso la ragazza appena divenuta sua moglie e la baciò
immaginandosi le labbra morbide della persona che lo stava guardando.
*
Pansy credette di sentire un crack nel momento in cui le labbra di Draco
si posarono su quelle di Astoria.
Era stata brava, si era comportata egregiamente, senza scenate o lacrime
premature. Almeno fin lì.
Forse, se avesse avuto meno autocontrollo sulle sue emozioni, avrebbe
pianto; in fin dei conti i presenti non avrebbero potuto obiettare, dal momento
che ai matrimoni piangere è una prassi piuttosto
comune.
Forse, ancora, se avesse deciso di non recarsi al matrimonio si sarebbe
risparmiata tutta quella falsità e le occhiatacce.
Vi erano molto cose che Pansy avrebbe potuto fare, se solo fosse stata
una persona diversa; ma non lo era. Non avrebbe voluto
esserlo.
Per quel preciso motivo, quando Pansy si sentì mancare la terra sotto i
piedi senza tuttavia cadere, comprese che Blaise l’aveva stretta a sé per
sorreggerla e darle una spalla su cui piangere. Metaforicamente parlando – perché se
solo lei avesse provato a macchiare il suo nuovo completo pagato fior di
galeoni, gliel’avrebbe sicuramente fatta pagare.
In quell’istante silenzioso e senza lacrime, Pansy comprese che,
nonostante tutto, avrebbe sempre potuto contare sulle due persone che più amava
al mondo: i suoi migliori amici.
Anche senza lieto fine – e stavolta fu Blaise a citare il destino – loro avrebbero comunque avuto
qualcosa per cui lottare.
Certo, non sarebbe stata un dedizione soffocante come quella dei Grifoni,
ma avevano ancora la loro promessa.
Sempre insieme, a dispetto di ogni
avvenimento.
E quando i loro sguardi s’incontrarono alla fine di quella giornata,
sentirono che quel voto non sarebbe mai stato
sciolto.