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Autore: CruellaDeVil    09/03/2011    6 recensioni
Ognuna di quelle gocce, fredde come il ghiaccio, rappresentava una parola. Una parola che era riferita a Hermione Granger. Contro l’intelligente Grifondoro.
Volevano farla soffrire, volevano farla piangere. Piangere terribilmente, come quando il tuo respiro era smorzato, e non riuscivi a respirare. A lei era capitato alcune volte, soprattutto al suo primo anno a Hogwarts.
E mentre si ritrovava a pensare a lui, spuntò un leggero sorriso sul suo volto. E tutto era colpa di uno dei suoi vecchi amici, che in fondo non era stato poi così male… come amico.
Lentamente, le sue mani ritrovarono la piuma. Si mise a giocherellare con essa, senza voler pensare a nient’altro. Non le era mai importato delle persone che la odiavano, e perché iniziare proprio in quel momento?
Questa one shot ha partecipato al contest "HarryPotter's Packet" indetto da Bloody Sisters.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lavanda Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Perché Weasley è il nostro re

 

 

"Quella ha bisogno di rivedere le sue priorità!"
[ Cit. Harry Potter e la pietra filosofale ]

 

 

 



Hermione Granger sedeva al solito posto, mentre si concentrava per ultimare i compiti di Antiche Rune, una tra le sue materie predilette.

La sua mano si muoveva delicata e veloce, per concludere rapidamente quell’interminabile tema.

Avrebbe dovuto incontrarsi con Ginny e Luna, perciò non poteva tollerare di giungere in ritardo. Non era affatto da lei quel modo di fare.

La Sala Grande era calda in quel periodo, apposta per quelle giornate invernali. Non che Hermione non sopportasse l’inverno, tutt’altro. Lei lo adorava.

Amava sentire il freddo pungente della neve sulle sue dita, quando usciva all’aperto. Il sapore della Burrobirra, così dolce da farla gioire dal piacere. Il profumo dei libri, quando andava a studiare nella Biblioteca di Hogwarts, nella quale voleva perdersi e non ritrovare più la via del ritorno.

Hogwarts le era sempre piaciuta, dal primo istante. Le erano piaciute le magie, i quadri, le scale… perfino la Signora Grassa. Le erano, inoltre, piaciuti alcuni tra i suoi compagni di Casa, come Neville Paciock, Calì Patil, Harry Potter… anzi, uno in particolare non lo aveva mai sopportato.

Continuava a lavorare imperterrita, senza far smettere al polso di muoversi. Lei non poteva sprecare qualche secondo per lui. Eppure, come ogni volta, non riuscì a trattenersi.

Il pensiero di quella ragazza le arrivò come un fulmine, che spiccava al centro del cielo, risaltando nel paesaggio. Gli animali lo ammiravano, senza poter fare nulla. Immobili, non sapevano se scappare e nascondersi, oppure ribellarsi. Ribellarsi alla natura stessa, per cambiare il destino.

Però non avevano tempo, qualcosa sopraggiunse loro alle spalle. Era nera come la notte, e riuscì a mimetizzarsi perfettamente. Non aveva un corpo, solo un sorriso diabolico, che si manifestava nel nulla.

La gelosia.

I capelli di Hermione si mossero, come scatenati dal vento, mentre lei faceva un segno negativo. “No, no e poi no!” sussurrò a se stessa, stringendo forte i denti.

Le sue sopracciglia si erano corrugate, il naso arricciato e la sua fronte si era increspata di piccole rughe, a causa delle diverse smorfie. Sbuffò infastidita, lanciando il libro di testo sul tavolo, in malo modo. Ormai non aveva più pazienza, la giovane Grifondoro.

Sentì le gocce della pioggia battere forte contro il vetro, e si soffermò a osservare il paesaggio. Anche fuori, come dentro al suo corpo, si manifestava una tempesta. E da quando era bambina, lei non le aveva mai sopportate, le tempeste.

