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Autore: Max    15/01/2006    27 recensioni
Le persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo per realizzare i propri sogni...
Genere: Commedia, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un regalo per tutti i lettori di Coeur, Settled ed Heartbreacking per premiarli della pazienza che stanno avendo, ma anche per gli altri e, ovviamente, tutti i fan di D/G, siccome è la mia prima storia one-shot, mi piacerebbe davvero sapere quello che ne

Un regalo per tutti i lettori di Coeur, Settled ed Heartbreacking per premiarli della pazienza che stanno avendo, ma anche per gli altri e, ovviamente, tutti i fan di D/G, siccome è la mia prima storia one-shot, mi piacerebbe davvero sapere quello che ne pensate, così in futuro saprò se replicare l’esperimento o concentrarmi solo sulle storie a più capitoli. Sul serio, terrei davvero molto ad un parere. ^_^

Non fate caso alle imperfezioni e…è stata partorita in meno di sette giorni, abbiate pietà di me. ^_-

Nota ulteriore: non era previsto ma la dedico alla mia amica Pippitwo che ieri si è impastata in metro ed ha un bernoccolo colossale e il gomito ingessato…Pippi solo tu riesci a farmi queste cose ^_^’

Un bacio a tuttissimi.

 

One day…(when dreaming ends)

 

Le persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo per realizzare i propri sogni, dire ciò che pensano e fare quello che desiderano; danno per scontato che comunque ci sarà un “domani”, che potranno “farlo”, “dirlo”, “viverlo” domani. “Uno di questi giorni mi piacerebbe andare a Parigi, mangiare un croissant camminando lungo la Senna”, “ prima o poi vorrei imparare a pattinare”, “no, perché, tanto lo vedrò domani”, “ci ho parlato cinque minuti fa, anche se aspetta un altro giorno non cambierà niente”, “quando avrò tempo”, “quando ci sarà un’occasione importante”…

…ma che succede poi quando ci si rende conto che tutto quel tempo che si pensava di avere si tratta invece di pochi anni, mesi, giorni; che ogni giorno, minuto, secondo, frase, respiro o parola potrebbe essere l’ultimo…

…ogni sorriso, carezza, abbraccio…

…ogni bacio…

Le persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo, lo pensano come qualcosa che è loro dovuto, non immaginano di potersi ritrovare come al cinema di fronte ad un bel film, o ad uno spettacolo di fuochi d’artificio, a dire “Ma come? È già finito?”.

Ci sono tante di quelle cose che si credono di poter fare domani, così tante che si finisce persino per dimenticarne alcune…nessuno pensa di trovarsi un giorno a rendersi conto che tutto il tempo che si credeva di avere in realtà non è poi così tanto ed è quasi scaduto,  e tante di quelle cose che volevi fare non le puoi più nemmeno fare, e stranamente in quel momento te le ricordi tutte, e ti domandi perché quella volta, quel giorno, invece di rimandare a domani, hai preso quei maledetti pattini e hai pattinato sotto le stelle, perché invece di rimanertene a letto fino al mattino, ti sei avvolto la coperta alle spalle e sei andato a vedere l’alba, perché non sei stato solo un po’ più attento al respiro della persona che allora ti dormiva vicino…

e ti ritrovi rilegato in un letto d’ospedale con davanti carta e penna, e un elenco di tutte quelle cose che volevi fare ed hai invece rimandato a domani…

Le persone credono sempre di avere tutto il tempo del mondo per realizzare i propri sogni, dire ciò che pensano e fare quello che desiderano, non sanno che magari un bel giorno potrebbero ritrovarsi a scoprire che il tempo è trascorso.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

'Cause you are there in my dreams and in my days

Like you've always been

I've got a river of kin, a footbridge of neighbors

The rest of my little world is

Full-fledged strangers, full-fledged strangers

 

But you think you know me

Think it's just a matter of time

'Til you make me see the depth of your sincerity

But I can't shake this

 

The way on is no longer clear

The bridge is out and the woods are dark and dear

And I could get lost for trying, all my fears in ambush on the way

 

'Cause they are there in my dreams and in my days

Like they've always been

 

I'm waiting and there's still no one to meet my train

I'm waiting and there's no one but myself to blame

I'm waiting and there's still no one to meet my train

Waiting, for you

 

Love is love – it could have gone either way

'Cause it is also love that walks away

And I'll take one step back and pull the wool back over your eyes

And I'll walk on

 

'Cause you are there in my dreams and in my days

Like you've always been

I've got a river of kin, a footbridge of neighbors

The rest of my little world is

Full-fledged strangers, full-fledged strangers

 

I'm waiting and there's still no one to meet my train

I'm waiting and there's no one but myself to blame

I'm waiting and there's still no one to meet my train

Waiting

Full Fledged strangersJonatha Brooke

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Lord Voldemort era stato sconfitto, la guerra era finita; vite intere erano andate distrutte, vite intere si erano apprestate ad essere ricostruite…laddove ancora qualcosa era rimasto per poter ricostruire.

La guerra aveva coinvolto tutti, erano finiti con l’aver partecipato tutti, molti senza sapere neppure da che parte della barricata stavano in piedi o perché innanzi tutto stavano combattendo. Tra i rientri a casa, i morti e i feriti, la sua famiglia se l’era cavata incredibilmente bene dopotutto; erano sopravvissuti tutti…o quasi. Percy era stato condotto ad Azkaban e sottoposto al Bacio del Dissennatore, e suo padre…

…era spirato fra le braccia di sua madre; i Medimaghi avevano detto che si era trattato del cuore, non aveva retto a tutte quelle emozioni.

Chi pronosticava di sposarsi o di avere dei bambini non aveva perso tempo, altri avevano semplicemente ripreso in mano la propria vita o quello che ne era rimasto.

Ron ed Hermione dopo le nozze si erano trasferiti in America, suo fratello aveva ripreso a giocare a Quidditch professionalmente e la neo signora Weasley aveva ricevuto un offerta di lavoro a Boston, qualcosa che aveva a che vedere con la biochimica e la magia…

quando l’avevano ricoverata in ospedale aveva dovuto fare i diavoli a quattro per convincerli ad accettare l’offerta e partire…

Bill aveva preso a giare il mondo portandosi dietro Fleur, e fra l’orrore e lo sconforto di sua madre non si erano ancora sposati, il “richiamo della libertà” lo aveva chiamato lui; la verità era che suo fratello non riusciva più a stare fermo in un posto troppo a lungo, non dopo di quello che aveva visto e fatto.

Charlie, invece, aveva avuto esattamente la reazione opposta; era voluto stare il più possibile vicino a casa e alla propria famiglia, e così aveva raccolto il posto in Cura delle Creature Magiche lasciato vacante da Hagrid. Rubeus Hagrid attualmente era a Parigi in luna di miele con Olympe Maxime, dopodichè sarebbe tornato al suo ruolo originario di guardacaccia.

Fred e George erano tornati ad essere Fred e George, “Perché un uomo come noi dovrebbe sposarsi Fred?” “Non lo so George, perché un uomo come noi dovrebbe sposarsi?” sarebbero potuti andare avanti all’infinito e poi concludere con “il matrimonio”, “l’amore”, “per un uomo può solo finire” “con un gran dolore”, seguito da un poco elegante gesto in difesa dei propri attributi. Oltre a mantenere il negozio a Hogsmeade si erano dati al commercio via Gufo.

E per quanto riguardava l’ultimo membro della sua famiglia…lui aveva deciso di andarsene e tornare a vivere fra i Babbani; Harry Potter aveva giurato che non avrebbe più toccato una bacchetta per tutto il resto della sua vita…dimenticandosi di tutto e tutti, lasciando indietro chiunque, compresa lei.

Aveva fatto in modo che non gli dicessero nulla della sua malattia, forse sarebbe rimasto, forse no, ma di certo l’avrebbe fatta sentire peggio; dopotutto se fosse voluto rimanere per lei non se ne sarebbe andato in fretta e furia, impacchettando la propria roba e lasciando la città una settimana dopo la fine della guerra.

Stava meglio senza di lui a ricordarle tutto quello che avrebbe potuto avere se soltanto…e lui sarebbe stato meglio senza una palla al piede, senza lei e la sua famiglia, a ricordargli costantemente tutto il dolore e le perdite che aveva subito, la sofferenza e ciò cui era passato attraverso.

E Ginny Weasley?

Ginny Weasley stava incredibilmente bene grazie, cioè, stava incredibilmente bene per una che stava per morire; probabilmente era la paziente del reparto di lungo degenza ad avere il migliore aspetto. Probabilmente era tutto quello che le era rimasto.

Ehi, era sempre stata un po’ pallida, e l’incarnato pallido era sicuramente attraente e si addiceva a lei, come si addiceva ai suoi lunghi capelli rossi sempre lucidi, puliti ed intatti…l’infermiera del reparto che si occupava di mantenerli in quelle condizioni si era davvero innamorata di loro, perciò li viziava, li coccolava…

…così come la viziavano e la coccolavano i suoi parenti, tanto che per ritrovarsi in una minuscola stanzetta senza neppure delle finestre vere, era trattata come una principessa e non le mancava assolutamente niente…

…niente, all’infuori della salute.

No, non bisognava fraintenderla, ormai lo aveva accettato. Non aveva avuto alternativa: era malata; e forse non oggi, e magari neanche domani, ma presto o tardi il suo corpo avrebbe ceduto proprio come aveva fatto il cuore di suo padre, e il suo bell’aspetto non sarebbe servito a prevenirla dal fare la stessa fine.

Sì, “accettato” era la parola esatta, come a dire che si era rassegnata all’inevitabile e messa il cuore in pace; non intendeva trascorrere gli ultimi momenti che le erano stati regalati chiusa in una camera nemmeno sua a piangersi addosso. Ci sarebbero state ancora tante cose belle di cui avrebbe potuto godere, anche chiusa in quelle quattro mura d’ospedale…e poi chissà…le avevano promesso che qualche volta l’avrebbero fatta uscire…

…promesse da marinaio, ma in fondo la speranza era l’ultima a morire…

…e prima sarebbe comunque morta lei.

Che cos’era accaduto?

La guerra.

Harry era stato ferito, una ferita magica, non era possibile intervenire in alcun modo se non similmente alla maniera Babbana…gli serviva del sangue...quanto più sangue possibile. Lei era, come aveva scoperto quel giorno, “0 negativo”, perciò donatrice universale…pareva possibile che si tirasse indietro? No, infatti…

…peccato che qualcosa era andato storto in quella procedura Babbana, così storto che aveva rischiato di morire dissanguata…e allora cosa? Altra procedura Babbana ovviamente…

Quando si era risvegliata una settimana dopo dal coma Harry era salvo…lei malata. Si era beccata una specie di virus, no, stranamente non uno Babbano, anche se si poteva passare attraverso il sangue era più simile ad una fattura…colpiva il sistema immunitario drenando lentamente le energie... provocava stanchezza, affaticamento, anemia, perdita di forze, perdita di peso, febbre, molti sintomi lievi...ah, giusto, e la morte.

Al riguardo erano stati condotti parecchi studi, inventati parecchi rimedi, cure e pozioni, contro-fatture... le aspettative di vita si erano scoperte elevate, e si contavano parecchi casi di guarigione, specie in caso di forma acuta…

A lei era stata diagnosticata la forma cronica, e non sembrava rispondere né alle terapie né ai trattamenti.

Per il resto, al di fuori della sua prigione lattea e asettica, la situazione era ancora confusa, non vi erano certezze su chi era realmente morto e chi invece semplicemente disperso; il S. Mungo minacciava di esplodere per la continua e costante affluenza, non c’erano quasi più letti liberi, e il Ministero aveva dovuto dare disposizioni perché la struttura fosse ampliata magicamente.

Durante la sua permanenza aveva avuto più compagni di stanza di quanti avrebbe potuto contarne, alcuni erano trasferiti, se ne andavano o guarivano, altri non ce la facevano…aveva visto morire più persone al S. Mungo che durante la guerra; chi ad ogni modo ce la faceva ad andarsene con le proprie gambe, o se non altro su una carrozzina, spesso tornava a trovarla... a volte capitava che non si facesse trovare, era felice per chi ce l’aveva fatta, sul serio, aveva imparato da tempo che invidia e rabbia riuscivano unicamente ad amareggiarla e farle il sangue cattivo, non solo, il suo stesso fisico stava peggio... ma certi giorni…aveva anche lei le proprie giornate “no”.

Teoricamente sarebbe dovuta rimanere nella propria stanza, chiedere all’infermiera di essere accompagnata a fare due passi per i corridoi o in giardino (sì, avevano fatto in modo di avere un giardino), in pratica…tutti al S. Mungo, personale medico e pazienti, sapevano chi era e non facevano più caso a lei, ad eccezione del Medimago Rogers, era l’unico che pretendeva che rimanesse nella propria stanza: non lo aveva mai ascoltato.

Ora al S. Mungo era di casa. No, non era la casa che voleva, non rientrava nei suoi piani per il futuro, Merlino lei non avrebbe neanche potuto parlare di futuro ma…ma era fortunata ad avere ancora del tempo, almeno un po’ di tempo, e non intendeva sprecarne neanche un secondo.

Non era sempre stato facile, soprattutto il primo mese. Non voleva morire, ed era arrabbiata, arrabbiata con tutti…continuava a ripetersi che non era giusto, che non doveva stare lì, che quello non era il suo posto, che non poteva essere vero, che c’era altra gente che avrebbe meritato di morire che…aveva gridato, aveva urlato finche non aveva avuto più voce, si era chiusa in quella maledetta stanza e non aveva voluto più vedere e parlare con nessuno…aveva pianto tutte le lacrime che le erano rimaste in corpo e che nemmeno aveva creduto più di avere, scritto quel dannato ed infinito elenco di cose che avrebbe voluto ancora fare…finché, una mattina, riguardando la lista, si era resa conto di aver perso a quel modo un mese, un mese di vita che nessuno le avrebbe più restituito.

Da allora era trascorso un anno, continuava a non rispondere alle terapie, e Bill, ogni volta che andava a trovarla le portava dei mazzi di fiori variopinti, fotografie dei suoi viaggi, un sacco di souvenir, e una frase che era sempre la stessa “allora come sta la mia sorellina, la paziente più attraente del reparto?”.

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Era una giornata estiva come tante; prima di lei ve n’erano state altre, dopo di lei avrebbero seguitato ad esservene di nuove. Il cielo era sereno, il sole splendeva alto, e le temperature miti e nella norma; difficilmente l’estate inglese diveniva molto calda, e gli alberi del giardino interno al S. Mungo offrivano riparo e una piacevole e confortante vista a pazienti e visitatori.

Era una specie d’illusione ottica, ma tutto sommato faceva bene alla vista e al cuore; Ginny lo aveva notato durante la prima settimana di ricovero, quando i suoi l’avevano forzata ad uscire dalla stanza ed a fare una passeggiata continuando a ripetere quanto splendido fosse quel grande spazio aperto e verde, quanto fossero fortunati a poter respirare una tale aria incontaminata. L’unica cosa che quel giorno aveva attirato la sua attenzione era stata quanto tutto sembrava esattamente studiato e costruito perché chiunque passeggiasse lungo quei viali avesse l’allucinazione di essere ad una specie di picnic e non in ricovero presso un ospedale; un puro e semplice giochino mentale.

Ora, dopo un anno, anche lei era entrata a far parte del club e si limitava a godere del panorama; e lo stesso per le finestre incantate della sua stanza.

La giovane maga, non essendovi programmata per quel giorno alcuna visita di controllo, era uscita non esattamente di soppiatto dalla camera che al momento non divideva con nessuno e, rinunciando per quella mattina a visitare gli altri pazienti dei reparti o a rompere le scatole a Medimaghi e Infermiere, si era invece diretta in giardino.

Ginny si trovava su una delle panchine; sedeva con le gambe che in quel momento stavano fungendo da scrittoio, tirate al corpo, il proprio pigiama di flanella a righe bianche e azzurre, ed una coperta avvolta attorno alle spalle. La giacca del pigiama era aperta e mostrava la canottiera bianca sottostante.

Stava scrivendo a Ron e Hermione. Bill era andato a trovarla la settimana precedente accompagnato da Fleur, e Charlie tre volte la settimana faceva in modo di trovarsi nei paraggi; i gemelli al solito erano i detentori del posto-visita nei week-end, e sua madre, solitamente un giorno sì ed uno no era presente, ma al momento si trovava in visita presso una cugina e per un po’ sarebbe rimasta fuori città. No, non si poteva dire che l’avessero abbandonata a se stessa…ad ogni modo, il Medimago Rogers li aveva supplicati che in certi periodi le dessero tregua, e lei era stata pienamente d’accordo...questo finché aveva sentito la ragione “abituarla all’inevitabile distacco”...era ancora d’accordo, semplicemente ora tutte le volte che vedeva il vecchio bastardo le veniva da toccarsi…

comunque le tregue dalla sua famiglia le servivano perché le rendevano più facile dimenticarsi di essere malata, e perché a volte aveva bisogno anche di stare con se stessa, ovvio che quando fosse arrivato il “momento” li avrebbe voluti tutti lì, compreso Harry-egoista-bastardo-Potter. Prima o dopo avrebbe dovuto affrontare anche lui…

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Evviva.  Il S. Mungo…

e non solo, ingresso da un’entrata d’eccezione…quella per gli invalidi e i malati di mente…

...e Draco Malfoy era?  Invalido sicuramente, dato che si trovava inchiodato a quella dannata sedia a rotelle da mesi…e pazzo? Può darsi, visto che era tanto idiota da permettere quattro volte alle sue aguzzine* d’essere più veloci di lui e avere il tempo di fermarlo in quello che ora avrebbe decisamente ribattezzato “un disperato e fallimentare tentativo di porre fine alle proprie sofferenze”…

…fosse stato solo più veloce, probabilmente sarebbe stato sempre considerato un pazzo, dato che la malattia mentale sembrava non essere cosa nuova nella sua famiglia, ma perlomeno sarebbe stato un pazzo felice…

che diamine, non si poteva neanche essere liberi di morire in pace…

Non bastava aver interpretato il ruolo dello spietato e fedele Mangiamorte durante la guerra, giocando sui due lati del campo per passare informazioni a quel dannato Ordine degli sfigati, ed aver ottenuto come unico riconoscimento una paralisi permanente da parte del proprio adorato padre, no, si doveva anche portare avanti l’umiliante parte del paraplegico sconfitto e con tendenze suicida… 

Era stato rimosso dalla propria abitazione per richiesta della sua Signora Madre, e di una persona che non aveva ancora capito che cavolo ci facesse ancora nella sua vita, e scortato da due infermieri, un Medimago del reparto psichiatrico, più i membri della vigilanza…

Temevano potesse diventare un pericolo per se stesso…

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L’entrata per i pazienti “particolari” del S. Mungo era stata collocata accanto ad un punto di Materializzazione, questo per facilitare il trasporto dei degenti, era necessario attraversare il giardino per giungere al complesso ospedaliero vero e proprio.

