Un
regalo per tutti i lettori di Coeur, Settled ed Heartbreacking per
premiarli della pazienza che stanno avendo, ma anche per gli altri e,
ovviamente, tutti i fan di D/G, siccome è la mia prima storia one-shot, mi piacerebbe davvero sapere quello che ne pensate,
così in futuro saprò se replicare l’esperimento o
concentrarmi solo sulle storie a più capitoli. Sul serio, terrei davvero molto
ad un parere. ^_^
Non fate caso alle imperfezioni e…è stata partorita in meno di
sette giorni, abbiate pietà di me. ^_-
Nota ulteriore: non era previsto ma la dedico
alla mia amica Pippitwo che ieri si è impastata in
metro ed ha un bernoccolo colossale e il gomito ingessato…Pippi
solo tu riesci a farmi queste cose ^_^’
Un
bacio a tuttissimi.
One
day…(when dreaming ends)
Le
persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo per realizzare i
propri sogni, dire ciò che pensano e fare quello che desiderano; danno per
scontato che comunque ci sarà un “domani”, che
potranno “farlo”, “dirlo”, “viverlo” domani. “Uno di questi giorni mi
piacerebbe andare a Parigi, mangiare un croissant camminando lungo
…ma
che succede poi quando ci si rende conto che tutto
quel tempo che si pensava di avere si tratta invece di pochi anni, mesi,
giorni; che ogni giorno, minuto, secondo, frase, respiro o parola potrebbe
essere l’ultimo…
…ogni
sorriso, carezza, abbraccio…
…ogni
bacio…
Le
persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo, lo pensano come
qualcosa che è loro dovuto, non immaginano di potersi
ritrovare come al cinema di fronte ad un bel film, o ad uno spettacolo di
fuochi d’artificio, a dire “Ma come? È già finito?”.
Ci
sono tante di quelle cose che si credono di poter fare domani, così tante che
si finisce persino per dimenticarne alcune…nessuno pensa di trovarsi un giorno
a rendersi conto che tutto il tempo che si credeva di avere in realtà non è poi
così tanto ed è quasi scaduto, e tante di quelle cose che volevi fare non le
puoi più nemmeno fare, e stranamente in quel momento te le ricordi tutte, e ti
domandi perché quella volta, quel giorno, invece di rimandare a domani, hai
preso quei maledetti pattini e hai pattinato sotto le stelle, perché invece di
rimanertene a letto fino al mattino, ti sei avvolto la coperta alle spalle e
sei andato a vedere l’alba, perché non sei stato solo un po’ più attento al
respiro della persona che allora ti dormiva vicino…
…e ti ritrovi rilegato in un letto d’ospedale con davanti
carta e penna, e un elenco di tutte quelle cose che volevi fare ed hai invece
rimandato a domani…
Le
persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo per realizzare i
propri sogni, dire ciò che pensano e fare quello che desiderano, non sanno che
magari un bel giorno potrebbero ritrovarsi a scoprire che il tempo è trascorso.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
'Cause
you are there in my dreams and in my days
Like
you've always been
I've
got a river of kin, a footbridge of neighbors
The
rest of my little world is
Full-fledged
strangers, full-fledged strangers
But
you think you know me
Think
it's just a matter of time
'Til you make me see the depth of your sincerity
But
I can't shake this
The
way on is no longer clear
The
bridge is out and the woods are dark and dear
And
I could get lost for trying, all my fears in ambush on the way
'Cause
they are there in my dreams and in my days
Like
they've always been
I'm
waiting and there's still no one to meet my train
I'm
waiting and there's no one but myself to blame
I'm
waiting and there's still no one to meet my train
Waiting,
for you
Love
is love – it could have gone either way
'Cause
it is also love that walks away
And
I'll take one step back and pull the wool back over your eyes
And
I'll walk on
'Cause
you are there in my dreams and in my days
Like
you've always been
I've
got a river of kin, a footbridge of neighbors
The
rest of my little world is
Full-fledged
strangers, full-fledged strangers
I'm
waiting and there's still no one to meet my train
I'm
waiting and there's no one but myself to blame
I'm
waiting and there's still no one to meet my train
Waiting
Full
Fledged strangers – Jonatha Brooke
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Lord Voldemort era stato sconfitto, la
guerra era finita; vite intere erano andate distrutte, vite
intere si erano apprestate ad essere ricostruite…laddove ancora qualcosa era
rimasto per poter ricostruire.
La guerra aveva coinvolto tutti, erano
finiti con l’aver partecipato tutti, molti senza sapere neppure da che parte
della barricata stavano in piedi o perché innanzi tutto stavano combattendo. Tra
i rientri a casa, i morti e i feriti, la sua famiglia se l’era cavata incredibilmente
bene dopotutto; erano sopravvissuti tutti…o quasi. Percy era stato condotto ad
Azkaban e sottoposto al Bacio del Dissennatore, e suo padre…
…era spirato fra le braccia di sua
madre; i Medimaghi avevano detto che si era trattato
del cuore, non aveva retto a tutte quelle emozioni.
Chi pronosticava di sposarsi o di
avere dei bambini non aveva perso tempo, altri avevano semplicemente ripreso in
mano la propria vita o quello che ne era rimasto.
Ron ed Hermione dopo le nozze si erano
trasferiti in America, suo fratello aveva ripreso a giocare a Quidditch
professionalmente e la neo signora Weasley aveva
ricevuto un offerta di lavoro a Boston, qualcosa che aveva a che vedere con la
biochimica e la magia…
…quando
l’avevano ricoverata in ospedale aveva dovuto fare i diavoli a quattro per
convincerli ad accettare l’offerta e partire…
Bill aveva preso a giare il mondo
portandosi dietro Fleur, e fra l’orrore e lo sconforto di sua madre non si
erano ancora sposati, il “richiamo della libertà” lo aveva chiamato lui; la
verità era che suo fratello non riusciva più a stare fermo in un posto troppo a
lungo, non dopo di quello che aveva visto e fatto.
Charlie, invece, aveva
avuto esattamente la reazione opposta; era voluto stare il più possibile vicino
a casa e alla propria famiglia, e così aveva raccolto il posto in Cura delle
Creature Magiche lasciato vacante da Hagrid. Rubeus Hagrid attualmente
era a Parigi in luna di miele con Olympe Maxime, dopodichè sarebbe tornato al
suo ruolo originario di guardacaccia.
Fred e George erano tornati ad essere
Fred e George, “Perché un uomo come noi dovrebbe sposarsi Fred?” “Non lo so
George, perché un uomo come noi dovrebbe sposarsi?” sarebbero potuti andare
avanti all’infinito e poi concludere con “il
matrimonio”, “l’amore”, “per un uomo può solo finire” “con un gran dolore”,
seguito da un poco elegante gesto in difesa dei propri attributi. Oltre a
mantenere il negozio a Hogsmeade si erano dati al commercio via
Gufo.
E per quanto riguardava l’ultimo membro
della sua famiglia…lui aveva deciso di andarsene e tornare a vivere fra i
Babbani; Harry Potter aveva giurato che non avrebbe più toccato una bacchetta
per tutto il resto della sua vita…dimenticandosi di tutto e tutti, lasciando
indietro chiunque, compresa lei.
Aveva fatto in modo che non gli
dicessero nulla della sua malattia, forse sarebbe rimasto, forse no, ma di
certo l’avrebbe fatta sentire peggio; dopotutto se fosse voluto rimanere per
lei non se ne sarebbe andato in fretta e furia, impacchettando la propria roba
e lasciando la città una settimana dopo la fine della guerra.
Stava meglio senza di lui a ricordarle
tutto quello che avrebbe potuto avere se soltanto…e lui sarebbe
stato meglio senza una palla al piede, senza lei e la sua famiglia, a
ricordargli costantemente tutto il dolore e le perdite che aveva subito, la
sofferenza e ciò cui era passato attraverso.
E Ginny Weasley?
Ginny Weasley stava incredibilmente
bene grazie, cioè, stava incredibilmente bene per una
che stava per morire; probabilmente era la paziente del reparto di lungo
degenza ad avere il migliore aspetto. Probabilmente era tutto quello che le era
rimasto.
Ehi, era sempre
stata un po’ pallida, e l’incarnato pallido era sicuramente attraente e
si addiceva a lei, come si addiceva ai suoi lunghi capelli rossi sempre lucidi,
puliti ed intatti…l’infermiera del reparto che si occupava di mantenerli in
quelle condizioni si era davvero innamorata di loro, perciò li viziava, li
coccolava…
…così come la viziavano e la
coccolavano i suoi parenti, tanto che per ritrovarsi in una minuscola stanzetta
senza neppure delle finestre vere, era trattata come una principessa e non le
mancava assolutamente niente…
…niente, all’infuori della salute.
No, non bisognava fraintenderla, ormai
lo aveva accettato. Non aveva avuto alternativa: era malata; e forse non oggi,
e magari neanche domani, ma presto o tardi il suo corpo avrebbe ceduto proprio
come aveva fatto il cuore di suo padre, e il suo bell’aspetto
non sarebbe servito a prevenirla dal fare la stessa fine.
Sì, “accettato” era la parola esatta,
come a dire che si era rassegnata all’inevitabile e
messa il cuore in pace; non intendeva trascorrere gli ultimi momenti che le
erano stati regalati chiusa in una camera nemmeno sua a piangersi addosso. Ci
sarebbero state ancora tante cose belle di cui avrebbe potuto godere, anche
chiusa in quelle quattro mura d’ospedale…e poi chissà…le avevano promesso che qualche volta l’avrebbero fatta uscire…
…promesse da marinaio, ma in fondo la
speranza era l’ultima a morire…
…e prima sarebbe comunque
morta lei.
Che cos’era accaduto?
La guerra.
Harry era stato ferito, una ferita
magica, non era possibile intervenire in alcun modo se non similmente alla
maniera Babbana…gli serviva del sangue...quanto più sangue
possibile. Lei era, come aveva scoperto quel giorno, “0
negativo”, perciò donatrice universale…pareva possibile che si tirasse
indietro? No, infatti…
…peccato che qualcosa era andato
storto in quella procedura Babbana, così storto che
aveva rischiato di morire dissanguata…e allora cosa? Altra procedura Babbana
ovviamente…
Quando si era risvegliata una settimana dopo
dal coma Harry era salvo…lei malata. Si era beccata una specie di virus, no,
stranamente non uno Babbano, anche se si poteva passare attraverso il sangue
era più simile ad una fattura…colpiva il sistema immunitario drenando
lentamente le energie... provocava stanchezza, affaticamento, anemia, perdita
di forze, perdita di peso, febbre, molti sintomi
lievi...ah, giusto, e la morte.
Al riguardo erano stati condotti
parecchi studi, inventati parecchi rimedi, cure e pozioni, contro-fatture... le
aspettative di vita si erano scoperte elevate, e si
contavano parecchi casi di guarigione, specie in caso di forma acuta…
A lei era stata diagnosticata la forma
cronica, e non sembrava rispondere né alle terapie né ai trattamenti.
Per il resto, al di fuori della sua prigione
lattea e asettica, la situazione era ancora confusa, non vi erano certezze su
chi era realmente morto e chi invece semplicemente disperso; il S. Mungo
minacciava di esplodere per la continua e costante affluenza, non c’erano quasi
più letti liberi, e il Ministero aveva dovuto dare disposizioni perché la
struttura fosse ampliata magicamente.
Durante la sua permanenza aveva avuto
più compagni di stanza di quanti avrebbe potuto contarne, alcuni erano
trasferiti, se ne andavano o guarivano, altri non ce
la facevano…aveva visto morire più persone al S. Mungo che durante la guerra;
chi ad ogni modo ce la faceva ad andarsene con le proprie gambe, o se non altro
su una carrozzina, spesso tornava a trovarla... a volte capitava che non si
facesse trovare, era felice per chi ce l’aveva fatta,
sul serio, aveva imparato da tempo che invidia e rabbia riuscivano unicamente
ad amareggiarla e farle il sangue cattivo, non solo, il suo stesso fisico stava
peggio... ma certi giorni…aveva anche lei le proprie giornate “no”.
Teoricamente sarebbe dovuta rimanere
nella propria stanza, chiedere all’infermiera di essere accompagnata a fare due
passi per i corridoi o in giardino (sì, avevano fatto in modo di avere un
giardino), in pratica…tutti al S. Mungo, personale
medico e pazienti, sapevano chi era e non facevano più caso a lei, ad eccezione
del Medimago Rogers, era l’unico che pretendeva che rimanesse nella propria
stanza: non lo aveva mai ascoltato.
Ora al S. Mungo era di casa. No, non
era la casa che voleva, non rientrava nei suoi piani per il futuro, Merlino lei
non avrebbe neanche potuto parlare di futuro ma…ma era fortunata ad avere
ancora del tempo, almeno un po’ di tempo, e non
intendeva sprecarne neanche un secondo.
Non era sempre stato facile,
soprattutto il primo mese. Non voleva morire, ed era arrabbiata, arrabbiata con
tutti…continuava a ripetersi che non era giusto, che non doveva stare lì, che
quello non era il suo posto, che non poteva essere vero, che c’era altra gente
che avrebbe meritato di morire che…aveva gridato, aveva urlato finche non aveva
avuto più voce, si era chiusa in quella maledetta stanza e non aveva voluto più
vedere e parlare con nessuno…aveva pianto tutte le lacrime che le erano rimaste
in corpo e che nemmeno aveva creduto più di avere, scritto quel dannato ed
infinito elenco di cose che avrebbe voluto ancora fare…finché, una mattina,
riguardando la lista, si era resa conto di aver perso a quel modo un mese, un mese di vita che nessuno le avrebbe più restituito.
Da allora era trascorso un anno,
continuava a non rispondere alle terapie, e Bill, ogni volta che andava a
trovarla le portava dei mazzi di fiori variopinti, fotografie dei suoi viaggi,
un sacco di souvenir, e una frase che era sempre la stessa “allora come sta la
mia sorellina, la paziente più attraente del reparto?”.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Era una giornata estiva come tante;
prima di lei ve n’erano state altre, dopo di lei avrebbero seguitato ad
esservene di nuove. Il cielo era sereno, il sole splendeva alto, e le
temperature miti e nella norma; difficilmente l’estate inglese diveniva molto
calda, e gli alberi del giardino interno al S. Mungo offrivano riparo e una
piacevole e confortante vista a pazienti e visitatori.
Era una specie d’illusione ottica, ma tutto sommato faceva bene alla vista e al cuore; Ginny lo
aveva notato durante la prima settimana di ricovero, quando i suoi l’avevano
forzata ad uscire dalla stanza ed a fare una passeggiata continuando a ripetere
quanto splendido fosse quel grande spazio aperto e verde, quanto fossero
fortunati a poter respirare una tale aria incontaminata. L’unica cosa che quel
giorno aveva attirato la sua attenzione era stata quanto tutto sembrava esattamente
studiato e costruito perché chiunque passeggiasse lungo quei viali avesse
l’allucinazione di essere ad una specie di picnic e non in ricovero presso un
ospedale; un puro e semplice giochino mentale.
Ora, dopo un anno, anche lei era
entrata a far parte del club e si limitava a godere del
panorama; e lo stesso per le finestre incantate della sua stanza.
La giovane maga, non essendovi
programmata per quel giorno alcuna visita di controllo, era uscita non
esattamente di soppiatto dalla camera che al momento non divideva con nessuno
e, rinunciando per quella mattina a visitare gli altri pazienti dei reparti o a
rompere le scatole a Medimaghi e Infermiere, si era invece diretta in giardino.
Ginny si trovava su una delle panchine;
sedeva con le gambe che in quel momento stavano fungendo da scrittoio, tirate
al corpo, il proprio pigiama di flanella a righe bianche e azzurre, ed una
coperta avvolta attorno alle spalle. La giacca del pigiama era aperta e
mostrava la canottiera bianca sottostante.
Stava scrivendo a Ron e Hermione. Bill
era andato a trovarla la settimana precedente accompagnato da Fleur, e Charlie
tre volte la settimana faceva in modo di trovarsi nei paraggi; i gemelli al
solito erano i detentori del posto-visita nei week-end, e sua madre,
solitamente un giorno sì ed uno no era presente, ma al
momento si trovava in visita presso una cugina e per un po’ sarebbe rimasta
fuori città. No, non si poteva dire che l’avessero
abbandonata a se stessa…ad ogni modo, il Medimago Rogers li aveva supplicati
che in certi periodi le dessero tregua, e lei era stata pienamente
d’accordo...questo finché aveva sentito la ragione “abituarla all’inevitabile
distacco”...era ancora d’accordo, semplicemente ora tutte le volte che vedeva
il vecchio bastardo le veniva da toccarsi…
…comunque le
tregue dalla sua famiglia le servivano perché le rendevano più facile
dimenticarsi di essere malata, e perché a volte aveva bisogno anche di stare
con se stessa, ovvio che quando fosse arrivato il “momento” li avrebbe voluti
tutti lì, compreso Harry-egoista-bastardo-Potter.
Prima o dopo avrebbe dovuto affrontare anche lui…
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Evviva. Il S. Mungo…
…e non solo,
ingresso da un’entrata d’eccezione…quella per gli invalidi e i malati di mente…
...e Draco
Malfoy era? Invalido sicuramente, dato
che si trovava inchiodato a quella dannata sedia a rotelle da
mesi…e pazzo? Può darsi, visto che era tanto idiota da permettere
quattro volte alle sue aguzzine* d’essere più veloci di lui e avere il tempo di
fermarlo in quello che ora avrebbe decisamente ribattezzato
“un disperato e fallimentare tentativo di porre fine alle proprie sofferenze”…
…fosse stato solo più veloce,
probabilmente sarebbe stato sempre considerato un pazzo, dato che la malattia
mentale sembrava non essere cosa nuova nella sua famiglia, ma perlomeno sarebbe
stato un pazzo felice…
…che diamine,
non si poteva neanche essere liberi di morire in pace…
Non bastava aver interpretato il ruolo
dello spietato e fedele Mangiamorte durante la guerra, giocando sui due lati
del campo per passare informazioni a quel dannato Ordine degli sfigati, ed aver ottenuto come unico riconoscimento una
paralisi permanente da parte del proprio adorato padre, no, si doveva anche
portare avanti l’umiliante parte del paraplegico sconfitto e con tendenze
suicida…
Era stato rimosso dalla propria
abitazione per richiesta della sua Signora Madre, e di una persona che non
aveva ancora capito che cavolo ci facesse ancora nella sua vita, e scortato da
due infermieri, un Medimago del reparto psichiatrico, più i membri della
vigilanza…
Temevano potesse diventare un pericolo
per se stesso…
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
L’entrata per i pazienti “particolari”
del S. Mungo era stata collocata accanto ad un punto di Materializzazione,
questo per facilitare il trasporto dei degenti, era necessario attraversare il
giardino per giungere al complesso ospedaliero vero e proprio.
L’umore del mago seduto sulla sedia a
rotelle, che in quel momento stava percorrendo il principale sentiero asfaltato
del parco, spinta da una delle infermiere col camice
rosa affiancata dagli altri quattro membri della struttura sanitaria, sarebbe
stato intelligibile semplicemente
dall’espressione che aveva avuto in viso, senza che fosse stato necessario
porre delle inutili domande.
Draco Malfoy in quel momento avrebbe
voluto trovarsi ovunque ma non lì.
Nonostante l’evidenza della menomazione, e
l’aspetto generale, un poco sciupato a causa della stanchezza e della mancanza
di sonno, esternamente il giovane mago sarebbe potuto apparire in piena salute
e in perfette condizioni fisiche; almeno esternamente, Draco Malfoy, era lo
stesso ragazzo impeccabile e sicuro di se che, se non fosse esplosa la guerra,
poco più di un anno prima si sarebbe diplomato a Hogwarts.
