Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: FrogWriter    09/03/2011    3 recensioni
Perché pensi a lui, a lei, a loro. Ti senti l'altra, con la consapevolezza di non esserlo realmente. C'è un lui, c'è una lei, ma non c'è un loro. C'è un lei, c'è una lei, non c'è un loro... e poi ci sei tu, sospesa lì in mezzo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Arriva saltellante, con quella camminata ciondolante che gli vedi addosso da anni. Il casco nella mano destra oscilla assieme a lui, mentre la mano sinistra gira e rigira il il mazzo di chiavi con quel portachiavi della Juve che detesti anche a distanza.

Si sta avvicinando e cerchi di non guardarlo, ti sforzi di non farlo, ma la testa, il corpo, gli occhi, tutto è orientato verso di lui.

Si ferma al rosso del semaforo, dall'altra parte delle strisce che aspetta di attraversare; ti sorride e quella piccola, minuscola eppure inconfondibile fessura bianca balza ai tuoi occhi e ti contagia, contagia il tuo sorriso dal canino sporgente. Scatta il verde e la sua ciondolante camminata riprende e tu senti il cuore oscillare al ritmo di quelle gambe, di quei piedi, di quel corpo slanciato, che ora ti sovrasta, ti osserva dall'alto.

<< Ciao >> sussurra, chinandosi leggermente verso di te per lasciare l'impronta di un bacio sulla tua guancia sinistra bruciata dal sole d'estate. Un profumo di pesca si espande nell'aria che ti circonda e allora il tuo ritmo del tuo cuore perde l'armonia ciondolante di prima per lasciar spazio a un ritmo veloce, incalzante; quasi ti sembra stia per uscire dal tuo petto, quasi lo vedi contrarsi sotto la nube di quel profumo di pesca. Indietreggi di un passo e per una volta i tuoi occhi si staccano dai suoi per guardare per terra.

<< Non si saluta più? >> chiede lui perplesso e ti ritrovi il suo viso a un palmo di naso. Sussulti e poi monti l'espressione più tronfia che ti riesce.

<< Cazzo quanto odori di pesca! >> esclami disgustata. Lui per qualche istante ti guarda accigliato, poi, quasi avesse un'illuminazione, smette di fissarti e serra le labbra, come fa sempre quando è in imbarazzo.

“Chi vuoi prendere in giro?” vorresti dirgli, ma la frase che ti esce fuori è molto più diplomatica. << Era con lei allora il tuo impegno >>. Quell'impegno irrinunciabile, che sennò poi sua madre si incazzava.

<< Appena mi sbrigo ti raggiungo, prima non posso perché devo fare una commissione per mia madre >> aveva detto e gli avresti anche creduto se... se quel profumo non l'avesse tradito.

Lo guardi e lui si limita a un'alzata di spalle, non una parola, non un'espressione particolare. Almeno non tenta di giustificarsi con inutili bugie. Onesto, almeno in questo. Torna a fissarti, cerca i tuoi occhi, forse speranzoso di non trovarli colmi di rabbia. Il tuo cervello, però, è troppo pieno di orgoglio perché tu possa dargli questa soddisfazione.

<< Credo che tu non me l'abbia detto nella speranza che mi incazzassi scoprendolo >> affermi secca, pensando che in fondo prova sempre ad attirare le tue attenzioni, a farti cambiare idea, ci prova ancora, in ogni modo.

Non sa che dire e resta in silenzio. Ti dai il tempo di riportare sul viso la solita espressione orgogliosamente tronfia che con il passare dei minuti hai perso e poi ti volti, cominciando a camminare. Non senti i suoi passi seguirti, non senti quel profumo di pesca venirti dietro.

<< Non dovevamo passeggiare? >> ti limiti a domandare, fermandoti un istante. Ora li senti quei passi e anche quel dannato profumo di pesca che ti camminano dietro.