L’umore del mago seduto sulla sedia a rotelle, che in quel momento stava percorrendo il principale sentiero asfaltato del parco, spinta da una delle infermiere col camice rosa affiancata dagli altri quattro membri della struttura sanitaria, sarebbe stato  intelligibile semplicemente dall’espressione che aveva avuto in viso, senza che fosse stato necessario porre delle inutili domande.

Draco Malfoy in quel momento avrebbe voluto trovarsi ovunque ma non lì.

Nonostante l’evidenza della menomazione, e l’aspetto generale, un poco sciupato a causa della stanchezza e della mancanza di sonno, esternamente il giovane mago sarebbe potuto apparire in piena salute e in perfette condizioni fisiche; almeno esternamente, Draco Malfoy, era lo stesso ragazzo impeccabile e sicuro di se che, se non fosse esplosa la guerra, poco più di un anno prima si sarebbe diplomato a Hogwarts.

La sedia a rotelle, sospinta da una giovane maga dai capelli castani, invece di continuare nella medesima direzione verso l’edificio, giunta in prossimità dell’ultimo tratto aveva compiuto una deviazione e si era immessa in uno dei viali alberati che si trovavano lì a fianco. Draco non aveva potuto vedere che l’infermiera, artefice della brillante trovata, prima di cambiare direzione alla carrozzina aveva sorriso, come a chiedere conferma, alla strega Medimago che le stava accanto. 

Era stato nel momento in cui la ragazza aveva parlato che, il giovane, aveva compreso che “quell’idiota dell’infermiera” aveva pensato bene di fargli fare una sorta di giro turistico del posto. – Oggi è una bella giornata, l’ideale per una passeggiata, Signor Malfoy che ne pensa di un tour del parco, prima di andarsi a barricare in una delle nostre stanze? – Aveva domandato questa in tono gioviale.

Se l’infermiera fosse solo stata un po’ più accorta, o si fosse preoccupata di controllare, avrebbe notato il tipo di paziente che si trovava davanti a lei e avrebbe tenuto la bocca chiusa.

Draco Malfoy non aveva mai accettato la propria condizione di paraplegico, probabilmente non l’avrebbe mai accettata, o non avrebbe tentato ripetutamente di togliersi la vita, anche se lui avrebbe detto che quella non si trattava dell’unica ragione, in quel momento Draco Malfoy sapeva di essere lì perché costretto, di essere su quella sedia a rotelle perché costretto, di essere vivo perché costretto; Draco Malfoy era arrabbiato e incattivito e l’umorismo spiccio della donna non avrebbe certo giovato al suo stato d’animo.

- Penso che se fossi in grado di camminare difficilmente mi ritroverei qui in primo luogo, e penso che se i dipendenti della struttura si limitassero a fare il loro lavoro invece che sprecare tempo e parole nel tentativo di fare della bassa ironia forse la percentuale di suicidi qua dentro si ridurrebbe della metà, lei che ne pensa? - La riposta era stata immediata e dura.

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Ginny aveva continuato a far scorrere la piuma con fervore sul pezzo di pergamena. C’erano così tante cose che desiderava raccontare a suo fratello e a Hermione che la penna, al solito, non era in grado di star dietro ai suoi pensieri…molte sue lettere finivano per questa ragione con l’avere frasi sconclusionate al loro interno, e lei non aveva mai perso tempo a rileggere ciò che scaturiva sulla carta assieme all’inchiostro…

La giovane maga, mentre scriveva, continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore, ormai turgido e scorticato dalle pellicine.

Nonostante fosse abbastanza presa dalla propria occupazione, Ginny aveva sentito i passi sul selciato; non aveva sollevato il capo esclusivamente perché aveva avuto l’esatta idea della persona alla quale appartenessero.

- Un giorno di questi finirai per fartele sanguinare, e sarebbe un peccato, hai delle belle labbra…- La voce giocosa di Mabel Shaw, la sua infermiera preferita, aveva fatto capolino attraverso l’aria.

- Aha… - Aveva accennato la maga senza alzare il capo dal proprio scritto; non le stava prestando gran considerazione. La risposta era arrivata un secondo più tardi. - …ma siccome al momento non ho in programma di farne un migliore impiego non vedo dove sia il problema. –

La giovane infermiera, senza smettere di sorridere, si era infilata le mani in tasca stringendosi nelle spalle. - Mai dire mai. –

Ginny aveva sollevato il capo, le labbra della maga si erano curvate in un sorriso tra il sarcastico e il divertito. - Sì, giusto Mabel, ce la vedo proprio una fila di maghi ad accalcarsi qua fuori al solo scopo di pomiciare con una malata terminale… - Poi aveva aggiunto, mentre si stringeva meglio le gambe al petto e sembrando tremendamente convinta, - …inoltre, onestamente, credo di poter fare un impiego migliore del tempo che mi è rimasto allo stare a labbra a labbra con un’idiota qualsiasi… -.

- E chi ti dice che sarebbe un’idiota qualsiasi… - Aveva continuato la giovane permeando la frase di un alone di magia e mistero, lasciandola appositamente in sospeso.

L’ex Grifondoro era sembrata divertita. Aveva smontato subito l’amica. - Perché sono tutti idioti qualsiasi…e poi non voglio essere accusata di tentato omicidio, anche se non credo che condurrebbero ad Azkaban un’ammalata… -

- Ah, quindi oggi sei un’ammalata...Gin lo sai meglio di me che non è così facile contrarre la tua malattia… -

Il sorriso della giovane dai capelli rossi si era allargato maggiormente. Ginny aveva sollevato un sopracciglio. - Ah, davvero? Lo so? –

Mabel, accorgendosi della gaffe, era arrossita leggermente. - Touché, quello che volevo dire… -

La giovane dai capelli rossi aveva fatto da parte carta e piuma, ed aveva steso le gambe a terra; il sorriso di poco prima non aveva ancora lasciato le sue labbra. - Lo so che volevi dire, grazie, che ci vorrebbe un contatto diretto con il sangue, che ci sono degli incantesimi protettivi…guarda, gli unici disposti ad avvicinarsi a me in questo momento sarebbero i malati terminali e sai una cosa? Non ho delle fantasie al riguardo… - Gin aveva corrugato la fronte. – ...non mi piacciono gli ammalati… -

All’infermiera era venuto spontaneo roteare gli occhi. - E tu cosa sei Signorina Weasley? –

- Semplicemente mi piacciono ancora i bei ragazzi, forti e in salute, e siccome mi rendo perfettamente conto che la cosa è reciproca… -

Mabel si era portata una ciocca di capelli scuri dietro alle orecchie; la giovane si era fatta seria. - Se ti può consolare non sembri un’ammalata… -

Ginny l’aveva guardata per un secondo sbattendo le palpebre, poi aveva parlato col medesimo tono vivace di sempre. - Non mi consola, ma grazie, in effetti non mi sento molto ammalata… –

- Allora forse dovremo controllare meglio, magari hanno sbagliato la diagnosi… - Aveva suggerito questa, continuando lo scherzo.

- Magari, sì, forse… -

La giovane infermiera aveva scosso il capo sorridendo. - Sai che ti ammiro? –

- Mh, sì giusto, aspetta di vedermi quando mi viene il ciclo e poi ne riparliamo…piuttosto…fammi indovinare…ti hanno mandata qui per rimettermi al guinzaglio… -

- Ginny, è ammirevole sul serio che tu sia così esuberante, e che ti senta piena di energie, ma devi proprio passare tutto il giorno tentando di sgattaiolare fuori dalla tua stanza? Le tue difese immunitarie… -

- Stanno benone grazie, e poi mi rifiuto di passare il tempo rimasto ad ammuffire lì dentro solo perché il Medimago mi-tocco… -

- Il Medimago Rogers sta cercando di salvarti la vita… -

- Il Medimago Rogers mi ha già prenotato un posto al cimitero, e comunque la terapia non sta funzionando perciò… -

- Ti prego, ti costa tanto fingere di ubbidirgli almeno quando è di visita? Non puoi comportarti ogni tanto da brava paziente che prende in considerazione i consigli del proprio Medimago? –

- E quando sarebbe di visita? –

- Oggi, fra un’ora… -

- Allora fra un’ora… -

- Ginny… -

La maga aveva sospirato. - E va bene, ma non garantisco di essere ancora lì dopo che se ne sarà andato. -

- Signorina Weasley tu mi fai impazzire… - Mabel aveva parlato tentando di essere seria, ma si era ritrovata ad annuire col capo e a guardare la sua paziente-amica ad occhi larghi e per nulla minacciosi.

Ginny, nascondendo un sorriso, si era sollevata dalla panca; la coperta che teneva avvolta attorno alle spalle era scivolata sul sedile in pietra.

- Ah, a proposito… - Aveva fatto notare la maga dai capelli scuri. - …oggi arriva il tuo nuovo compagno di stanza… -

Dando le spalle a Mabel, Ginny aveva preso a racimolare lentamente la propria roba. - A davvero? E chi sarebbe stavolta, di grazia? -

- Non ne ho la più pallida idea –

Alla giovane Weasley erano cadute le braccia. Aveva voltato il capo di tre quarti per osservare l’infermiera. - E tu saresti una brava infermiera? -

La risposta era arrivata sottoforma di sorriso. - Io questo non l’ho mai detto. – Poi, fingendo nuovamente serietà e restringendo gli occhi, aveva aggiunto, - E adesso muovi il tuo sederino secco o finirò nei guai sul serio… -.

Ginny aveva scosso il capo senza smettere di sorridere, replicando in tono canzonatorio e riprendendo a radunare le proprie cose. – Agli ordini. -

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Mentre la maga dai capelli rossi, affiancata da Mabel, sorridendo e distraendosi, prendeva ad incamminarsi verso l’edificio dalle pareti bianche, rimediandosi di tanto in tanto qualche rimprovero e ammonimento dall’infermiera, un paio d’iridi grigie scortate su una carrozzina, avevano preso visone dell’intera scena facendosene un’idea completamente errata.

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Lo sguardo insensibile e gelido del mago aveva assistito alla dipartita della ragazza dai capelli rossi covando al proprio interno dell’altro: odio.

Draco Malfoy in quel momento aveva odiato la giovane dai capelli rossi con tutto l’odio che un ragazzo della sua età, costretto a passare attraverso tutto quello cui era passato attraverso, e ritrovatosi inchiodato non per sua colpa o scelta su una sedia a rotelle.

Perché l’aveva riconosciuta. Aveva riconosciuto che si trattava di una di “loro”, quelli dalla “vita facile”, tutta scherzi, sorrisi, …“nobili” e “puri di cuore”, che stavano sempre in piedi per le giuste cause…protetti, coccolati e amati da tutti, per quelli come loro e Potter c’era sempre il lieto fine, perché loro erano quelli “davvero buoni”.

Non era stato perché si era tratto di “lei”, ma perché faceva parte di “loro”.

Gli eroi…

Draco Malfoy in quel momento aveva odiato Ginny Weasley con la semplicità e la forza di un ragazzo di 19 anni che non sa chi incolpare per essersi ritrovato su una sedia a rotelle.

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Ginny era di ritorno dall’Accettazione, aveva appena terminato d’imbucare la lettera per Ron e Hermione nella cassetta che si trovava accanto al bancone giù all’ingresso, e il fatto che fosse riuscita a farlo da sola senza che nessuno si offrisse di farlo per lei, “così che potesse tornare nella propria stanza a riposare”, l’aveva messa di buon umore; cosa definitivamente positiva, visto che come sempre la visita col Medimago Rogers l’aveva fatta imbestialire, e che si fosse trattato di un fuori programma non aveva di certo migliorato le cose.

Il vecchio mago, come ogni santissima volta, aveva preteso che fosse condotta “alla sala visita quattro, non sei” su una sedia a rotelle, e a nulla era servito fargli notare che la facoltà di muovere autonomamente i propri arti inferiori non l’aveva ancora abbandonata. – “È soltanto una questione di tempo, non vorremo peggiorare la precarietà del tuo stato”. – Si era fatta beffa la giovane, mentre percorreva il corridoio in direzione della propria stanza, imitando il tono di supponenza del mago.

Infilandosi le mani nelle tasche del proprio pigiama a righe, aveva continuato a camminare.

In tutto questo, la giovane Weasley, non aveva avuto ancora modo di appurare chi sarebbe stato il nuovo occupante della sua stanza.

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Quando Ginny Weasley era comparsa alla porta della propria stanza, Draco Malfoy si era trovato seduto a letto col viso rivolto verso la finestra incantata; stava osservando le irreali figure in movimento.

La giovane si era arrestata sulla soglia con una mano appoggiata allo stipite; dell’individuo che le dava le spalle era stata capace di scorgere soltanto i capelli corti e biondi e la schiena coperta dalla maglia del pigiama di tessuto verde scuro. Quindi il suo nuovo compagno di stanza si trattava di un ragazzo…il S. Mungo doveva essere proprio strapieno se le veniva affibbiato un compagno di stanza anziché una compagna…

Ginny aveva sorriso. Beh, se non altro sarebbe stato interessante...

- Come ho già detto e ripetuto: non ho bisogno di niente, e visto che vi siete preoccupati di rimuovere tutti gli oggetti taglienti dalla stanza, mi avete sequestrato la bacchetta,  e la finestra è finta, a meno che io tenti di togliermi la vita compiendo un volo di un metro dal letto sono sicuro che non corriate pericoli. -

Che?

La fronte della giovane era andata increspandosi immediatamente; dopo una prima espressione sconcertata ne era seguita un’altra pressoché divertita, questo finché si era resa conto di conoscere il proprietario della voce e, il mago, non ottenendo risposta, si era voltato.

Bene, bene, bene…che le venisse un colpo…

- Malfoy? - Le era scivolato dalle labbra; più tardi, la giovane, ripensandoci, avrebbe immaginato che, se Ron fosse stato presente, il termine che avrebbe utilizzato sarebbe stato “vomitato”. Nemmeno lei era stata certa della propria voce, invece di “Malfoy” dalle sue labbra in quel momento avrebbe potuto benissimo essersene uscito un “cosa”.  

Che cosa ci faceva lui lì?

Per Ginny era stato come ritrovarsi a guardare in uno specchio, perché nell’immediata reazione del giovane si sarebbero potuti leggere la stessa confusione e lo stesso stordimento.

- Weasley? -

Naturalmente nel ragazzo tale stato era durato lo spazio di un istante. Il viso era tornato ad indossare l’espressione dura e per nulla entusiasta di quella mattina.

Ginny a quello non aveva potuto far altro che aggrottare di nuovo la fronte; se non lo avesse conosciuto meglio…no, appunto, perché lo conosceva abbastanza...

…quello era odio.

Malfoy, dopo aver quasi fatto un buco nel cranio della ragazza con lo sguardo, aveva parlato improvvisamente in tono aspro. - Beh, che cosa ci fa la dolce fatina di Peter Pan qui al S. Mungo?  O forse dovrei dire la cortigiana di Hogwarts, nonché sgualdrina di Potter, e sorella dello Sfigato?  

La giovane maga, tuttavia, l’aveva ascoltato a mala pena, era stata troppo intenta nel contemplare la sedia a rotelle abbandonata in fondo alla stanza.

Perciò era questo…

…paralizzato.

Quando gli occhi azzurri della maga erano tornati puntati in quelli grigi del giovane, Malfoy vi aveva intravisto la “consapevolezza”, che, conoscendo il tipo, avrebbe potuto condurre, a scelta, alla “pietà” o allo “scherno”, e non era stato nell’umore per entrambi; il giovane, senza attendere una risposta, era tornato a fissare fuori della finestra.

Ooooh, sì, aveva sentito quello che aveva detto, semplicemente, dopo un anno lì dentro, aveva imparato a vedere oltre la rabbia di chi era costretto in un letto d’ospedale; aveva provato anche lei quella stessa rabbia.

