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Autore: LaU_U    08/03/2011    8 recensioni
Song-fic.
Beckett vuol lasciare casa di Castle, ma lo scrittore è intenzionato ad insistere per farla rimanere...
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate, Beckett, Rick, Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del tempo libero'
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La canzone utilizzata per questa song-fic è  "Baby, it's cold outside", nella versione Glee.
Qui potete vedere la scena
Qui ascoltare la canzone nella versione estesa

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I really can't stay
But baby it's cold outside
I've got to go away
But baby it's cold outside
 

«Devo proprio andare.»
«Ma fa troppo freddo adesso.»
«Sono una donna forte, Castle, affronterò la sfida.»
«Sta nevicando, non è il caso che tu esca ora.»
Beckett sentì di aver fatto  un grosso errore nel rimanere l'ultima ospite alla cena di Natale che lo scrittore aveva organizzato per i colleghi del distretto e altri suoi amici. Si era lasciata coinvolgere in una conversazione di letteratura con un tal dottor Tennant e compagna, ma quando costui era stato chiamato per un caso d'urgenza, la detective si era ritrovata l'unica invitata ancora in casa Castle. Aveva pensato di sgusciare via rapidamente: stare sola con l'autore in abito da sera, dopo una serata passata tra frivolezze e drink la faceva sentire a disagio e voleva evitare che si creassero situazioni imbarazzanti.
Castle, al contrario, non era favorevole al lasciare uscire la donna nel gelo che si era creato a New York durante le ultime ore, soprattutto con quel vestito leggero e sbracciato che indossava.
«Ho già un padre, non serve che mi tu dica quando mettere il cappottino e i guantini.»
Non era esattamente un sentimento paterno a smuovere quel senso di cura dell’uomo verso la poliziotta.

This evening has been...
 Been hoping that you'd drop in
…so very nice
I'll hold your hands, they're just like ice

So really I'd better scurry
Listen to the fireplace roar
Well maybe just a half a drink more
Put some records on while I pour

«Devo scappare, davvero, è tardi.»
Castle era deciso a trovare una qualsiasi maniera per convincere la donna a rimanere.
«Aspetta, resta. Posso offrirti il tepore di un caminetto» disse, con tono da seduttore. Raggiunse rapidamente un tavolino e, recuperato un telecomando, attivò un lettore dvd e un televisore. Sullo schermo apparve un fuoco scoppiettante, le cui fiamme si muovevano ipnoticamente.
Beckett fissò la tv per un paio di secondi.
«Castle, questo è...»
Lasciò la frase in sospeso, faticando a identificare le parole adatte a descrivere i suoi pensieri.
«...tristissimo» disse con una risatina che non nascondeva il suo scetticismo. Trovava quella fiamma digitale piuttosto pacchiana e in qualche modo deprimente. Che senso aveva un fuoco senza fuoco?
Castle tuttavia non parve particolarmente turbato dal commento.
«Beh, questo camino è temporaneo, fino a che l'amministratore del palazzo acconsentirà a farmi realizzare quello vero.»
L'idea del fuoco non aveva funzionato, ne sarebbe servita un'altra più incisiva.
«Non mi concede neanche un ultimo drink, detective?»
Beckett stava per rispondere istintivamente con un ulteriore rifiuto, ma poi posò lo sguardo sugli occhi affettuosi e imploranti dello scrittore e la sua sicurezza vacillò. In fondo sarebbe stata questione di cinque minuti. E poi lei arrestava gli assassini, che motivi aveva di farsi intimorire da un tipo come Castle?
«Uno solo» acconsentì, accompagnando le parole con un gesto della mano che chiarisse il numero corretto di bicchieri che aveva intenzione di vedere davanti a sé.
L'uomo sorrise entusiasta e si fiondò verso il bancone della cucina.
«Perfetto. Metti su un disco mentre io li preparo.»
«LO prepari, Castle. Uno solo, ho detto.»
«Certo, uno solo. Tu prendi uno dei miei dischi e mettilo nel lettore.»

I wish I knew how...
Your eyes are like starlight
...to break the spell
I'll take your hat, your hair looks swell

 I ought to say no, no, no, sir
Mind if I move in closer?
At least I'm gonna say that I tried
What's the sense in hurting my pride?
 
