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Autore: 365feelings    09/03/2011    3 recensioni
Il panico aveva iniziato a paralizzarle il pensiero mentre una sensazione di claustrofobia si impossessava di lei. Ovunque guardasse c’erano solo altre persone, altre maschere, altri vestiti preziosi e colorati, altre ombre: null’altro che riflessi luccicanti di un mondo diurno completamente diverso.
Fanfiction partecipante all'iniziativa "2010: a year together" indetta dal C.o.S.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La gondola scivolava rapida sull’acqua placida e scura costeggiando le case senza mai cozzare contro i muri.
Le voci concitate risuonavano lungo le calli, facendosi più chiare man mano che ci si avvicinava a San Marco.
«Arrivati.» , annunciò la voce roca del gondoliere facendo attraccare l’imbarcazione ad uno scalo.
In un fruscio di seta la giovane scese a terra, stando bene attenta a non perdere l’equilibrio.
I suoni, le luci e perfino gli odori si erano fatti più vivi e intensi e non appena svoltò l’angolo fu investita dalla confusione che regnava sovrana nella piazza.
Un turbinio di colori e cadenze diverse l‘avvolse e si impadronì dei suoi sensi.
Era disorientata e stordita, non era abituata a tutta quella confusione, per lo meno non lì a Venezia.
«Vediamoci a mezzanotte in punto sotto il Leone.»
Lo sguardo turchino si guardò intorno ansioso, alla ricerca di quella colonna che tante volte aveva visto nei dipinti di Canaletto.
Un moto di gioia le inondò il petto quando trovò ciò che cercava.
Per nulla scoraggiata dalla marea di gente riversatasi in strada per festeggiare il Carnevale, prese in mano l’ampia gonna che le intralciava la camminata e si lanciò verso la colonna.
Attirò l’attenzione di numerose maschere con la sua corsa, alcune seccate dalla sua fretta altre curiose e divertite, ma non sentiva più nulla ormai.
Nelle orecchie aveva solo il battito frenetico del suo cuore e lo scalpiccio dei suoi stivaletti sulla pietra.
Piazza San Marco non le era mai sembrata così lunga e grande da attraversare, ogni passo pareva essere ripetuto all’infinito e ben presto in mezzo a tutte quelle persone perse l’orientamento.
Gli occhi saettarono inquieti tra la folla alla ricerca di quel Leona da dietro la maschera - fine artefatto, in raso blu e nastri argentati, acquistato in una bottega proprio in quella città - che copriva la parte superiore del volto.
Continuò a muoversi, nonostante ci fosse a mala pena lo spazio per stare in piedi: non voleva fermarsi, anche se le braccia erano stanche di reggere la gonna color notte, anche se le gambe non ce la facevano più a reggere il peso dell’abito, anche se il petto non ne poteva più di restare costretto in quel proibitivo corpetto argentato.
Continuò ad avanzare, aiutandosi con i gomiti e spingendo, imponendo la propria esile figura: tutta l’educazione e le buone maniere frutto di noiosi pomeriggi svanirono, soppiantate da un disperato desiderio di raggiungere quel punto d’incontro.
Il panico aveva iniziato a paralizzarle il pensiero mentre una sensazione di claustrofobia si impossessava di lei. Ovunque guardasse c’erano solo altre persone, altre maschere, altri vestiti preziosi e colorati, altre ombre: null’altro che riflessi luccicanti di un mondo diurno completamente diverso.
Nonostante la frizzante aria notturna si sentiva accaldata ed era certa di avere le gote vergognosamente arrossate. Non le serviva uno specchio per rendersi conto che il suo aspetto sembrava quello di una selvaggia, sentiva i boccoli castani sfuggiti alla complicata acconciatura, ormai in precario equilibrio sulla sua nuca, ricadere sulle spalle scoperte a ogni passo. Tutto quel tempo perso per farsi bella, tutta quella cura e quella dedizione! Tutto vanificato.
L’aria aperta della laguna fu come uno schiaffo in pieno volto. Il sapore salmastro inondò il suo naso e si impadronì dei suoi sensi.
Si fermò ansimante sotto la colonna di marmo troneggiata dalla figura del Leone e si guardò attorno.
In quel punto la folla si era diradata, concentrata sui giocolieri che si destreggiavano nel centro della piazza.
Che ore erano? Era in ritardo? Chi dei due aveva mancato all’appuntamento?
Il campanile di San Marco alle sue spalle scoccò la mezzanotte.
Delusione? Amarezza? Paura? Speranza? Illusione?
Poi sentì una mano posarsi sul fianco e una voce bassa, roca, sensuale - conosciuta - soffiarle al suo orecchio. Allora sorrise, così felice che credette di scoppiare come i fuochi d’artificio che rischiavano il cielo.
«Buonasera signora maschera.»










N/A
Storia partecipante alla Challenge "2010: a year together" indetta dal CoS (
http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/?t=34247954) con il promt 276 - Carnevale a Venezia.
E' ambientata a Venezia, in un'epoca non ben definita (ma sicuramente non la nostra).

   
 
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