Inoltre, per un Malfoy, l’”orgoglio” e la “famiglia” prima di tutto, …farsi vedere in quello stato, da una delle persone che, beh delle quali non si poteva esattamente dire che fossero amiche…ridotto in quello stato, quando aveva perso il primo e, di fatto, tradita la seconda…

- Ti sei dimenticato della “sporca mezzosangue” … - Gli aveva fatto notare con semplicità. Ginny, seguendolo con la coda dell’occhio, si era diretta con circospezione verso il proprio letto e vi era saltata sopra infilandosi sotto le coperte. Aveva parlato indossando un sorriso cauto. - …comunque, se ti fa piacere saperlo, non è niente davvero…soffro di… - La pausa nella voce era stata così infinitesimale da non poter essere avvertita. - …una forma d’anemia, non è grave, ma ho bisogno di tanto in tanto di pozioni per l’incremento del sangue, attualmente mi tengono in osservazione. -

E, per quel giorno, la conversazione si era conclusa lì; con la ragazza dai capelli rossi che si era fatta promemoria mentale di chiedere a Mabel che cos’era accaduto esattamente a Draco Malfoy, e perché si trovava lì e, soprattutto, cosa vi fosse dietro l’ironia che il mago aveva sfoderato non sapendo che era lei ad essere nella stanza.

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Vi era una ragione per la quale non diceva mai, almeno non subito, ai propri compagni di stanza e alle persone, che era affetta da una malattia terminale, ed era che non poteva sopportare di essere trattata in maniera differente, la pietà, e soprattutto il compatimento…anche se a volte doveva confessare che lo faceva per non doverci pensare, e fingere che non fosse vero…a volte. Normalmente confessava la cosa un paio di giorni dopo, ed ognuno si stupiva per la facilità con la quale riusciva a parlare della propria morte. Beh, non era come se, non parlandone, avrebbe potuto vivere più a lungo…tuttavia, trascorsi due giorni, e parlato con Mabel, quella volta non era riuscita a far uscire la verità dalle sue labbra; in parte era stato per orgoglio, in parte

…era pur sempre una ragazza, e non che avesse avuto delle mire su Draco Malfoy, ci sarebbe mancato, proprio non le interessava da quel punto di vista, non era nemmeno il suo tipo, soltanto…

…era un ragazzo, il primo ragazzo “sano”, per così dire, con il quale aveva a che fare da tanto tempo, non voleva che pensasse che fosse malata, che stesse per morire e perciò la vedesse già come un cadavere vivente…

Sì, probabilmente lui aveva già i suoi problemi, no, sicuramente, perché dopo quello che aveva sentito…anche se Mabel non aveva voluto, lei aveva detto potuto, ma faceva lo stesso, parlarle del perché esattamente Malfoy se ne fosse uscito con quella frase, ad ogni modo, era pressoché certo che lui non la considerasse nemmeno, al più la sopportasse, e di questo non era affatto sicura, ma…

ma.

 Stando a quanto le aveva raccontato l’amica, Draco Malfoy era paralizzato dalla vita in giù, e sebbene rispondesse agli stimoli, e questo Mabel avrebbe anche potuto risparmiarselo, inizialmente aveva riso, poi pensandoci bene aveva strabuzzato gli occhi…blech…vi erano scarse possibilità che potesse tornare a camminare, quasi nulle a dire il vero. A ridurlo così era stata una fattura, e per poter guarire, pozioni e contro-incantesimi, non sarebbero serviti a nulla, stava tutto a lui e alla fisioterapia, e sembrava che Draco Malfoy avesse deciso di non tentare nemmeno a guarire…in effetti le speranze che potesse compiere qualche progresso erano infinitesimali, per farla breve ci sarebbero voluti un miracolo e una buona dose di fortuna…

 comunque sempre maggiori speranze che lei una mattina iniziasse a rispondere alla terapia; correzione, nel suo caso non c’erano proprio speranze, e il Medimago Rogers faceva un ottimo lavoro nel ricordarglielo.

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Per lei era tutto sempre così “facile”, “semplice”, passava metà della giornata in giro per l’ospedale a ridere e scherzare con chiunque le capitasse a tiro, pazienti, personale, visitatori, chiunque… sembrava che per lei si trattasse semplicemente di una vacanza, e probabilmente lo era…e l’altra metà della giornata la trascorreva rompendogli le palle, con i suoi irritanti tentativi di fare conversazione, insinuazioni, illazioni, risposte pronte e presuntuose, non raccogliendo nemmeno un indizio di quanto non la sopportasse, provasse per lei disprezzo e la rivoltasse…

La sua sola presenza lo infastidiva fisicamente, e lei si ostinava a parlargli, ad offrirgli di assaggiare Merlino solo poteva sapere cosa, chiedergli se voleva giocare a scacchi, fargli domande…

e rideva alle sue risposte. “Buona questa.” “Davvero Malfoy, se lasciassi cadere quella tua aria incazzosa non saresti così male”. “Strano, non vuoi rispondermi...” “Come preferisci, io sono qui se hai bisogno. “Hai visto il mio maglione?”

e sorrideva, sorrideva sempre.

A volte, grazie a Merlino, aveva preso le sue risposte per quello che erano, ed era riuscito ad irritarla, andarle sotto la pelle, e generalmente quelle volte sbuffava, se la prendeva, e finiva col girare i tacchi.

Tornava sempre un paio di ore dopo come se fosse stato niente.

Il tempo più lungo che aveva trascorso da iena incazzosa, senza parlargli, era durato in tutto ventiquattro ore, sempre che non si consideravano i versi di frustrazione che le uscivano di tanto in tanto mentre distruggeva col suo dolce peso le molle del letto, ed erano state le ventiquattro ore più piacevoli della sua vita.

Soltanto una volta era stata completamente zitta, e sfortunatamente lui non si era ricordato che cosa le avesse detto esattamente per suscitare quell’effetto.

A volte, alle sue domande, rispondeva con un'unica parola; una volta era entrata nella stanza, si era fermata sulla porta, e gli aveva chiesto: “Allora? Com’è andata la fisioterapia? Qualche miglioramento?”. La sua esatta risposta era stata: “Fottiti.”

Aveva girato i tacchi ed era uscita.

La seconda volta che si era replicata una scena simile, al “Fottiti”, aveva risposto con una stretta di spalle e un “Ok, lo prendo come un no”. Si era seduta sul letto e aveva incominciato a sfogliare una rivista.

Erano trascorse solo tre settimane dalla data del suo ricovero.

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Erano trascorse già tre settimane, dal giorno in cui si era ritrovata Draco Malfoy nella propria stanza, e da allora non aveva ancora avuto occasione di dirgli della propria malattia, non che ci avesse provato, e ad ogni modo nemmeno gli sarebbe importato; a quel punto lo considerava il suo primo caso fallito di “cura dell’animo”, non che avesse mai preso in considerazione l’ipotesi di avere una missione o roba simile, di solito semplicemente capitava, ma non poteva aiutare chi non voleva essere aiutato, e non le piaceva sprecare del tempo che non aveva.

Aiutare gli altri a vedere le cose nella giusta prospettiva, a non arrendersi, a sfruttare ogni singolo giorno della propria esistenza al meglio, non aveva alcuno scopo mutualistico; lo faceva perché a quel modo, bene o male, riusciva ad aiutare soprattutto se stessa, a convincersi delle proprie parole.

Non doveva nulla a Draco Malfoy e non era obbligata a digerirsi i suoi insulti e il suo atteggiamento; in ogni caso, quando riceveva delle visite, aveva sempre condotto, in qualche modo, amici e parenti fuori della stanza, Merlino solo poteva sapere che sarebbe accaduto altrimenti da entrambe le parti…

La giovane maga dai capelli rossi, quella mattina, si trovava seduta con Mabel su una delle panchine del parco interno; il pigiama a righe era stato sostituito da un altro, verde chiaro, sul quale erano raffigurate delle foglie di menta. Indossata sotto il capo aperto vi era sempre lo stesso tipo di canottiera bianca.

Il Medimago Rogers, alcuni minuti prima, durante la visita, aveva colpito ancora; Ginny era calata di un altro chilo, e il vecchio mago non aveva perso l’occasione per farle notare che si trattava di un nuovo passo verso la fine: continuava a non rispondere alle terapie.

 Medimago mi-tocco…

Attualmente stava fagocitando già un set completo di sei pozioni al giorno, Lionel Rogers aveva pesato che fosse arrivato il momento di aggiungerne una settima, così, tanto per provare.

Fortunatamente Draco Malfoy non era mai stato abbastanza interessato a quello che lei stava facendo per rendersi conto che tutte le provette che continuava ad ingurgitare decisamente non erano un trattamento contro l’anemia…

- Se ti può consolare hai un aspetto migliore di molta altra gente sana…- Le aveva fatto notare l’infermiera dai capelli scuri al suo fianco, sorridendo; Mabel aveva continuato ad osservare i pazienti della struttura che erano scortati lungo i viali, chiacchieravano tra loro, o passeggiavano in compagnia dei parenti.

Ginny aveva risposto sorridendo divertita. – Ti sei dimenticata di aggiungere “ancora”…non so quanto durerà, stando al Medimago Rogers dovrei avere avuto da tempo un piede nella fossa... –

- Beh, devi capirlo, non è facile accettare che una… - Mabel si era interrotta.

- Moribonda? – Aveva offerto la ragazza sollevando un sopracciglio e sorridendo. – No, no, dillo pure, è quello che sono in fondo… -

- …persona con… -

- Un piede nella fossa? -

La ragazza era sbottata. - Ginny! Per la miseria! Quello che stavo cercando di dire è che per lui non è facile accettare che tu abbia un aspetto migliore di sua moglie che scoppia di salute! –

- Allora andrebbe consigliata come “cura” per l’obesità, un vero peccato per le controindicazioni finali… - Aveva suggerito la giovane Weasley ridendo.

Mabel aveva sorriso quasi con tenerezza. - Ma come fai, eh? –

Ginny si era stretta nelle spalle perdendosi anche lei nel panorama che le stava di fronte. - Ho altra alternativa? Sai, posso piangere e disperarmi quanto voglio, non cambia le cose…piuttosto…- La maga aveva cambiato discorso improvvisamente, rivolgendosi all’amica. - …come sta andando la riabilitazione del nostro paziente più allegro del reparto, nonché mio adorabile compagno di stanza? -

Il sorriso della maga dai capelli scuri si era spento immediatamente.  - Vuoi veramente saperlo? Eh, Gin? -

La giovane infermiera, osservando la ragazza, era parsa in difficoltà; come se fosse stata combattuta fra il parlare e il provare a cambiare soggetto.

Ginny era stata colta in contropiede dalla reazione e, per un momento, il suo viso era rimasto inespressivo, dopodichè, la maga, aveva appoggiato entrambe le palme delle mani perpendicolarmente alla panca e, distendendo e sollevando le gambe verso l’aria, aveva ripreso ad osservare la vista che le stava di fronte come se niente fosse. - In fondo non può andare peggio di come sta andando a me, no? –

Mabel si era portata una ciocca di capelli dietro le orecchie ed aveva preso ad osservare incerta il terreno. - No, non è per questo, è che ci sarebbe una cosa che…e io non potrei dirtela... inoltre non sono sicura che tu… -

Gin aveva voltato il capo verso la ragazza. - Non andrò a parlarne con lui se è questo che temi…è che sono curiosa, ecco tutto. – Si era giustificata.

L’infermiera aveva sospirato e rialzato il capo. - E va bene…tanto verresti a saperlo comunque in un modo o nell’altro…-

E Ginny Weasley, in quel momento, non era stata più sicura di volerlo sapere.

- È probabile che fra un po’ venga dimesso, non sta facendo progressi e nemmeno ci sta provando, la struttura non può permettersi di tenere un letto occupato più del necessario e perciò è probabile che dovremo dirgli addio molto presto… -

- Ma non ha senso, voglio dire…in realtà non lo so quello che voglio dire, ora che ci penso questa cosa non ha avuto senso sin da che l’hanno portato qui, capisco che sia paraplegico, ma perché farlo venire qui innanzi tutto? Cioè, sembrava abbastanza ovvio che non fosse intenzionato a curarsi sin dall’inizio, e sono sicura che la sua famiglia se avesse voluto che fosse assistito lo avrebbe fatto a casa, e dai migliori specialisti del settore, e non in un comune ospedale…voglio dire, non è come se gli mancassero le possibilità… -

- Ginny…Gin lui non è qui per…non l’hanno portato al S. Mungo esclusivamente per tentare la riabilitazione, la struttura non si mobilita in questo modo solo per…queste informazioni, io non potrei e tu…non è qualcosa che ti piacerà, non a te. -

- Io? Che c’entro io? Mabel, sì ok, sarei un’ipocrita se dicessi che non sono curiosa ma...e chiunque se ha una possibilità dovrebbe almeno tentare di…ma non riguarda me, riguarda lui, come le altre volte riguardava gli altri… -

- Lo hanno portato qui perché temevano potesse diventare un pericolo per se stesso Ginny, non tutti reagiscono nel modo ottimista in cui fai tu, quel ragazzo, il tuo amico, se così si può chiamare, ha tentato più volte di togliersi la vita, non è per la paresi in sé che è qui…e dal momento che non è stato così stupido da riprovarci qui, e i Medimaghi del reparto psichiatrico non possono trattenerlo all’infinito…o inizierà a prendere sul serio la riabilitazione o saranno costretti a mandarlo a casa…e allora nessuno potrà sapere che cosa accadrà. –

Sentendo Mabel proseguire nel discorso, la vitalità e la positività che avevano caratterizzato la maga soltanto alcuni istanti prima, erano andate lentamente dissipandosi.

Quello che aveva provato…

L’espressione della giovane si era, dapprincipio, svuotata e annullata e, poi, era mutata radicalmente sostituita dalla rabbia.

Era stato irragionevole e irrazionale ma, Ginny Weasley, dopo tanto tempo, si era trovata a rivivere dal principio alla fine quella stessa rabbia che l’aveva posseduta durante il primo mese di degenza.

La giovane non era riuscita ad arrivare in fondo al racconto dell’amica, si era sollevata in piedi di scatto e si era allontanata in direzione dell’edificio alle sue spalle.

- Ginny!  Ginny, aspetta! Dove stai andando? -

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Era con passo sicuro e determinato, e un’espressione di puro rancore, che Ginny aveva ripercorso il corridoio che conduceva alla sua stanza.

Sì, non la riguardava, non le interessava, ma non per questo aveva potuto fare a meno di provare rabbia. Tu spiega un po’ ad una persona che non può evitare di morire che a soli tre metri di distanza c’è qualcuno che è così idiota da voler gettare la propria vita alle ortiche soltanto per via di una stupidissima paralisi…e non solo, quella stessa persona se solo avesse voluto avrebbe almeno potuto fare un tentativo, provare, quando a lei non era stato dato neanche quello.

E lì dentro non era l’unica in quello stato…

Tu prova spiegare a qualcuno che si trovava a passare relegato dentro una stanza d’ospedale gli ultimi mesi della propria esistenza perché una persona poteva ritenere che la propria vita valesse così poco da non voler nemmeno fare un tentativo.

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Draco era girato di spalle, si trovava seduto sulla sedia a rotelle e stava osservando le finte persone muoversi al di fuori della finestra incantata. Odiava anche loro.

Faceva parte della routine dell’ospedale, starsene lì fermo ed essere costretto a guardare gli altri muoversi. Ooooh, sì, ogni tanto qualche simpatica infermiera lo portava fuori per l’ora d’aria come si faceva con i carcerati e i cani, non c’era molta differenza, vero? No, infatti.

Doveva solo resistere il tempo di essere rispedito a casa e poi…

…la prossima volta sarebbe stato più veloce. Che cazzo ne sapevano loro in fin dei conti di quello che aveva passato?

Importava forse a qualcuno che assieme a quello stato provava una condizione di dolore permanente alle gambe nonostante le loro stupidissime pozioni?

Non sopportava i loro sguardi, quelli di tutti…pietà? Non voleva la pietà di nessuno, non era uno stramaledetto invalido.

Era strano che odiasse avere intorno delle persone? Soprattutto quelle felici. Era strano che non trovasse divertente essere costretto ad aspettare l’aiuto di qualcuno per fare le più stupide delle cose?  Che per qualsiasi inezia dovesse fare uno sforzo tale e magari ritrovarsi poi sul pavimento costretto ad essere sollevato di peso da qualcun altro?

Povero Draco, costretto su una sedia a rotelle…eeeeh ma d’altronde che ci si può aspettare per un traditore, per un Mangiamorte…

Lo sapeva chiunque che in fondo ognuno, da qualunque i lati, pensava che il povero e patetico Draco aveva ricevuto esattamente ciò che si era meritato; dopotutto era il figlio di Lucius, aveva il Marchio Nero tatuato sul braccio…

anche se adesso sarebbe stato quasi indecifrabile ricoperto dai tagli che si era procurato alle braccia…

Non era forse la stessa persona che aveva tradito la propria famiglia, quando le cose si erano messe male?

Non era esattamente così, e non aveva ricevuto esattamente la più straordinaria delle ricompense da entrambe le parti, ma che importava?

Il giovane aveva sentito i movimenti alle proprie spalle, ma non si era voltato; che si fosse trattato dell’infermiera, del Medimago, o di Ginny Weasley che tornava a letto, non gliene importava allo stesso identico modo.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Ginny aveva raggiunto a rapidi passi il mago che si trovava voltato di spalle, e gli si era parata davanti bloccando la finestra alla vista; che fosse furiosa si sarebbe notato lontano un miglio.

Draco non si era aspettato quella mossa, tuttavia il suo sguardo, alla vista della ragazza, si era indurito immediatamente; non gli era mai piaciuto il suo atteggiamento, o tutte le libertà e confidenze che continuava a prendersi, e in quel momento gli era piaciuta ancor meno l’insolenza nei suoi occhi, e il fatto che era in piedi, mentre lo guardava a quel modo. Il giovane deciso ad ignorarla aveva girato la carrozzina immediatamente, ma la ragazza non glielo aveva permesso.