La sedia a rotelle, sospinta da una giovane
maga dai capelli castani, invece di continuare nella medesima direzione verso
l’edificio, giunta in prossimità dell’ultimo tratto aveva compiuto una
deviazione e si era immessa in uno dei viali alberati che si trovavano lì a
fianco. Draco non aveva potuto vedere che l’infermiera, artefice della
brillante trovata, prima di cambiare direzione alla carrozzina aveva sorriso,
come a chiedere conferma, alla strega Medimago che le stava accanto.
Era stato nel momento in cui la
ragazza aveva parlato che, il giovane, aveva compreso che “quell’idiota
dell’infermiera” aveva pensato bene di fargli fare una
sorta di giro turistico del posto. – Oggi è una bella giornata, l’ideale per
una passeggiata, Signor Malfoy che ne pensa di un tour
del parco, prima di andarsi a barricare in una delle nostre stanze? – Aveva
domandato questa in tono gioviale.
Se l’infermiera fosse solo stata un po’
più accorta, o si fosse preoccupata di controllare, avrebbe notato il tipo di
paziente che si trovava davanti a lei e avrebbe tenuto la bocca chiusa.
Draco Malfoy non aveva mai accettato
la propria condizione di paraplegico, probabilmente non l’avrebbe mai
accettata, o non avrebbe tentato ripetutamente di togliersi la vita, anche se
lui avrebbe detto che quella non si trattava
dell’unica ragione, in quel momento Draco Malfoy sapeva di essere lì perché
costretto, di essere su quella sedia a rotelle perché costretto, di essere vivo
perché costretto; Draco Malfoy era arrabbiato e incattivito e l’umorismo
spiccio della donna non avrebbe certo giovato al suo stato d’animo.
- Penso che se fossi in grado di
camminare difficilmente mi ritroverei qui in primo luogo, e penso che se i
dipendenti della struttura si limitassero a fare il loro lavoro invece che
sprecare tempo e parole nel tentativo di fare della bassa ironia forse la percentuale
di suicidi qua dentro si ridurrebbe della metà, lei che ne pensa? - La riposta
era stata immediata e dura.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny aveva continuato a far scorrere
la piuma con fervore sul pezzo di pergamena. C’erano così tante cose che desiderava
raccontare a suo fratello e a Hermione che la penna, al solito, non era in
grado di star dietro ai suoi pensieri…molte sue
lettere finivano per questa ragione con l’avere frasi sconclusionate al loro
interno, e lei non aveva mai perso tempo a rileggere ciò che scaturiva sulla
carta assieme all’inchiostro…
La giovane maga, mentre scriveva,
continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore, ormai turgido e scorticato
dalle pellicine.
Nonostante fosse abbastanza presa dalla propria
occupazione, Ginny aveva sentito i passi sul selciato; non aveva sollevato il
capo esclusivamente perché aveva avuto l’esatta idea della persona alla quale
appartenessero.
- Un giorno di questi finirai per
fartele sanguinare, e sarebbe un peccato, hai delle belle labbra…- La voce
giocosa di Mabel Shaw, la sua infermiera preferita, aveva fatto capolino
attraverso l’aria.
- Aha… -
Aveva accennato la maga senza alzare il capo dal proprio scritto; non le stava
prestando gran considerazione. La risposta era arrivata un secondo più tardi. -
…ma siccome al momento non ho in programma di farne un
migliore impiego non vedo dove sia il problema. –
La giovane infermiera, senza smettere
di sorridere, si era infilata le mani in tasca stringendosi nelle spalle. - Mai
dire mai. –
Ginny aveva sollevato il capo, le
labbra della maga si erano curvate in un sorriso tra il sarcastico e il
divertito. - Sì, giusto Mabel, ce la vedo proprio una fila di maghi ad
accalcarsi qua fuori al solo scopo di pomiciare con una malata terminale… - Poi
aveva aggiunto, mentre si stringeva meglio le gambe al petto e sembrando
tremendamente convinta, - …inoltre, onestamente, credo di poter fare un impiego
migliore del tempo che mi è rimasto allo stare a labbra a labbra con un’idiota
qualsiasi… -.
- E chi ti dice
che sarebbe un’idiota qualsiasi… - Aveva continuato la giovane permeando la
frase di un alone di magia e mistero, lasciandola appositamente in sospeso.
L’ex Grifondoro era sembrata
divertita. Aveva smontato subito l’amica. - Perché
sono tutti idioti qualsiasi…e poi non voglio essere accusata di tentato
omicidio, anche se non credo che condurrebbero ad Azkaban un’ammalata… -
- Ah, quindi oggi sei
un’ammalata...Gin lo sai meglio di me che non è così facile
contrarre la tua malattia… -
Il sorriso della giovane dai capelli
rossi si era allargato maggiormente. Ginny aveva sollevato un sopracciglio. -
Ah, davvero? Lo so? –
Mabel, accorgendosi della gaffe, era
arrossita leggermente. - Touché,
quello che volevo dire… -
La giovane dai capelli rossi aveva
fatto da parte carta e piuma, ed aveva steso le gambe a terra; il sorriso di
poco prima non aveva ancora lasciato le sue labbra. - Lo so che volevi dire,
grazie, che ci vorrebbe un contatto diretto con il
sangue, che ci sono degli incantesimi protettivi…guarda, gli unici disposti ad
avvicinarsi a me in questo momento sarebbero i malati terminali e sai una cosa?
Non ho delle fantasie al riguardo… - Gin aveva corrugato la fronte. – ...non mi
piacciono gli ammalati… -
All’infermiera era venuto spontaneo
roteare gli occhi. - E tu cosa sei Signorina Weasley?
–
- Semplicemente mi piacciono ancora i
bei ragazzi, forti e in salute, e siccome mi rendo perfettamente conto che la
cosa è reciproca… -
Mabel si era portata una ciocca di
capelli scuri dietro alle orecchie; la giovane si era fatta seria. - Se ti può
consolare non sembri un’ammalata… -
Ginny l’aveva guardata per un secondo
sbattendo le palpebre, poi aveva parlato col medesimo tono vivace di sempre. -
Non mi consola, ma grazie, in effetti non mi sento
molto ammalata… –
- Allora forse dovremo controllare
meglio, magari hanno sbagliato la diagnosi… - Aveva suggerito questa,
continuando lo scherzo.
- Magari, sì, forse… -
La giovane infermiera aveva scosso il
capo sorridendo. - Sai che ti ammiro? –
- Mh, sì
giusto, aspetta di vedermi quando mi viene il ciclo e
poi ne riparliamo…piuttosto…fammi indovinare…ti hanno mandata qui per rimettermi
al guinzaglio… -
- Ginny, è ammirevole sul serio che tu
sia così esuberante, e che ti senta piena di energie,
ma devi proprio passare tutto il giorno tentando di sgattaiolare fuori dalla
tua stanza? Le tue difese immunitarie… -
- Stanno benone
grazie, e poi mi rifiuto di passare il tempo rimasto ad ammuffire lì dentro
solo perché il Medimago mi-tocco… -
- Il Medimago Rogers sta cercando di
salvarti la vita… -
- Il Medimago Rogers mi ha già
prenotato un posto al cimitero, e comunque la terapia
non sta funzionando perciò… -
- Ti prego, ti costa tanto fingere di
ubbidirgli almeno quando è di visita? Non puoi
comportarti ogni tanto da brava paziente che prende in considerazione i
consigli del proprio Medimago? –
- E quando
sarebbe di visita? –
- Oggi, fra un’ora… -
- Allora fra un’ora… -
- Ginny… -
La maga aveva sospirato. - E va bene,
ma non garantisco di essere ancora lì dopo che se ne
sarà andato. -
- Signorina Weasley tu mi fai
impazzire… - Mabel aveva parlato tentando di essere seria,
ma si era ritrovata ad annuire col capo e a guardare la sua paziente-amica ad
occhi larghi e per nulla minacciosi.
Ginny, nascondendo un sorriso, si era
sollevata dalla panca; la coperta che teneva avvolta attorno alle spalle era
scivolata sul sedile in pietra.
- Ah, a proposito… - Aveva fatto notare
la maga dai capelli scuri. - …oggi arriva il tuo nuovo compagno di stanza… -
Dando le spalle a Mabel, Ginny aveva
preso a racimolare lentamente la propria roba. - A davvero? E
chi sarebbe stavolta, di grazia? -
- Non ne ho la più pallida idea –
Alla giovane Weasley erano cadute le
braccia. Aveva voltato il capo di tre quarti per osservare l’infermiera. - E tu saresti una brava infermiera? -
La risposta era arrivata sottoforma di
sorriso. - Io questo non l’ho mai detto. – Poi, fingendo nuovamente serietà e restringendo
gli occhi, aveva aggiunto, - E adesso muovi il tuo sederino secco o finirò nei
guai sul serio… -.
Ginny aveva scosso il capo senza
smettere di sorridere, replicando in tono canzonatorio e riprendendo a radunare
le proprie cose. – Agli ordini. -
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Mentre la maga dai capelli rossi, affiancata
da Mabel, sorridendo e distraendosi, prendeva ad incamminarsi verso l’edificio
dalle pareti bianche, rimediandosi di tanto in tanto qualche rimprovero e
ammonimento dall’infermiera, un paio d’iridi grigie scortate su una carrozzina,
avevano preso visone dell’intera scena facendosene un’idea completamente errata.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Lo sguardo insensibile e gelido del
mago aveva assistito alla dipartita della ragazza dai capelli rossi covando al
proprio interno dell’altro: odio.
Draco Malfoy in quel momento aveva
odiato la giovane dai capelli rossi con tutto l’odio che un ragazzo della sua
età, costretto a passare attraverso tutto quello cui era passato
attraverso, e ritrovatosi inchiodato non per sua colpa o scelta su una sedia a
rotelle.
Perché l’aveva riconosciuta. Aveva
riconosciuto che si trattava di una di “loro”, quelli dalla “vita facile”, tutta
scherzi, sorrisi, …“nobili” e “puri di cuore”, che stavano sempre in piedi per
le giuste cause…protetti, coccolati e amati da tutti, per quelli come loro e
Potter c’era sempre il lieto fine, perché loro erano
quelli “davvero buoni”.
Non era stato perché si era tratto di
“lei”, ma perché faceva parte di “loro”.
Gli eroi…
Draco Malfoy in quel momento aveva
odiato Ginny Weasley con la semplicità e la forza di un ragazzo di 19 anni che
non sa chi incolpare per essersi ritrovato su una sedia a rotelle.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny era di ritorno
dall’Accettazione, aveva appena terminato d’imbucare la lettera per Ron e
Hermione nella cassetta che si trovava accanto al bancone giù all’ingresso, e
il fatto che fosse riuscita a farlo da sola senza che nessuno si offrisse di
farlo per lei, “così che potesse tornare nella propria stanza a riposare”,
l’aveva messa di buon umore; cosa definitivamente positiva,
visto che come sempre la visita col Medimago Rogers l’aveva fatta imbestialire,
e che si fosse trattato di un fuori programma non aveva di certo migliorato le
cose.
Il vecchio mago, come ogni santissima
volta, aveva preteso che fosse condotta “alla sala visita
quattro, non sei” su una sedia a rotelle, e a nulla era servito fargli
notare che la facoltà di muovere autonomamente i propri arti inferiori non
l’aveva ancora abbandonata. – “È soltanto una questione di tempo, non vorremo
peggiorare la precarietà del tuo stato”. – Si era fatta beffa la giovane,
mentre percorreva il corridoio in direzione della propria stanza, imitando il
tono di supponenza del mago.
Infilandosi le mani nelle tasche del
proprio pigiama a righe, aveva continuato a camminare.
In tutto questo, la giovane Weasley,
non aveva avuto ancora modo di appurare chi sarebbe stato il nuovo occupante
della sua stanza.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Quando Ginny Weasley era comparsa alla porta
della propria stanza, Draco Malfoy si era trovato seduto a letto col viso
rivolto verso la finestra incantata; stava osservando le irreali figure in
movimento.
La giovane si era arrestata sulla
soglia con una mano appoggiata allo stipite; dell’individuo che le dava le
spalle era stata capace di scorgere soltanto i capelli corti e biondi e la
schiena coperta dalla maglia del pigiama di tessuto verde scuro. Quindi il suo
nuovo compagno di stanza si trattava di un ragazzo…il S. Mungo doveva essere
proprio strapieno se le veniva affibbiato un compagno
di stanza anziché una compagna…
Ginny aveva sorriso. Beh, se non altro
sarebbe stato interessante...
- Come ho già detto e ripetuto: non ho
bisogno di niente, e visto che vi siete preoccupati di rimuovere tutti gli
oggetti taglienti dalla stanza, mi avete sequestrato
la bacchetta, e la finestra è finta, a
meno che io tenti di togliermi la vita compiendo un volo di un metro dal letto
sono sicuro che non corriate pericoli. -
Che?
La fronte della giovane era andata
increspandosi immediatamente; dopo una prima espressione sconcertata ne era seguita un’altra pressoché divertita, questo finché
si era resa conto di conoscere il proprietario della voce e, il mago, non
ottenendo risposta, si era voltato.
Bene, bene, bene…che le venisse un
colpo…
- Malfoy? - Le era scivolato dalle
labbra; più tardi, la giovane, ripensandoci, avrebbe immaginato che, se Ron
fosse stato presente, il termine che avrebbe utilizzato sarebbe stato
“vomitato”. Nemmeno lei era stata certa della propria voce, invece di “Malfoy”
dalle sue labbra in quel momento avrebbe potuto
benissimo essersene uscito un “cosa”.
Che cosa ci faceva lui lì?
Per Ginny era stato come ritrovarsi a
guardare in uno specchio, perché nell’immediata reazione del giovane si
sarebbero potuti leggere la stessa confusione e lo stesso
stordimento.
- Weasley? -
Naturalmente nel ragazzo tale stato era
durato lo spazio di un istante. Il viso era tornato ad indossare l’espressione
dura e per nulla entusiasta di quella mattina.
Ginny a quello non aveva potuto far
altro che aggrottare di nuovo la fronte; se non lo avesse conosciuto meglio…no,
appunto, perché lo conosceva abbastanza...
…quello era odio.
Malfoy, dopo aver quasi fatto un buco
nel cranio della ragazza con lo sguardo, aveva parlato improvvisamente in tono
aspro. - Beh, che cosa ci fa la dolce fatina di Peter Pan qui al S. Mungo?
O forse dovrei dire la cortigiana di Hogwarts, nonché
sgualdrina di Potter, e sorella dello Sfigato? –
La giovane maga, tuttavia, l’aveva
ascoltato a mala pena, era stata troppo intenta nel contemplare la sedia a
rotelle abbandonata in fondo alla stanza.
Perciò era questo…
…paralizzato.
Quando gli occhi azzurri della maga erano
tornati puntati in quelli grigi del giovane, Malfoy vi aveva intravisto la
“consapevolezza”, che, conoscendo il tipo, avrebbe potuto condurre, a scelta,
alla “pietà” o allo “scherno”, e non era stato nell’umore per entrambi; il
giovane, senza attendere una risposta, era tornato a fissare fuori della
finestra.
Ooooh, sì, aveva sentito quello che aveva
detto, semplicemente, dopo un anno lì dentro, aveva imparato a vedere oltre la
rabbia di chi era costretto in un letto d’ospedale; aveva provato anche lei
quella stessa rabbia.
Inoltre, per un Malfoy, l’”orgoglio” e
la “famiglia” prima di tutto, …farsi vedere in quello stato, da una delle
persone che, beh delle quali non si poteva esattamente dire
che fossero amiche…ridotto in quello stato, quando aveva perso il primo e, di
fatto, tradita la seconda…
- Ti sei dimenticato della “sporca
mezzosangue” … - Gli aveva fatto notare con semplicità. Ginny, seguendolo con
la coda dell’occhio, si era diretta con circospezione verso il proprio letto e
vi era saltata sopra infilandosi sotto le coperte. Aveva parlato indossando un
sorriso cauto. - …comunque, se ti fa piacere saperlo,
non è niente davvero…soffro di… - La pausa nella voce era stata così infinitesimale
da non poter essere avvertita. - …una forma d’anemia, non è grave, ma ho bisogno di tanto in tanto di pozioni per l’incremento del
sangue, attualmente mi tengono in osservazione. -
E, per quel giorno, la conversazione
si era conclusa lì; con la ragazza dai capelli rossi
che si era fatta promemoria mentale di chiedere a Mabel che cos’era accaduto
esattamente a Draco Malfoy, e perché si trovava lì e, soprattutto, cosa vi
fosse dietro l’ironia che il mago aveva sfoderato non sapendo che era lei ad
essere nella stanza.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Vi era una ragione per la quale non
diceva mai, almeno non subito, ai propri compagni di stanza e alle persone, che
era affetta da una malattia terminale, ed era che non
poteva sopportare di essere trattata in maniera differente, la pietà, e
soprattutto il compatimento…anche se a volte doveva confessare che lo faceva
per non doverci pensare, e fingere che non fosse vero…a volte. Normalmente
confessava la cosa un paio di giorni dopo, ed ognuno si stupiva per la facilità
con la quale riusciva a parlare della propria morte. Beh, non era come se, non
parlandone, avrebbe potuto vivere più a lungo…tuttavia, trascorsi due giorni, e
parlato con Mabel, quella volta non era riuscita a far uscire la verità dalle
sue labbra; in parte era stato per orgoglio, in parte…
…era pur sempre una ragazza, e non che
avesse avuto delle mire su Draco Malfoy, ci sarebbe mancato, proprio non le
interessava da quel punto di vista, non era nemmeno il suo tipo, soltanto…
…era un ragazzo, il primo ragazzo “sano”, per così dire, con il quale aveva a che fare
da tanto tempo, non voleva che pensasse che fosse malata, che stesse per morire
e perciò la vedesse già come un cadavere vivente…
Sì, probabilmente lui aveva già i suoi
problemi, no, sicuramente, perché dopo quello che aveva
sentito…anche se Mabel non aveva voluto, lei aveva detto potuto, ma faceva lo
stesso, parlarle del perché esattamente Malfoy se ne fosse uscito con quella
frase, ad ogni modo, era pressoché certo che lui non la considerasse nemmeno,
al più la sopportasse, e di questo non era affatto sicura, ma…
…ma.
Stando a quanto le aveva raccontato l’amica,
Draco Malfoy era paralizzato dalla vita in giù, e sebbene rispondesse agli
stimoli, e questo Mabel avrebbe anche potuto risparmiarselo, inizialmente aveva
riso, poi pensandoci bene aveva strabuzzato gli occhi…blech…vi
erano scarse possibilità che potesse tornare a
camminare, quasi nulle a dire il vero. A ridurlo così era stata una fattura, e
per poter guarire, pozioni e contro-incantesimi, non sarebbero serviti a nulla,
stava tutto a lui e alla fisioterapia, e sembrava che Draco Malfoy avesse
deciso di non tentare nemmeno a guarire…in effetti le
speranze che potesse compiere qualche progresso erano infinitesimali, per farla
breve ci sarebbero voluti un miracolo e una buona dose di fortuna…
…comunque sempre
maggiori speranze che lei una mattina iniziasse a rispondere alla terapia;
correzione, nel suo caso non c’erano proprio speranze, e il Medimago Rogers
faceva un ottimo lavoro nel ricordarglielo.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Per lei era tutto sempre così
“facile”, “semplice”, passava metà della giornata in giro per l’ospedale a
ridere e scherzare con chiunque le capitasse a tiro, pazienti, personale,
visitatori, chiunque… sembrava che per lei si trattasse semplicemente di una
vacanza, e probabilmente lo era…e l’altra metà della giornata la trascorreva
rompendogli le palle, con i suoi irritanti tentativi di fare conversazione,
insinuazioni, illazioni, risposte pronte e presuntuose,
non raccogliendo nemmeno un indizio di quanto non la sopportasse, provasse per
lei disprezzo e la rivoltasse…
La sua sola presenza lo infastidiva
fisicamente, e lei si ostinava a parlargli, ad offrirgli di assaggiare Merlino
solo poteva sapere cosa, chiedergli se voleva giocare
a scacchi, fargli domande…
…e rideva
alle sue risposte. “Buona questa.” “Davvero Malfoy, se lasciassi cadere quella
tua aria incazzosa non saresti così male”. “Strano, non vuoi rispondermi...”
