Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: sango_79    09/03/2011    3 recensioni
Mark si è appena trasferito a Cardiff e ha una formalità da espletare.
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Last Paradise'
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La storia e i personaggi, anche se pochi, sono tutti originali. L'ambientazione no: è quella di Vampire: The Masquerade della White Wolf Publishing. O perlomeno è quella l'idea... Se trovate qualcosa di strano sappiate che è da attriubiere al fatto che ho appena iniziato a leggere il manuale ^_^
Un grazie come sempre a Saku per il prezioso lavoro di beta, e per il nome de Lo Scettro Blu.


 

 The Last Paradise

 
 
Se c’era una cosa che Mark Debeauville apprezzava dei suoi ghoul era  l’efficienza. Lui ordinava, loro eseguivano nel migliore dei modi. Il che tornava piuttosto utile quando si decideva di lasciare la casa dei propri avi per trasferirsi a tempo indeterminato in un’altra città. Soprattutto se si avevano delle necessità particolari come le sue.
Se c’era una cosa, invece, che Mark riteneva utile dei ghoul, era che potevano camminare alla luce del sole. Risparmiando a lui una marea di seccature. Come quella di dover avere a che fare con dei vecchi umani dal sangue inacidito al solo scopo di apporre due firme e sentire congratulazioni e complimenti più falsi della sua carta di identità, per esempio. Molto più semplice, e meno stressante per lui, mandarci il suo segretario.
Mark si permise un lieve sorriso soddisfatto al pensiero dell’acquisizione della Bank of Plans, e di tutte le azioni e le partecipazioni e le aziende satellite. La scalata era stata lenta e faticosa, ma ne era valsa la pena: era stato un colpo notevole, anche per lui. Un colpo che lo aveva reso uno dei banchieri più influenti del Vecchio Continente, anche se difficilmente se ne sarebbe andato in giro a vantarsene.
L’ombra del sorriso aleggiava ancora sulle su labbra quando parcheggiò la coupé nera nel parcheggio del locale che stava cercando. Non che potesse sbagliarsi: il ramo di edera che correva lungo tutta l’insegna era lo stesso del volantino pubblicitario che Simon gli aveva consegnato subito dopo il suo risveglio. L’edera, a dire il vero, lo aveva lasciato un po’ perplesso, ma il nome del locale era stato illuminante: The Last Paradise. Chiunque lo avesse scelto doveva avere uno spiccato senso dell’umorismo.
L’addetto alla sicurezza che stazionava davanti all’ingresso si limitò a fargli un cenno del capo, quando gli fu abbastanza vicino, e a spostarsi di lato in modo da permettergli di entrare.  Mark gli lanciò una veloce occhiata, rispondendo al suo cenno con uno identico, e finalmente entrò nell’Elysium.
E per qualche secondo rimase paralizzato per la sorpresa.
Lui era abituato a colori cupi, a nero e rosso sangue, a tende in pesante broccato che coprivano le pareti, conferendo all’ambiente la giusta dose di senso di oppressione, a grossi ceri che lasciavano adeguati spazi di ombra. Decisamente, l’arredatore dell’Elysium della sua vecchia città avrebbe dovuto prendere ripetizioni da chi aveva creato un simile capolavoro.
Le pareti erano quasi totalmente affrescate con scene di caccia e di amoreggiamenti, fatte risaltare dall’attenta illuminazione e dalle splendide cornici. I divani e le poltrone erano foderati di un caldo velluto bordeaux, che sembrava cambiare tonalità di continuo sotto la luce delle lunghe candele bianche disseminate per tutta la stanza, e i bassi tavolini erano in legno, probabilmente ciliegio. Lo stesso legno del bancone dietro il quale si muovevano due barman dall’aspetto professionale.
Mark ebbe il sospetto che, tutto sommato, la permanenza in quella città non gli sarebbe dispiaciuta troppo.
Evitando di lanciare un’occhiata troppo lunga al ballatoio che correva nella parete alla sua destra e in quella di fronte a lui, si diresse al bancone del bar. Testa alta e passo studiatamente lento.
“Buonasera” salutò educatamente il barman che accorse subito a servirlo. “Avrei necessità di parlare col Custode. Sapreste dirmi dove posso trovarlo?”