La maga aveva afferrato le braccia della sedia e l’aveva strattonata in modo che tornasse esattamente ad affrontarla; se soltanto ci fosse stato il tempo, entrambi, si sarebbero resi conto della forza che le era occorsa per riuscire a compiere un gesto simile.

Era stato irrazionale, come lo era stata la rabbia che in quel momento aveva provato.

Malfoy aveva rivolto alla giovane un’occhiata carica d’odio che aveva dimostrato quanto avesse trovato difficile non colpirla; se si era trattenuto era stato soltanto perché si trattava di una ragazza e lui era fisicamente impossibilitato a causa della sedia a rotelle. - Si può sapere quale cazzo è il tuo problema, Weasley? È così difficile per te da comprendere, quando una persona vuole essere lasciata in pace? –

Ginny si era trovata a trattenere a stento le lacrime di rabbia, senza avere nessun’idea di come, innanzi tutto, erano arrivate lì. Avrebbe voluto gridargli in faccia che il suo problema era “che stava morendo, per la miseria!”, invece si era frenata finendo col provocarlo. – Vuoi sapere qual è il mio problema? –  

La giovane lo aveva colpito col dito in mezzo al torace ed aveva parlato con rabbia. - Il mio problema sei tu, il mio problema è trovarmi a dividere lo stesso spazio, la stessa aria, con qualcuno che tiene in così poco conto la propria vita da pensare di avere il pieno diritto, il lusso di gettarla via! –

La voce della giovane era continuata ad aumentare di volume. - Il mio problema è vedere qualcuno che ha una vita forse non proprio perfetta, ma comunque ne ha una, recitare la parte della persona arrabbiata solamente perché non è più in grado di camminare, quando non sta facendo nemmeno uno sforzo per provare a farlo di nuovo! Il mio problema è vedere una persona che potrebbe avere tutta una vita davanti comportarsi come se fosse una cosa di poco conto, insultando l’intelligenza e la condizione di chi non è stato così fortunato!  - Terminato di parlare, la ragazza si era trovata a respirare pesantemente; una lacrima sfuggita al suo controllo, per distrazione o mancanza di forze, era scivolata lungo la sua guancia.

Ginny aveva fatto per andarsene, ma la mano del mago si era stretta come una tagliola attorno al suo polso e l’aveva tirata indietro con forza.

 - No, non così in fretta mocciosetta, adesso è il mio turno… - Dicendolo, aveva spinto in avanti la carrozzella costringendo la maga ad arretrare.

C’era un’ottima ragione per la quale Ginny aveva cercato di andarsene immediatamente appena terminato di parlare, e non era stato solamente il non riuscire più a sostenere la vista del ragazzo, aveva sentito di non essere più in grado di controllare le lacrime.

Il tono di voce del giovane si era fatto pericoloso; Draco Malfoy in quel momento non aveva più nemmeno cercato di nascondere la propria rabbia. - Vuoi sapere qual è il mio di problema invece, Weasley? Il mio problema sono le persone che non conosco e che si sentono in diritto di giudicare, il mio problema sei tu e le persone come te, che parlano senza avere la minima idea di che cosa stanno parlando… - Il ragazzo aveva preso a scandire le parole con sottile e perversa cattiveria, allo scopo chiarire pienamente come stavano le cose. - Il mio problema sono le persone che si sentono in diritto di decidere per me quando non sono me, il mio problema, Ginny, è ritrovarmi inchiodato su una sedia a rotelle senza sapere la ragione e sapendo unicamente che è stato il risultato dell’avere deciso per una volta di fare la cosa “giusta”, il mio problema  è venire esposto agli sguardi pensosi di tutti quanti, quando in realtà mi vorrebbero morto, il mio problema è dovere stare qui a cercare di spiegarmi a te, è essere costretto ogni sacrosanto giorno a vedere le persone camminarmi intorno, essere obbligato a starmene qui a sopportare te, il tuo sorriso, la tua vita facile, il tuo dannato ottimismo, sei qui per farti curare una stupida anemia? Bene! Ma non permetterti di venire qua davanti a dirmi come dovrei o non dovrei sentirmi, nei confronti di chi dovrei o non dovrei sentirmi in colpa, quando tu sei in piedi, davanti a me, con l’unica disgrazia di avere una leggera carenza di sangue. -

Ginny Weasley non ce l’aveva più fatta, era stato troppo, quello era stato troppo.

Non era solo ciò che il mago aveva detto, non soltanto, era stato il suo tono di voce, la cadenza, l’inflessione, come se con ogni singola parola avesse tentato di infliggerle un colpo.

Era stato il rendersi conto che il vero problema non era Draco Malfoy.

La maga, evitando con cura la carrozzella, era corsa fuori della stanza.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

I'm walking in your shoes, for just a mile or two

My heels are raw and torn, but I will dig them in for you

I see the pain you've known, and the seeds of hate you've sown

They're scattered on the ground, and I can barely step around

 

Insanity and pain, the things you will not name

Growing in the fields, spinning with the

Wheels and wind of time and whimsy

Your excuses and your flimsy lies

 

I'm running out of faith

And I'm tired of saving face

And where the hell is grace

In this forsaken place

 

I'm picking through the weeds, and I'm falling to my knees

And this is where I leave your shoes and step away from these

 

Insanity and pain, who will take the

Blame beyond your will and whimsy

No excuses, no more flimsy lies

 

I'm running out of faith

And I'm tired of saving face

And where the hell is grace

In this forsaken place

 WalkingJonatha Brooke

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Il mago biondo era rimasto ad osservare Ginny scoppiare in lacrime e correre fuori della camera d’ospedale senza tentare di fare nulla per fermarla.

Era furioso e di lei non gli importava.

- Congratulazioni. Ora però te lo chiedo io: si può sapere qual è il tuo problema? - Aveva domandato una voce femminile proveniente dal fondo della stanza.

Mabel Shaw aveva seguito l’amica dopo che questa se n’era andata, ritrovandosi ad ascoltare involontariamente l’intera conversazione.

Il giovane aveva ruotato la sedia in modo da poter osservare in viso la propria interlocutrice. L’infermiera dai capelli scuri si trovava ferma sulla soglia con le braccia incrociate in fare accusatorio.

Non considerando nemmeno la donna, Malfoy aveva fatto in modo di voltare nuovamente la sedia a rotelle verso finestra. Dopo un attimo di silenzio, il ragazzo aveva parlato. – Magari che il personale di quest’ospedale va in giro a raccontare i fatti privati dei pazienti, oppure che i veri pazzi non sono rinchiusi ma lasciati liberi di tormentare gli altri degenti.  

La maga, a quell’ultimo commento, aveva rimarcato duramente. - Con tutto il dovuto rispetto Signor Malfoy, non è Ginny quella che ha tentato quattro volte di togliersi la vita, lei non l’avrebbe mai fatto. -

Draco aveva continuato ad osservare le immagini proiettate attraverso il vetro, odiandole sempre di più. – Ah, non ne dubito… - Aveva risposto quasi tra i denti. 

- Sai probabilmente ciò che concerne la tua vita non la riguarda, è vero, e probabilmente io me ne sarei dovuta stare zitta… -

Probabilmente?

Probabilmente se la gente avesse iniziato a farsi i fatti propri sarebbe stata davvero una gran cosa…

- …ma ha tutto il diritto se vuole di sentirsi sconvolta e chiedersi perché al mondo si permette che accadano certe cose…- Vi era stata una pausa in cui Mabel aveva preso un respiro e si era morsa le labbra. - ...Ginny sta morendo. –

- Dubito che si possa morire per un po’ d’anemia. – Era stata la replica aspra del mago.

Il tono di Mabel era divenuto incredulo. - Anemia? È questo che si è inventata stavolta? – L’infermiera aveva sospirato. - Ginny non è anemica. –

Draco a quel punto aveva sentito di non poterne più, dell’infermiera rompiscatole e dalla lingua lunga, di Ginny, di tutta quell’assurda e dannata situazione che si era venuta a creare. Non era stato lui a fare qualcosa, era stata quella pazza bipolare della sua compagna di stanza a mettere in piedi quella patetica sceneggiata…

Il giovane era esploso. - Forse non è anemica, forse avrà qualcos’altro, bene! Ma dubito altamente che sia in punto di morte perciò… -

Non gli era stato permesso di continuare.

- Fa rabbia, vero? –

Malfoy non era stato certo di aver sentito bene. - Prego? –

- Fa rabbia che lei che sta morendo sembri più viva di tutti noi, vero? –

- Non sta… -

- Morendo? Perché? Perché una che sta morendo deve smettere di vivere prima del tempo? Ora la sedia a rotelle non ti sembra più una dannazione, vero? O, forse sì, dopotutto tu volevi farla finita, giusto? Beh, c’è anche chi non vorrebbe farla finita e non ha alternative. Scommetto che eri troppo impegnato a commiserarti e ad incolpare la sfortuna per prestare un po’ più attenzione a chi ti sta attorno…non l’avevi notato? Sembrava troppo sana e contenta per accorgersi dei cerchi neri sotto gli occhi, il pallore…ah, giusto, l’anemia…-

Malfoy aveva continuato ad osservare negli occhi la giovane maga; l’espressione del ragazzo era rimasta dura e priva d’emozione, mentre Mabel aveva proseguito senza interrompersi.

- …Mi ha raccontato che andavate a scuola insieme, perciò mi chiedo come tu non abbia notato quanto è diventata sottile…sai che quando vengono qui i suoi amici le fanno un sacco di complimenti? Graziosa e minuta, aha, che altro si può desiderare di più dalla vita? Peccato che quando l’hanno portata qui non era certo una gazzella…continua a perdere peso, le sue difese immunitarie la stanno abbandonando e le terapie non funzionano…Ginny sta morendo. -

Draco aveva fatto per replicare; gli piaceva sempre meno la piega che aveva preso il discorso, e soprattutto l’atteggiamento d’accusa e critica di una persona che avrebbe dovuto unicamente occuparsi di fare il lavoro per il quale era stata pagata.  - Non mi… -

- Riguarda? – Aveva offerto per lui utilizzando un tono beffardo. - Forse dovrebbe. Forse dovresti darle una possibilità e sentire quello che ha da dire, o forse avresti dovuto farlo prima, potrebbe stupirti. – E dicendolo la maga si era incamminata al di fuori della stanza.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Malfoy era rimasto a fissare la porta dalla quale la maga era uscita.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

There's a song that's inside of my soul.

It's the one that I've tried to write over and over again

I'm awake in the infinite cold.

But you sing to me over and over and over again.

 

So, I lay my head back down.

And I lift my hands and pray

To be only yours, I pray, to be only yours

I know now you're my only hope.

 

Sing to me the song of the stars.

Of your galaxy dancing and laughing and laughing again.

When it feels like my dreams are so far

Sing to me of the plans that you have for me over again.

 

So I lay my head back down.

And I lift my hands and pray

To be only yours, I pray, to be only yours

I know now, you're my only hope.

 

I give you my destiny.

I'm giving you all of me.

I want your symphony, singing in all that I am

At the top of my lungs, I'm giving it back.

 

So I lay my head back down.

And I lift my hands and pray

To be only yours, I pray, to be only yours

I pray, to be only yours

I know now you're my only hope.

 

hmmmmm, hmmmmm, oooooh

Only Hope - Mandy Moore

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Aveva continuato a ripetersi che non lo riguardava, dopo che aveva girato la sedia a rotelle ed era tornato nuovamente ad osservare le immagini in movimento al di fuori della finestra.

Provava una tale rabbia…

Non era un problema suo. Non era da lui interessarsi ad i guai altrui, ne aveva già a sufficienza di propri per preoccuparsi anche della vita di qualcuno che…

Non dipendeva da lui che lei fosse malata, o stesse morendo o…

Perché le interessava tanto quello che voleva farne lui con la propria vita? Si trattavano di due cose completamente diverse, lei non avrebbe potuto capire comunque.

Lei non...non ne aveva idea di quello che significava essere lui e…

Non stava morendo, erano diverse le persone che stavano morendo, e anche se fosse stato così…

…non stava a lui caricarsi dei problemi degli altri.

Perché accidenti quella stupida era andata a dirglielo? Perché non aveva potuto lasciare le cose come stavano?

Che andassero tutti quanti al diavolo maledizione!

Perché diamine era dovuto capitare in stanza con lei? Perché non aveva potuto lasciarlo in pace e…

Era la sua vita, era libero di decidere quello che voleva farne...e invece no, quelle due avevano dovuto fermarlo e costringerlo ad essere ricoverato e…

Ognuno con la propria vita era libero di fare quello che credeva, e se a lei piaceva far finta di niente e andarsene in giro come se…non poteva poi saltarsene fuori all’improvviso con…

Non era una sua responsabilità, avrebbero dovuto evitare di metterli in stanza insieme.

Lei non sapeva niente di lui, non…

Era su una dannata sedia a rotelle maledizione!  Ed era stato suo padre a mettercelo! E…

E si stava lamentando come uno stupido marmocchio…grandioso…

Il giovane aveva girato la propria sedia a rotelle e si era diretto alla porta.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Ginny, dopo essere corsa fuori della stanza, senza voltarsi indietro, e non badando a chi si trovava davanti, aveva ripercorso scale e corridoi a ritroso senza fermarsi a prendere fiato; aveva continuato a correre alla maggiore velocità che il suo fisico le aveva permesso, con le lacrime che non era sembrata essere in grado di fermare, finché aveva raggiunto la panchina dove, alcuni attimi prima, aveva parlato con Mabel.

La maga dai capelli rossi si era arrestata soltanto allora e, gettandosi a terra con le ginocchia e utilizzando il sedile della panca come appoggio, aveva seppellito il viso nelle braccia cercando di soffocare i singhiozzi.

Non voleva morire.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Aveva creduto d’averla ormai superata e invece…

Lui aveva avuto ragione, non la riguardava ma…

ma come poteva far finta di niente, quando era qualcosa che la coinvolgeva in prima persona? Quando lei al suo posto avrebbe dato qualsiasi cosa per poter continuare a vivere; una sedia a rotelle non costituiva quel gran problema se si comparava al…

…all’idea che tutto sarebbe finito in niente. Non ci sarebbe stato più niente. Forse lui non avrebbe potuto più camminare, ma maledizione sarebbe stato vivo!

Avrebbe potuto almeno provare, e anche se non fosse andata…ma come poteva rinunciare volontariamente a tutto? I sogni, la famiglia, l’amore…

Non c’erano delle cose che avrebbe desiderato fare? Lei aveva un elenco sotto il cuscino e ogni giorno si allungava…tutte cose che non avrebbe potuto fare, che non avrebbe fatto

Non era giusto, non era giusto che persone che avevano la fortuna di poter continuare a vivere, respirare, fossero così egoiste da voler gettare tutto al vento, quando c’era chi invece…

Ma non capiva che a quel modo si sarebbe perso un sacco di cose? Non aveva dei sogni?

Non c’era qualcuno nella sua vita per la quale sarebbe valsa la pena di…?

Aveva solo diciotto anni…la vita a quell’età avrebbe dovuto iniziare…

Lei non aveva preso il diploma, non avrebbe avuto neppure la sua foto inserita nell’annuario a ricordare che era esistita…

…non aveva visitato uno dei posti che avrebbe voluto visitare, non si era fidanzata, non aveva neanche avuto il tempo di sostenere lo stupido esame di Materializzazione

...non aveva avuto una prima volta, non avrebbe saputo come ci si sente ad addormentarsi e a svegliarsi con la stessa persona accanto…

…c’erano libri che non avrebbe letto, canzoni che non avrebbe ascoltato, albe e tramonti che non avrebbe visto…occasioni mancate, feste e balli ai quali non avrebbe partecipato…

…”finali” che non avrebbe mai saputo…non sarebbe mai più montata a cavallo di una scopa, giocato una partita di Quidditch…

…non avrebbe mai saputo che si prova a bere e ad ubriacarsi, o com’è la vita quando si vive fuori di casa…

Non aveva nemmeno ancora deciso che cosa le sarebbe piaciuto fare dopo la scuola, vi sarebbero state così tante cose, possibilità…

ed era finita ancor prima d’iniziare.

Non avrebbe mai saputo come ci si sente avendo una scelta.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Ginny era finita col ritrovarsi seduta sulla panca, le gambe tirate al petto e la fronte appoggiata contro le ginocchia; il viso della maga era nascosto dalle braccia, mentre i capelli avevano creato una tenda cremisi tutto intorno.

Anche se le lacrime si erano fermate, la giovane maga stava avendo ancora delle difficoltà a controllare il respiro e il battito del proprio cuore, si sentiva occhi e gola bruciare.

Avrebbe voluto poter restare lì e non essere mai più costretta a rialzarsi.

I rumori che la circondavano sembravano riuscire a produrre una specie d’effetto calmante; gli uccellini, il frusciare delle fronde, le chiacchiere in lontananza…e lo stesso per la sensazione del sole che filtrava fra i rami degli alberi e il vento le muoveva leggermente i capelli dietro la nuca.

Se soltanto si fosse concentrata unicamente sul suono del proprio respiro…

La giovane Weasley non aveva avvertito l’avvicinarsi di qualcuno in lontananza.

Malfoy aveva percorso l’intero viale alberato, dall’edificio alla zona dove si trovavano seminate senza un ordine preciso le varie panche, spingendosi sulla sedia a rotelle; era la prima volta che usciva dalla propria stanza e raggiungeva l’aperto senza essere accompagnato da un’infermiera.

