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Autore: creepie    09/03/2011    10 recensioni
Kate è arrivata a una decisione che le cambierà completamente il resto della vita ma ancora non l'ha detto a nessuno. Quando Castle lo scopre per caso rimane shoockato e gli serve tempo per elaborare la rivelazione che gli è stata fatta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ciao a tutti! questa è la mia prima fic su Castle,  ero indecisa se scriverla ma quest'idea mi tormentava da una settimana e ho dovuto metterla giù.  Spero non vi dispiaccia!  
Ah! gli errori sono tutti colpa mia, spero non siano troppo di disturbo nella lettura.
ok...vi lascio allo sgorbio...mi scuso perchè è un pò troppo lungo ma non sono riuscita a staccarlo e probabilmente alcune cose non saranno chiarissime ma ho fatto del mio meglio, spero sia abbastanza...grazie a tutti quelli che daranno un'occhiata :)
Sara


PROLOGO

Era solo un mese prima quando quell’idea le era passata per la mente la prima volta. E in un mese aveva capito che quella cosa proprio non poteva rischiare di perderla, aveva capito che probabilmente le rimaneva poco tempo per ottenerla e così si era informata minuziosamente prima di iniziare quel processo che l’avrebbe condotta finalmente alla realizzazione dell’ormai suo più grande desiderio.

La luce era ormai calata dietro gli alti palazzi newyorkesi da più di un’ora,  l’aria era fresca, ma non fredda, per cui decide di lasciare aperta la finestra che da sulla strada. Le luci esterne che entrano illuminano il soggiorno come fosse mattina, come se il sole si fosse appena alzato sorridente chiamandola piano per farla svegliare, ristorata dal buon sonno e pronta per un’altra lunga giornata al distretto. Al contrario lei è stanchissima. La spossatezza si è impadronita delle sue ossa e articolazioni tanto da farle desiderare solo un lungo bagno caldo; ma stasera la detective ha una cosa molto più importante da fare e non ha intenzione di rimandarla.

Era stata una giornata dura; ci aveva messo più del solito a venire a capo della situazione, troppo tempo a cercare la chiave ben nascosa di quell’omicidio. Era stata così presa da dimenticarsi perfino di mangiare, ma in ogni caso in quel momento non aveva fame per cui decide di rimandare a più tardi il pasto, andandosi invece a sedere sul comodo quanto appena acquistato divano del soggiorno, un bicchiere di vino rosso in una mano, una penna nell’altra. Un profondo sospiro le sfugge dalle labbra e finalmente focalizza la sua attenzione sulla marea di fascicoli sul tavolino difronte a lei. "Ok, iniziamo!"  Pensa con un misto di rassegnazione e eccitazione. Sa che sarà un lungo lavoro ma non vede l’ora di fare la sua scelta: è pronta, ci ha pensato abbastanza, ed è sicura che sia la cosa giusta da fare. Allunga una mano sul tavolino e dalla prima fila sfila un fascicolo a caso, si accomoda meglio sui cuscini sprofondando con la schiena e inizia a leggerlo, usando di tanto in tanto la penna per cerchiare qualche informazione rilevante. Passano i minuti e cambia fascicolo. Non pensava sarebbe stato così noioso ma soprattutto così difficile: "Come faccio a sapere quali informazioni sono utili e quali no?" E i dubbi iniziano a solcarle la mente. "E se dovessi scegliere quello sbagliato?  E se quello che scelgo magari ha falsificato le informazioni che ha dato?". Lo sconforto si inpadronisce di lei quando si rende conto che in questo modo non ha il controllo di quello che sceglie e con uno sbuffo lascia cadere i fogli che ha in mano, spargendoli sul tavolino e per terra. Non ce la farò mai, realizza stendendosi e portandosi una mano alla fronte. Rimane così, sospesa nell’incertezza, a fissare il soffitto, finchè il rumore del campanello non la fa sobbalzare. Lancia uno sguardo all’orologio. "Già le 8, chi potrà mai essere a quest’ora?". Si alza e va ad aprire senza preoccuparsi di rimettere in ordine.

“Cosa ci fai tu qui, Castle?” chiede alquanto scocciata di ritrovarselo davanti ora.

“Buonasera anche a te Detective! Mi sei mancata anche tu!” ribatte lui invece, in faccia quel suo contraddistintivo ghigno fanciullesco.

“Castle?” lo fulmina con una delle sue solite occhiatacce. “Ehy, calma...ho solo pensato che visto che oggi non abbiamo mangiato niente e che conoscendoti credo che tu ancora non ti sia concessa uno spuntino e che io per caso mi trovavo nei paraggi... ” alza un sopraccigli con espressione scettica per farlo arrivare al punto. “...ecco...ti ho portato da mangiare!” dice sollevando un pacchetto del take-away sull’altra strada.