Il rosso dietro il bancone lo soppesò con un lungo sguardo, poi gli indicò un divano sovrastato da un affresco che raffigurava una caccia al lupo con un cenno del capo. Quando Mark abbassò di qualche millimetro la testa in un vago ringraziamento, quello per tutta risposta gli sorrise invitante.
Mark gli diede le spalle e si allontanò. Come se lui avesse tempo da sprecare con bambocci che non sapevano come levarsi i pruriti da soli.
L’uomo seduto sul divano era biondo e, anche se sembrava intento a studiare dei fogli che teneva in mano, Mark era certo che non lo avesse perso di vista nemmeno per un istante dal momento in cui aveva messo piede nel locale.
Il Custode alzò la testa dai suoi fogli solo quando lui gli arrivò davanti. Tutto ciò che gli concesse fu un lieve sorrisino e l’inarcarsi di un sopracciglio.
“Buonasera” l’educazione era sempre una gran cosa, soprattutto davanti a qualcuno che poteva rendere la tua non vita un inferno ancora peggiore di quello che era già “Mi chiamo Mark Debeauville. Sono appena arrivato in città” si presentò, tendendogli una mano.
L’altro si alzò con calma, prima di allungare a sua volta la mano e stringere brevemente la sua.
“È un piacere conoscervi, Mark Debeauville. Io sono Sean Barrett. Se doveste aver bisogno di qualcosa non esitate a chiedere.”
“È molto gentile da parte vostra” e per fortuna i suoi canini erano immuni alla carie.
“Ditemi, cosa vi porta a Cardiff?”
“Affari. Ho recentemente acquisito un’azienda in questa zona e ho deciso di seguirne l’andamento di persona, per un certo periodo” e che non fosse stato dannato se gli avesse dato altre informazioni.
“Capisco. Posso chiedervi se avete un rifugio sicuro? In caso ne aveste necessità il Paradise ha delle stanze libere.”
“Vi ringrazio, ma sono certo che la villa con vista sul parco che ho recentemente acquistato mi fornisca un’ottima protezione.”
Sì, la sua voce trasudava compiacimento. D’altronde, chiunque al suo posto sarebbe stato compiaciuto.
Sean Barrett, però, si limitò a un sorrisino di cortesia niente affatto impressionato e a un veloce inarcarsi del solito sopracciglio. Quel tizio sapeva come rovinare il divertimento agli altri.
“Mi fa piacere. In questo caso, vi auguro una buona permanenza a Cardiff, signor Debeauville.”
Bene, Mark era pronto a rimangiarsi tutti i recenti pensieri sulla possibilità di apprezzare quel posto.
“Perdonate, ma vorrei approfittare ancora un istante della vostra gentilezza” di nuovo il sopracciglio che si alzava, stava iniziando a odiarlo “Vorrei presentarmi al Clan Ventrue. Voi potreste indicarmi il luogo più appropriato per farlo?”
“Naturalmente. Credo che troverete ciò che cercate dall’altra parte della città, al club privato Lo Scettro Blu. Resta sempre aperto fino a notte inoltrata…” altro sorrisino, iniziava a odiare anche quelli “Peccato che oggi sia chiuso.”
Se fosse stato ancora in grado di respirare, Mark avrebbe inspirato un quantitativo sproporzionato di aria nel tentativo di calmarsi. Peccato che i suoi polmoni avessero smesso di funzionare da oltre un secolo. Si limitò pertanto a ricambiare il sorriso e a far sfoggio, ancora una volta, della sua buona educazione.
“Vi ringrazio infinitamente” e piegò di poco il capo.
“È stato un piacere esservi d’aiuto. Vi auguro un buon proseguimento di nottata” e Barrett tornò a sedersi sul suo divano.
Mark ne approfittò per dargli le spalle, con estrema eleganza ovviamente, e avviarsi all’uscita. Non aveva nessuna voglia di passare altro tempo in quel locale, col rischio di farsi andare di traverso qualche sorso di sangue se solo gli fosse capitato di alzare incidentalmente lo sguardo e vedere il simpaticissimo Custode dell’Elisio.
Per quella notte ne aveva già avuto abbastanza, grazie tante.
Mark non poteva sapere, tutto concentrato com’era a insultare mentalmente Sean Barrett e a pensare alla sua nuova banca, e a quanto ci si sarebbe divertito, che due occhi verdi lo stavano fissando interessati. Molto interessati!
   
 
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