I Medimaghi avevano deciso nel suo interesse che non gli sarebbero state concesse visite; la rabbia con cui aveva apostrofato Narcissa e Pancy per averlo costretto al ricovero aveva contribuito ad una simile risoluzione. Non avrebbe comunque avuto voglia di vederle.

Detestava quel dannato affare sul quale era seduto.

Per poter lasciare il reparto e raggiungere l’ingresso era stato costretto a far chiamare un’infermiera, ovviamente un’altra infermiera, e gli era occorso ben più che il proprio semplice autocontrollo per poterle fare una simile richiesta…aveva addirittura dovuto sforzarsi di essere gentile; la donna era rimasta talmente scioccata che l’aveva osservato in modo strano per tutto il tempo, e anche quella era stata la ragione per la quale raggiunto l’ingresso si era ritrovato a dirle “va bene, da qui posso continuare da solo”.

E tutto questo per…?

Gli sarebbe davvero piaciuto saperlo. E sarebbe stato meglio per tutti che ne fosse valsa la pena.

Il giovane mago aveva inquadrato immediatamente la ragazza; sarebbe stato impossibile perderla di vista con quei capelli.

Trascinando la carrozzina, Malfoy si era avvicinato alla panchina sulla quale Ginny si trovava seduta.

Draco si era fermato a solo un passo di distanza.

E adesso?

Questa era definitivamente bella.

Non sapendo che altro fare, aveva preso ad osservare la ragazza.

Se vi fosse stata anche e solo la più remota possibilità che la sotto stesse piangendo, giurava che avrebbe girato i tacchi…

- Dovevi proprio arrivare fin qui, vero Weasley? Non potevi fermarti un centinaio di metri prima? Hai idea di quanto è faticoso muoversi su questo trabiccolo? Specie quando ti privano della bacchetta e si rifiutano di farti usare la magia…la direzione di quest’ospedale lascia parecchio a desiderare, se soltanto non me ne potesse interessare di meno lo comprerei e lo farei demolire…di sicuro farei licenziare qualche infermiera. - Malfoy aveva utilizzato il tono di voce di sempre, aspro, sarcastico e pungente. In parte era ciò che aveva pensato, in parte, con suo grande sgomento, si era reso conto che stava cercando di farla sentire meglio.

Grandioso…

Davvero, davvero, grandioso.

Il fatto si trattava in realtà di qualcosa di puramente egoistico, ciò nondimeno…la sua coscienza o che dir si voglia, dal momento che aveva sempre preferito ignorare di averne una, lo stava facendo impazzire; era insensato, era illogico, purtroppo era vero.

Era una ragazza, stava morendo, e lui…

…ad ogni modo, il fatto era che, forse, facendo sentire lei meglio, lui stesso si sarebbe sentito meglio. E se qualcuno avesse osato anche e solo dire qualcosa, quella si trattava della sua buon’azione dell’anno; la prima e l’ultima.

Ginny era stata colta alla sprovvista; aveva sentito che c’era stato lì qualcuno, aveva sentito la voce, e aveva avuto delle serie difficoltà a credere che si trattasse di chi il suo cervello aveva suggerito si trattasse.

La fronte della maga, ancora nascosta, si era corrugata all’istante.

Il primo impulso sarebbe stato di sollevarsi e fare una scenata, prendersela, arrabbiarsi, ma si era resa conto immediatamente, dopo quanto era accaduto, e dopo essere arrivata alla conclusione che il vero problema era il suo problema, che sarebbe stato sbagliato e non ci sarebbe ugualmente riuscita, alla fine sarebbe tornata nuovamente al punto di partenza; poi c’era stato che si fosse trovato lì, che l’avesse raggiunta lì, con la sedia a rotelle, e infine il contenuto della frase. Ciò che era rimasto era stata esclusivamente la confusione e la realizzazione improvvisa di quanto doveva apparire stupida in quel momento.

Davvero un po’ tardi comunque per far finta di niente, a meno che fosse stata pronta a dire che “no”, non si trattava di anemia ma di una forma di schizofrenia la ragione del suo ricovero…

Ginny, passandosi per sicurezza una mano sugli occhi, nel caso fossero rimaste delle tracce di lacrime, (ma tanto ci sarebbero stati il rossore e il gonfiore, inoltre gli aveva praticamente pianto davanti…), aveva portato le gambe al terreno ed aveva sollevato il viso.

Che cosa umiliante, lei che non aveva mai sopportato farsi vedere piangere…e si era fatta vedere piangere proprio da lui...

Malfoy era stato sul punto di abbandonare e tornarsene indietro quando, la maga, finalmente si era decisa a sollevare il viso e a sedersi normalmente. Era stato allora che si era preso qualche secondo indugiando con lo sguardo sulle sue caratteristiche. Gli era stato fatto notare che non aveva prestato sufficiente attenzione ai dettagli che avrebbero suggerito il suo reale stato di salute, e non era il tipo di persona che lasciava cadere una simile accusa senza fare nulla per confutarla.

Il giovane si era soffermato prima sul viso, registrando che si trattava di un viso qualunque, non era pieno, ma neppure incavato o sofferente, era vero il colorito era bianchissimo, ma se non ricordava male nella sua famiglia era caratteristica comune, inoltre sarebbe stato benissimo imputabile all’anemia; la pelle non era butterata, né rovinata, e non vi era alcun tipo d’imperfezione, certo, ad eccezione di quella cascata di lentiggini sul naso, ma dovevano esserci sempre state, e per quanto fastidiose non erano certo sintomatiche di morte. Sulla guancia, tuttavia, c’era un segnetto che forse era possibile vedere solo in controluce e da quell’angolatura…sembrava tipo una cicatrice, come di un graffio di gatto o di…

Merlino possibile che fosse ancora il segno che le aveva lasciato quella volta nell’Ufficio della Umbridge?

Gli occhi ora erano arrossati, ma aveva pianto probabilmente fiumi di lacrime, ed erano…normali…azzurri, vigili…se era possibile erano anche più vivaci e brillanti di quelli di una persona sana, ma verosimilmente anche quello era dovuto esclusivamente al pianto…erano occhi per la miseria, ce n’erano in giro un milione tali e quali, come avrebbero potuto suggerire qualcosa? Probabilmente aveva soltanto dei begli occhi espressivi, e allora?

Le occhiaie però c’erano…l’infermiera rompicazzo aveva avuto ragione…ma avrebbero potuto essere semplice mancanza di sonno…

Aveva un naso, una bocca…

Draco non si era reso conto di aver sorriso anche se leggermente.

Aveva una bella bocca, e le labbra completamente martoriate come se avesse passato gli ultimi diciotto anni a mordicchiarsele…

I capelli erano al loro posto, ed erano come sempre rossi e dritti; e lui non ricordava minimamente come li portava a scuola. Erano lunghi, sottili, lucidi e puliti, e l’unica cosa che sarebbe stata chiara guardandoli era che perdeva ancora tempo a lavarseli, o che comunque qualcuno lo faceva per lei.

E per il resto…

Sì, era dannatamente magra, e forse a quello se gli fosse importato avrebbe dovuto farvi caso

…era anche vero che l’aveva sempre visto con indosso quegli enormi pigiami, e non si era mai soffermato neanche lontanamente sul loro contenuto, perché avrebbe dovuto?

Non era mai stata molto alta, e neppure molto magra, ora a vederla così sembrava davvero minuta e…fragile.

Ok, forse era vero che stava morendo. Avrebbe potuto notarlo, ma soltanto se avesse saputo cosa cercare, lei non si era esattamente comportata come una che stava morendo, almeno non fino a quella mattina.

Inoltre…

…gli aveva detto che soffriva di anemia…

perché?

Forse semplicemente lo aveva preso in giro, o non aveva voglia che qualcuno guardandola pensasse immediatamente che stava morendo e ne cercasse i segni per averne la conferma.

Ginny, sollevando il viso, si era trovata casualmente occhi negli occhi col ragazzo; da quella posizione erano allo stesso livello. Le era occorso un momento prima di rendersi conto che non la stava semplicemente guardando, la stava osservando con sguardo intenso come se stesse cercando di…

Inizialmente, aveva corrugato di nuovo la fronte, poi aveva compreso. Non era la prima persona ad averla osservata a quel modo, quasi tutti lo facevano, quando scoprivano di avere a che fare con una malata terminale, di solito però almeno aspettavano che fosse distratta, ma quello era Malfoy…

Stava cercando di capire se si vedeva che stava morendo…

e quello poteva solo significare che Mabel aveva colpito ancora.

Certe volte la infastidiva la cosa, altre la trovava divertente; se dovevano cercare i segni della sua malattia significava che non doveva avere un aspetto poi così tremendo…

- Generalmente le persone aspettano che io sia distratta, sai? – Aveva fatto notare roteando gli occhi.

Stranamente si sentiva già meglio.

Aveva sorriso. - A meno che stiano tentando un approccio…-

Malfoy era sembrato riemergere dalle proprie riflessioni ed era tornato a focalizzare l’attenzione sulla ragazza che aveva di fronte. – Generalmente le persone non ti assalgono verbalmente senza un’apparente ragione. – Aveva risposto senza una particolare enfasi, come se si fosse trattato di una questione di fatto.

E Ginny era stata d’accordo. - Vero… -

La maga si era trovata a non sapere che altro dire, di aver esaurito qualsiasi altro spunto di conversazione, in quel momento, che la fosse andata a cercare, le era sembrato davvero strano.

In quel momento, trovarsi soli loro due ad intrattenere una sorta di conversazione, l’aveva colta totalmente impreparata.

Era stato il ragazzo a continuare limitandosi a proseguire il discorso.  – E per quanto riguarda gli approcci, mi spiace far crollare i tuoi castelli ma da quando sono inchiodato qua sopra tendo ad evitare questo genere di cose; niente di personale ma le occhiate di commiserazione non le sopporto, semplicemente molte ragazze tendono a preferire uomini in grado di camminare, e a me non piace rendermi ridicolo. –

Ah, allora aveva sentito…

Sperava che non fosse suonato come sembrava essere suonato, perché, Merlino, quando si ritrovava a piangere dopo, per almeno un’ora, non era più in grado di connettere. - Stavo scherzando... -        

- Beh, io no.Era stata la semplice risposta.

Ginny aveva annuito impercettibilmente col capo senza per altro sapere a cosa. Era una persona orribile se ricominciava già a trovarlo irritante?  

Forse sarebbe stato il caso di dargli un input per la dipartita, così avrebbero potuto continuare al solito modo dimenticando lo sfortunato incidente. E poi non le piaceva farsi vedere così…– Sto meglio adesso. –

- Vuoi che me ne vada? – Aveva domandato guardandola negli occhi, con la stessa naturalezza e il medesimo tono che avrebbe potuto impiegare nel dire “credo andrò a sgranchirmi le gambe”.

Ginny, con sua sorpresa, si era trovata a pensare che “no, non voleva che se ne andasse”, aveva creduto che fosse quello che lui voleva e gli aveva fornito l’occasione. - Perché mi sei venuto a cercare? –

- Sei corsa fuori come una furia… - Era stata la risposta abbastanza casuale del mago. Non era vero, ma in quel momento gli era sembrata la risposta più appropriata e conveniente; denotava un certo livello di cortese interesse, che non aveva saputo di avere in lui, e non scadeva nella patetica e tangibile realtà del non sapere perché. Senso di colpa?

Piuttosto avrebbe stretto la mano a Potter e dato una pacca sulla spalla a Weasley…

Inoltre c’era la storia dell’anemia; gli aveva mentito ed era curioso almeno di sapere la ragione per la quale poco prima aveva dovuto subire un simile attacco da parte sua.

La giovane, poco convinta, aveva alzato un sopracciglio.

Malfoy aveva replicato il gesto però con entrambe. - Anemia? –

Ginny l’aveva osservato un attimo, come se avesse cercato di decidere se fosse stato il caso di parlarne con lui; si trattavano di fatti privati dopotutto, e conoscendo il genere di persona, probabilmente quando fosse arrivata alla fine avrebbe chiesto con disgusto di essere spostato di stanza. Sì, non era contagiosa, ma per qualcuno che a scuola continuava ad osannare la purezza del sangue, e in più di un’occasione aveva affermato di essere costretto a bruciare i propri vestiti per aver toccato involontariamente straccioni e nati Babbani…

anche se adesso simpatizzava per lui, come si conveniva fra malati...forse durante la guerra era anche finito con lo stare sul lato corretto del campo ma…

…era anche vero che la era andata a cercare, e adesso si trovava lì…perché non dargli una chance per dimostrare che non si trattava della persona più orribile del mondo? - Si chiama Inaversibilis languor, o anche, più poeticamente, “malattia del fiore”. Non è una vera e propria malattia, si tratta di una specie di virus magico, ma non è nemmeno questo, è il risultato di un’antica fattura…solo così viscida che può essere trasmessa anche agli altri tramite un contatto diretto col sangue…sembra che l’abbia ideata un certo Flanagan Flaherty nel 1575 per vendicarsi dell’amante della moglie, è tremenda e il risultato non è sempre lo stesso…ti prosciuga lentamente le forze indebolendo anche il tuo sistema immunitario, si tratta di un processo lento e graduale, le persone appassiscono lentamente proprio come un fiore…non è così facile da prendere, di solito è una punizione riservata agli amanti infedeli e cose simili…non gira nei normali ambienti, non almeno in quelli che frequentavo io… -

Draco, anche se per un breve attimo, aveva osservato la maga con uno sguardo tra il confuso e l’incredulo. Sembrava una storiella…una di quelle uscite dai vecchi classici della letteratura, come il Decamerone Babbano, o La Saga dei Maghi e delle Streghe* *ed Il Calderone di Peltro**…

- Non animus modo, sed et corpus ipsum languescit. – Aveva recitato il mago, prima di sorridere leggermente. – Credevo che si trovasse solo nei libri. –

- Cosa? –

- “Non solo l’animo ma anche il corpo s’indebolisce”. “Fattura o malattia, è questo il problema…”. Credevo che fosse qualcosa che si trovava unicamente nei vecchi testi di magia antica…un po’ come per i Babbani Shakespeare, con tutti quei travestimenti e scambi di persona…o quella tragedia, Edipo, dove c’è lui che uccide il padre e sposa la madre, cose che insomma non si vedono nella realtà… -

Ginny non aveva potuto crederci; non aveva saputo se essere sorpresa e colpita per lo sfoggio di cultura, o indignata per…oh, al diavolo! Vero, stava morendo, ma aveva ragione lui, un po’ faceva ridere…

…era davvero patetico…

No, aspetta, non le andava lo stesso che scherzasse su una cosa simile. Era poco delicato e irrispettoso…e non si era certo scordata che solo poco prima era stata in lacrime proprio per quella ragione. - Spiacente di contraddirla Professor Flamel, non si tratta di retorica, al mondo ci sono almeno 4972 casi di Inaversibilis…e sono sempre in aumento…-

Malfoy era sembrato ponderare qualcosa e poi ricomporsi immediatamente. - Scusa, non era divertente… -

La giovane Weasley per un momento era rimasta ammutolita; fino allora le aveva sempre parlato per insulti e ora…era incredibile come una persona potesse passare nell’arco di trenta secondi dall’essere irritante al disarmare completamente. Non le andava di chiedersi se fosse il fatto che aveva scoperto che stava morendo…probabilmente la risposta non le sarebbe piaciuta.

- No, figurati...generalmente non me la prendo, si vede che sono ancora sottosopra per prima… -

Vi era stato un altro attimo di silenzio; e poi lui l’aveva stupita di nuovo.

- Mio padre quando ha scoperto che stavo facendo il doppio gioco per l’Ordine ha deciso di darmi una lezione, questo appena prima che Potter portasse a termine il suo gran destino d’eroe e ci liberasse di Voldemort… -

- Malfoy non sei obbligato a… -

- Lo so, infatti adesso è il tuo turno. –

Onestamente non sapeva perché le stesse dicendo tutto questo, o semplicemente perché avesse continuato a sprecarci tempo. Forse era stato soltanto l’effetto del non aver più veramente parlato con nessuno da…

…ironico, non ricordava neppure da quanto. Aveva dato comunicazioni, impartito ordini, risposto “Si, Signore”, “No, Signore”, “Sì, padre”, “No, padre”, “Scusa, padre”; aveva urlato, mandato al diavolo un sacco di persone, insultato chiunque…schernito, beffeggiato…ma non c’era mai stato altro.

A Ginny Weasley era venuta in mente un’unica cosa, uscita un’unica parola. - Harry. – Era venuto fuori infine, come una sorta di confessione.

Draco al suono di quel nome aveva corrugato immediatamente la fronte, tornado a rivolgerle la propria completa attenzione. - Potter? –

L’ex Grifondoro aveva esitato, non era stata sicura di aver fatto bene a pronunciare quel nome, né a tirar fuori quell’argomento; era sempre stata un’arma a doppio taglio, sia per lei che raccontava, sia per chi…e quello era Malfoy.

Era stato l’aver guardato di nuovo nei suoi occhi ad averla fatta cedere; e si era detta che era stato perché si trattava dell’unico ragazzo “sano” in circolazione, e lei era pur sempre una ragazza.

