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Autore: Ranessa    15/01/2006    7 recensioni
Volteggiare sospesa in eterno. Senza pace e senza riposo. Lacerata.
[Vincitrice del II Contest di Acciofanfiction]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannah Abbott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nota: Vincitrice del II contest di Acciofanfiction 'Momenti Mancanti dal Principe Mezzosangue'.


[ Nebbia ]


Entra portando con sé la leggera nebbiolina che avvolge il parco, entra come il primo timido raggio di sole all'alba e la prima foglia a volteggiare al suolo d'autunno.
Si dirige con passo svelto verso la professoressa Sprite, ignorando il brusio curioso che il suo ingresso ha suscitato.
«Minerva...»
Lo capisco quando si voltano a guardarmi.
Lo capisco e desidero lacerarmi, diventare nebbia leggera, come l'ultimo raggio di sole inghiottito dall'oscurità al tramonto e una foglia catturata dal vento.
Volteggiare sospesa in eterno.
Senza pace e senza riposo.
Lacerata.

+ + + + + + + + + +

Il suo ufficio è particolarmente lugubre, come non ho mai pensato potesse essere lo studio di un'amante delle piante e dei fiori. Probabilmente non trascorre qui poi molto tempo, per questo, forse, non si è curata di rendere l'ambiente più accogliente.
Quando sono entrata, dirigendomi verso la piccola scrivania di fronte ad un'ampia finestra che dà sul parco, lei mi ha fermata, facendomi gentilmente segno di accomodarmi invece sul basso divanetto vicino al camino.
Si è seduta al mio fianco, guardandomi in volto con grandi occhi tristi.
Temporeggia, cercando le parole, senza sapere che così mi uccide.
Mi lascia a domandarmi se sia mia madre, o mio padre... o entrambi.
«Hannah...»
«Mi dica, professoressa Sprite»
Sospira, allungando le mani grassocce verso di me, a prendere le mie in una stretta sudata e nervosa.
«E' successa una cosa terribile, mia cara, non sai quanto mi dispiace dovertela comunicare»
«Si tratta della mia famiglia... vero?»
Stringo maggiormente le sue dita, senza volerlo, affondo le unghie come se stessi ancora lavorando alle serre, scavando e raspando. Stringo i denti, all'improvviso diventa tutto così innaturalmente irreale, sento i muscoli rattrappirsi, i miei sensi rattrappirsi, la mia anima rattrappirsi, mi restringo, mi accartoccio in me stessa, lacerata.
«Sì, cara. Sfortunatamente» scioglie una delle mani dalla mia presa feroce per accarezzarmi dolcemente i capelli umidi di nebbia «questa mattina tua madre è stata trovata priva di vita in casa vostra, Hannah. Oh, bambina mia, come mi dispiace!» singhiozza, abbracciandomi stretta come per impedirmi di dissolvermi nell'aria, sfaldarmi lentamente e divenire nebbia.
Solo nebbia.
«Ovviamente puoi tornare immediatamente a Londra, cara, Hagrid ti accompagnerà da tuo padre. Un elfo domestico ha già preparatole alcune tue cose in una borsa, il baule ti verrà spedito a casa al più presto, oh, bambina, Hagrid ti starà già aspettando nel parco...»
Io non piango, assolutamente no.
È solo un risucchio, risucchio l'aria nei polmoni e sento come se stessi per esplodere.
È un bruciore atroce che mi prende al petto ed è ancora tutto così dannatamente irreale, come avvolto in una patina di nebbia bianca.
Nulla di tutto questo in realtà sta succedendo.
E lo ripeto nella mia mente.
Lo ripeto affondando le unghie nelle sue spalle.
Raspando.

+ + + + + + + + + +

«Hannah... Hannah!»
Ernie percorre il corridoio a grandi falcate, correndo con le mani e la divisa ancora sporche di terra.
Quando si ferma vedo il sudore sulla sua fronte, il colorito acceso delle guance.
«La professoressa McGranitt, lei ha pensato, visto che sì, ecco, visto che siamo amici, lei mi ha detto...»
Abbassa un po' lo sguardo, tormentandosi le mani.
Osservo i piccoli frammenti di terriccio che si staccano leggeri dalle sue dita, cadendo lentamente sino a raggiungere il pavimento lucido dell'Ingresso.
Foglie catturate dal vento.
«Mi dispiace molto, Hannah. Come... come stai?»
Il suo petto ancora si alza rapido, Ernie prende fiato rumorosamente.
«Benissimo»
Gli volto le spalle e scendo i pochi gradini che mi separano dal parco stringendo con forza la stoffa della borsa.
«Io sto benissimo»
Scorgo Hagrid a fatica, pochi metri davanti a me.
E lascio che la nebbia mi inghiotta.

   
 
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