Il diluvio, quando scendeva la pioggia, che era veloce e quasi amara. Le gocce entravano dentro i suoi capi, facendola rabbrividire. Provava sensazioni contrastanti, non sapendo che cosa pensare. Aveva voglia di sentirsi viva, grazie a questa. Ma, alla fine, scelse la seconda opzione.

Ognuna di quelle gocce, fredde come il ghiaccio, rappresentava una parola. Una parola che era riferita a Hermione Granger. Contro l’intelligente Grifondoro.

Volevano farla soffrire, volevano farla piangere. Piangere terribilmente, come quando il tuo respiro era smorzato, e non riuscivi a respirare. A lei era capitato alcune volte, soprattutto al suo primo anno a Hogwarts.

E mentre si ritrovava a pensare a lui, spuntò un leggero sorriso sul suo volto. E tutto era colpa di uno dei suoi vecchi amici, che in fondo non era stato poi così male… come amico.

Lentamente, le sue mani ritrovarono la piuma. Si mise a giocherellare con essa, senza voler pensare a nient’altro. Non le era mai importato delle persone che la odiavano, e perché iniziare proprio in quel momento?

Un lampo la fece sobbalzare, mentre il buio la circondò. Le candele si erano tutte spente contemporaneamente, creando uno stato di calma apparente, ma anche di nervoso.

Anche se non ne aveva bisogno, Hermione chiuse gli occhi, portandosi le mani al viso. Coprì con le sue candide dita gli occhi, per poi poggiare la testa sul tavolo. Lo spigolo del libro di Antiche Rune la pungeva fastidiosamente, ma lei fece finta di non sentirlo. Forse l’avrebbe fatta sentire sveglia, almeno per un po’.

Riusciva a sentire i passi degli studenti, salire velocemente le scale, gridando l’incantesimo Lumos. Non riuscivano a comprendere che quello sarebbe stato un dei veri momenti più magici dell’intero anno scolastico?

Forse era perché da quando lei usciva con lui, non aveva più chiuso occhio. I libri erano diventati ancora più disponibili, per farle compagnia. Pur di non vederla, Hermione si nascondeva sotto le lenzuola – di notte -, prendendo la bacchetta e sussurrando anche lei: “Lumos.”

Doveva vedere ogni momento quel suo fastidioso viso, quel suo ghigno mentre si avvicinava a Ron.

Riusciva a vedere Harry, che cercava in ogni modo di non soffrire alla vista di Ginny con altri ragazzi. “Hermione, ma lui ha altro a cui pensare…”

Questo era vero, poiché lei non era mica ‘il Bambino Sopravvissuto’. Lei era una semplice studentessa, sua amica, con una crisi d’amore.

O di gelosia.

No, non era mai stata gelosa di nessuno. Però, forse qualche volta era successo.

Quando era piccola, odiava vedere sul viso delle altre bambine i loro sorrisi perfetti. Li mostravano senza timore, gioendo della loro perfezione. E, le persone, le guardavano ammirate, complimentandosi con i genitori. Con Hermione, invece, questo effetto non era mai successo.

Un po’ come le farfalle e le api.

In un prato, i bambini guardavano ammirati le farfalle, che si libravano nell’aria. Erano incantati dai loro colori, così luminosi e pieni di vita. Si muovevano leggiadre, trasportate dal vento. Delicate, si posavano su dei fiori, anch’essi colorati. Variavano dal marrone, al rosso, e alcune anche blu.

Poi arrivavano loro: le api. Già da una certa distanza riesci a vederle, a causa dei loro terrificanti colori. Sono solamente due, ma al solo sguardo i bambini iniziarono a correre: giallo e nero. Ma come si potevano unire qualcosa di simile?