- No non lui, non esattamente. Lui era stato ferito, la notizia non era stata fatta uscire per paura che Voldemort…ad ogni modo, aveva bisogno di sangue, si trattava di una ferita magica, incantesimi e pozioni avrebbero potuto soltanto peggiorarne la gravità…non si poteva intervenire se non con una trasfusione, hanno fatto bere a tutti quanti una di quelle pozioni per il controllo della compatibilità del sangue…e io sono risultata compatibile, sfortunatamente qualcosa è andato storto, sembra che io sia allergica ad uno dei componenti della pozione che ci hanno somministrato, questo ha fatto fluidificare troppo il mio sangue…quella stessa sera, per ironia della sorte, mi sono fatta male, una gran brutta ferita magica…come ben saprai certi artefatti che giravano in quel periodo potevano rivelarsi letali, una semplice moneta trovata per strada poteva essere ricoperta di maledizioni, e lo stesso per uno stivale, una spazzola, oggetti innocui, come spazzolini da denti…nel mio caso, sfortunatamente, si è trattato del coltello da cucina, stavo tagliando i pomodori da aggiungere nell’insalata…e vuoi sapere una cosa? Nemmeno mi piacciono i pomodori…Il coltello si è animato improvvisamente da solo…arrivata al S. Mungo i Medimaghi si sono resi conto di non riuscire più a fermare l’emorragia…un po’ come per quei Babbani che soffrono di emofilia…me la sono vista brutta, sono finita in coma per una settimana, e quando mi sono svegliata…molto probabilmente uno dei donatori che hanno utilizzato con me era infetto. Morale? Mai mescolare procedure Magiche a procedure Babbane.  

Malfoy aveva ignorato completamente metà del discorso della ragazza, concentrandosi unicamente su un’unica cosa che per lui era sembrata essere fondamentale. - Potter lo sa? I giornali hanno detto che si è ritirato tra i Babbani, e non l’ho mai visto nei paraggi. 

- Credi che se lo sapesse ci sarebbe stato qualcosa in grado di trattenerlo lontano da qui? No, non lo sa e non deve saperlo, è meglio per tutti. –

- Ah, per lui sicuramente…sai è tipico di lui mettere nei casini le persone, senza farlo apposta ovviamente, solo essendo Potter, e poi essere l’unico a uscirsene come sempre pulito e scusato. Un po’ comodo…–

- Malfoy ci ha salvato tutti. –

- Tutti meno uno. –

Ginny aveva sentito le lacrime tornare a pungere contro gli occhi, rifiutandosi di piangere, aveva voltato il capo lateralmente e si era asciugata con le dita; la maga era tornata ad osservare il suo interlocutore come se nulla fosse mai accaduto.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Malfoy aveva osservato gli occhi della maga diventare nuovamente lucidi; era rimasto a guardarla voltarsi, tentare di scacciare le lacrime come se nulla fosse, e poi tornare a rivolgersi a lui normalmente. Stavolta non si sarebbe scusato…era la verità.

Lei stava morendo, Potter in qualche modo n’era responsabile, e lei continuava a difenderlo e probabilmente l’avrebbe sempre fatto.

Il mago si era sentito nuovamente invadere dalla rabbia e aveva cercato in qualche modo di ignorarla come la ragazza sembrava aver fatto con le lacrime; nessuna fortuna.

Potter era un verme e un egoista, ma quella non si trattava di una gran rivelazione; lo avevano sempre saputo tutti e avevano fatto sempre finta di niente. Un vero peccato che lui non fosse tra i suoi fan e non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a dirlo; dopotutto aveva sempre detenuto il primato di bastardaggine, riconosceva ancora i suoi simili.

Draco aveva allacciato lo sguardo di Ginny con il proprio ed era rimasto serio. - Se vuoi piangere non dovresti trattenerti, forse mi darà fastidio, ma non sono nessuno per giudicare. Per quanto non mi reputi un esperto in materia, non sei tu quella che dovrebbe vergognarsi di qualcosa. –

La ragazza in un primo momento era rimasta senza parole, e per un breve istante nella sua testa aveva contemplato l’idea di farlo, scoppiare a piangere di nuovo e…cosa? Posare la testa sulla sua spalla? E vissero tutti felici e contenti…? Non sarebbe servito a niente, non sarebbe cambiato niente, e non avrebbe ottenuto il rispetto del ragazzo che le stava di fronte; e voleva il suo rispetto.

Con qualche difficoltà, Ginny aveva tirato su col naso e si era ritrovata a sorridere. – Ma non cambierebbe la realtà, non mi darebbe una mano a guarire, e non mi aiuterebbe ad avere rispetto per me stessa…anche se mi farebbe sentire meglio al momento. –

- Non credo che abbia qualcosa a che fare con l’avere rispetto per se stessi, non dovresti dare così importanza a quello che pensano gli altri, è tua la vita. -

Ginny non aveva potuto trattenersi, non fare un tentativo, non provare a chiedere. Si era smossa dentro di lei quella punta di cattiveria, e neanche, non sapeva perché si era trovata a provocarlo a quel modo, forse perché ad ogni azione corrispondeva sempre una reazione, e lui le aveva fatto notare una cosa che non le aveva fatto piacere e aveva voluto colpirlo, e non si era trattato nemmeno di questo… - Ed è perché è tua che ti senti in diritto di … - All’ultimo però…

…era sul serio pronta a porre fine alla loro conversazione e anche a qualsiasi futura? Se fosse arrivata in fondo a quella domanda molto probabilmente non avrebbe più avuto un'altra occasione di parlare con lui.

Gli occhi di Malfoy, seppur per un breve attimo, si erano accessi immediatamente. Non si era trattato solo di un avvertimento, sapevano entrambi che lui non sarebbe rimasto se lei avesse completato la frase. Il giovane prima non vi aveva prestato quasi attenzione, poi rendendosi conto di ciò che era stata sul punto di dire aveva sentito montargli nuovamente dentro un principio di collera.

Ma la ragazza non aveva mai terminato di parlare, si era invece morsa con forza le labbra; letteralmente.

Draco, all'inizio, era rimasto ad osservarla poi, spostando la propria attenzione alla sua bocca, aveva allungato il braccio verso di lei e con le dita aveva sfiorato le labbra facendo scorrere lentamente il pollice sopra a quello inferiore, impedendole di continuare a tormentarsele in quel modo. Sarebbe stato uno spreco… - Prima o poi te le farai sanguinare… -

Era stato un gesto irriflessivo e involontario, eppure Ginny si era ritrovata paralizzata sotto il suo tocco. Non aveva potuto fare a meno di rabbrividire leggermente. Ultimamente era stata guardata in tanti modi, ma mai nessuno aveva…

Il giovane, notando improvvisamente l’invasione di spazio, e rendendosi conto del movimento, aveva spostato nuovamente l’attenzione verso gli occhi della maga e ritratto il braccio.

Malfoy, nonostante, e probabilmente, sarebbe stato, e sembrato, fuori luogo, aveva mantenuto lo sguardo fisso sul suo viso.  

Era quasi impossibile credere che la persona che gli era davanti stava morendo; una persona che stava morendo non poteva essere così…viva. Sembrava uno scherzo, sì insomma, lei era lì di fronte a lui, e non solo respirava, avrebbe quasi detto che…non aveva mai incontrato nessuno talmente…

Si sarebbe volentieri auto-schiantato per un simile pensiero; ma in quel momento Ginny Weasley gli era apparsa davvero bella, non era mai stata così bella nemmeno quando l’aveva vista nel pieno delle proprie forze, e probabilmente era una considerazione crudele e ingiusta dal momento che, di fatto, era perché stava morendo.

“Sei sicura di stare morendo, eh Weasley?”

Era davvero assurdo…

- L’inaversibilis languor è una fattura, molte fatture possono essere invertite, perché… -

La voce di Draco l’aveva riportata sul pianeta terra.

Eccolo lì.

Aha, lui come tutti gli altri; la vedevano sorridere, scherzare, vivere…

Si rifiutavano tutti di credere a ciò che non vedevano; lei non aveva segni evidenti di morte e così…ma perché le persone semplicemente non potevano accettare le cose come stavano? Lei l’aveva fatto.

- Cos’è? Neanche tu riesci a crederci? Dovrei sentirmi lusingata ma… - Aveva lasciato correre. - Non ho mai risposto alle terapie; sembra che in alcuni rari casi non sia possibile da invertire, e io rientro nella serie. -

Il giovane mago si era sentito infastidito. L’aveva accusato tanto di non voler fare un tentativo, ma almeno lui poi non era così ipocrita da andarsene ad inneggiare alla vita. Alla fine lei era come tutti gli altri…

Stavano parlando di magia, giusto? Beh, soltanto la morte era irreversibile, e anche di quello avrebbero potuto star lì a discuterne.

Tesk, più che giusto. In pratica aveva gettato la spugna…

…e poi l’accusava di non dare valore alla propria vita, ah certo, evviva la coerenza…forse era vero che non ci sarebbero state speranze, ma se ci teneva tanto come sembrava ci tenesse…

Lui non si era fatto illusioni fin dall’inizio e gli andava bene così; se ci fosse stata una qualche speranza suo padre non avrebbe utilizzato quella maledizione, e lui…non aveva semplicemente nulla per la quale valesse la pena di tentare e fallire, e una vita del genere non era vita, e nessuno sarebbe mai riuscito a convincerlo del contrario.

Visto dall’esterno uno avrebbe anche potuto pensarla diversamente, ma una volta dentro…semplicemente lui non era il tipo di persona che sarebbe riuscito ad accettare e sopportare quel tipo vita. Era cercare la via più facile per uscirne? Forse.

Ma dopotutto c’era una ragione se lei era una Grifondoro e lui un Serpeverde.

 - Perciò in parole povere hai rinunciato. –

Ginny a quelle parole aveva sentito risvegliarsi in lei nuovamente la collera. – Io? – Aveva domandato incredula. – Io?! – Il tono di voce della giovane si era alzato improvvisamente, ed anche lei si era tirata in piedi. - Credi forse che lo abbia trovato divertente? Che lo trovi divertente? Sto morendo! Qui non si tratta più di rinunciare, qui si tratta di accettare qualcosa invece che continuare a farsi del male sperando in qualcosa d’impossibile! Si tratta di… - Si era arrestata improvvisamente come se avesse perso la voce.

La giovane Weasley si era resa conto di stare facendo esattamente quello che aveva fatto prima, prendersela con lui quando…

Si era lasciata ricadere sulla panchina.

Malfoy non era apparso minimamente colpito o impressionato dallo scatto della ragazza.

Ginny aveva preso un respiro. - …è che non voglio sprecare i miei ultimi giorni facendomi del male, creandomi castelli e illusioni…voglio viverli al meglio, e se cercare di evitare di comportarsi da malata significa essere ipocriti, va bene, allora lo sono, sono ipocrita e ho gettato la spugna…ma sai una cosa? Continuo a credere che a questo mondo ci siano delle cose per le quali vale comunque la pena di vivere, anche su una sedia a rotelle. –

E il giovane mago biondo, a quello, non si era sentito di ribattere; evidentemente lei ci credeva sul serio. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma gli dispiaceva per lei. Meritava di avere quella possibilità, anche se poi si sarebbe risolta in niente.

- Allora provaci. – Era stata la risposta naturale.

La ragazza aveva pensato che sarebbe potuta essere solo una sua impressione, ma era tanto suonato come un “allora insegnami”. Che in fondo Malfoy…o forse, chissà, aveva semplicemente trovato interessante (perché Draco Malfoy non prova invidia per nessuno) il suo ottimismo; ed era stato vero, forse solo per un breve attimo, ma Draco Malfoy aveva invidiato l’ottimismo della ex Grifondoro.

O per lo meno convincimi”, era stato il pensiero mai espresso del mago.

Ginny aveva risposto con un semplice sorriso obliquo, e il giovane aveva preso ad osservare le persone in lontananza muoversi.

No?

Peccato.

Sarebbe stato interessante.

La maga dai capelli rossi aveva voltato il capo verso il ragazzo e l’aveva studiato un attimo.

- Malfoy? -

Draco era tornato a rivolgersi verso di lei.

- Non c’è niente o nessuno per te per il quale varrebbe la pena di fare un tentativo? Non so tua madre…una ragazza… - Per un istante aveva tentato di fare la spiritosa, aveva paura di rendere il discorso troppo serio, non voleva ritrovarsi come una stupida a piangere di nuovo. - …un animale domestico…- Ginny, notando che l’espressione del mago non era mutata, si era ricomposta; Ok, forse pensandoci bene, non era stato poi così divertente l’accenno all’animale domestico…Si era stretta nelle spalle. - …qualcosa. -

Il giovane aveva continuato ad osservarla col proprio sguardo gelido, anche se in quel momento non vi era stato gelo nei suoi occhi.

Gli stava sul serio facendo una domanda simile? Ma come erano arrivati ad un punto simile, eh?

- E per te? -

Ginny era stata colta in contropiede; un elegante modo per evitare di rispondere, il rigirare la domanda…

Era stato il suo turno di sorridere con semplicità; la risposta era semplice. – Tutto. –

Malfoy inizialmente aveva corrugato la fronte poi, scuotendo il capo, era tornato a contemplare le persone reali che in quel momento si trovavano all’esterno dell’ospedale.

“Tipica risposta idiota da Weasley.” Aveva pensato, stavolta però sorridendo internamente.

La giovane aveva sorriso a quella reazione. Massì, non aveva senso stare a fare dei discorsi seri in quel momento, avrebbero potuto godersi semplicemente quel breve attimo di pace insieme fin che fosse durato per entrambi…

…e probabilmente, tornati in camera, lui avrebbe ripreso a rispondere con “Fottiti” alle sue domande. Pazienza.

Poi Ginny aveva parlato di nuovo; era stata più l’espressione di un pensiero ad alta voce, sarebbe mancato soltanto il dito posato con fare riflessivo sulla guancia e sarebbe stato perfetto.

- Però in effetti ci sarebbe una cosa…in realtà si tratta più di qualcosa che non ho mai fatto, e si può dire che sarebbe il mio più grosso rimpianto… - Lo aveva detto scherzando, e non sapeva come o perché le fosse uscito, probabilmente tutta quella tranquillità e calma le stava dando alla testa.

Malfoy era tornato nuovamente a rivolgerle lo sguardo.

La giovane maga aveva fatto un’espressione buffa da “sì, come se lo vengo a dire a te”.

Draco non si era smosso di un millimetro; freddo, incurante, e distaccato come sempre, o per lo meno all’esterno. – Allora? –

Ginny aveva corrugato la fronte come se si fosse ammattito. – Starai scherzando, vero? È personale… -

- Ho capito. Si tratta di sesso. -

- Che cosa?! – Aveva domandato questa incredula.

- Si tratta sempre di sesso… - Aveva tagliato corto lui, come se non fosse stata quella grande scoperta; si poteva parlare e parlare, ma poi, al dunque, nessuno veniva a dirti “il profumo dei fiori”. - …allora, è con Potter, giusto? –

La maga aveva sollevato le sopracciglia.

- È con Potter che avresti voluto farlo e non l’hai mai fatto…beh, niente di male, probabilmente sarebbe stata l’esperienza più deludente di tutta la tua vita. – La seconda parte della frase, prima che il giovane tornasse ad osservare gli sconosciuti in lontananza, era stata pronunciata quasi col vecchio tono divertito che il mago aveva sempre utilizzato a scuola.

Ginny aveva sorriso sia perché, per la durata di tre secondi, aveva rivisto la vecchia versione del ragazzo venire a galla, sia perché sembrava che, dopotutto, quello fissato con Harry fosse lui, ma soprattutto perché “no”, si era resa conto che non le importava che non fosse stata con Harry, le sarebbe spiaciuto semplicemente non sapere che cosa si prova stando con qualcuno anche in quel modo. - Non è Harry il problema…era più una cosa in…generale che intendevo. -

Il mago si era voltato di nuovo tranquillamente. Allora non aveva capito di che stava parlando. Strano…forse allora se ne sarebbe uscita davvero con qualcosa tipo “il profumo dei fiori” – Quanto più generale? –

- Beh, molto più generale… -

- Che cosa? – Aveva chiesto di nuovo, assumendo per la seconda volta quell’aria semi divertita. - Andiamo non è come se tu non l’avessi mai… -

La Giovane Weasley aveva sorriso come se avesse voluto dire “andiamo Malfoy, neanche tu puoi essere così tonto”; era così assurdo che ci fosse ancora qualcuno della sua età a non averlo fatto? Spiacente, non riusciva a provare vergogna per una cosa simile.

Malfoy all’eloquenza nello sguardo della giovane era tornato riflessivo e si era voltato ancora. Possibile? Merlino, c’era ancora qualcuno…e comunque non era quello che dicevano di lei a scuola, ma aveva il sospetto che fosse meglio tenere per se una simile informazione. Pazzesco… – Beh, sei sempre in tempo… -

- Oh, sì, la vedi la fila là in fondo? – Aveva fatto un gesto con la mano ad indicare le numerose persone si potevano intravedere dalla vetrata dell’ospedale e che, una dopo l’altra, si apprestavano a ritirare i risultati delle proprie analisi. – Sono tutti qui per regalare un ultimo momento di felicità ad una dei tanti malati terminali ricoverati al S. Mungo, ovviamente c’è la piccolissima eventualità di rimanere infettati a loro volta ma, ehi, chi se ne importa, giusto? Nella vita bisogna saper correre qualche rischio. -

 Le labbra di Draco si erano curvate impercettibilmente verso l’alto da un lato del viso. Ginny non l’aveva notato, aveva continuato a guardare le persone in coda. Quel giorno c’era tanta gente…

- Non è così facile restare contagiati. – Aveva fatto notare il giovane, seguendo ancora una volta lo sguardo della ragazza.

 - Mh? – Gin era tornata a rivolgersi a lui. – Ah, questo lo so, inoltre ci sono pozioni e incantesimi preventivi a migliaia…Malfoy, non so se ti è chiaro che nessuno ha così voglia di tentare qualcosa con qualcuno che per quanto ne sanno è già morto...molti lo troverebbero disgustoso e comunque rischioso.-

- Quindi ci hai pensato… – Era stata la logica conclusione del mago.