Passeggiate in silenzio, fianco a fianco. Lui ogni tanto allunga il braccio sulle tue spalle e tu lo sposti. Ogni tanto cerca di afferrare la tua mano, ma tu la scansi bruscamente. Ogni tanto prova a parlare ma gli bruci le parole sulla bocca con risposte secche e irritanti.

Perché pensi a lui, a lei, a loro. Ti senti l'altra, con la consapevolezza di non esserlo realmente. C'è un lui, c'è una lei, ma non c'è un loro. C'è un lei, c'è una lei, non c'è un loro... e poi ci sei tu, sospesa lì in mezzo. Pensare che...

<< Questa situazione non ci sarebbe se tu... >>. Le parole gli si spezzano in gola, tanto sa che sei consapevole di come continua la frase.

<< Non c'è nessuna situazione >> sbotti, liquidando ancora una volta il discorso.

 

Siete arrivati al suo motore. La passeggiata è finita, era ora di darci un taglio. Silenziosamente infilate i caschi, salite sul motore e partite. Ringrazi il vento contrario che ti salva per un po' da quel maledetto profumo di pesca. Quel profumo che ti fa pensare a loro due, loro due vicini, loro due abbracciati, loro due forse...

<< Non è successo niente. Solo un abbraccio, niente di più >> dice lui, quasi ti leggesse nel pensiero. Non sai se crederci o no, ma nel dubbio stringi più forte le braccia intorno alla sua vita, quasi a cercare conferma di quelle parole. Ma quel profumo è ancora lì, attaccato alle fibre di quella maglietta da cui improvvisamente allontani il viso, quasi disgustata.

 

Siete arrivati sotto casa tua. Scendi dal motore con l'agilità che non possiedi: il tuo ginocchio scricchiola. Levi il casco e glielo porgi; anche lui libera la testa da quel peso. Siete uno davanti all'altro ora, nell'oscurità di una sera d'estate che vi nasconde da sguardi indiscreti.

Accenni un saluto e decidi di andare. Ti volti, ma la sua mano stavolta riesce ad afferrare la tua, impreparata a quell'attacco, e ti trascina verso di lui. Ti mette un braccio intorno ai fianchi, bloccandoti contro il suo petto che si muove lentamente su e giù al calmo ritmo del suo respiro.

Così vicina, senti di nuovo quel profumo di pesca invadere le tue narici e offuscare i tuoi pensieri. Vedi lui, vedi lei... È un attimo, un istante di rabbia, un momento di passione. Le tue labbra contro le sue, il tuo corpo sempre più avvinghiato al suo, le sue mani che sfiorano le tue braccia, si intrecciano alle tue mani, stringono i tuoi fianchi e poi finiscono sul tuo viso, lo incorniciano, lo spingono verso quel bacio pieno di passione, di rabbia, quel bacio che non vi siete mai dati. Una piccola, solitaria lacrima scende dal tuo occhio destro dritta giù, fino alle vostre labbra, fino a dividervi, a dividere i vostri respiri stanchi, affaticati dalla foga dell'intreccio intenso delle vostre lingue. Tu lo guardi, lui guarda te. Le sue mani allentano la presa sui tuoi fianchi fino a convergere nelle tue.

Un ultimo sguardo e ti volti, lasciando andare le sue mani. E stavolta te ne vai, sali a casa, ti chiudi in camera. Stringi le spalle, stringi le braccia intorno al petto e ti accorgi che odori di pesca. Odori di pesca e di addio.
 

***

Eccomi di ritorno. Storia, se così si può chiamare, senza particolari pretese. Mi è venuta in mente oggi e ho sentito la necessità di scriverla, per tentare di esorcizzare un periodo non proprio idilliaco. L'ho scritta quasi di getto, anche se in due riprese. Potremmo dire che al centro della storia c'è una specie di triangolo amoroso, ecco, anche se non lo è a tutti gli effetti. Spero che vi possa piacere (ci spero sempre, d'altronde xD).
Chiara

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: FrogWriter