Le api, inoltre, hanno quello strano suono, quando si avvicinano. Era fastidioso, ripetitivo… metteva quasi i brividi. Potevano essere paragonate ai capelli di Hermione Granger, che al solo sguardo ti veniva voglia di fuggire. O almeno così era parso alla ragazza.

Mentre le luci iniziavano a riaccendersi, Hermione distese le braccia lungo i fianchi, gli occhi ancora chiusi, quasi in uno stato di estasi. Non sapeva che ore fossero, ma di una cosa era certa: da Ginny e Luna non sarebbe più andata.

Da giorni e giorni rimaneva chiusa in biblioteca e, aveva iniziato a fare il grande passo - ovvero quello di uscire -, era rimasta semplicemente nella Sala Comune. Ma quanto le sarebbe mancata, quella stanza? Presto sarebbe scoppiata la guerra, e di istanti, sicuramente, Hermione non ne avrebbe avuto.

Fuori, il tempo si era calmato, come le sue sensazioni. Sperava che il sole spuntasse dalle nuvole, ma non successe.

Alzò lentamente le palpebre, per poi stiracchiarsi. Non sentì, però, la voce della Signora Grassa mentre tuonava, chiedendo la parola d’ordine. E non sentì, nemmeno, le risatine provenienti dall’ingresso.

Quando si girò, sorridendo beata, davanti a lei apparve l’immagine di Ron e Lavanda abbracciati. Ron provò ad alzare una mano in segno di saluto, mentre l’altra la fissava con un’aria da strafottente.

Hermione si alzò, senza degnarli di uno sguardo. Velocemente uscì dalla Sala Comune, lasciandoli in compagnia di loro stessi.

Sebbene la situazione, Hermione non era gelosa di Ronald, o almeno così voleva credere.

O almeno così sperava che fosse.

 

 

 

 

 

 

_______________________________________

 

 

 

 

 

 

Lavanda Brown teneva in mano uno di quei dolcetti appena comperati a Hogsmeade, nel negozio di Mielandia.

Era la quinta volta che si recava in quel posto e, per l’ennesima volta, aveva preso un sacco di dolci da mangiare nel pomeriggio nella Sala Comune insieme alle sue amiche. Non che ne avesse molte ma, almeno quelle che c’erano, a lei potevano andare bene.

Si mise a gambe incrociate sul uno dei divanetti, mentre apriva l’involucro attorno alla caramellina. Era l’unico suono che si poteva sentire in tutta la stanza, leggero e delicato.

Sul volto di Lavanda apparve un grande sorriso, mentre con la lingua iniziava a leccarsi le labbra. Non vedeva l’ora di poter assaggiare quel delizioso dolce, per poter riposarsi anche dopo le tante verifiche. Per lei significava un piccolo premio.

Si muoveva lenta come un bradipo, per assaporare il momento. Il divano era il suo ramo dell’albero, mentre i suoi movimenti lenti caratterizzavano lo stesso animale.

Sentì un rumore dalla porta e vide comparire una ragazza del suo stesso anno. Stessi capelli, stessa corporatura, stesso colore della pelle. Indossava la medesima divisa, però teneva in mano qualcosa che Lavanda non sapeva apprezzare: un libro.

“Ciao Hermione,” la sua voce era gelida. Lavanda non sopportava quella ragazzina, poiché era una tra le più popolari dell’intera scuola e sapeva che sarebbe diventata qualcuno di importante.

“Ciao Lavanda.”

Rimasero a fissarsi in silenzio, mentre Lavanda cercava qualcosa da dire. Avrebbe preferito non incontrare lei, ma qualcuno di molto vicino.

“Vuoi mangiare qualcosa?” chiese, allungando dei dolci.

“No, grazie lo stesso. Devo andare a studiare,” Hermione mostrò il libro di Antiche Rune, mentre qualcosa brillò. Sembrava un ciondolo o, forse, qualcosa di molto più prezioso. Peccato che Lavanda non sapesse che si trattava di un Giratempo.

