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Autore: Jolene    15/01/2006    1 recensioni
“Combatti perché combattere è il tuo mestiere. Sarà il tuo primo pensiero a riempire le insonnie notturne, a premere contro le pareti del cervello purché tu non dimentichi mai”.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ti dici: “Combatti perché combattere è il tuo mestiere. Sarà il tuo primo pensiero a riempire le insonnie notturne, a premere contro le pareti del tuo cervello perché tu non dimentichi mai”.

Ti lavi la faccia, poi ti osservi allo specchio.

Ti guardi la faccia, la esamini, deduci che non sei mai sembrata così vecchia. Ma hai solo trentasei anni.

Guardati: i tuoi capelli sono diventati grigi e tu già t’arrendi al tempo. Gli occhi ti si sono spenti e si sono riempiti di foschia pesante, oscura, opaca. Già non hai più voglia di lottare, senti che le forze ti abbandonano. Fugge il vigore di una volta, le ossa si sono fatte fragili e tu hai smesso di sperare.

Ti abbandoni ogni giorno di più e ti lasci affogare dalla marea. Il tuo corpo in frammenti s’è scomposto tra le onde: la solitudine dell’oceano t’avvolge, le alghe ti cullano nell’oscurità.

Gli altri sono rimasti a galla, ma tu, come hai fatto a perderti? Perché hai smesso di nuotare?

Ogni mattina ti guardi allo specchio, ma non è te che vedi. Non sono tuoi quegli occhi opachi e senza vita, ricordi quant’erano pieni di sfida e curiosità?

Nessuno ormai entra più nei tuoi occhi amorfi. Nessuno può aiutarti. Nessuno può capire.

Getteresti lo specchio per ridurlo in frantumi ma nei muscoli senti solo mollezza.

Manderesti a fuoco la casa ma non ne hai il coraggio, t’arrabbieresti ma non conosci che questo sentimento di rassegnazione che ti possiede tutta in un amplesso mostruoso.

Scivoli per le strade senza una parola e chini lo sguardo. Non t’interessa nulla di quello che ti circonda. Queste strade le hai già viste milioni di volte, questi stessi palazzi e queste strade, queste stesse facce grigie. Un pittore folle ha dipinto il tuo mondo con polvere e asfalto. Il sole si è colorato di pece, qualcuno ha pietrificato gli uccellini appollaiati sui loro rami mentre cantavano.

I bambini piangono, i copertoni delle macchine stridono, non c’è un suono, la musica s’è allontanata sfumando.

Non puoi permetterti d’avere paura perché devi combattere, e tu sola sai quanto sia importante. Devi essere forte, devi essere forte, devi essere forte, devi essere forte.

Ma poi non puoi essere forte se non riesci a sentire il tuo corpo. Stai vivendo in una dimensione parallela dove il tuo corpo fluttua come un fantasma. Dei demoni orrendi lo incarcerano: tu non lo riavrai mai più indietro.

Non tremi più. Non piangi più. Non mangi, non bevi, non dormi.

Qualcuno ti dice che devi rialzarti perché altrimenti ne andrà della tua salute. L’unica cosa che riesci a fare è lavorare instancabile. Per non pensare.

Sei precisa come un orologio svizzero ma indifferente a tutto. Non riavrai mai più il tuo corpo indietro.

Lo realizzi e piangi. Assaggi le tue lacrime che scendono. Non sono mai state tante, ma non è un’esplosione. Accade tutto con lentezza.

Scacci il pensiero di Sirius che ogni volta ti colpisce come un pugno nello stomaco. Sai che se n’è andato per colpa tua, altrimenti non t’avrebbe trascinata per vendetta insieme a sé nell’oltretomba.

È una consapevolezza cruda che vuoi evitare a tutti i costi. Ma ogni giorno di più s’allarga il posto che lui ha lasciato vuoto, e tu senti l’indice della coscienza forarti il petto.

Il parere degli altri non conta se gli altri non esistono più. Sei a casa Weasley, ed una masnada chiacchierina ti circonda, ma il tuo rimorso non vuole lasciarti in pace.

Sei in mezzo ad una quantità di gente ma i tuoi occhi si sono talmente appannati che percepisci solo ombre confuse.

Come sarebbe stato se tutto questo non ti fosse capitato? Perché tutto questo doveva capitare proprio a te?

Come sarebbe bello ghiacciarsi nel tempo e farla finita con tutto. Vorresti solo che i tuoi rimorsi e le paure ti abbandonino. Senza nome e senza persona.

  
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