- Come? -

- Se ti sei persino informata, significa che ci hai pensato… - Aveva spiegato come se fosse la cosa più normale del mondo, poi il tono aveva subito un considerevole mutamento. Malfoy aveva sorriso strafottente, come non aveva più fatto da tempo. Un po’ difficile farlo in mezzo ad una guerra e quando non si parla con nessuno. - …rilassati, si può dire che siamo nella stessa identica situazione, i paraplegici non sono considerati molto attraenti, per non parlare degli inconvenienti della situazione…si vede che a entrambi spetterà un periodo di astinenza. 

Ginny, rendendosi conto della piega “delirante” che aveva preso il discorso, aveva assunto un’espressione qualificabile “alla Ron”. - Sai non posso credere che stiamo parlando di questo…inoltre ci sono un altro milione di cose che mi mancheranno e delle quali dovrò fare a meno… -

- Sì, sicuro… -

Il mago si era mosso.

- È la verità. – Dicendolo aveva allargato spropositatamente gli occhi.

- Ok, senti, io torno in camera, perché ho goduto abbondantemente della mia mezz’ora d’aria, e mi sono fatto vedere abbastanza in giro qua sopra, quando ti vengono in mente… -

E detto ciò, il giovane si era “incamminato” nuovamente verso l’ospedale.

Ginny l’aveva osservato allontanarsi.

- Malfoy? –

Draco aveva fermato la carrozzina senza girarla. 

- Farai almeno un tentativo? -

Draco Malfoy, non rispondendo alla domanda, aveva ripreso la strada in direzione della propria stanza.

Sapeva ancora ridere.

Forse c’erano ancora delle cose per le quali valeva la pena fare un tentativo dopotutto; o forse no e si era trattato solo di un momento.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Erano trascorsi sette giorni da quella mattina e d’allora non ne avevano mai riparlato. Malfoy aveva evitato accuratamente l’argomento; quand’era rientrata in camera l’aveva ritrovato a letto con la testa immersa in un libro, e non l’aveva degnata neppure di uno sguardo, così aveva anche lei afferrato una rivista e si era sdraiata sul letto fingendo di leggerla.

Avevano continuato a quel modo per due ore, finché lei aveva creduto di essere sul punto di dare nuovamente i numeri com’era capitato nelle settimane precedenti, era stato proprio allora che aveva parlato con quel suo solito tono casuale e le aveva detto “Allora? Ancora nessun volontario?”.

Era finita lì.

Quella stessa sera, lui aveva avuto ancora il naso immerso nel proprio libro e lei, stanca di fingersi assorta nella lettura, si era infilata sotto le coperte e si era sporta per spegnere la propria luce, non era esattamente elettrica, ma ai pazienti non era permesso l’uso di magia così si dovevano accontentare di candele potenziate…ad ogni modo, era stato allora che lui aveva parlato di nuovo: “Buona notte, eh?”. La sua esatta risposta doveva essere stata un per-nulla-convinto “’Notte”.

Da allora le cose erano andate avanti in modo piuttosto strano e confuso, in parte erano sembrate essere tornate al punto di prima, vi erano state ancora delle volte in cui le aveva risposto “Fottiti” ad una domanda, o che l’aveva ignorata; poi improvvisamente tornava a rivolgersi a lei con: frasi, monosillabi, domande per le quali non era prevista risposta.

Tre o quattro volte avevano parlato, e in una di queste si era persino ritrovata seduta sul suo letto. Cretinate a dire il vero; discorsi similari a quelli di quel giorno o altre banalità.

Le volte in cui l’aveva salutato aveva risposto al saluto, e una volta avevano persino giocato a scacchi, circa. Si erano persi in chiacchiere a metà partita.

Non aveva mai avuto abbastanza coraggio da chiedergli della terapia, e aveva scoperto che, quando non era di cattivo umore, riusciva ad essere una persona abbastanza decente.

Quando l’avrebbero dimesso, sarebbe tornato ad essere semplicemente un altro dei compagni di stanza che aveva avuto. Non il più facile, il più simpatico, o il migliore, semplicemente uno dei tanti.

In qualche modo ne avrebbe sentito la mancanza, e non più soltanto perché si trattava dell’unico ragazzo “sano” in circolazione.

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Aveva continuato a ripensare alla discussione di quel giorno. Era inutile, nonostante si sforzasse non era riuscito a togliersela dalla testa.

Spesso si era ritrovato ad osservare il Marchio Nero orrendamente sfigurato che si trovava sul suo braccio; e si chiedeva se l’essersi ribellato a suo padre ed aver cambiato lato durante la guerra non avrebbe almeno dovuto avere un qualche scopo.

Forse non era ad Azkaban, ed era ancora vivo, ma si trovava inchiodato su una maledetta sedia a rotelle…

…i Medimaghi avevano detto che non vi erano pozioni o contro-fatture in grado di rimettere le cose a posto, e questo perché non erano stati in grado di ricostruire la maledizione che suo padre aveva utilizzato…ovvio Magia Nera.

L’unica possibilità sarebbe stata la fisioterapia, e gli avevano lasciato intendere che sarebbe stato un processo lungo, lento, doloroso e senza certezze di riuscita; quasi nessuna, ed erano stati ancora generosi.

Perciò il punto era: valeva la pena di tentare?

Di sicuro su quella sedia non ci sarebbe rimasto, era fuori discussione, appena dimesso…

Eppure gli ultimi giorni non erano stati terribili come quando l’avevano ricoverato; si era ritrovato persino a ridere, leggere…fare alcune vecchie cose che aveva sempre fatto.

Continuava a non andargli giù che lei sarebbe morta, e Potter rimasto là fuori a fare Merlino solo sapeva cosa…

Era stato strano che Ginny non avesse più tirato fuori la questione, ma chi era lui per lamentarsi?

Era stato abbastanza bene.

Gli avevano detto chiaro e tondo che, se il giorno seguente si fosse nuovamente rifiutato di fare la terapia, l’avrebbero dimesso.

E qui era ora.

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Erano le dieci di sera, e nella stanza dei due maghi la luce era già stata spenta.  

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Ginny aveva continuato a fissare il soffitto nella semioscurità; l’unica pallida luce azzurrognola proveniva dall’illusoria luna piena che si poteva osservare guardando la finestra incantata. Difficilmente, all’esterno, avrebbe potuto esserci una luna tanto grande, luminosa e bella.

Malfoy era stato silenzioso per tutto il pomeriggio e la sera, in teoria niente di nuovo, molto spesso capitava ancora, la novità stava nel fatto che alle dieci meno un quarto aveva allungato il braccio per spegnere la luce; così, lei, incuriosita, alle dieci meno cinque, aveva replicato il gesto. Non era successo niente. Lui non aveva accesso la luce per ripicca, e lei non aveva avuto voglia di sporgersi per accenderla di nuovo. Erano rimasti al buio.

Ad occhio e croce, sarebbero dovute essere le undici e non era cambiato nulla; ancora non riusciva a prendere sonno. Era un po’ complicato, quando non si faceva niente tutto il giorno...

Era da quella mattina che quando si fermava sentiva qualcosa alla bocca stomaco, e leggermente più su; aveva riconosciuto immediatamente di che cosa si trattava: era angoscia. Ogni tanto le accadeva ancora…le era capitato a lungo dopo “la Camera”, e ne aveva provata un’altra di tipo simile spesso, ogni volta che non aveva avuto la coscienza a posto per qualcosa...da quando l’avevano ricoverata in ospedale…

…soltanto quando, volente o nolente, si trovava a pensare alla fine che avrebbe fatto; e magari non lo faceva nemmeno coscientemente. La stava provando ora, e non era nemmeno del tutto sicuro che fosse la stessa.

Generalmente accendeva la luce, e già quello era d’aiuto, o andava a fare due passi in corridoio…quando Mabel era di turno la chiamava per uno “spuntino notturno” e finivano per chiacchierare a lungo finché poi, ad un certo punto, tutto passava e tornava a dormire.

Non era capitato spesso, e neppure di frequente, era capitato.

Ginny, stesa sotto le coperte, aveva voltato il viso verso il letto di Malfoy; probabilmente dormiva da un pezzo…

La maga aveva sollevato leggermente il capo dal cuscino. - Malfoy? -

Nessuna risposta.

- Malfoy? -

Niente.

Ginny aveva permesso alla propria testa di sprofondare nuovamente nel cuscino, ed aveva ripreso ad osservare il soffitto.

Non erano trascorsi neppure sessanta secondi e, la giovane, si era tirata su ed aveva scostato da parte le coperte. Stavolta dalle lenzuola era emerso un pigiama a quadretti minuscoli, bianchi e gialli.

La ragazza era scesa dal letto infilandosi le pantofole, e si era avvicinata a dove il mago biondo stava riposando.

Lo aveva osservato grattandosi un momento sotto il naso e lasciando ricadere il braccio; le maniche del pigiama le arrivavano leggermente oltre le mani.

Il giovane aveva il capo rivolto verso la finestra.

- Malfoy? -

Ginny aveva inclinato la testa da una parte e poi dall’altra nel tentativo di capire se stava dormendo veramente.

Quando non c’era stata risposta, era rimasta immobile ancora per un momento, dopodichè si era fatta scendere meglio le maniche lungo le braccia, stringendo poi per bene gli orli con le mani, tendendo il tutto ed agitandolo un po’ a mo’ d’incoraggiamento.   

Ok

La giovane, esitando ancora un attimo, aveva fatto per scostare le coperte, ed era stato allora che la testa di Malfoy si era voltata dalla sua parte. - Quindi avevo ragione di pensare che prima o poi avrei dovuto temere per la mia incolumità; se questo non è approfittarsi di qualcuno che non può muoversi…- Aveva tentato di essere serio, ma non si era sforzato poi molto di mascherare la punta di divertimento nel tono di voce.

- Credevo dormissi… - Si era limitata a rispondere questa pretendendo di essere arrabbiata e fallendo miseramente; la maga aveva scrollato nervosamente le braccia tese.

- Difesa impeccabile Weasley. – Era stato il semplice commento del ragazzo.

Ginny aveva stretto le braccia al corpo. - Non riuscivo a dormire… -

- Sì, mi sembra che sia evidente. -

La giovane era sembrata contemplare qualcosa per un istante, infine si era decisa e aveva accennato col capo in direzione del letto. - Posso? –

Malfoy, con sguardo serio, l’aveva osservata un attimo in controluce. Non aveva bisogno di scleri a quella ora della notte, o magari il mattino seguente.  - Sicura? -

Ginny si era morsa il labbro inferiore; fino a tre secondi prima lo era…

Aveva annuito col capo.

Il ragazzo aveva provato a spostarsi di un poco, ma senza troppo impegno, si era lasciato ricadere quasi immediatamente sul letto. - Prego…se riesci ad infilarti è tutto tuo…-

- Non occupo molto spazio… - Era stata la sua risposta, prima di prendere posto sotto le coperte a fianco del mago.

Malfoy era tornato a girare il capo verso la finestra e lei aveva ripreso ad osservare il soffitto.

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Erano rimasti in silenzio per dieci minuti; nella stanza, ad un certo punto, Ginny era stata sicura si sarebbe potuto ascoltare soltanto il suono dei loro respiri, e questo in qualche modo era riuscito a tranquillizzarla.

Era stupido, perché lei non era più una bambina, la realtà era che stava morendo, e quella accanto a lei era una persona paralizzata e, beh, perché era Malfoy, eppure in quel momento si sentiva meno fragile e sola.

- Ho paura. - Aveva confessato alla fine, senza voltarsi verso il ragazzo.

Beh, alla fine l’aveva detto…c’era riuscita. Aveva paura.

Era stato come togliersi un peso; perché nonostante lo avesse accettato, lo sapesse, e avesse deciso di non farlo diventare un problema, era vero: aveva paura.

Ginny aveva sentito tornarle le lacrime agli occhi e aveva deciso d’ignorarle.

- Non voglio morire. -

Draco aveva girato il viso dalla sua parte; per un momento non aveva detto nulla limitandosi ad osservare il profilo della ragazza.

- E allora vivi. – Era stata la semplice e lineare risposta.

Le lacrime avevano preso a scorrere, e Ginny si era coperta il volto con le mani. Malfoy stavolta non aveva accennato a voltarsi ed era rimasto a guardarla.

Non era durato a lungo, e ben presto la giovane era stata capace di asciugarsi alla meglio gli occhi e rivolgere lo sguardo al ragazzo. – Come se dipendesse da me… - Si era lasciata scappare una sorta di sospiro e aveva spostato gli occhi tornando a fissare il soffitto. – Che stupida…non dovrei ridurmi così, non faccio apposta, succede ogni tanto e…inizio a sparare idiozie…- Aveva scosso il capo e fatto per scostare le coperte e sollevarsi quando una stretta attorno al braccio l’aveva fermata; Malfoy si era alzato per quanto possibile e l’aveva afferrata leggermente sotto la spalla, trattenendo il suo braccio in ostaggio. - Per una che va in giro a dire agli altri come dovrebbero vivere la propria vita ti arrendi abbastanza in fretta… -

Ginny, restando seduta, si era voltata verso il mago; Draco non si era spostato, né si era lasciato ricadere sul letto, nonostante la scomodità della posizione aveva mantenuto la presa continuando a fissarla.

In quella posa, la luna fittizia illuminava pienamente il viso e la figura della giovane dandole l’aria tralucente e irreale di un’apparizione, offrendo l’impressione che avrebbe potuto dissolversi da un momento all’altro.

- Non credi che, se fosse esistita anche e solo la più remota possibilità di guarire, avrei fatto tutto il possibile per riuscirci...ma non c’è, non esiste…le hanno provate tutte, semplicemente non funziona… -

- Sei una Maga Weasley…non una Babbana, qui non si tratta della loro stupida Biologia o Chimica…e nemmeno d’Alchimia, si tratta di Magia…è sempre reversibile in qualche modo, basta trovarlo…se davvero tieni tanto a vivere non dovresti semplicemente accettare di morire, mi pare che l’abbia detto tu che non sei ancora morta, no?  È una fattura, è Magia…e il requisito fondamentale per praticare la Magia non è una bacchetta, è innanzi tutto crederci…o forse devo iniziare a dubitare che le grandi ragioni, per le quali hai cercato di convincermi a fare un tentativo, esistano davvero…-

Il ragazzo, terminato di parlare, aveva lasciato andare la presa ed era tornato a stendersi sul letto. Ginny, per un istante, non si era mossa, ed era semplicemente rimasta ad osservare il torace del mago alzarsi e abbassarsi seguendo il ritmo del suo respiro.

La giovane non aveva tentato nuovamente di lasciare il letto e, il suo pensiero, sdraiandosi un'altra volta a fianco del mago, era stato: “Se soltanto fosse stato vero…”.

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- E tu hai trovato finalmente una ragione per cui vale la pena di fare un tentativo? - Aveva domandato ad un certo punto la maga.

Erano rimasti in silenzio alcuni minuti, ma ormai era stato chiaro ed entrambi i giovani che, quella notte, non avrebbero chiuso occhio tanto presto e, ad ogni modo, né la ragazza né il ragazzo avevano tutta quella fretta di addormentarsi e ritrovarsi ad affrontare il giorno seguente; anche se per motivazioni differenti.

- Non ne sono ancora sicuro. - Era stata la risposta irriflessiva di Malfoy.

- Non sei costretto mica a decidere oggi… - Si era trattenuta dall’aggiungere un alquanto amareggiato “almeno tu hai tutto il tempo”. Non aveva voglia in quel momento di sentirsi ripetere un’altra volta e proprio da lui le cose di prima. Ci aveva messo una vita per accettare di non avere una scelta, e riuscire nonostante ciò ad andare avanti nel migliore dei modi, arrivando ad essere persino felice di quello che l’era ancora rimasto, non aveva bisogno di sentirsi riempire la testa con simili parole; lui non era nessuno per giudicare dal momento che era il primo a non essere disposto a prendere il rischio pur avendo una seppur minima possibilità, lei quella non l’aveva.

- Vuoi dire che io non sono costretto a decidere oggi, non c’è bisogno che ti censuri mordendoti le labbra a sangue, non sono ancora un idiota… - Il mago aveva utilizzato il medesimo tono neutrale di poco prima.

A quella risposta Ginny aveva voltato il capo lateralmente ed aveva studiato il profilo del mago per qualche istante, prima di abbassare lo sguardo sulle coperte; dopo un attimo aveva parlato di nuovo.  – A casa hai qualcuno che ti aspetta? …Non so…tipo una ragazza… -

Malfoy non si era spostato e, corrugando la fronte, aveva continuato a guardare verso l’alto. - Mi stai chiedendo se ho una ragazza? –

- No, ti sto chiedendo se a casa hai qualcuno che ti aspetta tipo una ragazza…è diverso… - Aveva specificato la maga.

Draco, divertito, aveva voltato il capo versi di lei. - E in che modo sarebbe diverso? –

- Perchè nel primo caso ci starei provando, nel secondo sarebbe semplice curiosità. –

Il giovane mago aveva aggrottato nuovamente la fronte assumendo un’aria scettica.  - Ti diverte tanto giocare con le parole e le omissioni? – Era tornato ad osservare verso l’alto. - Quindi, si tratta di curiosità… - Aveva continuato come una semplice questione di fatto. - …ti ho già detto che le ragazze tendono ad evitare chi sta su una sedia a rotelle… - Si era limitato a spiegare.