La ragazza rispose con un segno affermativo con la testa. Hermione si allontanò verso le scale, mentre Lavanda cercava – un’altra volta – di mangiare quel prezioso dolce, aspettando l’arrivo di Calì Patil.

Quando stava per metterlo in bocca, sentì un colpo forte proveniente dall’ingresso della Sala Comune. Ronald Weasley correva in tutta fretta, dirigendosi verso Hermione.

Per un attimo – un solo attimo – Lavanda aveva sperato che fosse venuto per lei.

“Il tuo gatto ha ucciso Crosta!” gridò con tutto il fiato che aveva, indicando la Grifondoro.

“Grattastinchi non mangerebbe mai il tuo lurido topo! E se lo ha fatto, meglio!” rispose la ragazza, allontanandosi verso la stanza delle ragazze.

“Me la pagherai Hermione!”

Ron si girò, tornando sui suoi passi, senza preoccuparsi della povera Lavanda, che era rimasta ad osservare la scena con un certo nervosismo. Anche lei non sopportava quell’insopportabile gatto ed era certa che fosse stato lui la causa della scomparsa di Crosta.

“Ciao Ron,” sussurrò, provando un piccolo approccio.

“Ciao,” con quest’ultima parole, Weasley uscì dalla Sala Comune, lasciando da sola Lavanda.

Guardò con disgusto la caramella che teneva in mano, per poi lanciarla verso il camino. Ormai, la fame era passata e lei aveva di meglio da fare. Forse, un giorno, Ron si sarebbe accorto di lei e Hermione si sarebbe pentita di non aver accettato quel dolce, iniziando una buona e lunga amicizia.




 
~Quarta classificata
“Perché Weasley è il nostro re” di L’Altra Madre

Grammatica e sintassi: 9.8/10
Stile: 10/10
Originalità: 10/10
Attinenza alla traccia e sviluppo: 19/20
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Gradimento personale: 2/2
Totale: 60.8/62

La storia è molto carina, e mi è piaciuta moltissimo.
Ho però dovuto togliere 0.2 punti da “Grammatica e sintassi” per un “Lumos” scritto scorrettamente.
Inoltre, ho tolto un punto da “Attinenza alla traccia e sviluppo” perché mi sono sorti alcuni dubbi durante la lettura della storia: Ron e Lavanda stanno insieme,
in questa fanfiction? E, soprattutto, cosa c’entra la Giratempo? E cosa collega la seconda parte alla prima?
Per il resto non ho nulla da dire: lo stile è corretto e ricercato, e rende scorrevole e piacevole la lettura della storia.
Continua a scrivere così, mi raccomando!







Angolo Autrice

Non amo, in questi tempi, lasciare l'Angolo Autrice. Forse perché non mi sento così, o forse boh... ma lasciamo perdere. ^^
Ho già risposto alla giudiciA, che ringrazio *_______*, ma elimino ogni dubbio per qualsiasi cosa riguardante il secondo pezzo.
La seconda parte, come avrete notato, è narrata da Lavanda. La vicenda avviene al terzo anno, quando iniziano ad andare a Mielandia e, inizialmente, tutti vanno pazzi per quei fantastici dolci!
Per risaltare il tutto, ho messo uno degli "abituali" litigi avvenuti tra Ron e Hermione in questo anno, a causa dei loro due animali: Crosta e Grattastinchi.
Inoltre, viene nominato anche il Giratempo per poter aggiungere il pesante studio della giovane Grifondoro in quell'anno.
Lavanda e Ron stanno insieme nel primo pezzo, svolto nel terzo anno.
Perché le due parti sono collegate? Perché entrambe mostrano una gelosia diversa nei confronti dell'altra, in due momenti differenti: uno da bambine, e l'altro da adolescenti. Sono delle motivazioni diverse che le spingeranno, poi, a non sopportarsi.
Spero di essere stata chiara!


Aspetto le vostre recensioni ;)

  
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