“Come preferisci, io sono qui se hai bisogno.” “Hai
visto il mio maglione?”
…e sorrideva,
sorrideva sempre.
A volte, grazie a Merlino, aveva preso
le sue risposte per quello che erano, ed era riuscito
ad irritarla, andarle sotto la pelle, e generalmente quelle volte sbuffava, se
la prendeva, e finiva col girare i tacchi.
Tornava sempre un paio di ore dopo come se fosse stato niente.
Il tempo più lungo che aveva trascorso
da iena incazzosa, senza parlargli, era durato in tutto ventiquattro ore, sempre
che non si consideravano i versi di frustrazione che le uscivano di tanto in tanto mentre distruggeva col suo dolce peso le
molle del letto, ed erano state le ventiquattro ore più piacevoli della sua
vita.
Soltanto una volta era stata
completamente zitta, e sfortunatamente lui non si era ricordato che cosa le
avesse detto esattamente per suscitare quell’effetto.
A volte, alle sue domande, rispondeva
con un'unica parola; una volta era entrata nella stanza, si era fermata sulla
porta, e gli aveva chiesto: “Allora? Com’è andata la fisioterapia? Qualche
miglioramento?”. La sua esatta risposta era stata: “Fottiti.”
Aveva girato i tacchi ed era uscita.
La seconda volta che si era replicata
una scena simile, al “Fottiti”, aveva risposto con una
stretta di spalle e un “Ok, lo prendo come un no”. Si
era seduta sul letto e aveva incominciato a sfogliare una rivista.
Erano trascorse solo tre settimane
dalla data del suo ricovero.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Erano trascorse già tre settimane, dal
giorno in cui si era ritrovata Draco Malfoy nella propria stanza, e da allora
non aveva ancora avuto occasione di dirgli della propria malattia, non che ci
avesse provato, e ad ogni modo nemmeno gli sarebbe importato; a quel punto lo
considerava il suo primo caso fallito di “cura dell’animo”, non che avesse mai
preso in considerazione l’ipotesi di avere una missione o roba simile, di
solito semplicemente capitava, ma non poteva aiutare chi non voleva essere aiutato, e non le piaceva sprecare del tempo che non aveva.
Aiutare gli altri a vedere le cose
nella giusta prospettiva, a non arrendersi, a sfruttare ogni singolo giorno
della propria esistenza al meglio, non aveva alcuno scopo mutualistico; lo
faceva perché a quel modo, bene o male, riusciva ad aiutare soprattutto se
stessa, a convincersi delle proprie parole.
Non doveva nulla a Draco Malfoy e non
era obbligata a digerirsi i suoi insulti e il suo
atteggiamento; in ogni caso, quando riceveva delle visite, aveva sempre
condotto, in qualche modo, amici e parenti fuori della stanza, Merlino solo
poteva sapere che sarebbe accaduto altrimenti da entrambe le parti…
La giovane maga dai capelli rossi,
quella mattina, si trovava seduta con Mabel su una delle panchine del parco
interno; il pigiama a righe era stato sostituito da un altro, verde chiaro, sul
quale erano raffigurate delle foglie di menta. Indossata sotto il capo aperto
vi era sempre lo stesso tipo di canottiera bianca.
Il Medimago Rogers,
alcuni minuti prima,
durante la visita, aveva colpito ancora; Ginny era calata di un altro chilo, e
il vecchio mago non aveva perso l’occasione per farle notare che si trattava di
un nuovo passo verso la fine: continuava a non rispondere alle terapie.
Medimago mi-tocco…
Attualmente stava fagocitando già un set completo
di sei pozioni al giorno, Lionel Rogers aveva pesato che fosse arrivato il
momento di aggiungerne una settima, così, tanto per provare.
Fortunatamente Draco Malfoy non era
mai stato abbastanza interessato a quello che lei stava facendo per rendersi
conto che tutte le provette che continuava ad ingurgitare decisamente
non erano un trattamento contro l’anemia…
- Se ti può
consolare hai un aspetto migliore di molta altra gente sana…- Le aveva fatto
notare l’infermiera dai capelli scuri al suo fianco, sorridendo; Mabel aveva
continuato ad osservare i pazienti della struttura che erano scortati lungo i
viali, chiacchieravano tra loro, o passeggiavano in compagnia dei parenti.
Ginny aveva risposto sorridendo
divertita. – Ti sei dimenticata di aggiungere “ancora”…non so quanto durerà,
stando al Medimago Rogers dovrei avere avuto da tempo un piede
nella fossa... –
- Beh, devi capirlo, non è facile
accettare che una… - Mabel si era interrotta.
- Moribonda? – Aveva offerto la
ragazza sollevando un sopracciglio e sorridendo. – No, no, dillo pure, è quello
che sono in fondo… -
- …persona con… -
- Un piede nella
fossa? -
La ragazza era sbottata. - Ginny! Per
la miseria! Quello che stavo cercando di dire è che per lui non è facile
accettare che tu abbia un aspetto migliore di sua moglie che scoppia di salute!
–
- Allora andrebbe consigliata come
“cura” per l’obesità, un vero peccato per le controindicazioni finali… - Aveva
suggerito la giovane Weasley ridendo.
Mabel aveva sorriso quasi con
tenerezza. - Ma come fai, eh? –
Ginny si era stretta nelle spalle
perdendosi anche lei nel panorama che le stava di fronte. - Ho altra alternativa? Sai, posso piangere e disperarmi quanto voglio,
non cambia le cose…piuttosto…- La maga aveva cambiato discorso improvvisamente,
rivolgendosi all’amica. - …come sta andando la riabilitazione del nostro
paziente più allegro del reparto, nonché mio adorabile
compagno di stanza? -
Il sorriso della maga dai capelli
scuri si era spento immediatamente. -
Vuoi veramente saperlo? Eh, Gin? -
La giovane infermiera, osservando la
ragazza, era parsa in difficoltà; come se fosse stata combattuta fra il parlare
e il provare a cambiare soggetto.
Ginny era stata colta in contropiede
dalla reazione e, per un momento, il suo viso era rimasto inespressivo,
dopodichè, la maga, aveva appoggiato entrambe le palme delle mani
perpendicolarmente alla panca e, distendendo e sollevando le gambe verso
l’aria, aveva ripreso ad osservare la vista che le stava di fronte come se
niente fosse. - In fondo non può andare peggio di come sta andando
a me, no? –
Mabel si era portata una ciocca di
capelli dietro le orecchie ed aveva preso ad osservare incerta il terreno. -
No, non è per questo, è che ci sarebbe una cosa che…e io non potrei dirtela...
inoltre non sono sicura che tu… -
Gin aveva voltato il capo verso la
ragazza. - Non andrò a parlarne con lui se è questo che temi…è che sono curiosa,
ecco tutto. – Si era giustificata.
L’infermiera aveva sospirato e
rialzato il capo. - E va bene…tanto verresti a saperlo comunque
in un modo o nell’altro…-
E Ginny Weasley, in quel momento, non
era stata più sicura di volerlo sapere.
- È probabile che fra un po’ venga dimesso, non sta facendo progressi e nemmeno ci sta
provando, la struttura non può permettersi di tenere un letto occupato più del
necessario e perciò è probabile che dovremo dirgli addio molto presto… -
- Ma non ha senso, voglio dire…in
realtà non lo so quello che voglio dire, ora che ci penso questa cosa non ha
avuto senso sin da che l’hanno portato qui, capisco
che sia paraplegico, ma perché farlo venire qui innanzi tutto? Cioè, sembrava abbastanza ovvio che non fosse intenzionato a
curarsi sin dall’inizio, e sono sicura che la sua famiglia se avesse voluto che
fosse assistito lo avrebbe fatto a casa, e dai migliori specialisti del
settore, e non in un comune ospedale…voglio dire, non è come se gli mancassero
le possibilità… -
- Ginny…Gin lui non è qui per…non
l’hanno portato al S. Mungo esclusivamente per tentare la riabilitazione, la
struttura non si mobilita in questo modo solo per…queste
informazioni, io non potrei e tu…non è qualcosa che ti piacerà, non a te. -
- Io? Che
c’entro io? Mabel, sì ok, sarei un’ipocrita se dicessi che non sono curiosa ma...e chiunque se ha una
possibilità dovrebbe almeno tentare di…ma non riguarda me, riguarda lui, come
le altre volte riguardava gli altri… -
- Lo hanno portato qui perché temevano
potesse diventare un pericolo per se stesso Ginny, non tutti reagiscono nel
modo ottimista in cui fai tu, quel ragazzo, il tuo amico, se così si può
chiamare, ha tentato più volte di togliersi la vita, non è per la paresi in sé
che è qui…e dal momento che non è stato così stupido
da riprovarci qui, e i Medimaghi del reparto psichiatrico non possono
trattenerlo all’infinito…o inizierà a prendere sul serio la riabilitazione o
saranno costretti a mandarlo a casa…e allora nessuno potrà sapere che cosa
accadrà. –
Sentendo Mabel proseguire nel
discorso, la vitalità e la positività che avevano caratterizzato la maga
soltanto alcuni istanti prima, erano andate lentamente dissipandosi.
Quello che aveva provato…
L’espressione della giovane si era,
dapprincipio, svuotata e annullata e, poi, era mutata radicalmente sostituita
dalla rabbia.
Era stato irragionevole e irrazionale
ma, Ginny Weasley, dopo tanto tempo, si era trovata a rivivere dal principio
alla fine quella stessa rabbia che l’aveva posseduta durante il primo mese di
degenza.
La giovane non era riuscita ad
arrivare in fondo al racconto dell’amica, si era sollevata in piedi di scatto e
si era allontanata in direzione dell’edificio alle sue spalle.
- Ginny! Ginny, aspetta! Dove
stai andando? -
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Era con passo sicuro e determinato, e
un’espressione di puro rancore, che Ginny aveva ripercorso il corridoio che
conduceva alla sua stanza.
Sì, non la riguardava, non le
interessava, ma non per questo aveva potuto fare a meno di provare rabbia. Tu
spiega un po’ ad una persona che non può evitare di morire che a soli tre metri
di distanza c’è qualcuno che è così idiota da voler gettare la propria vita
alle ortiche soltanto per via di una stupidissima paralisi…e non solo, quella
stessa persona se solo avesse voluto avrebbe almeno potuto fare un tentativo,
provare, quando a lei non era stato dato neanche quello.
E lì dentro non era l’unica in quello
stato…
Tu prova spiegare a qualcuno che si
trovava a passare relegato dentro una stanza d’ospedale gli ultimi mesi della
propria esistenza perché una persona poteva ritenere che la propria vita
valesse così poco da non voler nemmeno fare un tentativo.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Draco era girato di spalle, si trovava
seduto sulla sedia a rotelle e stava osservando le finte persone muoversi al di
fuori della finestra incantata. Odiava anche loro.
Faceva parte della routine
dell’ospedale, starsene lì fermo ed essere costretto a guardare gli altri
muoversi. Ooooh, sì, ogni tanto qualche simpatica
infermiera lo portava fuori per l’ora d’aria come si faceva con i carcerati e i
cani, non c’era molta differenza, vero? No, infatti.
Doveva solo resistere il tempo di
essere rispedito a casa e poi…
…la prossima volta sarebbe stato più
veloce. Che cazzo ne sapevano loro in fin dei conti di
quello che aveva passato?
Importava forse a qualcuno che assieme
a quello stato provava una condizione di dolore permanente alle gambe nonostante
le loro stupidissime pozioni?
Non sopportava i loro sguardi, quelli di tutti…pietà? Non voleva la pietà di nessuno, non era uno
stramaledetto invalido.
Era strano che odiasse avere intorno
delle persone? Soprattutto quelle felici. Era strano che non trovasse
divertente essere costretto ad aspettare l’aiuto di qualcuno per fare le più
stupide delle cose? Che per qualsiasi
inezia dovesse fare uno sforzo tale e magari
ritrovarsi poi sul pavimento costretto ad essere sollevato di peso da qualcun
altro?
Povero Draco, costretto su una sedia a
rotelle…eeeeh ma d’altronde che ci si può aspettare
per un traditore, per un Mangiamorte…
Lo sapeva chiunque che in fondo ognuno,
da qualunque i lati, pensava che il povero e patetico Draco aveva ricevuto
esattamente ciò che si era meritato; dopotutto era il figlio di Lucius, aveva
il Marchio Nero tatuato sul braccio…
…anche se
adesso sarebbe stato quasi indecifrabile ricoperto dai tagli che si era
procurato alle braccia…
Non era forse la stessa persona che
aveva tradito la propria famiglia, quando le cose si erano messe male?
Non era esattamente così, e non aveva
ricevuto esattamente la più straordinaria delle ricompense da entrambe le
parti, ma che importava?
Il giovane aveva sentito i movimenti
alle proprie spalle, ma non si era voltato; che si fosse trattato
dell’infermiera, del Medimago, o di Ginny Weasley che tornava a letto, non
gliene importava allo stesso identico modo.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny aveva raggiunto a rapidi passi
il mago che si trovava voltato di spalle, e gli si era parata davanti bloccando
la finestra alla vista; che fosse furiosa si sarebbe notato lontano un miglio.
Draco non si era aspettato quella
mossa, tuttavia il suo sguardo, alla vista della ragazza, si era indurito
immediatamente; non gli era mai piaciuto il suo atteggiamento, o tutte le
libertà e confidenze che continuava a prendersi, e in quel momento gli era
piaciuta ancor meno l’insolenza nei suoi occhi, e il fatto che era in piedi,
mentre lo guardava a quel modo. Il giovane deciso ad ignorarla aveva girato la
carrozzina immediatamente, ma la ragazza non glielo aveva permesso.
La maga aveva afferrato le braccia
della sedia e l’aveva strattonata in modo che tornasse esattamente ad
affrontarla; se soltanto ci fosse stato il tempo, entrambi, si sarebbero resi
conto della forza che le era occorsa per riuscire a compiere un gesto simile.
Era stato irrazionale, come lo era
stata la rabbia che in quel momento aveva provato.
Malfoy aveva rivolto alla giovane
un’occhiata carica d’odio che aveva dimostrato quanto avesse trovato difficile
non colpirla; se si era trattenuto era stato soltanto perché si trattava di una
ragazza e lui era fisicamente impossibilitato a causa della sedia a rotelle. -
Si può sapere quale cazzo è il tuo problema, Weasley? È così difficile per te
da comprendere, quando una persona vuole essere lasciata in pace? –
Ginny si era trovata a trattenere a
stento le lacrime di rabbia, senza avere nessun’idea di come, innanzi tutto,
erano arrivate lì. Avrebbe voluto gridargli in faccia che il suo problema era “che
stava morendo, per la miseria!”, invece si era frenata finendo col provocarlo. –
Vuoi sapere qual è il mio problema? –
La giovane lo aveva colpito col dito
in mezzo al torace ed aveva parlato con rabbia. - Il mio
problema sei tu, il mio problema è trovarmi a dividere lo stesso spazio,
la stessa aria, con qualcuno che tiene in così poco conto la propria vita da
pensare di avere il pieno diritto, il lusso di gettarla via! –
La voce della giovane era continuata
ad aumentare di volume. - Il mio problema è vedere qualcuno che ha una vita
forse non proprio perfetta, ma comunque ne ha una,
recitare la parte della persona arrabbiata solamente perché non è più in grado
di camminare, quando non sta facendo nemmeno uno sforzo per provare a farlo di
nuovo! Il mio problema è vedere una persona che potrebbe avere tutta una vita
davanti comportarsi come se fosse una cosa di poco conto, insultando
l’intelligenza e la condizione di chi non è stato così
fortunato! - Terminato di
parlare, la ragazza si era trovata a respirare pesantemente; una lacrima
sfuggita al suo controllo, per distrazione o mancanza di forze, era scivolata
lungo la sua guancia.
Ginny aveva fatto per andarsene, ma la
mano del mago si era stretta come una tagliola attorno al suo polso e l’aveva
tirata indietro con forza.
- No, non così in fretta mocciosetta, adesso è
il mio turno… - Dicendolo, aveva spinto in avanti la carrozzella costringendo
la maga ad arretrare.
C’era un’ottima ragione per la quale
Ginny aveva cercato di andarsene immediatamente appena terminato di parlare, e
non era stato solamente il non riuscire più a sostenere la vista del ragazzo,
aveva sentito di non essere più in grado di controllare le lacrime.
Il tono di voce del giovane si era
fatto pericoloso; Draco Malfoy in quel momento non aveva più nemmeno cercato di
nascondere la propria rabbia. - Vuoi sapere qual è il mio di problema invece,
Weasley? Il mio problema sono le persone che non
conosco e che si sentono in diritto di giudicare, il mio problema sei tu e le
persone come te, che parlano senza avere la minima idea di che cosa stanno
parlando… - Il ragazzo aveva preso a scandire le parole con sottile e perversa
cattiveria, allo scopo chiarire pienamente come stavano le cose. - Il mio
problema sono le persone che si sentono in diritto di
decidere per me quando non sono me, il mio problema, Ginny, è ritrovarmi inchiodato su una sedia a rotelle senza sapere
la ragione e sapendo unicamente che è stato il risultato dell’avere deciso per
una volta di fare la cosa “giusta”, il mio
problema è venire esposto agli sguardi pensosi di
tutti quanti, quando in realtà mi vorrebbero morto, il mio problema è dovere
stare qui a cercare di spiegarmi a te, è essere costretto ogni sacrosanto
giorno a vedere le persone camminarmi intorno, essere obbligato a starmene qui
a sopportare te, il tuo sorriso, la tua vita facile, il tuo dannato ottimismo,
sei qui per farti curare una stupida anemia? Bene! Ma non permetterti di venire
qua davanti a dirmi come dovrei o non dovrei sentirmi, nei confronti di chi
dovrei o non dovrei sentirmi in colpa, quando tu sei in piedi, davanti a me,
con l’unica disgrazia di avere una leggera carenza di
sangue. -
Ginny Weasley non ce
l’aveva più fatta, era stato troppo, quello era stato troppo.
Non era solo ciò che il mago aveva
detto, non soltanto, era stato il suo tono di voce, la cadenza, l’inflessione,
come se con ogni singola parola avesse tentato di infliggerle un colpo.
Era stato il rendersi conto che il
vero problema non era Draco Malfoy.