Scuote la testa sorridendo suo malgrado. Sempre il solito Castle.

“Allora, non mi inviti ad entrare? O magari stai escogitando un modo per portare dentro solo il cibo e mandare me a casa?”. “Sarebbe un’idea ottima in effetti” dice lei pensierosa. Lui la guarda dubbioso per cercare di capire se lei faccio sul serio oppure no ma quando la vede ridergli in faccia dopo un attimo si unisce anche lui alla sua risata. “Allora Mr. Castle...le va di accomodarsi in casa mia?” scherza lei. “Non mi dispiacerebbe Detective. Anche perché qui fuori si gela” le dice varcando la soglia e meritandosi un’alzata di sopracciglia della detective. “Castle, ti rendi conto che fuori ci sono circa 35°? Come fai a dire di avere freddo?”. In risposta lui alza le semplicemente le spalle “Lo so ma sembrava un’ottima scusa! Se fosse stato inverno forse...”. La detective rotea gli occhi e si avvia verso la cucina “Inizia ad accomodarti, io prendo qualcosa da bere!” “Agli ordini!”.

Kate apre il frigo, tira fuori un paio di birre e le poggia sul bancone mentre cerca l’apribottiglie nel cassetto. In fondo non le dispiace che Castle si sia presentato con la cena anche se avrebbe preferito finire il lavoro che stava facendo. Un momento! I fascicoli sono ancora lì, me ne sono completamente dimenticata!. Allarmata corre in soggiorno urlando il suo nome “Castle aspetta!”. Ma ormai è troppo tardi. Castle è in piedi vicino al tavolino, uno di quei fascicoli tra le mani. Appena le sente arrivare alza la testa dal foglio e la guarda in silenzio. Kate non riesce a classificare quella sua espressione, non capisce se è rabbia, tristezza o sconforto; probabilmente un mix di tutte e tre. “Oh no” è l’unica cosa che riesce a pensare.

Lei all’entrate del soggiorno, lui vicino al tavolino. Si fissano a vicenda. Nessuno dei due parla. Lei sa che dovrebbe dire qualcosa, dare una spiegazione o almeno tentare una scusa. Lui non riesce a capire perché lei sia arrivata a una simile decisione e perché non gli abbia accennato niente.

“Questo non avresti dovuto scoprirlo...non ancora almeno”. Si confida lei alla fine.

“Perché?” sussurra lui in risposta, continuando a fissarla.

“Perché...non lo so...sarebbe stato strano parlarne con te”

“No-” afferma lui facendole alzare la testa che aveva abbassato per non vedere la delusione sul suo volto “-intendo perché hai deciso di arrivare a tanto?” conclude.

Per un attimo Kate pondera le risposte che le si affollano per la testa, poi lo fissa negli occhi con determinazione e opta per la verità “Perché lo voglio, Rick. E perché potrebbe essere troppo tardi se aspetto ancora un pò”. Castle annuisce riflettendo su quelle sue parole. “Ne sei sicura Kate?”. “Si, mi sento pronta ad affrontarlo”. Ancora lui annuisce in silenzio ma lei intuisce che vorrebbe dire qualcosa. “Cos’altro?” gli chiede, tentando un sorriso per rassicurarlo. Lo sguardo di Rick vacilla, si muove verso la finestra e guarda fuori per un attimo, prima di rigirarsi verso di lei e appoggiarsi al muro dietro di lui. “Beh...tu lo sai vero che...voglio dire...esiste un modo più...naturale per questo?” si guarda le scarpe. La sua voce è a malapena udibile da dove si trova lei ma Kate capisce comunque. Gli occhi le si sgranano per un attimo ma si riprende subito. Piano si avvicina a Castle poggiandogli una mano sull’avanbraccio. “Rick-” lui alza la testa a far incontrare i loro sguardi  “-questo è il modo più sicuro. Almeno così potrò scegliere i tempi, la persona, il modo e non temere che magari in futuro qualcuno si presenti alla mia porta avanzando pretese...so che sarà difficile, so che a volte mi sembrerà di pentirmene, so che sarà una grande responsabilità e so che sarò da sola a farlo, ma so anche che ne ho bisogno e che non ho intenzione di perdere l’occasione. E tu questo dovresti capirlo.” Finisce di parlare lentamente e con calma sperando che capisca la sua fermezza. “Ma io almeno avevo mia madre” obietta lui in un sussurro. “Ma non capisci Castle? È proprio questo il punto! Io voglio essere come mia madre! Voglio essere per qualcuno quello che lei è stata per me!-” mi fermo per cercare i suoi occhi. Faccio un respiro profondo e quello che esce dalle mie labbra è a malapena un sussurro “- Io voglio un figlio, Castle.” 

  
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