Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: XShade_Shinra    07/03/2011    3 recensioni
Una corsa con le moto, un incidente, uno spirito oscuro.
[ Storia partecipante alla Challenge "2010: a year together", indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight } ]
[ Storia partecipante alla challenge "The COW-T - Quarta settimana" indetta su maridichallenge ]
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Abbatôn (13 Novembre)-
Una corsa con le moto, un incidente, uno spirito oscuro.
Storia partecipante alla Challenge "2010: a year together", indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }
Storia partecipante alla challenge "The COW-T - Quarta settimana" indetta su maridichallenge


-Titolo: Abbatôn
-Autore: XShade-Shinra
-Genere: Generale, Dark        
-Rating: Giallo     
-Capitoli: One-Shot, Flash-fict 
-Avvertimenti: Non per stomaci delicati
-Prompt: Angelo (COW-T); #352 - Corse illegali col motorino (AYT)
-Disclaimer: Lo scritto ed i personaggi sono interamente di mia proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati.



Abbatôn -
 
 
Doveva essere una semplice gara tra compagni di classe, una corsa clandestina col motorino dove tutti avevano puntato qualcosa.
Chi cinquanta euro, chi una stecca di Marlboro Rosse o un nuovo gioco per console portatile o, ancora, un abbonamento al cinema, ma nessuno di loro aveva messo in conto che tutti, nessuno escluso, avevano puntato anche un’altra cosa, ben più preziosa: la propria vita.
Come tutti i ragazzini si sentivano giovani e intoccabili, come se fossero eroi o dei.
Così, mentre le motociclette ancora sulla strada di periferia si fermano bruscamente, lasciando le strisciate nere dei pneumatici sull’asfalto per precipitarsi a rotta di collo verso il guardrail modellato come se fosse plastilina, dispiego le ali e volo tra le carcasse dei due motorini precipitati nel dirupo. Vedo l’unica ragazza del gruppo, Luciana – colei che è stata coinvolta nell’incidente senza avere alcuna colpa –, che rantola, con una gamba piegata
di novanta gradi in avanti all’altezza del ginocchio, un braccio ammaccato e l’altro squarciato; e il viso è una maschera cieca di sangue. Ma non mi interessa lei; almeno non in questo momento.
Plano oltre e mi poso delicatamente a pochi metri da lui, Giancarlo Attoni. Ventiquattro anni, studente universitario al primo anno in Beni Culturali a Roma.
Giace con la faccia rivolta a terra, tra i sassi aguzzi dove era rotolato – a testimonianza di ciò c’è una lunga strisciata color vermiglione che, come un tappeto rosso, mi guida verso di lui, fino a farmi fermare proprio davanti al suo corpo che perde calore, rubato dal freddo della notte.
« Vieni, Giancarlo » gli dico piano, tendendogli una mia mano pallida coperta fino alle nocche dalla larga e lunga manica della mia veste colore del buio.
Vedo la sua anima alzarsi da terra e, lentamente, tendermi la mano di rimando.
« Ora… non sento più dolore » risponde come un sospiro.
« Lo so » annuisco piano, accucciandomi un po’ di più verso di lui, ed i miei liscissimi capelli neri pendono appena, svolgendosi giù dalla spalla.
« Sei il mio angelo custode? » mi chiede con un sorriso, afferrando la mia mano.
« No » rispondo, strappando via la sua anima dal corpo. « Lui non è stato abbastanza veloce » gli sussurro, abbracciandolo sia con le membra che con le ali nere.
« Però qui… si sta bene… » sussurra l’anima, stringendosi a me.
« Tra poco starai anche meglio » gli assicuro e, afferrato più saldamente, mi alzo in volo, senza bisogno dell’aiuto del vento o delle correnti ascensionali per potermi muovere nel cielo cupo e freddo di metà Novembre.
Intanto, i suoi amici li hanno raggiunti e, mentre Dimitri si occupa di Luciana, gli altri cercano in tutti i modi di svegliare quel ragazzo ormai passato a miglior vita.
Piangono, urlano, chiedono aiuto, ma non servirà a nulla.
Io ai loro occhi sono il male stesso, ma in realtà eseguo solo gli ordini che mi vengono impartiti dall’alto, e vengo a portare le persone in un luogo migliore.
Mi chiamo Abbatôn, e sono l’Angelo della Morte.


§Fine§
XShade-Shinra



-Note: Il nome Abbatôn è tratto dal libro apocrifo "Abbatôn, Angelo della Morte", editore Luigi Moraldi.
La frase "Lui non è stato abbastanza veloce", è tratta dalla famosa pubblicità progresso che come frase principale aveva: "Non correre mai più veloce di quanto il tuo angelo custode possa volare".
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: XShade_Shinra