La maga, evitando con cura la
carrozzella, era corsa fuori della stanza.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
I'm
walking in your shoes, for just a mile or two
My
heels are raw and torn, but I will dig them in for you
I
see the pain you've known, and the seeds of hate you've sown
They're
scattered on the ground, and I can barely step around
Insanity
and pain, the things you will not name
Growing
in the fields, spinning with the
Wheels
and wind of time and whimsy
Your
excuses and your flimsy lies
I'm running out
of faith
And
I'm tired of saving face
And
where the hell is grace
In
this forsaken place
I'm
picking through the weeds, and I'm falling to my knees
And
this is where I leave your shoes and step away from these
Insanity
and pain, who will take the
Blame
beyond your will and whimsy
No
excuses, no more flimsy lies
I'm
running out of faith
And
I'm tired of saving face
And
where the hell is grace
In this forsaken place
Walking – Jonatha Brooke
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Il mago biondo era rimasto ad
osservare Ginny scoppiare in lacrime e correre fuori della camera d’ospedale
senza tentare di fare nulla per fermarla.
Era furioso e di lei non gli
importava.
- Congratulazioni. Ora però te lo
chiedo io: si può sapere qual è il tuo problema? - Aveva domandato una voce
femminile proveniente dal fondo della stanza.
Mabel Shaw aveva seguito l’amica dopo
che questa se n’era andata, ritrovandosi ad ascoltare involontariamente
l’intera conversazione.
Il giovane aveva ruotato la sedia in
modo da poter osservare in viso la propria interlocutrice. L’infermiera dai
capelli scuri si trovava ferma sulla soglia con le braccia incrociate in fare
accusatorio.
Non considerando nemmeno la donna,
Malfoy aveva fatto in modo di voltare nuovamente la sedia a rotelle verso finestra.
Dopo un attimo di silenzio, il ragazzo aveva parlato. – Magari che il personale
di quest’ospedale va in giro a raccontare i fatti privati dei pazienti, oppure
che i veri pazzi non sono rinchiusi ma lasciati liberi di tormentare gli altri
degenti. –
La maga, a quell’ultimo commento,
aveva rimarcato duramente. - Con tutto il dovuto rispetto Signor Malfoy, non è
Ginny quella che ha tentato quattro volte di togliersi la vita, lei non
l’avrebbe mai fatto. -
Draco aveva continuato ad osservare le
immagini proiettate attraverso il vetro, odiandole sempre di più. – Ah, non ne
dubito… - Aveva risposto quasi tra i denti.
- Sai probabilmente ciò che concerne
la tua vita non la riguarda, è vero, e probabilmente io me ne sarei dovuta
stare zitta… -
Probabilmente?
Probabilmente se la gente avesse
iniziato a farsi i fatti propri sarebbe stata davvero una gran cosa…
- …ma ha
tutto il diritto se vuole di sentirsi sconvolta e chiedersi perché al mondo si
permette che accadano certe cose…- Vi era stata una pausa in cui Mabel aveva
preso un respiro e si era morsa le labbra. - ...Ginny sta morendo. –
- Dubito che si possa morire per un
po’ d’anemia. – Era stata la replica aspra del mago.
Il tono di Mabel era divenuto
incredulo. - Anemia? È questo che si è inventata stavolta? – L’infermiera aveva
sospirato. - Ginny non è anemica. –
Draco a quel punto aveva sentito di
non poterne più, dell’infermiera rompiscatole e dalla lingua lunga, di Ginny,
di tutta quell’assurda e dannata situazione che si era venuta a creare. Non era
stato lui a fare qualcosa, era stata quella pazza bipolare della sua compagna
di stanza a mettere in piedi quella patetica sceneggiata…
Il giovane era esploso. - Forse non è
anemica, forse avrà qualcos’altro, bene! Ma dubito
altamente che sia in punto di morte perciò… -
Non gli era stato permesso di
continuare.
- Fa rabbia, vero?
–
Malfoy non era stato certo di aver
sentito bene. - Prego? –
- Fa rabbia che lei che sta morendo
sembri più viva di tutti noi, vero? –
- Non sta… -
- Morendo? Perché?
Perché una che sta morendo deve smettere di vivere
prima del tempo? Ora la sedia a rotelle non ti sembra più una dannazione, vero?
O, forse sì, dopotutto tu volevi farla finita, giusto?
Beh, c’è anche chi non vorrebbe farla finita e non ha alternative. Scommetto
che eri troppo impegnato a commiserarti e ad incolpare la sfortuna per prestare
un po’ più attenzione a chi ti sta attorno…non l’avevi notato? Sembrava troppo
sana e contenta per accorgersi dei cerchi neri sotto gli occhi, il pallore…ah,
giusto, l’anemia…-
Malfoy aveva continuato ad osservare
negli occhi la giovane maga; l’espressione del ragazzo era rimasta dura e priva
d’emozione, mentre Mabel aveva proseguito senza interrompersi.
- …Mi ha raccontato che andavate a
scuola insieme, perciò mi chiedo come tu non abbia
notato quanto è diventata sottile…sai che quando vengono qui i suoi amici le
fanno un sacco di complimenti? Graziosa e minuta, aha,
che altro si può desiderare di più dalla vita? Peccato che quando l’hanno portata
qui non era certo una gazzella…continua a perdere peso, le sue difese
immunitarie la stanno abbandonando e le terapie non funzionano…Ginny sta
morendo. -
Draco aveva fatto per replicare; gli
piaceva sempre meno la piega che aveva preso il discorso, e soprattutto
l’atteggiamento d’accusa e critica di una persona che avrebbe dovuto unicamente
occuparsi di fare il lavoro per il quale era stata pagata. - Non mi… -
- Riguarda? – Aveva offerto per lui
utilizzando un tono beffardo. - Forse dovrebbe. Forse dovresti darle una
possibilità e sentire quello che ha da dire, o forse avresti dovuto farlo
prima, potrebbe stupirti. – E dicendolo la maga si era
incamminata al di fuori della stanza.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Malfoy era rimasto a fissare la porta
dalla quale la maga era uscita.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
There's
a song that's inside of my soul.
It's
the one that I've tried to write over and over again
I'm
awake in the infinite cold.
But
you sing to me over and over and over again.
So,
I lay my head back down.
And
I lift my hands and pray
To
be only yours, I pray, to be only yours
I
know now you're my only hope.
Sing
to me the song of the stars.
Of your galaxy dancing and laughing and laughing
again.
When
it feels like my dreams are so far
Sing
to me of the plans that you have for me over again.
So
I lay my head back down.
And
I lift my hands and pray
To
be only yours, I pray, to be only yours
I
know now, you're my only hope.
I
give you my destiny.
I'm
giving you all of me.
I
want your symphony, singing in all that I am
At
the top of my lungs, I'm giving it back.
So
I lay my head back down.
And
I lift my hands and pray
To
be only yours, I pray, to be only yours
I
pray, to be only yours
I
know now you're my only hope.
hmmmmm, hmmmmm, oooooh
Only Hope - Mandy Moore
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Aveva continuato a ripetersi che non
lo riguardava, dopo che aveva girato la sedia a rotelle ed era tornato
nuovamente ad osservare le immagini in movimento al di fuori della finestra.
Provava una tale rabbia…
Non era un problema suo. Non era da
lui interessarsi ad i guai altrui, ne aveva già a
sufficienza di propri per preoccuparsi anche della vita di qualcuno che…
Non dipendeva da lui che lei fosse
malata, o stesse morendo o…
Perché le interessava tanto quello che
voleva farne lui con la propria vita? Si trattavano di due cose completamente
diverse, lei non avrebbe potuto capire comunque.
Lei non...non
ne aveva idea di quello che significava essere lui e…
Non stava morendo, erano diverse le
persone che stavano morendo, e anche se fosse stato
così…
…non stava a lui caricarsi dei
problemi degli altri.
Perché accidenti quella stupida era andata a
dirglielo? Perché non aveva potuto lasciare le cose
come stavano?
Che andassero tutti quanti al diavolo
maledizione!
Perché diamine era dovuto capitare in stanza
con lei? Perché non aveva potuto lasciarlo in pace e…
Era la sua vita, era libero di
decidere quello che voleva farne...e invece no, quelle due avevano dovuto
fermarlo e costringerlo ad essere ricoverato e…
Ognuno con la propria vita era libero
di fare quello che credeva, e se a lei piaceva far finta di niente e andarsene
in giro come se…non poteva poi saltarsene fuori all’improvviso
con…
Non era una sua responsabilità,
avrebbero dovuto evitare di metterli in stanza insieme.
Lei non sapeva niente di lui, non…
Era su una dannata sedia a rotelle
maledizione! Ed
era stato suo padre a mettercelo! E…
E si stava lamentando come uno stupido
marmocchio…grandioso…
Il giovane aveva girato la propria
sedia a rotelle e si era diretto alla porta.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny, dopo essere corsa fuori della
stanza, senza voltarsi indietro, e non badando a chi si trovava davanti, aveva
ripercorso scale e corridoi a ritroso senza fermarsi a prendere fiato; aveva
continuato a correre alla maggiore velocità che il suo fisico le aveva
permesso, con le lacrime che non era sembrata essere
in grado di fermare, finché aveva raggiunto la panchina dove, alcuni attimi
prima, aveva parlato con Mabel.
La maga dai capelli rossi si era
arrestata soltanto allora e, gettandosi a terra con le ginocchia e utilizzando
il sedile della panca come appoggio, aveva seppellito il viso nelle braccia cercando
di soffocare i singhiozzi.
Non voleva morire.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Aveva creduto d’averla ormai superata
e invece…
Lui aveva avuto ragione, non la
riguardava ma…
…ma come
poteva far finta di niente, quando era qualcosa che la coinvolgeva in prima
persona? Quando lei al suo posto avrebbe dato
qualsiasi cosa per poter continuare a vivere; una sedia a rotelle non costituiva
quel gran problema se si comparava al…
…all’idea che tutto sarebbe finito in
niente. Non ci sarebbe stato più niente. Forse lui non avrebbe potuto più
camminare, ma maledizione sarebbe stato vivo!
Avrebbe potuto almeno provare, e anche
se non fosse andata…ma come poteva rinunciare
volontariamente a tutto? I sogni, la famiglia, l’amore…
Non c’erano delle cose che avrebbe
desiderato fare? Lei aveva un elenco sotto il cuscino e ogni giorno si
allungava…tutte cose che non avrebbe potuto fare, che non avrebbe fatto…
Non era giusto, non era giusto che
persone che avevano la fortuna di poter continuare a vivere, respirare, fossero
così egoiste da voler gettare tutto al vento, quando c’era chi invece…
Ma non capiva che a quel modo si sarebbe
perso un sacco di cose? Non aveva dei sogni?
Non c’era qualcuno nella sua vita per
la quale sarebbe valsa la pena di…?
Aveva solo diciotto anni…la vita a
quell’età avrebbe dovuto iniziare…
Lei non aveva preso
il diploma, non avrebbe avuto neppure la sua foto inserita nell’annuario a
ricordare che era esistita…
…non aveva visitato uno dei posti che
avrebbe voluto visitare, non si era fidanzata, non aveva neanche avuto il tempo
di sostenere lo stupido esame di Materializzazione…
...non aveva
avuto una prima volta, non avrebbe saputo come ci si sente ad addormentarsi e a
svegliarsi con la stessa persona accanto…
…c’erano libri che non avrebbe letto,
canzoni che non avrebbe ascoltato, albe e tramonti che non avrebbe
visto…occasioni mancate, feste e balli ai quali non avrebbe
partecipato…
…”finali” che non avrebbe mai
saputo…non sarebbe mai più montata a cavallo di una scopa, giocato una partita
di Quidditch…
…non avrebbe mai saputo che si prova a
bere e ad ubriacarsi, o com’è la vita quando si vive
fuori di casa…
Non aveva nemmeno ancora deciso che
cosa le sarebbe piaciuto fare dopo la scuola, vi sarebbero state così tante
cose, possibilità…
…ed era
finita ancor prima d’iniziare.
…
Non avrebbe mai saputo come ci si
sente avendo una scelta.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny era finita col ritrovarsi seduta
sulla panca, le gambe tirate al petto e la fronte appoggiata contro le
ginocchia; il viso della maga era nascosto dalle braccia, mentre i capelli
avevano creato una tenda cremisi tutto intorno.
Anche se le lacrime si erano fermate, la
giovane maga stava avendo ancora delle difficoltà a controllare il respiro e il
battito del proprio cuore, si sentiva occhi e gola bruciare.
Avrebbe voluto poter restare lì e non
essere mai più costretta a rialzarsi.
I rumori che la circondavano
sembravano riuscire a produrre una specie d’effetto calmante; gli uccellini, il
frusciare delle fronde, le chiacchiere in lontananza…e lo stesso per la
sensazione del sole che filtrava fra i rami degli alberi e il vento le muoveva
leggermente i capelli dietro la nuca.
Se soltanto si fosse concentrata
unicamente sul suono del proprio respiro…
La giovane Weasley non aveva avvertito
l’avvicinarsi di qualcuno in lontananza.
Malfoy aveva percorso l’intero viale
alberato, dall’edificio alla zona dove si trovavano seminate senza un ordine
preciso le varie panche, spingendosi sulla sedia a rotelle; era la prima volta
che usciva dalla propria stanza e raggiungeva l’aperto senza essere
accompagnato da un’infermiera.
I Medimaghi avevano deciso nel suo
interesse che non gli sarebbero state concesse visite;
la rabbia con cui aveva apostrofato Narcissa e Pancy per averlo costretto al
ricovero aveva contribuito ad una simile risoluzione. Non avrebbe comunque avuto voglia di vederle.
Detestava quel dannato affare sul
quale era seduto.
Per poter lasciare il reparto e
raggiungere l’ingresso era stato costretto a far chiamare un’infermiera,
ovviamente un’altra infermiera, e gli era occorso ben più che il proprio
semplice autocontrollo per poterle fare una simile richiesta…aveva addirittura
dovuto sforzarsi di essere gentile; la donna era
rimasta talmente scioccata che l’aveva osservato in modo strano per tutto il
tempo, e anche quella era stata la ragione per la quale raggiunto l’ingresso si
era ritrovato a dirle “va bene, da qui posso continuare da solo”.
E tutto questo per…?
Gli sarebbe davvero piaciuto saperlo. E sarebbe stato meglio per tutti che ne fosse valsa la pena.
Il giovane mago aveva inquadrato
immediatamente la ragazza; sarebbe stato impossibile perderla di vista con quei
capelli.
Trascinando la carrozzina, Malfoy si
era avvicinato alla panchina sulla quale Ginny si trovava seduta.
Draco si era fermato a solo un passo
di distanza.
E adesso?
Questa era definitivamente bella.
Non sapendo che altro fare, aveva
preso ad osservare la ragazza.
Se vi fosse stata anche e solo la più
remota possibilità che la sotto stesse piangendo, giurava che avrebbe girato i
tacchi…
- Dovevi proprio arrivare fin qui,
vero Weasley? Non potevi fermarti un centinaio di metri prima? Hai idea di
quanto è faticoso muoversi su questo trabiccolo? Specie quando ti privano della
bacchetta e si rifiutano di farti usare la magia…la direzione di quest’ospedale
lascia parecchio a desiderare, se soltanto non me ne potesse
interessare di meno lo comprerei e lo farei demolire…di sicuro farei licenziare
qualche infermiera. - Malfoy aveva utilizzato il tono di voce di sempre, aspro,
sarcastico e pungente. In parte era ciò che aveva pensato, in parte, con suo
grande sgomento, si era reso conto che stava cercando di farla sentire meglio.
Grandioso…
Davvero, davvero, grandioso.
Il fatto si trattava in realtà di
qualcosa di puramente egoistico, ciò nondimeno…la sua coscienza o che dir si
voglia, dal momento che aveva sempre preferito
ignorare di averne una, lo stava facendo impazzire; era insensato, era
illogico, purtroppo era vero.
Era una ragazza, stava morendo, e lui…
…ad ogni modo, il fatto era che, forse,
facendo sentire lei meglio, lui stesso si sarebbe sentito meglio. E se qualcuno avesse osato anche e solo dire qualcosa,
quella si trattava della sua buon’azione dell’anno; la prima e l’ultima.
Ginny era stata colta alla sprovvista;
aveva sentito che c’era stato lì qualcuno, aveva sentito la voce, e aveva avuto
delle serie difficoltà a credere che si trattasse di chi il suo cervello aveva
suggerito si trattasse.
La fronte della maga, ancora nascosta,
si era corrugata all’istante.
Il primo impulso sarebbe stato di
sollevarsi e fare una scenata, prendersela, arrabbiarsi, ma si era resa conto
immediatamente, dopo quanto era accaduto, e dopo essere arrivata alla
conclusione che il vero problema era il suo problema,
che sarebbe stato sbagliato e non ci sarebbe ugualmente riuscita, alla fine
sarebbe tornata nuovamente al punto di partenza; poi c’era stato che si fosse
trovato lì, che l’avesse raggiunta lì, con la sedia a rotelle, e infine il
contenuto della frase. Ciò che era rimasto era stata esclusivamente la
confusione e la realizzazione improvvisa di quanto
doveva apparire stupida in quel momento.
Davvero un po’ tardi comunque per far finta di niente, a meno che fosse stata
pronta a dire che “no”, non si trattava di anemia ma di una forma di
schizofrenia la ragione del suo ricovero…
Ginny, passandosi per sicurezza una
mano sugli occhi, nel caso fossero rimaste delle tracce di lacrime, (ma tanto
ci sarebbero stati il rossore e il gonfiore, inoltre gli aveva praticamente pianto davanti…), aveva portato le gambe al
terreno ed aveva sollevato il viso.
Che cosa umiliante, lei che non aveva mai
sopportato farsi vedere piangere…e si era fatta vedere piangere proprio da
lui...
Malfoy era stato sul punto di
abbandonare e tornarsene indietro quando, la maga, finalmente si era decisa a
sollevare il viso e a sedersi normalmente. Era stato allora che si era preso
qualche secondo indugiando con lo sguardo sulle sue caratteristiche. Gli era
stato fatto notare che non aveva prestato sufficiente attenzione ai dettagli
che avrebbero suggerito il suo reale stato di salute, e non era il tipo di
persona che lasciava cadere una simile accusa senza fare nulla per confutarla.
Il giovane si era soffermato prima sul
viso, registrando che si trattava di un viso qualunque, non era pieno, ma
neppure incavato o sofferente, era vero il colorito era bianchissimo, ma se non
ricordava male nella sua famiglia era caratteristica comune, inoltre sarebbe
stato benissimo imputabile all’anemia; la pelle non era butterata, né rovinata,
e non vi era alcun tipo d’imperfezione, certo, ad eccezione di quella cascata di
lentiggini sul naso, ma dovevano esserci sempre state, e per quanto fastidiose
non erano certo sintomatiche di morte. Sulla guancia, tuttavia, c’era un
segnetto che forse era possibile vedere solo in controluce e da quell’angolatura…sembrava
tipo una cicatrice, come di un graffio di gatto o di…
Merlino possibile che fosse ancora il
segno che le aveva lasciato quella volta nell’Ufficio della Umbridge?
Gli occhi ora erano arrossati, ma
aveva pianto probabilmente fiumi di lacrime, ed erano…normali…azzurri,
vigili…se era possibile erano anche più vivaci e brillanti di quelli di una
persona sana, ma verosimilmente anche quello era dovuto
esclusivamente al pianto…erano occhi per la miseria, ce n’erano in giro un
milione tali e quali, come avrebbero potuto suggerire qualcosa? Probabilmente
aveva soltanto dei begli occhi espressivi, e allora?
Le occhiaie però c’erano…l’infermiera
rompicazzo aveva avuto ragione…ma avrebbero potuto
essere semplice mancanza di sonno…
Aveva un naso, una bocca…
Draco non si era reso conto di aver
sorriso anche se leggermente.