Qualcosa stava andando nella direzione sbagliata per la poliziotta, anche se il nervosismo sembrava essere un misto di timore ed eccitazione. Come aveva fatto quell'uomo a convincerla a rimanere? L'aveva incantata con le sue parole da scrittore? Ormai Castle stava preparando da bere, non poteva andarsene. Avrebbe dovuto dire di no quando ne aveva avuto l'occasione, fare un minimo di resistenza, non cedere come una ragazzina. Inquieta, prese il primo vinile che trovò, lo mise sul lettore e lo fece partire.
Al contrario, qualcosa stava prendendo la piega giusta per il romanziere che avrebbe avuto il piacere della compagnia degli occhi di Beckett ancora per un po'. Quando attaccò una romantica canzone jazz, l'uomo si emozionò e la sua fiducia in se stesso salì di qualche ulteriore gradino sulla scala verso il narcisismo completo.
«Eccolo qui. Signora?»
Offrì con un elegante mezzo inchino un Martini con oliva alla donna, che nel frattempo si stava maledicendo per non aver posto attenzione alla musica che aveva fatto partire.
Beckett pensò di evitare il divano. Poteva essere un arma pericolosa nelle mani di un playboy. Restò in piedi, appoggiata ad un tavolo.
Castle le scivolò accanto, avvicinandosi per avere un posticino sullo stesso sostegno.
«Facciamo un brindisi?»
Lei si sentiva confusa da tutte quelle premure dell'uomo. Perché, a differenza del solito, era tanto turbata? Era stata sola con lui centinaia di volte, raggiungendo la stessa vicinanza fisica, ma aveva saputo gestire la cosa. Che fosse colpa della musica? O forse della neve? O dell'alcol? Dei vestiti eleganti? Del camino? No, di quello sicuramente no. O magari del fatto che i fiocchi di neve, il jazz, il martini e la cravatta non creassero altro che l'atmosfera perfetta per sedersi accanto a Rick?
Non poteva farsi dominare dalle emozioni, doveva tenergli testa.
«Brindiamo agli scrittori perseguitanti!»
Castle alzò il bicchiere, nonostante avesse sperato in un cincin un po' diverso. Beckett non mancava mai un’occasione per prenderlo in giro, non le sfuggiva alcuna chance.
«E alle poliziotte che hanno bisogno di loro!»
Ma neanche lui perdeva tali possibilità.
 

Gosh, your lips look delicious
This welcome has been...
Waves upon a tropical shore
...so nice and warm

I've got to go home
Oh, baby, you'll freeze out there
Say, lend me your coat
It's up to your knees out there
 
Un sorso dopo l’altro i bicchieri si svuotarono e Castle propose di riempirne ancora un altro paio.
«Devo andare a casa, davvero.»
Ogni minuto che passava rendeva l’operazione di resistenza contro il nemico sempre più impegnativa.
«Guarda che siamo sotto zero, rischi di farti criogenare da testa a piedi con quella giacchetta che ti sei portata.»
Una giacca splendida agli occhi dell’uomo, ma indubbiamente leggera. Castle benediceva spesso la forza e determinazione che le donne dimostravano quando sceglievano di sfidare le intemperie e indossavano abiti succinti e seducenti nonostante le avversità della stagione invernale. Rendevano le basse temperature molto più interessanti.
«Criogenare? Non credo esista questo verbo.»
«Sono o non sono uno scrittore? Ho appena creato un neologismo» rispose senza pensarci un istante. La favella era il suo campo e solitamente non aveva bisogno di molto tempo per controbattere alle osservazioni altrui.
«Se non vuoi che mi faccia criogenare prestami il tuo cappotto» cercò di tirar corto la poliziotta. Ancora una o due tentativi di insistenza e sentiva che avrebbe ceduto, quindi volle mostrarsi più sicura che mai.
«Potrei anche farlo, ma ti servirebbe più che altro una tuta da sci, dato che la neve ormai arriverà sopra le tue splendide ginocchia.»
«Non ne hai una nell’armadio?»

You've really been grand
I thrill when you touch my hand
But don't you see
How can you do this thing to me?

 There's bound to be talk tomorrow
Think of my life long sorrow...
At least there will be plenty implied
...if you caught pneumonia and died


«Non ti va di chiacchierare ancora un po’? Lo spengo, il camino.»
Castle non riusciva a realizzare se l’avrebbe fatto maggiormente impazzire il continuare ad avere Beckett lì a rifiutarlo o vederla effettivamente andare via.
«Possiamo parlare domani. Avremo un sacco di cose in più da dirci.»
La donna riconobbe a se stessa che i sogni notturni e i tragitti in taxi fra gli appartamenti dei due e il distretto non sarebbero stati effettivamente argomenti di grande interesse, ma non aveva più alcun arma di difesa disponibile.
«Non pensi neanche al mio cuoricino che si spezzerà per il senso di colpa se ti prendi una broncopolmonite e muori dopo essere stata ad una mia festa?»
 
 
I really can't stay
Get over that hold out


Beckett rispose con la voce che mostrava tutta l’insicurezza che si era impadronita di lei dopo aver visto lo sguardo da cucciolo che Castle aveva subdolamente sfoderato assieme alla sua ultima domanda.
«Non posso davv…»
«Smettila di insistere.»
La interruppe prima che potesse finire la frase. Era completamente serio. Era arrivato il momento di chiudere i giochi definitivamente. Per qualche secondo rimasero in silenzio a scrutarsi l’un l’altro, nell’attesa del verdetto finale.
 
 
Oh, baby it's cold outside
 
«Solo perché fuori fa freddo.»


 

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Avevo pensato di scrivere questa fic. Poi ho deciso di non farlo. Poi mi hanno invitato a provarci e ho accolto il consiglio. Fra un'incertezza e l'altra avute durante la scrittura, alla fine sono relativamente soddisfatta.
E' la mia primissima song-fic. Sebbene non sia una fan sfegatata di Glee questa canzone mi è piaciuta particolarmente e ho pensato che un minimo potesse adattarsi al due Beckett-Castle. Le frasi sulla destra le ho immaginate come più intime, quasi fossero difficili da ammettere persino a se stessi per i personaggi oppure come azioni che non avrebbero osato compiere pur volendolo.
Grazie della lettura e degli eventuali e graditissimi commenti.

   
 
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