Aveva una bella bocca, e le labbra
completamente martoriate come se avesse passato gli ultimi diciotto anni a
mordicchiarsele…
I capelli erano al loro posto, ed
erano come sempre rossi e dritti; e lui non ricordava minimamente come li
portava a scuola. Erano lunghi, sottili, lucidi e puliti, e l’unica cosa che
sarebbe stata chiara guardandoli era che perdeva ancora tempo a lavarseli, o
che comunque qualcuno lo faceva per lei.
E per il resto…
Sì, era dannatamente magra, e forse a
quello se gli fosse importato avrebbe dovuto farvi caso…
…era anche vero che l’aveva sempre
visto con indosso quegli enormi pigiami, e non si era mai soffermato neanche
lontanamente sul loro contenuto, perché avrebbe dovuto?
Non era mai stata molto alta, e neppure molto magra, ora a vederla così sembrava
davvero minuta e…fragile.
Ok, forse era vero che stava morendo.
Avrebbe potuto notarlo, ma soltanto se avesse saputo cosa cercare, lei non si
era esattamente comportata come una che stava morendo, almeno non fino a quella
mattina.
Inoltre…
…gli aveva detto
che soffriva di anemia…
…perché?
Forse semplicemente lo aveva preso in
giro, o non aveva voglia che qualcuno guardandola pensasse immediatamente che stava
morendo e ne cercasse i segni per averne la conferma.
Ginny, sollevando il viso, si era
trovata casualmente occhi negli occhi col ragazzo; da
quella posizione erano allo stesso livello. Le era occorso un
momento prima di rendersi conto che non la stava semplicemente
guardando, la stava osservando con sguardo intenso come se stesse cercando di…
Inizialmente, aveva corrugato di nuovo
la fronte, poi aveva compreso. Non era la prima persona ad averla osservata a
quel modo, quasi tutti lo facevano, quando scoprivano di avere a che fare con
una malata terminale, di solito però almeno aspettavano che fosse distratta, ma
quello era Malfoy…
Stava cercando di capire se si vedeva
che stava morendo…
…e quello
poteva solo significare che Mabel aveva colpito ancora.
Certe volte la infastidiva la cosa,
altre la trovava divertente; se dovevano cercare i segni della sua malattia
significava che non doveva avere un aspetto poi così tremendo…
- Generalmente le persone aspettano
che io sia distratta, sai? – Aveva fatto notare roteando gli occhi.
Stranamente si sentiva già meglio.
Aveva sorriso. - A
meno che stiano tentando un approccio…-
Malfoy era sembrato riemergere dalle
proprie riflessioni ed era tornato a focalizzare l’attenzione sulla ragazza che
aveva di fronte. – Generalmente le persone non ti assalgono
verbalmente senza un’apparente ragione. – Aveva risposto senza una
particolare enfasi, come se si fosse trattato di una questione di fatto.
E Ginny era stata d’accordo. - Vero… -
La maga si era trovata a non sapere che
altro dire, di aver esaurito qualsiasi altro spunto di conversazione, in quel
momento, che la fosse andata a cercare, le era sembrato davvero strano.
In quel momento, trovarsi soli loro
due ad intrattenere una sorta di conversazione, l’aveva colta totalmente
impreparata.
Era stato il ragazzo a continuare
limitandosi a proseguire il discorso. –
E per quanto riguarda gli approcci, mi spiace far crollare i tuoi castelli ma
da quando sono inchiodato qua sopra tendo ad evitare questo genere di cose;
niente di personale ma le occhiate di commiserazione non le sopporto,
semplicemente molte ragazze tendono a preferire uomini in grado di camminare, e
a me non piace rendermi ridicolo. –
Ah, allora aveva sentito…
Sperava che non
fosse suonato come sembrava essere suonato, perché, Merlino, quando si
ritrovava a piangere dopo, per almeno un’ora, non era più in grado di
connettere. - Stavo scherzando... -
- Beh, io no.
– Era stata la semplice risposta.
Ginny aveva annuito impercettibilmente
col capo senza per altro sapere a cosa. Era una persona orribile se
ricominciava già a trovarlo irritante?
Forse sarebbe stato il caso di dargli
un input per la dipartita, così avrebbero potuto continuare al solito modo
dimenticando lo sfortunato incidente. E poi non le
piaceva farsi vedere così…– Sto meglio adesso. –
- Vuoi che me ne vada? – Aveva
domandato guardandola negli occhi, con la stessa naturalezza e il medesimo tono
che avrebbe potuto impiegare nel dire “credo andrò a sgranchirmi le gambe”.
Ginny, con sua sorpresa, si era
trovata a pensare che “no, non voleva che se ne andasse”,
aveva creduto che fosse quello che lui voleva e gli aveva fornito l’occasione. -
Perché mi sei venuto a cercare? –
- Sei corsa fuori come una furia… - Era
stata la risposta abbastanza casuale del mago. Non era vero, ma in quel momento
gli era sembrata la risposta più appropriata e conveniente; denotava un certo
livello di cortese interesse, che non aveva saputo di avere in lui, e non
scadeva nella patetica e tangibile realtà del non sapere perché. Senso di
colpa?
Piuttosto avrebbe stretto la mano a
Potter e dato una pacca sulla spalla a Weasley…
Inoltre c’era la storia dell’anemia;
gli aveva mentito ed era curioso almeno di sapere la ragione per la quale poco
prima aveva dovuto subire un simile attacco da parte sua.
La giovane, poco convinta, aveva
alzato un sopracciglio.
Malfoy aveva replicato il gesto però
con entrambe. - Anemia? –
Ginny l’aveva osservato un attimo,
come se avesse cercato di decidere se fosse stato il caso di parlarne con lui;
si trattavano di fatti privati dopotutto, e conoscendo il genere di persona,
probabilmente quando fosse arrivata alla fine avrebbe chiesto con disgusto di
essere spostato di stanza. Sì, non era contagiosa, ma per qualcuno che a scuola
continuava ad osannare la purezza del sangue, e in più di un’occasione aveva
affermato di essere costretto a bruciare i propri vestiti per aver toccato
involontariamente straccioni e nati Babbani…
…anche se
adesso simpatizzava per lui, come si conveniva fra malati...forse durante la
guerra era anche finito con lo stare sul lato corretto del campo ma…
…era anche vero che la era andata a
cercare, e adesso si trovava lì…perché non dargli una chance
per dimostrare che non si trattava della persona più orribile del mondo? - Si
chiama Inaversibilis languor, o
anche, più poeticamente, “malattia del fiore”. Non è una vera e propria
malattia, si tratta di una specie di virus magico, ma non è nemmeno questo, è il
risultato di un’antica fattura…solo così viscida che può essere trasmessa anche
agli altri tramite un contatto diretto col sangue…sembra che l’abbia ideata un
certo Flanagan Flaherty nel 1575 per vendicarsi dell’amante della moglie, è
tremenda e il risultato non è sempre lo stesso…ti prosciuga lentamente le forze
indebolendo anche il tuo sistema immunitario, si tratta di un processo lento e
graduale, le persone appassiscono lentamente proprio come un fiore…non è così
facile da prendere, di solito è una punizione riservata agli amanti infedeli e
cose simili…non gira nei normali ambienti, non almeno in quelli che frequentavo
io… -
Draco, anche se per un breve attimo,
aveva osservato la maga con uno sguardo tra il confuso e l’incredulo. Sembrava
una storiella…una di quelle uscite dai vecchi classici della letteratura, come
il Decamerone Babbano, o
- Non animus
modo, sed et corpus ipsum languescit. – Aveva
recitato il mago, prima di sorridere leggermente. – Credevo che si trovasse
solo nei libri. –
- Cosa? –
- “Non solo l’animo ma anche il corpo
s’indebolisce”. “Fattura o malattia, è questo il problema…”. Credevo che fosse
qualcosa che si trovava unicamente nei vecchi testi di magia antica…un po’ come
per i Babbani Shakespeare, con tutti quei travestimenti e scambi di persona…o
quella tragedia, Edipo, dove c’è lui che uccide il padre e sposa la madre, cose
che insomma non si vedono nella realtà… -
Ginny non aveva potuto crederci; non
aveva saputo se essere sorpresa e colpita per lo sfoggio di cultura, o
indignata per…oh, al diavolo! Vero, stava morendo, ma aveva ragione lui, un po’
faceva ridere…
…era davvero patetico…
No, aspetta, non le andava lo stesso
che scherzasse su una cosa simile. Era poco delicato e
irrispettoso…e non si era certo scordata che solo poco prima era stata in
lacrime proprio per quella ragione. - Spiacente di contraddirla Professor
Flamel, non si tratta di retorica, al mondo ci sono almeno 4972 casi di Inaversibilis…e
sono sempre in aumento…-
Malfoy era sembrato ponderare qualcosa
e poi ricomporsi immediatamente. -
Scusa, non era divertente… -
La giovane Weasley per un momento era
rimasta ammutolita; fino allora le aveva sempre parlato
per insulti e ora…era incredibile come una persona potesse passare nell’arco di
trenta secondi dall’essere irritante al disarmare completamente. Non le andava
di chiedersi se fosse il fatto che aveva scoperto che
stava morendo…probabilmente la risposta non le sarebbe piaciuta.
- No, figurati...generalmente non me
la prendo, si vede che sono ancora sottosopra per prima… -
Vi era stato un altro attimo di
silenzio; e poi lui l’aveva stupita di nuovo.
- Mio padre quando ha scoperto che
stavo facendo il doppio gioco per l’Ordine ha deciso di darmi una lezione,
questo appena prima che Potter portasse a termine il suo gran destino d’eroe e
ci liberasse di Voldemort… -
- Malfoy non sei obbligato a… -
- Lo so, infatti
adesso è il tuo turno. –
Onestamente non sapeva perché le
stesse dicendo tutto questo, o semplicemente perché avesse continuato a
sprecarci tempo. Forse era stato soltanto l’effetto del non aver più veramente
parlato con nessuno da…
…ironico, non ricordava neppure da
quanto. Aveva dato comunicazioni, impartito ordini, risposto “Si, Signore”,
“No, Signore”, “Sì, padre”, “No, padre”, “Scusa, padre”; aveva urlato, mandato
al diavolo un sacco di persone, insultato chiunque…schernito, beffeggiato…ma non c’era mai stato altro.
A Ginny Weasley era venuta in mente
un’unica cosa, uscita un’unica parola. - Harry. – Era venuto
fuori infine, come una sorta di confessione.
Draco al suono di quel nome aveva
corrugato immediatamente la fronte, tornado a rivolgerle la propria completa
attenzione. - Potter? –
L’ex Grifondoro aveva esitato, non era
stata sicura di aver fatto bene a pronunciare quel nome, né a tirar fuori
quell’argomento; era sempre stata un’arma a doppio taglio, sia per lei che raccontava, sia per chi…e quello era Malfoy.
Era stato l’aver guardato di nuovo nei
suoi occhi ad averla fatta cedere; e si era detta che
era stato perché si trattava dell’unico ragazzo “sano” in circolazione, e lei
era pur sempre una ragazza.
- No non lui, non esattamente. Lui era
stato ferito, la notizia non era stata fatta uscire per paura che Voldemort…ad
ogni modo, aveva bisogno di sangue, si trattava di una ferita magica,
incantesimi e pozioni avrebbero potuto soltanto peggiorarne la gravità…non si
poteva intervenire se non con una trasfusione, hanno fatto bere a tutti quanti
una di quelle pozioni per il controllo della compatibilità del sangue…e io sono
risultata compatibile, sfortunatamente qualcosa è
andato storto, sembra che io sia allergica ad uno dei componenti della pozione
che ci hanno somministrato, questo ha fatto fluidificare troppo il mio
sangue…quella stessa sera, per ironia della sorte, mi sono fatta male, una gran
brutta ferita magica…come ben saprai certi artefatti che giravano in quel
periodo potevano rivelarsi letali, una semplice moneta trovata per strada
poteva essere ricoperta di maledizioni, e lo stesso per uno stivale, una
spazzola, oggetti innocui, come spazzolini da denti…nel mio caso,
sfortunatamente, si è trattato del coltello da cucina, stavo tagliando i
pomodori da aggiungere nell’insalata…e vuoi sapere una cosa? Nemmeno mi
piacciono i pomodori…Il coltello si è animato improvvisamente da solo…arrivata
al S. Mungo i Medimaghi si sono resi conto di non riuscire più a fermare l’emorragia…un
po’ come per quei Babbani che soffrono di emofilia…me
la sono vista brutta, sono finita in coma per una settimana, e quando mi sono
svegliata…molto probabilmente uno dei donatori che hanno utilizzato con me era
infetto. Morale? Mai mescolare procedure Magiche a procedure
Babbane. –
Malfoy aveva ignorato completamente
metà del discorso della ragazza, concentrandosi unicamente su un’unica cosa che
per lui era sembrata essere fondamentale. - Potter lo sa? I giornali hanno detto che si è ritirato tra i Babbani, e non l’ho mai visto
nei paraggi. –
- Credi che se lo sapesse ci sarebbe
stato qualcosa in grado di trattenerlo lontano da qui? No, non lo sa e non deve
saperlo, è meglio per tutti. –
- Ah, per lui sicuramente…sai è tipico di lui mettere nei casini le persone, senza farlo
apposta ovviamente, solo essendo Potter, e poi essere l’unico a uscirsene come sempre
pulito e scusato. Un po’ comodo…–
- Malfoy ci ha salvato tutti. –
- Tutti meno uno. –
Ginny aveva sentito le lacrime tornare
a pungere contro gli occhi, rifiutandosi di piangere, aveva voltato il capo
lateralmente e si era asciugata con le dita; la maga era tornata ad osservare
il suo interlocutore come se nulla fosse mai accaduto.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Malfoy aveva osservato gli occhi della
maga diventare nuovamente lucidi; era rimasto a guardarla voltarsi, tentare di
scacciare le lacrime come se nulla fosse, e poi tornare a rivolgersi a lui
normalmente. Stavolta non si sarebbe scusato…era la verità.
Lei stava morendo, Potter in qualche
modo n’era responsabile, e lei continuava a difenderlo e probabilmente
l’avrebbe sempre fatto.
Il mago si era sentito nuovamente
invadere dalla rabbia e aveva cercato in qualche modo di ignorarla come la
ragazza sembrava aver fatto con le lacrime; nessuna fortuna.
Potter era un verme e un egoista, ma
quella non si trattava di una gran rivelazione; lo avevano sempre saputo tutti
e avevano fatto sempre finta di niente. Un vero peccato che lui non fosse tra i
suoi fan e non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a
dirlo; dopotutto aveva sempre detenuto il primato di bastardaggine, riconosceva
ancora i suoi simili.
Draco aveva allacciato lo sguardo di
Ginny con il proprio ed era rimasto serio. - Se vuoi
piangere non dovresti trattenerti, forse mi darà fastidio, ma non sono nessuno
per giudicare. Per quanto non mi reputi un esperto in materia, non sei tu
quella che dovrebbe vergognarsi di qualcosa. –
La ragazza in un primo momento era
rimasta senza parole, e per un breve istante nella sua testa aveva contemplato
l’idea di farlo, scoppiare a piangere di nuovo e…cosa? Posare la testa sulla
sua spalla? E vissero tutti felici e contenti…? Non
sarebbe servito a niente, non sarebbe cambiato niente, e non avrebbe ottenuto il
rispetto del ragazzo che le stava di fronte; e voleva il suo rispetto.
Con qualche difficoltà, Ginny aveva
tirato su col naso e si era ritrovata a sorridere. – Ma non cambierebbe la
realtà, non mi darebbe una mano a guarire, e non mi aiuterebbe ad avere
rispetto per me stessa…anche se mi farebbe sentire
meglio al momento. –
- Non credo che abbia qualcosa a che
fare con l’avere rispetto per se stessi, non dovresti dare così importanza a
quello che pensano gli altri, è tua la vita. -
Ginny non aveva potuto trattenersi,
non fare un tentativo, non provare a chiedere. Si era smossa dentro di lei
quella punta di cattiveria, e neanche, non sapeva perché si era trovata a
provocarlo a quel modo, forse perché ad ogni azione corrispondeva sempre una
reazione, e lui le aveva fatto notare una cosa che non
le aveva fatto piacere e aveva voluto colpirlo, e non si era trattato nemmeno
di questo… - Ed è perché è tua che ti senti in diritto di … - All’ultimo però…
…era sul serio
pronta a porre fine alla loro conversazione e anche a qualsiasi futura? Se fosse arrivata in fondo a quella domanda molto
probabilmente non avrebbe più avuto un'altra occasione di parlare con lui.
Gli occhi di Malfoy, seppur per un
breve attimo, si erano accessi immediatamente. Non si era trattato solo di un
avvertimento, sapevano entrambi che lui non sarebbe rimasto se lei avesse
completato la frase. Il giovane prima non vi aveva prestato quasi attenzione,
poi rendendosi conto di ciò che era stata sul punto di dire aveva sentito
montargli nuovamente dentro un principio di collera.
Ma la ragazza non aveva mai terminato di
parlare, si era invece morsa con forza le labbra; letteralmente.
Draco, all'inizio, era rimasto ad
osservarla poi, spostando la propria attenzione alla sua bocca, aveva allungato
il braccio verso di lei e con le dita aveva sfiorato le labbra facendo scorrere
lentamente il pollice sopra a quello inferiore, impedendole di continuare a
tormentarsele in quel modo. Sarebbe stato uno spreco… - Prima
o poi te le farai sanguinare… -
Era stato un gesto irriflessivo e
involontario, eppure Ginny si era ritrovata paralizzata sotto il suo tocco. Non
aveva potuto fare a meno di rabbrividire leggermente. Ultimamente era stata
guardata in tanti modi, ma mai nessuno aveva…
Il giovane, notando improvvisamente
l’invasione di spazio, e rendendosi conto del movimento, aveva spostato nuovamente
l’attenzione verso gli occhi della maga e ritratto il braccio.
Malfoy, nonostante, e probabilmente,
sarebbe stato, e sembrato, fuori luogo, aveva mantenuto lo sguardo fisso sul
suo viso.
Era quasi impossibile credere che la
persona che gli era davanti stava morendo; una persona che stava
morendo non poteva essere così…viva. Sembrava uno scherzo, sì insomma, lei era
lì di fronte a lui, e non solo respirava, avrebbe quasi detto
che…non aveva mai incontrato nessuno talmente…
Si sarebbe volentieri auto-schiantato
per un simile pensiero; ma in quel momento Ginny Weasley gli era apparsa
davvero bella, non era mai stata così bella nemmeno quando
l’aveva vista nel pieno delle proprie forze, e probabilmente era una
considerazione crudele e ingiusta dal momento che, di fatto, era perché stava
morendo.
“Sei sicura di stare morendo, eh
Weasley?”
Era davvero assurdo…
- L’inaversibilis languor è una fattura, molte fatture
possono essere invertite, perché… -
La voce di Draco l’aveva riportata sul
pianeta terra.
Eccolo lì.
Aha, lui come tutti gli altri; la
vedevano sorridere, scherzare, vivere…
Si rifiutavano tutti di credere a ciò
che non vedevano; lei non aveva segni evidenti di morte e così…ma perché le
persone semplicemente non potevano accettare le cose come stavano? Lei l’aveva
fatto.
- Cos’è? Neanche tu riesci a crederci?
Dovrei sentirmi lusingata ma… - Aveva lasciato
correre. - Non ho mai risposto alle terapie; sembra che in alcuni rari casi non
sia possibile da invertire, e io rientro nella serie. -
Il giovane mago si era sentito
infastidito. L’aveva accusato tanto di non voler fare un tentativo, ma almeno
lui poi non era così ipocrita da andarsene ad inneggiare alla vita. Alla fine
lei era come tutti gli altri…
Stavano parlando di magia, giusto?
Beh, soltanto la morte era irreversibile, e anche di quello avrebbero potuto
star lì a discuterne.
Tesk, più che giusto. In pratica aveva
gettato la spugna…
…e poi l’accusava di non dare valore
alla propria vita, ah certo, evviva la coerenza…forse era vero che non ci
sarebbero state speranze, ma se ci teneva tanto come
sembrava ci tenesse…
Lui non si era fatto illusioni fin
dall’inizio e gli andava bene così; se ci fosse stata una qualche speranza suo
padre non avrebbe utilizzato quella maledizione, e lui…non aveva semplicemente
nulla per la quale valesse la pena di tentare e fallire, e una vita del genere
non era vita, e nessuno sarebbe mai riuscito a
convincerlo del contrario.
Visto dall’esterno uno avrebbe anche
potuto pensarla diversamente, ma una volta dentro…semplicemente lui non era il
tipo di persona che sarebbe riuscito ad accettare e sopportare quel tipo vita.
Era cercare la via più facile per uscirne? Forse.
Ma dopotutto c’era una ragione se lei
era una Grifondoro e lui un Serpeverde.
- Perciò in parole
povere hai rinunciato. –
Ginny a quelle parole aveva sentito
risvegliarsi in lei nuovamente la collera. – Io? – Aveva domandato incredula. –
Io?! – Il tono di voce della giovane si era alzato improvvisamente, ed anche
lei si era tirata in piedi. - Credi forse che lo abbia trovato divertente? Che lo trovi divertente? Sto morendo! Qui non si tratta più
di rinunciare, qui si tratta di accettare qualcosa
invece che continuare a farsi del male sperando in qualcosa d’impossibile! Si
tratta di… - Si era arrestata improvvisamente come se
avesse perso la voce.
La giovane Weasley si era resa conto
di stare facendo esattamente quello che aveva fatto
prima, prendersela con lui quando…
Si era lasciata ricadere sulla
panchina.
Malfoy non era apparso minimamente
colpito o impressionato dallo scatto della ragazza.
Ginny aveva preso un respiro. - …è che
non voglio sprecare i miei ultimi giorni facendomi del male, creandomi castelli
e illusioni…voglio viverli al meglio, e se cercare di evitare di comportarsi da
malata significa essere ipocriti, va bene, allora lo sono, sono ipocrita e ho
gettato la spugna…ma sai una cosa? Continuo a credere
che a questo mondo ci siano delle cose per le quali vale comunque
la pena di vivere, anche su una sedia a rotelle. –
E il giovane mago biondo, a quello, non
si era sentito di ribattere; evidentemente lei ci credeva sul serio. Non
avrebbe mai pensato di dirlo, ma gli dispiaceva per lei. Meritava di avere
quella possibilità, anche se poi si sarebbe risolta in niente.
- Allora provaci. – Era stata la
risposta naturale.
La ragazza aveva pensato che sarebbe
potuta essere solo una sua impressione, ma era tanto suonato come
un “allora insegnami”. Che in fondo Malfoy…o forse, chissà, aveva semplicemente
trovato interessante (perché Draco Malfoy non prova invidia per nessuno) il suo
ottimismo; ed era stato vero, forse solo per un breve attimo,
ma Draco Malfoy aveva invidiato l’ottimismo della ex Grifondoro.
“O per lo
meno convincimi”, era stato il pensiero mai espresso del mago.
Ginny aveva risposto con un semplice
sorriso obliquo, e il giovane aveva preso ad osservare le persone in lontananza
muoversi.
No?
Peccato.
…
Sarebbe stato interessante.
La maga dai capelli rossi aveva voltato
il capo verso il ragazzo e l’aveva studiato un attimo.
- Malfoy? -
Draco era tornato a rivolgersi verso
di lei.
- Non c’è niente o nessuno per te per
il quale varrebbe la pena di fare un tentativo? Non so tua madre…una ragazza… -
Per un istante aveva tentato di fare la spiritosa, aveva paura di rendere il
discorso troppo serio, non voleva ritrovarsi come una stupida a piangere di
nuovo. - …un animale domestico…- Ginny, notando che l’espressione del mago non
era mutata, si era ricomposta; Ok, forse pensandoci
bene, non era stato poi così divertente l’accenno all’animale domestico…Si era
stretta nelle spalle. - …qualcosa. -
Il giovane aveva continuato ad
osservarla col proprio sguardo gelido, anche se in quel momento non vi era
stato gelo nei suoi occhi.
Gli stava sul serio facendo una
domanda simile? Ma come erano arrivati ad un punto
simile, eh?
- E per te? -
Ginny era stata colta in contropiede;
un elegante modo per evitare di rispondere, il rigirare la domanda…
Era stato il suo turno di sorridere
con semplicità; la risposta era semplice. – Tutto. –
Malfoy inizialmente aveva corrugato la
fronte poi, scuotendo il capo, era tornato a contemplare le persone reali che
in quel momento si trovavano all’esterno dell’ospedale.
“Tipica risposta idiota da Weasley.”
Aveva pensato, stavolta però sorridendo internamente.
La giovane aveva sorriso a quella
reazione. Massì, non aveva senso stare a fare dei discorsi seri in quel momento, avrebbero potuto
godersi semplicemente quel breve attimo di pace insieme fin che fosse durato
per entrambi…
…e probabilmente, tornati in camera,
lui avrebbe ripreso a rispondere con “Fottiti” alle
sue domande. Pazienza.
Poi Ginny aveva parlato di nuovo; era
stata più l’espressione di un pensiero ad alta voce, sarebbe mancato soltanto
il dito posato con fare riflessivo sulla guancia e sarebbe stato perfetto.
- Però in effetti
ci sarebbe una cosa…in realtà si tratta più di qualcosa che non ho mai fatto, e
si può dire che sarebbe il mio più grosso rimpianto… - Lo aveva detto
scherzando, e non sapeva come o perché le fosse uscito, probabilmente tutta
quella tranquillità e calma le stava dando alla testa.
Malfoy era tornato nuovamente a
rivolgerle lo sguardo.
La giovane maga aveva fatto
un’espressione buffa da “sì, come se lo vengo a dire a te”.
Draco non si era smosso di un
millimetro; freddo, incurante, e distaccato come sempre, o per lo meno
all’esterno. – Allora? –
Ginny aveva corrugato la fronte come
se si fosse ammattito. – Starai scherzando, vero? È
personale… -
- Ho capito. Si tratta di sesso. -
- Che cosa?!
– Aveva domandato questa incredula.
- Si tratta sempre di sesso… - Aveva
tagliato corto lui, come se non fosse stata quella grande scoperta; si poteva
parlare e parlare, ma poi, al dunque, nessuno veniva a
dirti “il profumo dei fiori”. - …allora, è con Potter, giusto? –
La maga aveva sollevato le
sopracciglia.
- È con Potter che avresti voluto
farlo e non l’hai mai fatto…beh, niente di male,
probabilmente sarebbe stata l’esperienza più deludente di tutta la tua vita. –
La seconda parte della frase, prima che il giovane tornasse ad osservare gli
sconosciuti in lontananza, era stata pronunciata quasi col vecchio tono
divertito che il mago aveva sempre utilizzato a scuola.
Ginny aveva sorriso sia perché, per la
durata di tre secondi, aveva rivisto la vecchia versione del ragazzo venire a
galla, sia perché sembrava che, dopotutto, quello
fissato con Harry fosse lui, ma soprattutto perché “no”, si era resa conto che
non le importava che non fosse stata con Harry, le sarebbe spiaciuto
semplicemente non sapere che cosa si prova stando con qualcuno anche in quel
modo. - Non è Harry il problema…era più una cosa in…generale che intendevo. -
Il mago si era voltato di nuovo tranquillamente.
Allora non aveva capito di che stava parlando. Strano…forse allora se ne
sarebbe uscita davvero con qualcosa tipo “il profumo dei fiori” – Quanto più
generale? –
- Beh, molto più generale… -
- Che cosa? –
Aveva chiesto di nuovo, assumendo per la seconda volta quell’aria semi
divertita. - Andiamo non è come se tu non l’avessi mai… -
Malfoy all’eloquenza nello sguardo
della giovane era tornato riflessivo e si era voltato ancora. Possibile?
Merlino, c’era ancora qualcuno…e comunque non era
quello che dicevano di lei a scuola, ma aveva il sospetto che fosse meglio
tenere per se una simile informazione. Pazzesco… – Beh, sei sempre in tempo… -
- Oh, sì, la vedi la fila là in fondo?
– Aveva fatto un gesto con la mano ad indicare le numerose persone si potevano
intravedere dalla vetrata dell’ospedale e che, una dopo l’altra, si
apprestavano a ritirare i risultati delle proprie analisi. – Sono tutti qui per
regalare un ultimo momento di felicità ad una dei tanti malati terminali
ricoverati al S. Mungo, ovviamente c’è la piccolissima eventualità di rimanere
infettati a loro volta ma, ehi, chi se ne importa,
giusto? Nella vita bisogna saper correre qualche rischio. -
Le labbra di Draco si erano curvate
impercettibilmente verso l’alto da un lato del viso. Ginny non l’aveva notato,
aveva continuato a guardare le persone in coda. Quel giorno c’era tanta gente…
- Non è così facile restare
contagiati. – Aveva fatto notare il giovane, seguendo ancora una volta lo
sguardo della ragazza.
- Mh? – Gin era
tornata a rivolgersi a lui. – Ah, questo lo so,
inoltre ci sono pozioni e incantesimi preventivi a migliaia…Malfoy, non so se
ti è chiaro che nessuno ha così voglia di tentare qualcosa con qualcuno che per
quanto ne sanno è già morto...molti lo troverebbero disgustoso e comunque
rischioso.-
- Quindi ci
hai pensato… – Era stata la logica conclusione del mago.
- Come? -
- Se ti sei
persino informata, significa che ci hai pensato… - Aveva spiegato come se fosse
la cosa più normale del mondo, poi il tono aveva subito un considerevole
mutamento. Malfoy aveva sorriso strafottente, come non aveva più fatto da
tempo. Un po’ difficile farlo in mezzo ad una guerra e quando non si parla con
nessuno. - …rilassati, si può dire che siamo nella
stessa identica situazione, i paraplegici non sono considerati molto attraenti,
per non parlare degli inconvenienti della situazione…si vede che a entrambi
spetterà un periodo di astinenza. –
Ginny, rendendosi conto della piega
“delirante” che aveva preso il discorso, aveva assunto un’espressione
qualificabile “alla Ron”. - Sai non posso credere che
stiamo parlando di questo…inoltre ci sono un altro milione di cose che mi
mancheranno e delle quali dovrò fare a meno… -
- Sì, sicuro… -
Il mago si era mosso.
- È la verità. – Dicendolo aveva
allargato spropositatamente gli occhi.
- Ok, senti,
io torno in camera, perché ho goduto abbondantemente della mia mezz’ora d’aria,
e mi sono fatto vedere abbastanza in giro qua sopra, quando ti vengono in
mente… -
E detto ciò, il giovane si era
“incamminato” nuovamente verso l’ospedale.
Ginny l’aveva osservato allontanarsi.
- Malfoy? –
Draco aveva fermato la carrozzina
senza girarla.
- Farai almeno un tentativo? -
Draco Malfoy, non rispondendo alla
domanda, aveva ripreso la strada in direzione della propria stanza.
Sapeva ancora ridere.
Forse c’erano ancora delle cose per le
quali valeva la pena fare un tentativo dopotutto; o forse no e si era trattato
solo di un momento.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Erano trascorsi sette giorni da quella
mattina e d’allora non ne avevano mai riparlato.
Malfoy aveva evitato accuratamente l’argomento; quand’era rientrata in camera
l’aveva ritrovato a letto con la testa immersa in un libro, e non l’aveva
degnata neppure di uno sguardo, così aveva anche lei afferrato una rivista e si
era sdraiata sul letto fingendo di leggerla.
Avevano continuato a quel modo per due
ore, finché lei aveva creduto di essere sul punto di dare nuovamente i numeri com’era
capitato nelle settimane precedenti, era stato proprio allora che aveva parlato
con quel suo solito tono casuale e le aveva detto
“Allora? Ancora nessun volontario?”.
Era finita lì.
Quella stessa sera, lui aveva avuto
ancora il naso immerso nel proprio libro e lei, stanca di fingersi assorta
nella lettura, si era infilata sotto le coperte e si era sporta per spegnere la
propria luce, non era esattamente elettrica, ma ai pazienti non era permesso
l’uso di magia così si dovevano accontentare di candele potenziate…ad ogni
modo, era stato allora che lui aveva parlato di nuovo: “Buona notte, eh?”. La
sua esatta risposta doveva essere stata un per-nulla-convinto “’Notte”.
Da allora le cose erano andate avanti
in modo piuttosto strano e confuso, in parte erano sembrate essere tornate al
punto di prima, vi erano state ancora delle volte in cui le aveva risposto “Fottiti” ad una domanda, o che l’aveva ignorata; poi
improvvisamente tornava a rivolgersi a lei con: frasi, monosillabi, domande per
le quali non era prevista risposta.
Tre o quattro volte avevano parlato, e
in una di queste si era persino ritrovata seduta sul suo letto. Cretinate a
dire il vero; discorsi similari a quelli di quel giorno o altre banalità.
Le volte in cui l’aveva salutato aveva
risposto al saluto, e una volta avevano persino giocato a scacchi, circa. Si
erano persi in chiacchiere a metà partita.
Non aveva mai avuto abbastanza
coraggio da chiedergli della terapia, e aveva scoperto che, quando non era di
cattivo umore, riusciva ad essere una persona abbastanza decente.
Quando l’avrebbero dimesso, sarebbe tornato
ad essere semplicemente un altro dei compagni di stanza che aveva avuto. Non il
più facile, il più simpatico, o il migliore, semplicemente uno dei tanti.
In qualche modo ne avrebbe
sentito la mancanza, e non più soltanto perché si trattava dell’unico ragazzo
“sano” in circolazione.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Aveva continuato a ripensare alla
discussione di quel giorno. Era inutile, nonostante si sforzasse non era
riuscito a togliersela dalla testa.
Spesso si era ritrovato ad osservare
il Marchio Nero orrendamente sfigurato che si trovava sul suo braccio; e si
chiedeva se l’essersi ribellato a suo padre ed aver cambiato lato durante la
guerra non avrebbe almeno dovuto avere un qualche scopo.
Forse non era ad Azkaban, ed era
ancora vivo, ma si trovava inchiodato su una maledetta sedia a rotelle…
…i Medimaghi avevano detto che non vi erano pozioni o contro-fatture in grado di
rimettere le cose a posto, e questo perché non erano stati in grado di
ricostruire la maledizione che suo padre aveva utilizzato…ovvio Magia Nera.
L’unica possibilità sarebbe stata la
fisioterapia, e gli avevano lasciato intendere che sarebbe stato un processo
lungo, lento, doloroso e senza certezze di riuscita; quasi nessuna, ed erano
stati ancora generosi.
Perciò il punto era: valeva la pena di
tentare?
Di sicuro su quella sedia non ci
sarebbe rimasto, era fuori discussione, appena dimesso…
Eppure gli ultimi giorni non erano stati
terribili come quando l’avevano ricoverato; si era ritrovato persino a ridere,
leggere…fare alcune vecchie cose che aveva sempre fatto.
Continuava a non andargli giù che lei
sarebbe morta, e Potter rimasto là fuori a fare Merlino solo sapeva cosa…
Era stato strano che Ginny non avesse
più tirato fuori la questione, ma chi era lui per lamentarsi?
Era stato abbastanza bene.
Gli avevano detto chiaro e tondo che,
se il giorno seguente si fosse nuovamente rifiutato di fare la terapia,
l’avrebbero dimesso.
E qui era ora.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Erano le dieci di sera, e nella stanza
dei due maghi la luce era già stata spenta.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny aveva continuato a fissare il
soffitto nella semioscurità; l’unica pallida luce azzurrognola proveniva
dall’illusoria luna piena che si poteva osservare guardando la finestra
incantata. Difficilmente, all’esterno, avrebbe potuto esserci una luna tanto
grande, luminosa e bella.
Malfoy era stato silenzioso per tutto
il pomeriggio e la sera, in teoria niente di nuovo, molto spesso capitava
ancora, la novità stava nel fatto che alle dieci meno un quarto aveva allungato
il braccio per spegnere la luce; così, lei, incuriosita, alle dieci meno cinque,
aveva replicato il gesto. Non era successo niente. Lui non aveva accesso la
luce per ripicca, e lei non aveva avuto voglia di sporgersi per accenderla di
nuovo. Erano rimasti al buio.
Ad occhio e croce, sarebbero dovute
essere le undici e non era cambiato nulla; ancora non riusciva a prendere
sonno. Era un po’ complicato, quando non si faceva niente tutto il giorno...
Era da quella mattina che quando si
fermava sentiva qualcosa alla bocca stomaco, e leggermente più su; aveva
riconosciuto immediatamente di che cosa si trattava: era angoscia. Ogni tanto
le accadeva ancora…le era capitato a lungo dopo “
…soltanto quando, volente o nolente,
si trovava a pensare alla fine che avrebbe fatto; e magari non lo faceva nemmeno coscientemente. La stava provando ora, e non
era nemmeno del tutto sicuro che fosse la stessa.
Generalmente accendeva la luce, e già
quello era d’aiuto, o andava a fare due passi in corridoio…quando
Mabel era di turno la chiamava per uno “spuntino notturno” e finivano per
chiacchierare a lungo finché poi, ad un certo punto, tutto passava e tornava a
dormire.
Non era capitato spesso, e neppure di
frequente, era capitato.
Ginny, stesa sotto le coperte, aveva
voltato il viso verso il letto di Malfoy; probabilmente dormiva da un pezzo…
La maga aveva sollevato leggermente il
capo dal cuscino. - Malfoy? -
Nessuna risposta.
- Malfoy? -
Niente.
Ginny aveva permesso alla propria
testa di sprofondare nuovamente nel cuscino, ed aveva ripreso ad osservare il
soffitto.
Non erano trascorsi neppure sessanta
secondi e, la giovane, si era tirata su ed aveva scostato da parte le coperte.
Stavolta dalle lenzuola era emerso un pigiama a quadretti minuscoli, bianchi e
gialli.
La ragazza era scesa dal letto
infilandosi le pantofole, e si era avvicinata a dove il mago biondo stava
riposando.
Lo aveva osservato grattandosi un
momento sotto il naso e lasciando ricadere il braccio; le maniche del pigiama
le arrivavano leggermente oltre le mani.
Il giovane aveva il capo rivolto verso
la finestra.
- Malfoy? -
Ginny aveva inclinato la testa da una
parte e poi dall’altra nel tentativo di capire se stava dormendo veramente.
Quando non c’era stata risposta, era rimasta
immobile ancora per un momento, dopodichè si era fatta scendere meglio le
maniche lungo le braccia, stringendo poi per bene gli orli con le mani,
tendendo il tutto ed agitandolo un po’ a mo’ d’incoraggiamento.
Ok…
La giovane, esitando ancora un attimo,
aveva fatto per scostare le coperte, ed era stato allora che la testa di Malfoy
si era voltata dalla sua parte. - Quindi avevo ragione di pensare che prima o poi avrei dovuto temere per la mia incolumità; se questo
non è approfittarsi di qualcuno che non può muoversi…- Aveva tentato di essere
serio, ma non si era sforzato poi molto di mascherare la punta di divertimento
nel tono di voce.
- Credevo dormissi… - Si era limitata
a rispondere questa pretendendo di essere arrabbiata e fallendo miseramente; la
maga aveva scrollato nervosamente le braccia tese.
- Difesa impeccabile Weasley. – Era
stato il semplice commento del ragazzo.
Ginny aveva stretto le braccia al
corpo. - Non riuscivo a dormire… -
- Sì, mi sembra che sia evidente. -
La giovane era sembrata contemplare
qualcosa per un istante, infine si era decisa e aveva accennato col capo in
direzione del letto. - Posso? –
Malfoy, con sguardo serio, l’aveva osservata
un attimo in controluce. Non aveva bisogno di scleri a quella ora della notte,
o magari il mattino seguente. - Sicura?
-
Ginny si era morsa il labbro
inferiore; fino a tre secondi prima lo era…
Aveva annuito col capo.
Il ragazzo aveva provato a spostarsi
di un poco, ma senza troppo impegno, si era lasciato ricadere quasi
immediatamente sul letto. - Prego…se riesci ad infilarti è tutto tuo…-
- Non occupo molto spazio… - Era stata
la sua risposta, prima di prendere posto sotto le coperte a fianco del mago.
Malfoy era tornato a girare il capo
verso la finestra e lei aveva ripreso ad osservare il soffitto.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Erano rimasti in silenzio per dieci
minuti; nella stanza, ad un certo punto, Ginny era stata sicura si sarebbe
potuto ascoltare soltanto il suono dei loro respiri, e questo in qualche modo
era riuscito a tranquillizzarla.
Era stupido, perché lei non era più
una bambina, la realtà era che stava morendo, e quella accanto a lei era una
persona paralizzata e, beh, perché era Malfoy, eppure in quel momento si
sentiva meno fragile e sola.
- Ho paura. - Aveva confessato alla
fine, senza voltarsi verso il ragazzo.
Beh, alla fine l’aveva detto…c’era
riuscita. Aveva paura.
Era stato come togliersi un peso;
perché nonostante lo avesse accettato, lo sapesse, e avesse deciso di non farlo
diventare un problema, era vero: aveva paura.
Ginny aveva sentito tornarle le
lacrime agli occhi e aveva deciso d’ignorarle.
- Non voglio morire. -
Draco aveva girato il viso dalla sua
parte; per un momento non aveva detto nulla limitandosi ad osservare il profilo
della ragazza.
- E allora
vivi. – Era stata la semplice e lineare risposta.
Le lacrime avevano preso a scorrere, e
Ginny si era coperta il volto con le mani. Malfoy stavolta non aveva accennato
a voltarsi ed era rimasto a guardarla.
Non era durato a lungo, e ben presto
la giovane era stata capace di asciugarsi alla meglio gli occhi e rivolgere lo
sguardo al ragazzo. – Come se dipendesse da me… - Si era lasciata scappare una
sorta di sospiro e aveva spostato gli occhi tornando a fissare il soffitto. – Che stupida…non dovrei ridurmi così, non faccio apposta,
succede ogni tanto e…inizio a sparare idiozie…- Aveva scosso il capo e fatto
per scostare le coperte e sollevarsi quando una stretta attorno al braccio
l’aveva fermata; Malfoy si era alzato per quanto possibile e l’aveva afferrata
leggermente sotto la spalla, trattenendo il suo braccio in ostaggio. - Per una
che va in giro a dire agli altri come dovrebbero vivere la propria vita ti
arrendi abbastanza in fretta… -
Ginny, restando seduta, si era voltata
verso il mago; Draco non si era spostato, né si era lasciato ricadere sul
letto, nonostante la scomodità della posizione aveva mantenuto la presa continuando
a fissarla.
In quella posa, la luna fittizia
illuminava pienamente il viso e la figura della giovane dandole l’aria tralucente
e irreale di un’apparizione, offrendo l’impressione che avrebbe potuto
dissolversi da un momento all’altro.
- Non credi che, se fosse esistita
anche e solo la più remota possibilità di guarire,
avrei fatto tutto il possibile per riuscirci...ma non c’è, non esiste…le hanno
provate tutte, semplicemente non funziona… -
- Sei una Maga Weasley…non una
Babbana, qui non si tratta della loro stupida Biologia o Chimica…e nemmeno
d’Alchimia, si tratta di Magia…è sempre reversibile in qualche modo, basta
trovarlo…se davvero tieni tanto a vivere non dovresti semplicemente accettare
di morire, mi pare che l’abbia detto tu che non sei ancora morta, no? È una fattura, è Magia…e il requisito
fondamentale per praticare
Il ragazzo, terminato di parlare,
aveva lasciato andare la presa ed era tornato a stendersi sul letto. Ginny, per
un istante, non si era mossa, ed era semplicemente rimasta ad osservare il
torace del mago alzarsi e abbassarsi seguendo il ritmo del suo respiro.
La giovane non aveva tentato
nuovamente di lasciare il letto e, il suo pensiero, sdraiandosi un'altra volta
a fianco del mago, era stato: “Se soltanto fosse stato vero…”.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
- E tu hai trovato finalmente una
ragione per cui vale la pena di fare un tentativo? - Aveva domandato ad un
certo punto la maga.
Erano rimasti in silenzio alcuni
minuti, ma ormai era stato chiaro ed entrambi i giovani che, quella notte, non avrebbero
chiuso occhio tanto presto e, ad ogni modo, né la ragazza né il ragazzo avevano
tutta quella fretta di addormentarsi e ritrovarsi ad affrontare il giorno seguente;
anche se per motivazioni differenti.
- Non ne sono ancora sicuro. - Era
stata la risposta irriflessiva di Malfoy.
- Non sei costretto mica
a decidere oggi… - Si era trattenuta dall’aggiungere un alquanto amareggiato
“almeno tu hai tutto il tempo”. Non aveva voglia in quel momento di sentirsi
ripetere un’altra volta e proprio da lui le cose di prima. Ci aveva messo una
vita per accettare di non avere una scelta, e riuscire nonostante ciò ad andare
avanti nel migliore dei modi, arrivando ad essere persino felice di quello che
l’era ancora rimasto, non aveva bisogno di sentirsi riempire la testa con
simili parole; lui non era nessuno per giudicare dal momento
che era il primo a non essere disposto a prendere il rischio pur avendo
una seppur minima possibilità, lei quella non l’aveva.
- Vuoi dire
che io non sono costretto a decidere
oggi, non c’è bisogno che ti censuri mordendoti le labbra a sangue, non sono
ancora un idiota… - Il mago aveva utilizzato il medesimo tono neutrale di poco
prima.
A quella risposta Ginny aveva voltato
il capo lateralmente ed aveva studiato il profilo del mago per qualche istante,
prima di abbassare lo sguardo sulle coperte; dopo un attimo aveva parlato di
nuovo. – A casa hai qualcuno che ti
aspetta? …Non so…tipo una ragazza… -
Malfoy non si era spostato e,
corrugando la fronte, aveva continuato a guardare verso l’alto. - Mi stai
chiedendo se ho una ragazza? –
- No, ti sto chiedendo se a casa hai
qualcuno che ti aspetta tipo una ragazza…è diverso… - Aveva specificato la maga.
Draco, divertito, aveva voltato il
capo versi di lei. - E in che modo sarebbe diverso? –
- Perchè nel primo caso ci starei
provando, nel secondo sarebbe semplice curiosità. –
Il giovane mago aveva aggrottato
nuovamente la fronte assumendo un’aria scettica. - Ti diverte tanto giocare con le parole e le
omissioni? – Era tornato ad osservare verso l’alto. - Quindi,
si tratta di curiosità… - Aveva continuato come una semplice questione di
fatto. - …ti ho già detto che le ragazze tendono ad
evitare chi sta su una sedia a rotelle… - Si era limitato a spiegare.
- O magari è chi è su una sedia a
rotelle che tende ad evitare le ragazze, sai torniamo
sempre allo stesso punto…tu almeno avresti una possibilità, e Merlino solo sa
perché non la sfrutti…non è vero che le ragazze non guardano chi si trova su
una sedia a rotelle, e vedila così…se mai tornerai a camminare il problema si
risolverebbe da solo…in ogni caso, se resti vivo, prima o poi tornerai ad avere
una ragazza… -
- Il tuo è proprio un pensiero fisso,
eh? –
- Ma lo sai
che sei un’idiota? No, che non lo è…sono semplici considerazioni… -
- Weasley anche tu se lo volessi
potresti avere un ragazzo… - Era stata la risposta esasperata del mago.
Il tono di Ginny aveva preso a diventare
leggermente acuto e polemico, e la ragazza era tornata a sollevarsi con un
rapido movimento appoggiandosi su un braccio. - Chi? No, ti prego dimmelo, dimmi chi sarebbe
disposto a stare con una persona che sta morendo…le persone tendono a provare
disgusto, e che senso ha iniziare una relazione con qualcuno che comunque…per non parlare del rischio del contagio e del
fatto che sono bloccata qui in ospedale… -
- Vedila così… - Aveva esposto con una
calma e una serietà che si erano rivelate poi essere una presa in giro. - … sono
sicuro che là fuori è pieno di gente che sta programmando il suicidio, quale
modo migliore di morire che beccarsi una simile malattia e… -
Ginny non gli aveva permesso di
continuare. - Sì, sicuro, ma certo…Ti stai offendo come volontario? Vuoi
provare? – Era stata la replica sarcastica.
- No, grazie…- Vi era stata
un’impercettibile nota di divertimento nella voce del mago prima che questo
continuasse. - …e comunque non credo che sarebbe una
cosa così terribile, inoltre qui è pieno di malati terminali, scegline uno e… -
- Che
schifo…no ma li hai visti? –
- Sì, se non ricordo male ne ho uno
proprio qui vicino, e non mi sembra così terribile…Weasley non so cosa dirti, ok? Nel caso te lo fossi scordata
ho lo stesso identico problema…–
- Non mi pare proprio… -
- Non riesco a muovere le gambe… -
- E? –
- Lasciamo perdere…mi
stai facendo venire il mal di testa… - Draco si era portato le mani dietro la
nuca, e le aveva indirizzato appena uno sguardo con la coda dell’occhio. - …comunque te l’ho detto, non sembri malata… -
Il viso di Ginny a quelle parole era
tornato ad essere serio; la maga aveva abbassato nuovamente lo sguardo sulle
lenzuola. - No, hai ragione…sono malata. –
Malfoy non era riuscito più a
sopportarlo. L’espressione del giovane si era trasformata radicalmente divenendo
furente; si era sollevato di scatto alla stessa altezza della ragazza in un
movimento doloroso, ed aveva puntato i propri occhi grigi in quelli di lei. - Piantala! -
La maga era impallidita ed aveva avuto
un sussulto. Non si sarebbe aspettata una simile reazione ed era rimasta
immobile; se non era arrivato qualcuno a vedere cosa stava accadendo doveva
essere stato a causa di un miracolo.
Il giovane aveva continuato a parlare
col medesimo tono di voce alterato dalla rabbia. - Smettila immediatamente, non
sopporto di continuare a sentirti compiangere Weasley, si può sapere che fine
ha fatto la persona che faceva finta di avere una
stupida anemia? Se credevi che sarei rimasto qui a
sentire le tue lamentele… - Era stato sul punto di proseguire con la frase, e
lo avrebbe fatto, invece di trovarsi a corrugare la fronte, se Ginny non lo
avesse sorpreso sorridendo e alzando le mani in segni di resa.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Il suo primo impulso sarebbe stato
quello di scoppiare a piangere, e sarebbe stato davvero comodo, inoltre le
aveva fatto prendere un tale colpo…(c’era bisogno di
reagire a quel modo?)…questo se non avesse ascoltato le sue parole, e se non si
fosse resa conto di aver sprecato un equo ammontare di tempo in lacrime durante
gli ultimi sette giorni, o se improvvisamente non si fosse ricordata d’essere
Ginny Weasley; l’intera settimana per certi versi si era trattata di follia
allo stato puro, e tutto a causa del suo “nuovo compagno di stanza”.
In poco tempo Draco Malfoy era passato
dall’ignorarla al…beh, signori e signore, adesso era nel suo letto, anche se
chiaramente solo per spendere la notte; inoltre non era stato neanche
lontanamente scorbutico e cattivo, o incattivito, come al
solito…in una strana e assurda e contorta, e decisamente insana maniera, aveva
cercato di farle…
…forza?
Ancora non voleva chiedersi se fosse
pietà ma…
…e l’era
stata a sentire; anche le lamentele, beh fino a quel momento almeno.
Gli dava così fastidio che si dicesse in punto di morte? Dopotutto era la verità e, ad
ogni modo…
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
- Hai ragione…scusa… - Era stata la
semplice risposta di Ginny, prima di tornare ad infilare le mani sotto le
coperte e, sorridendo, girarsi dall’altra parte voltandogli le spalle. -
…buonanotte. -
Vi era stato qualche secondo di
silenzio.
- Malfoy? -
- Mh? –
- Posso chiederti un favore? –
Draco aveva girato il capo verso la
ragazza, ma era rimasto ad osservarne la schiena senza rispondere; Ginny aveva
atteso un momento e, quando non vi era stata ancora nessuna reazione da parte del
mago alle sue spalle, si era voltata per vedere se si fosse già addormentato.
Aveva trovato il giovane che la stava
fissando; i loro occhi anche nella penombra si erano incontrati immediatamente.
- Dipende. – Aveva infine risposto
senza staccare lo sguardo da lei.
Quanto era accaduto dopo aveva avuto
ben poco a che fare col pensiero.
La maga dai capelli rossi, restando
sotto le coperte, in un lento e fluido movimento, si era girata su se stessa finendo
col trovarsi ad affrontare completamente il ragazzo al suo fianco.
Per un momento non era successo
assolutamente nulla. Ginny si era limitata a guardare negli occhi di Malfoy,
come se stesse cercando qualcosa; il giovane non aveva tentato di muoversi o di
fare altro, paziente e impassibile, aveva atteso la fine quello scrutinio
tentando a sua volta di capire, leggendo attraverso le iridi della maga, quali
erano le sue intenzioni.
Draco non era stato semplicemente
preparato, quando, la ragazza, spostando il proprio peso su un braccio, si era
sollevata e, muovendo il viso vicino al suo, aveva posato le labbra sulle sue.
La mano di Ginny, non occupata a
sostenerne il peso, si era fermata sul torace del mago senza per altro tentare
nulla. Non era stato un chissà quale bacio, e nessuno dei due inizialmente
aveva provato ad approfondirlo. Era stato più che altro un leggero e tormentoso
incontrarsi e sfiorarsi di labbra, ed era durato unicamente secondi, presto,
allo stesso modo nel quale era iniziato, era stato interrotto dalla giovane.
Ginny, come se soltanto in quel
momento si fosse resa conto di ciò che aveva fatto, si era ritratta
improvvisamente, allargando gli occhi e portandosi una mano alla bocca. –
Scusa… -
Oddio.
Oddio.
Ma che cosa aveva fatto? Come accidenti
le era saltato in mente? Perché diavolo…
La maga si era tirata a sedere
prelevando la mano dalla propria bocca, e continuando a fissare il ragazzo con
occhi mortificati e irrequieti. - Merlino avrei potuto attaccarti qualcosa…io… -
…come faceva a dirgli
che al momento le era apparsa la cosa più naturale del mondo? E che adesso non sapeva neanche come aveva potuto
pensare…come aveva fatto un’idea simile a passarle per la testa?
Ginny si era spostata sul letto
facendo scricchiolare le molle del materasso; sembrava nel panico più
completo. - …mi dispiace, mi dispiace, non ci ho pensato io…non lo so a cosa ho
pensato…solo che…- Aveva osservato il mago negli occhi, senza prestare una
seppur minima attenzione alla sua reazione. - …che… - Gin
aveva infine allontanato lo sguardo dandosi dell’idiota.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Il giovane mago non aveva avuto molto
tempo per pensare, poiché la ragazza aveva fatto concretamente tutto da sola, cioè sì, ad eccezione del bacio…
…ma il
“prima” e il “dopo”…
…non che non avesse mai preso in
considerazione una simile eventualità, probabilmente era stato strano che non
fosse accaduto prima, dal momento che, in pratica,
avevano continuato a girarci intorno…più che altro prima non l’aveva mai
permesso, bisognava ammettere che non si trattava della situazione ideale per
qualcosa di simile, inoltre entrambi avevano i loro problemi…per non parlare
delle visioni diametralmente opposte delle possibili soluzioni…
Quello che era accaduto in realtà non
era stato per nulla strano, erano un ragazzo e una ragazza…ed erano sembrati
entrambi avere bisogno di compagnia, inoltre lei lo aveva fatto ridere, e si
poteva dire “aiutato” a vedere le cose in un’altra prospettiva, anche se in
realtà non era ancora del tutto convinto. Sì, insomma, valeva realmente la pena
di fare un tentativo? E poi per cosa? Se doveva “stare in piedi”, “lottare”, dall’altra parte
doveva esserci qualcosa ad aspettarlo…
Ed era questo che gli era stato chiesto
di decidere entro domani, ed a cui aveva tentato di pensare, tralasciando le
continue interruzioni.
Il punto era: lei era disposta a
dargliela o no quella ragione?
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny, dalla propria posizione, aveva
preso ad insultarsi e a mordicchiarsi le labbra; Draco, in tutto questo, si era
sollevato leggermente e l’aveva osservata tra l’incredulità il divertimento, e
qualcos’altro che rasentava il compatimento, tentando di farsi ascoltare e,
soprattutto, farla ragionare. Se fosse
stato possibile… - Guarda che è ok, non è successo niente, rilassati, non è un problema… -
La giovane maga si era presa la fronte
con entrambe le mani e aveva continuato a guardare basso; era piuttosto
ridicola. – Sì certo, attentare alla vita di una persona e approfittarsi di un
paralitico è davvero okay-issimo…mi fa sentire
davvero meglio e non mi fa sembrare affatto
stupida…praticamente ti sono saltata addosso… -
Draco Malfoy aveva dovuto fare un
enorme sforzo per prendere le parole della ragazza nella giusta prospettiva,
nonostante lo dipingessero come un povero e inerme invalido, evitando di
prendersela. In quel momento non era quello il punto. – Weasley… -
- …io, io non so quello che mi è preso,
accidenti… -
- Weasley… -
- …scusami, ma ora credo che sia meglio per la mia sanità mentale che me ne ritorni a
letto…sono una completa idiota… -
Ginny aveva fatto per alzarsi; Draco
si era trovato a sospirare e a roteare gli occhi, prima di essere costretto
nuovamente a mettere a dura prova il proprio fisico, ed a muoversi per fermare
la ragazza. – Weasley per la miseria! –
Il giovane mago aveva afferrato la
ragazza con forza per le spalle, e li aveva tirati entrambi indietro contro al
materasso.
Quella volta era stata Ginny a non
avere il tempo di pensare, perché prima che potesse soltanto provare a dire o
fare qualcosa, Malfoy aveva già preso il suo viso fra le mani pigiando le proprie
labbra contro alle sue in un bacio breve; nessuno dei due aveva chiuso gli
occhi, e il mago a quel bacio ne aveva fatto seguire
immediatamente un altro, e poi un altro, e un altro ancora, non allontanando
mai lo sguardo dal suo.
Al quinto bacio Ginny si era trovata a
rispondere, sempre occhi negli occhi, al sesto,
finalmente, aveva permesso al mago di baciarla propriamente, prima
delicatamente, giocando con la sua lingua fra le labbra, poi sempre con
maggiore intensità, infine, entrambi, avevano chiuso gli occhi, e la giovane
aveva aggiustato meglio la propria posizione sopra al ragazzo; le mani tremanti
strette al tessuto scuro del suo pigiama.
Si erano baciati a lungo, come se ne avessero avuto bisogno più dell’aria, con baci sempre più
esigenti ed urgenti, evitando di pensare al prima o al dopo, a quello che
sarebbe capitato tra mezzora o il giorno seguente. Era stata la foga,
l’emotività, e l’istinto, che quella sera li aveva condotti lì, il bisogno di
aggrapparsi l’uno all’altra a vicenda; Draco con le mani fra i capelli della
ragazza, e Ginny stretta con forza al pigiama del mago.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
It's
gonna be me baby
It's
gonna be you baby
Time
I’ve been patient for so long
How
can I pretend to be so strong?
Looking
at you baby
Feeling
its true baby
If
I'm asking you to hold me tight
then it's gonna
be all right
It's gonna be Love
It's
gonna be great
It's
gonna be more then I can take
It's
gonna be free
It's
gonna be real
It's
gonna change everything I feel
It's
gonna be sad
It's
gonna be true
It's
gonna be me baby
It's
gonna be you baby
It's
gonna be...It’s gonna be
Love
Time
am I restless or a fool?
How
can you pretend to be so cruel?
Maybe
it's me baby
Maybe
it's true baby
Maybe
it's everything we've been dreaming of
We
waited long enough
Its
gonna be Love
It's
gonna be great
It's
gonna be more then I can take
It's
gonna be free
It's
gonna be real
It's
gonna change everything I feel
It's
gonna be sad
It's
gonna be true
It's
gonna be your the one to do
It's
gonna be me baby
It's
gonna be you baby
The
sooner you let two hearts beat together
The
sooner you’ll know this love is forever
It's gonna be love
Love needs time now or never
Its
gonna be love
You
really got to believe
it's gonna
be strong enough
It’s
gonna be Love
It's
gonna be great
It's
gonna be more then I can take
It's
gonna be free
It's
gonna be real
It's
gonna change everything I feel
It's
gonna be sad
It's
gonna be true
It's
gonna be your the one to do
It's
gonna be hard
It's
gonna be stuff
It's
gonna be more then just enough
It's
gonna be LOVE
It's
gonna be Love
It's
gonna be sad
It's
gonna be true
It's
gonna be me baby
It's
gonna be you baby
It's
gonna be me baby
It's
gonna be you
It's
gonna be real
It's
gonna be love
It's Gonna Be Love – Mandy
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Quando i due giovani si erano separati per
riprendere fiato, si erano trovati a respirare pesantemente con un senso di
pesantezza e soddisfazione in tutto il corpo. Era stato…
…dannatamente faticoso.
Entrambi i maghi erano stati esausti.
Draco aveva rubato un ultimo breve
bacio alla ragazza, prima di lasciar ricadere la testa all’indietro sul
cuscino, e Ginny era stata costretta ad appoggiare la fronte sul torace del
mago. Malfoy aveva passato braccio attorno alla vita della giovane, mentre la
mano libera, senza una ragione precisa, aveva preso ad accarezzarle capelli e
fronte. In quel momento gli era sembrata la cosa più naturale da fare…
La giovane dai capelli rossi, senza
prestarvi reale attenzione, aveva preso a giocherellare con i bottoni del
pigiama del mago; quello che era accaduto lì l’aveva fatta sentire davvero
bene, era stato...il punto era che lei non lo sapeva che cos’era stato, e se da un lato si rifiutava di pensarci, e voleva
prendere la cosa così com’era, per quello che era, vivendo il momento, come aveva imparato a
fare da un po’ di tempo a quella parte, “vivere i momenti”, perché era tutto
quello che le sarebbe stato concesso, dall’altra…non poteva non domandarsi che
cos’era stato e il suo significato, se mai ne avesse avuto uno.
- Malfoy? –
Il mago non aveva smesso di
giocherellare con i suoi capelli, né Ginny con i bottoni della sua camicia. Il
tono utilizzato dalla ragazza era stato quasi assente.
- Mh? -
- Grazie. –
E lo aveva pensato sul serio, qualunque
cosa fosse stata, non voleva preoccuparsene adesso, era molto tempo che non si
sentiva a quel modo, così leggera, soddisfatta e su di giri, e gliene era
riconoscente.
- A te Weasley. –
Anche la risposta di Draco era stata
distante. Il giovane, perso nelle proprie riflessioni, aveva continuato ad osservare
il soffitto; seppur in un modo molto differente, la mente del mago era stata
occupata in pensieri simili: “ E adesso?”
Ginny, non tentando di muoversi, e
senza abbandonare la propria inutile occupazione, aveva sollevato gli occhi sul
viso del mago per un breve istante, prima di ritornare a fissare lo spazio.
Allora anche lui sembrava avere i
propri guai con i pensieri…
La frase successiva le era uscita in
maniera del tutto casuale, come una semplice considerazione; un pensiero ad
alta voce nel silenzio della stanza. - Se qualcuno
qualche anno fa mi avesse raccontato una cosa simile probabilmente gli avrei
riso in faccia… -
Per qualche istante nessuno dei due
aveva parlato di nuovo; Ginny aveva smesso di tormentare la fila di bottoni del pigiama del ragazzo, concentrandosi unicamente sul
profilo degli oggetti nella penombra, il calore confortante nel quale era
accoccolata, suoni e profumi, i loro respiri, il battito del cuore del mago che
era tornato ad essere regolare e tranquillo, e tutte quelle cose che al momento
la facevano sentire a proprio agio e comoda esattamente dov’era.
Ad un certo punto, la mano che stava
lisciando i capelli della maga si era immobilizzata. Ginny aveva percepito
chiaramente il corpo sotto di sé tendersi e irrigidirsi; tre secondi dopo aveva capito perché.
- Domani inizio la terapia. –
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
- Sei serio?
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Probabilmente si sarebbe trattato di
un errore, difficilmente sarebbe potuto venirne fuori qualcosa di buono, e per
essere onesti si trattava di un’esperienza piuttosto nuova; gli si era sempre
conformata maggiormente la fuga, il percorso più semplice…una cosa simile era
da dannatissimi Grifondoro, o forse non completamente, visto che aveva ben poco
a che fare con l’altruismo…
…potenzialmente sarebbe stato un
disastro; quello non era il suo territorio.
Si trattava di puro egoismo, stava
pensando unicamente a se stesso; con quale decisione avrebbe avuto più da
perdere?
Il problema delle cose era che, quando
si provavano, con poca probabilità si era disposti a fare marcia indietro.
In qualche modo lei era riuscita a
fargli vedere le cose con i suoi occhi, non si faceva illusioni, ma era pronto
a fare un tentativo con la propria vita, ma se doveva
essere si sarebbe trattato di un vero tentativo, e non era disposto a scendere
a condizioni: non era disposto ad intraprendere quel cammino senza di lei; se
doveva farlo doveva esserci qualcosa dall’atra parte, doveva valerne la pena, e
non era mai stato abituato a seguire i consigli di qualcuno che non sapeva
prestare a sua volta fede ai propri insegnamenti.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Ginny si era immobilizzata a sua volta,
ed aveva spostato il capo verso l’alto in modo da poter osservare il viso di
Draco. Voleva essere cauta e capire il significato che il mago attribuiva
all’affermazione, prima di ritrovarsi a dire qualcosa di sbagliato.
Le iridi azzurre della maga avevano
incontrato immediatamente quelle grigie e intense del ragazzo; lo sguardo di
Malfoy era serissimo, non stava scherzando e non era qualcosa che andava preso
alla leggera. Un vero peccato che aveva sentito come se la cosa la riguardasse
e non era stata sicura di voler vedere confermati i propri sospetti; “cosa”,
esattamente, non doveva essere preso alla leggera?
Ad ogni modo, se fosse stato vero, si
trattava di una bella notizia; anche se non poteva fingere di non esserne
sorpresa.
Ginny aveva sorriso di un sorriso
incerto e non del tutto convinto, del tipo “non è che
mi prendi in giro?”. – Sei serio? -
- Dipende. – Aveva risposto il mago,
senza mutare espressione né allontanare lo sguardo; neppure la giovane aveva
cercato di distogliere gli occhi, e nonostante ciò, allo stesso cipiglio di
prima, si era aggiunta la confusione.
La ragazza aveva corrugato la fronte.
– “Dipende”? Da cosa? –
L’ombra appena accennata di un sorriso
era passata sul viso di Draco, ma era stata sostituita
immediatamente dal medesimo contegno, e Ginny si era ritrovata a chiedersi se
non si fosse trattato di uno scherzo della propria immaginazione; questo finché,
Malfoy, aveva utilizzato la mano, del braccio col quale ancora la stava
stringendo, per prendere una di quelle che si trovavano adagiate sul suo torace.
– Da te. – E, dicendolo, aveva intrecciato le dita con
quelle di Ginny e preso a modellarne la mano giocherellandovi. – Non sono
abituato a fare le cose per niente. – Aveva specificato.
Ginny aveva continuato ad osservarlo,
se possibile, ritrovandosi ancora più confusa. Sì, era contenta, ma…
…si era forse persa qualche passaggio
per strada?
Non capiva come avrebbe potuto
riguardarla in qualche modo, fino a poco prima non erano stati esattamente in
termini amichevoli, tralasciando quello che era accaduto quella sera
ovviamente; le era sembrato d’intuire che lui non fosse intenzionato a…- Ma io che c’entro, scusa? -
- Credo che allo stato delle cose sia
un po’ tardi per domandarselo, Weasley… - Draco, sospirando, aveva spostato lo
sguardo verso l’altro lato della stanza; nonostante avesse continuato a tenerle
la mano aveva interrotto immediatamente ciò che prima vi stava facendo. - …mi
sembra sia evidente. - “Soprattutto dopo quanto detto e fatto”, aveva aggiunto
mentalmente.
Il giovane era tornato ad osservarla.
- Sono disposto a prendere seriamente quella
maledetta fisioterapia, ma ad una condizione; ti propongo un accordo Weasley,
io mi comporterò da bravo paziente e seguirò quel dannato programma di
riabilitazione senza battere ciglio, farò quello che mi sarà chiesto e mi sottoporrò
a qualsiasi trattamento venga loro in mente, tu però
dovrai iniziare a prendere in seria considerazione l’idea di combattere la tua
malattia, e questa volta sul serio, perché non ti sto chiedendo di tentare, ti
sto chiedendo di farlo, di mandare al diavolo il Medimago Rogers, dal momento
che ti reputa già spacciata, e chiedere
di essere affidata ad un altro medico, fare altre analisi se sarà necessario,
e ricominciando da capo con qualsiasi
cura esistente o sperimentale o ancora da ideare…allora? Che
cosa decidi di fare Ginny? -
Ginny, per un momento era rimasta a
fissare Malfoy senza avere alcuna reazione, cercando di razionalizzare le sue
parole e prenderle nella giusta maniera. Aspetta…
…era ancora da vedere se aveva capito
giusto…
…lui le stava chiedendo…
…di?
Probabilmente ascoltate attentamente
si erano trattate davvero di belle parole, e probabilmente avrebbero avuto
anche senso e, sempre probabilmente, avrebbe dovuto
esserne felice…un vero peccato che non le fosse piaciuto il suo tono di voce, o
come aveva messo giù la faccenda…o il fatto che avesse fatto sembrare le cose
come se fosse dipeso da lei il fatto di non aver mai risposto alle terapie,
come se non avesse tentato o…
…ma che
pretendeva da lei?
La ragazza aveva corrugato la fronte assumendo
un’espressione incredula. C’erano parecchie cose che non le erano piaciute in
quel discorso, e non ce l’aveva proprio fatta a
suonare meno infastidita. - Altrimenti? - Non avrebbe voluto che le uscisse un
tono tanto provocatorio, ma non ne aveva potuto fare a
meno.
Draco non era sembrato esserne
minimamente turbato; aveva però lasciato andare la sua mano e si era stretto
nelle spalle. - Se domani non inizio la terapia mi
dimetteranno… - Era stata la semplice risposta. Poi aveva aggiunto, come se questo
spiegasse molte cose. - …e tornerò a casa. –
Erano state senza dubbio parecchie le
informazioni da digerire; e ad un certo punto, Ginny aveva sentito il bisogno
di alzarsi e lasciare quel letto e la stanza perché…
…perché era
stato semplicemente troppo da assorbire per una sola notte. Sì, sì, era tutto
molto bello ma…
…non si stava discutendo di fare due
chiacchiere attorno ad una scacchiera, si stava parlando di…
…di mettere in gioco davvero tanto,
tutto; fare un passo così lungo che…le era occorsa una
vita per raggiungere quello equilibrio,
per accettare le cose, che se avesse detto “sì, ok,
facciamolo” e qualcosa fosse andato storto…
…non era sicura che ne sarebbe uscita
nuovamente in piedi. E poi cosa avrebbe fatto?
Trascorso il poco tempo rimasto a piangersi addosso per altre cose che si
sarebbe dovuta lasciare alle spalle?
Inoltre…non era come se dipendesse da lei.
La giovane maga aveva avuto una
reazione similare a quella del ragazzo, e si era tirata su, tentando di
prendere leggermente le distanze; si era sollevata leggermente, di modo che il
contatto fra i loro corpi fosse ridotto allo stretto necessario alla vicinanza.
I capelli di Ginny, a causa del
movimento, erano finiti per ricaderle davanti al pigiama aperto, nascondendo
parzialmente la canottiera bianca che vi era al di sotto.
- Posso anche farlo Malfoy ma… -
Draco, compiendo un buono sforzo
d’addominali, si era portato nella stessa posizione della ragazza; i visi dei
due maghi erano stati distanti solo di qualche centimetro, e Ginny si era
ritrovata costretta ad arretrare col capo per guadagnare spazio.
Lo sguardo del giovane era stato
incredibilmente determinato. - Niente ma, se lo fai lo devi fare
sul serio, perché non ho intenzione di spaccarmi la schiena e farmi un quattro
per niente…volevi che trovassi una ragione, allora dammi quella ragione, se io
sono disposto a fare un tentativo Weasley devi essere disposta a farlo anche tu.
–
- E se…e poi
cosa…ti rendi conto che è pazzesco, vero? -
Aveva del potenziale per finire tutto
in un enorme, gigantesco, disastro.
- E? – Aveva
insistito Malfoy, come se non vedesse il problema.
- Come? –
- Qual è il punto? –
Già, quale era il punto?
…
Ma stava parlando sul serio?
Insomma era assurdo, lì si trattava
di…stava chiedendole di promettergli una cosa da pazzi…
…e poi per
quale ragione?
- Sei serio? –
Il ragazzo aveva carpito nuovamente la
mano della maga. - Ti sembro forse nella posizione per scherzare? –
- No
direi…direi di no… - Ginny aveva cercato di riappropriarsi della propria mano,
quella situazione stava sfuggendo dal suo controllo.
Malfoy non glielo aveva permesso, e
aveva fatto invece in modo di spingerla nuovamente contro al materasso
bloccandola col proprio peso, sicuro che, il giorno seguente, le sue gambe
gliela avrebbero fatta pagare.
La giovane si era ritrovata con la
schiena contro il letto e le mani, entrambe trattenute in quelle del mago, ai
lati della testa.
– Perché? –
Non aveva potuto fare a meno di chiedere, una volta nuovamente occhi negli
occhi con Draco, era stato l’unico pensiero sensato che era stata
in grado di partorire.
- Penso che sia abbastanza scontato,
tu che ne dici? -
Ginny non l’aveva sopportato.
Nuovamente quell’espressione seria e determinata. di
chi sembrava avere già tutto deciso…
La ragazza aveva cercato di liberarsi
ancora dalla presa, ed era stata costretta a desistere. Infine, dopo un po’ di
difesa, era capitolata contro al cuscino con riluttanza. – Forse. – Aveva
risposto con fermezza, ma non a quella domanda, ed, infatti, aveva continuato.
- Ma forse vorrei sentirlo in una versione un po’ meno
tirannica…-
Nello sguardo del mago qualcosa era
sembrato cambiare, e la giovane aveva notato che anche il suo corpo si era
rilassato contro al suo.
Draco aveva accennato un sorriso;
un’impercettibile curvatura delle labbra, molto differente dalle altre. Era
stata appena evidente, ma non vi era stata traccia di derisione, divertimento,
ironia o sarcasmo; stavolta si era trattato di un vero sorriso.
- Può darsi che accadrà se quel giorno
sarai ancora nei paraggi per ascoltarla. -
L’allusione alla sua malattia era
stata chiara.
Questa volta Ginny non se l’era presa,
si era limitata a consolidare la presa con le mani tra le sue, ed aveva
sorriso. - Va bene. –
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
A
lonely street lamp
I'm
out on the street walking home
A
small pale blur
Leaving
trails like a snail I move so slow
Time
can bruise violent indigo
Rush
home to your arms
You
soothe my weary soul
Wrong
or right, be mine tonight
Harsh
world be damned, we'll make a stand
Love
can bind, but mine is blind
Others
stray, but I won't walk away
Walk
away
The
clubs are full
Of
couples resisting being one
They
wear their youth
Like
badges that tarnish all too soon
But
we'll be a team
Our
two will be one
Love
will be our fortress
When
all else comes undone
Wrong
or right, be mine tonight
Harsh
world be damned, we'll make a stand
Love
can bind, but mine is blind
Others
stray, but I won't walk away
Walk
away
Sometimes
the world don't make sense
Small
children filled with violence
Let
our light
Shine
through the night
Wrong
or right, be mine tonight
Harsh
world be damned, we'll make a stand
Love
can bind, but mine is blind
Others
stray, but I won't walk away
Walk
away
I
won't walk away
I Won't Walk Away – Jewel
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
Forse
si trattava di un errore, forse era sbagliato da parte sua trovarsi a sperare;
magari era tardi e avrebbe unicamente visto confermati i propri sospetti, e
magari si sarebbe ritrovata di nuovo a piangere e a gridare. Probabilmente sarebbe
finita col deluderlo e deludere se stessa; ma in quel
momento, occhi negli occhi con Draco, aveva creduto veramente di avere una
scelta.
Insieme.
ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù
- Malfoy? -
- Mh? –
- Domani posso venire con te, quando
vai a fare terapia? –
- Non serve, posso andarci da
solo.
- … -
- Per quale ragione? –
- Ovviamente perché sono sadica e amo
vedere la gente soffrire…per incoraggiamento, credo, … –
- Perché non
vai a ro-…ahi! –
- … -
- …“incoraggiare” qualcun altro,
allora? Non ho bisogno d’incoraggiamento, ho bisogno di
tornare a camminare. –
- Posso sempre accompagnarti giù…così
non sei costretto a chiedere alle infermiere… -
- Manderanno comunque
un’infermiera a prendermi… -
- Ok ma… -
- Ti ho già detto
che non serve. –
- … -
- … -
- Vorrei venire a vederti… -
- … -
- …non c’è ragione, ok? Sono io che lo voglio e basta… -
-
Ok. –
FINE
Harry Potter e i personaggi della Rowling non
mi appartengono bla bla bla…
^_^
* Malfoy si stava riferendo a sua madre e a
Pancy.
** Il titolo è inventato e non corrisponde a
nessun libro (credo).
Beh? Da
No sul serio è un’idea che mi è venuta
“così”…in realtà volevo accantonarla e fare una cosa lunga e complicata, poi ho
pensato che con 3 storie in ballo qualcuno avrebbe potuto inviarmi un pacco
bomba e così…
Ah, le canzoni sono quelle che stavo ascoltando quando ho scritto…mi sembravano indicate.
Buon Anno a tutti! ^_^