- O magari è chi è su una sedia a rotelle che tende ad evitare le ragazze, sai torniamo sempre allo stesso punto…tu almeno avresti una possibilità, e Merlino solo sa perché non la sfrutti…non è vero che le ragazze non guardano chi si trova su una sedia a rotelle, e vedila così…se mai tornerai a camminare il problema si risolverebbe da solo…in ogni caso, se resti vivo, prima o poi tornerai ad avere una ragazza… -

- Il tuo è proprio un pensiero fisso, eh? –

- Ma lo sai che sei un’idiota? No, che non lo è…sono semplici considerazioni… -

- Weasley anche tu se lo volessi potresti avere un ragazzo… - Era stata la risposta esasperata del mago.

Il tono di Ginny aveva preso a diventare leggermente acuto e polemico, e la ragazza era tornata a sollevarsi con un rapido movimento appoggiandosi su un braccio. -  Chi? No, ti prego dimmelo, dimmi chi sarebbe disposto a stare con una persona che sta morendo…le persone tendono a provare disgusto, e che senso ha iniziare una relazione con qualcuno che comunque…per non parlare del rischio del contagio e del fatto che sono bloccata qui in ospedale… -

- Vedila così… - Aveva esposto con una calma e una serietà che si erano rivelate poi essere una presa in giro. - … sono sicuro che là fuori è pieno di gente che sta programmando il suicidio, quale modo migliore di morire che beccarsi una simile malattia e… -

Ginny non gli aveva permesso di continuare. - Sì, sicuro, ma certo…Ti stai offendo come volontario? Vuoi provare? – Era stata la replica sarcastica.

- No, grazie…- Vi era stata un’impercettibile nota di divertimento nella voce del mago prima che questo continuasse. - …e comunque non credo che sarebbe una cosa così terribile, inoltre qui è pieno di malati terminali, scegline uno e… -

- Che schifo…no ma li hai visti? –

- Sì, se non ricordo male ne ho uno proprio qui vicino, e non mi sembra così terribile…Weasley non so cosa dirti, ok? Nel caso te lo fossi scordata ho lo stesso identico problema…–

- Non mi pare proprio… -

- Non riesco a muovere le gambe… -

- E? –

- Lasciamo perdere…mi stai facendo venire il mal di testa… - Draco si era portato le mani dietro la nuca, e le aveva indirizzato appena uno sguardo con la coda dell’occhio. - …comunque te l’ho detto, non sembri malata… -

Il viso di Ginny a quelle parole era tornato ad essere serio; la maga aveva abbassato nuovamente lo sguardo sulle lenzuola. - No, hai ragione…sono malata. –

Malfoy non era riuscito più a sopportarlo. L’espressione del giovane si era trasformata radicalmente divenendo furente; si era sollevato di scatto alla stessa altezza della ragazza in un movimento doloroso, ed aveva puntato i propri occhi grigi in quelli di lei. - Piantala! -

La maga era impallidita ed aveva avuto un sussulto. Non si sarebbe aspettata una simile reazione ed era rimasta immobile; se non era arrivato qualcuno a vedere cosa stava accadendo doveva essere stato a causa di un miracolo.

Il giovane aveva continuato a parlare col medesimo tono di voce alterato dalla rabbia. - Smettila immediatamente, non sopporto di continuare a sentirti compiangere Weasley, si può sapere che fine ha fatto la persona che faceva finta di avere una stupida anemia? Se credevi che sarei rimasto qui a sentire le tue lamentele… - Era stato sul punto di proseguire con la frase, e lo avrebbe fatto, invece di trovarsi a corrugare la fronte, se Ginny non lo avesse sorpreso sorridendo e alzando le mani in segni di resa.

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Il suo primo impulso sarebbe stato quello di scoppiare a piangere, e sarebbe stato davvero comodo, inoltre le aveva fatto prendere un tale colpo…(c’era bisogno di reagire a quel modo?)…questo se non avesse ascoltato le sue parole, e se non si fosse resa conto di aver sprecato un equo ammontare di tempo in lacrime durante gli ultimi sette giorni, o se improvvisamente non si fosse ricordata d’essere Ginny Weasley; l’intera settimana per certi versi si era trattata di follia allo stato puro, e tutto a causa del suo “nuovo compagno di stanza”.

In poco tempo Draco Malfoy era passato dall’ignorarla al…beh, signori e signore, adesso era nel suo letto, anche se chiaramente solo per spendere la notte; inoltre non era stato neanche lontanamente scorbutico e cattivo, o incattivito, come al solito…in una strana e assurda e contorta, e decisamente insana maniera, aveva cercato di farle…

…forza?

Ancora non voleva chiedersi se fosse pietà ma…

e l’era stata a sentire; anche le lamentele, beh fino a quel momento almeno.

Gli dava così fastidio che si dicesse in punto di morte? Dopotutto era la verità e, ad ogni modo…

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- Hai ragione…scusa… - Era stata la semplice risposta di Ginny, prima di tornare ad infilare le mani sotto le coperte e, sorridendo, girarsi dall’altra parte voltandogli le spalle. - …buonanotte. -

Vi era stato qualche secondo di silenzio.

- Malfoy? -

- Mh? –

- Posso chiederti un favore? –

Draco aveva girato il capo verso la ragazza, ma era rimasto ad osservarne la schiena senza rispondere; Ginny aveva atteso un momento e, quando non vi era stata ancora nessuna reazione da parte del mago alle sue spalle, si era voltata per vedere se si fosse già addormentato.

Aveva trovato il giovane che la stava fissando; i loro occhi anche nella penombra si erano incontrati immediatamente.

- Dipende. – Aveva infine risposto senza staccare lo sguardo da lei.

Quanto era accaduto dopo aveva avuto ben poco a che fare col pensiero.

La maga dai capelli rossi, restando sotto le coperte, in un lento e fluido movimento, si era girata su se stessa finendo col trovarsi ad affrontare completamente il ragazzo al suo fianco.

Per un momento non era successo assolutamente nulla. Ginny si era limitata a guardare negli occhi di Malfoy, come se stesse cercando qualcosa; il giovane non aveva tentato di muoversi o di fare altro, paziente e impassibile, aveva atteso la fine quello scrutinio tentando a sua volta di capire, leggendo attraverso le iridi della maga, quali erano le sue intenzioni.

Draco non era stato semplicemente preparato, quando, la ragazza, spostando il proprio peso su un braccio, si era sollevata e, muovendo il viso vicino al suo, aveva posato le labbra sulle sue.

La mano di Ginny, non occupata a sostenerne il peso, si era fermata sul torace del mago senza per altro tentare nulla. Non era stato un chissà quale bacio, e nessuno dei due inizialmente aveva provato ad approfondirlo. Era stato più che altro un leggero e tormentoso incontrarsi e sfiorarsi di labbra, ed era durato unicamente secondi, presto, allo stesso modo nel quale era iniziato, era stato interrotto dalla giovane.

Ginny, come se soltanto in quel momento si fosse resa conto di ciò che aveva fatto, si era ritratta improvvisamente, allargando gli occhi e portandosi una mano alla bocca. – Scusa… -

Oddio.

Oddio.

Ma che cosa aveva fatto? Come accidenti le era saltato in mente? Perché diavolo…

La maga si era tirata a sedere prelevando la mano dalla propria bocca, e continuando a fissare il ragazzo con occhi mortificati e irrequieti. - Merlino avrei potuto attaccarti qualcosa…io… -

…come faceva a dirgli che al momento le era apparsa la cosa più naturale del mondo? E che adesso non sapeva neanche come aveva potuto pensare…come aveva fatto un’idea simile a passarle per la testa?

Ginny si era spostata sul letto facendo scricchiolare le molle del materasso; sembrava nel panico più completo.  - …mi dispiace, mi dispiace, non ci ho pensato io…non lo so a cosa ho pensato…solo che…- Aveva osservato il mago negli occhi, senza prestare una seppur minima attenzione alla sua reazione. - …che… - Gin aveva infine allontanato lo sguardo dandosi dell’idiota.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Il giovane mago non aveva avuto molto tempo per pensare, poiché la ragazza aveva fatto concretamente tutto da sola, cioè sì, ad eccezione del bacio…

ma il “prima” e il “dopo”…

…non che non avesse mai preso in considerazione una simile eventualità, probabilmente era stato strano che non fosse accaduto prima, dal momento che, in pratica, avevano continuato a girarci intorno…più che altro prima non l’aveva mai permesso, bisognava ammettere che non si trattava della situazione ideale per qualcosa di simile, inoltre entrambi avevano i loro problemi…per non parlare delle visioni diametralmente opposte delle possibili soluzioni…

Quello che era accaduto in realtà non era stato per nulla strano, erano un ragazzo e una ragazza…ed erano sembrati entrambi avere bisogno di compagnia, inoltre lei lo aveva fatto ridere, e si poteva dire “aiutato” a vedere le cose in un’altra prospettiva, anche se in realtà non era ancora del tutto convinto. Sì, insomma, valeva realmente la pena di fare un tentativo? E poi per cosa? Se doveva “stare in piedi”, “lottare”, dall’altra parte doveva esserci qualcosa ad aspettarlo…

Ed era questo che gli era stato chiesto di decidere entro domani, ed a cui aveva tentato di pensare, tralasciando le continue interruzioni.

Il punto era: lei era disposta a dargliela o no quella ragione?

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Ginny, dalla propria posizione, aveva preso ad insultarsi e a mordicchiarsi le labbra; Draco, in tutto questo, si era sollevato leggermente e l’aveva osservata tra l’incredulità il divertimento, e qualcos’altro che rasentava il compatimento, tentando di farsi ascoltare e, soprattutto, farla ragionare. Se fosse stato possibile… - Guarda  che è ok, non è successo niente, rilassati, non è un problema… -

La giovane maga si era presa la fronte con entrambe le mani e aveva continuato a guardare basso; era piuttosto ridicola. – Sì certo, attentare alla vita di una persona e approfittarsi di un paralitico è davvero okay-issimo…mi fa sentire davvero meglio e non mi fa sembrare affatto stupida…praticamente ti sono saltata addosso… -

Draco Malfoy aveva dovuto fare un enorme sforzo per prendere le parole della ragazza nella giusta prospettiva, nonostante lo dipingessero come un povero e inerme invalido, evitando di prendersela. In quel momento non era quello il punto. – Weasley… -

-  …io, io non so quello che mi è preso, accidenti… -

- Weasley… -

- …scusami, ma ora credo che sia meglio per la mia sanità mentale che me ne ritorni a letto…sono una completa idiota… -

Ginny aveva fatto per alzarsi; Draco si era trovato a sospirare e a roteare gli occhi, prima di essere costretto nuovamente a mettere a dura prova il proprio fisico, ed a muoversi per fermare la ragazza. – Weasley per la miseria! –

Il giovane mago aveva afferrato la ragazza con forza per le spalle, e li aveva tirati entrambi indietro contro al materasso.

Quella volta era stata Ginny a non avere il tempo di pensare, perché prima che potesse soltanto provare a dire o fare qualcosa, Malfoy aveva già preso il suo viso fra le mani pigiando le proprie labbra contro alle sue in un bacio breve; nessuno dei due aveva chiuso gli occhi, e il mago a quel bacio ne aveva fatto seguire immediatamente un altro, e poi un altro, e un altro ancora, non allontanando mai lo sguardo dal suo.

Al quinto bacio Ginny si era trovata a rispondere, sempre occhi negli occhi, al sesto, finalmente, aveva permesso al mago di baciarla propriamente, prima delicatamente, giocando con la sua lingua fra le labbra, poi sempre con maggiore intensità, infine, entrambi, avevano chiuso gli occhi, e la giovane aveva aggiustato meglio la propria posizione sopra al ragazzo; le mani tremanti strette al tessuto scuro del suo pigiama.

Si erano baciati a lungo, come se ne avessero avuto bisogno più dell’aria, con baci sempre più esigenti ed urgenti, evitando di pensare al prima o al dopo, a quello che sarebbe capitato tra mezzora o il giorno seguente. Era stata la foga, l’emotività, e l’istinto, che quella sera li aveva condotti lì, il bisogno di aggrapparsi l’uno all’altra a vicenda; Draco con le mani fra i capelli della ragazza, e Ginny stretta con forza al pigiama del mago.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

It's gonna be me baby

It's gonna be you baby

 

Time I’ve been patient for so long

How can I pretend to be so strong?

Looking at you baby

Feeling its true baby

If I'm asking you to hold me tight

then it's gonna be all right

 

 It's gonna be Love

It's gonna be great

It's gonna be more then I can take

It's gonna be free

It's gonna be real

It's gonna change everything I feel

It's gonna be sad

It's gonna be true

It's gonna be me baby

It's gonna be you baby

It's gonna be...It’s gonna be Love

 

Time am I restless or a fool?

How can you pretend to be so cruel?

Maybe it's me baby

Maybe it's true baby

Maybe it's everything we've been dreaming of

We waited long enough

 

Its gonna be Love

It's gonna be great

It's gonna be more then I can take

It's gonna be free

It's gonna be real

It's gonna change everything I feel

It's gonna be sad

It's gonna be true

It's gonna be your the one to do

It's gonna be me baby

It's gonna be you baby

 

The sooner you let two hearts beat together

The sooner you’ll know this love is forever

 

 It's gonna be love

 

 Love needs time now or never

 

Its gonna be love

 

You really got to believe

it's gonna be strong enough

 

It’s gonna be Love

It's gonna be great

It's gonna be more then I can take

It's gonna be free

It's gonna be real

It's gonna change everything I feel

It's gonna be sad

It's gonna be true

It's gonna be your the one to do

It's gonna be hard

It's gonna be stuff

It's gonna be more then just enough

It's gonna be LOVE

 

It's gonna be Love

 

It's gonna be sad

It's gonna be true

It's gonna be me baby

It's gonna be you baby

 

It's gonna be me baby

It's gonna be you

 

It's gonna be real

 

It's gonna be love

It's Gonna Be Love – Mandy Moore

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù 

Quando i due giovani si erano separati per riprendere fiato, si erano trovati a respirare pesantemente con un senso di pesantezza e soddisfazione in tutto il corpo. Era stato…

…dannatamente faticoso.

Entrambi i maghi erano stati esausti.

Draco aveva rubato un ultimo breve bacio alla ragazza, prima di lasciar ricadere la testa all’indietro sul cuscino, e Ginny era stata costretta ad appoggiare la fronte sul torace del mago. Malfoy aveva passato braccio attorno alla vita della giovane, mentre la mano libera, senza una ragione precisa, aveva preso ad accarezzarle capelli e fronte. In quel momento gli era sembrata la cosa più naturale da fare…

La giovane dai capelli rossi, senza prestarvi reale attenzione, aveva preso a giocherellare con i bottoni del pigiama del mago; quello che era accaduto lì l’aveva fatta sentire davvero bene, era stato...il punto era che lei non lo sapeva che cos’era stato, e se da un lato si rifiutava di pensarci, e voleva prendere la cosa così com’era, per quello che era,  vivendo il momento, come aveva imparato a fare da un po’ di tempo a quella parte, “vivere i momenti”, perché era tutto quello che le sarebbe stato concesso, dall’altra…non poteva non domandarsi che cos’era stato e il suo significato, se mai ne avesse avuto uno.

 - Malfoy? – 

Il mago non aveva smesso di giocherellare con i suoi capelli, né Ginny con i bottoni della sua camicia. Il tono utilizzato dalla ragazza era stato quasi assente.

- Mh? -

- Grazie. –

E lo aveva pensato sul serio, qualunque cosa fosse stata, non voleva preoccuparsene adesso, era molto tempo che non si sentiva a quel modo, così leggera, soddisfatta e su di giri, e gliene era riconoscente.

- A te Weasley. –

Anche la risposta di Draco era stata distante. Il giovane, perso nelle proprie riflessioni, aveva continuato ad osservare il soffitto; seppur in un modo molto differente, la mente del mago era stata occupata in pensieri simili: “ E adesso?”

Ginny, non tentando di muoversi, e senza abbandonare la propria inutile occupazione, aveva sollevato gli occhi sul viso del mago per un breve istante, prima di ritornare a fissare lo spazio.

Allora anche lui sembrava avere i propri guai con i pensieri…

La frase successiva le era uscita in maniera del tutto casuale, come una semplice considerazione; un pensiero ad alta voce nel silenzio della stanza. - Se qualcuno qualche anno fa mi avesse raccontato una cosa simile probabilmente gli avrei riso in faccia… -

Per qualche istante nessuno dei due aveva parlato di nuovo; Ginny aveva smesso di tormentare la fila di bottoni del pigiama del ragazzo, concentrandosi unicamente sul profilo degli oggetti nella penombra, il calore confortante nel quale era accoccolata, suoni e profumi, i loro respiri, il battito del cuore del mago che era tornato ad essere regolare e tranquillo, e tutte quelle cose che al momento la facevano sentire a proprio agio e comoda esattamente dov’era.

Ad un certo punto, la mano che stava lisciando i capelli della maga si era immobilizzata. Ginny aveva percepito chiaramente il corpo sotto di sé tendersi e irrigidirsi; tre secondi dopo aveva capito perché.

- Domani inizio la terapia. –

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

- Sei serio?

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Probabilmente si sarebbe trattato di un errore, difficilmente sarebbe potuto venirne fuori qualcosa di buono, e per essere onesti si trattava di un’esperienza piuttosto nuova; gli si era sempre conformata maggiormente la fuga, il percorso più semplice…una cosa simile era da dannatissimi Grifondoro, o forse non completamente, visto che aveva ben poco a che fare con l’altruismo…

…potenzialmente sarebbe stato un disastro; quello non era il suo territorio.

Si trattava di puro egoismo, stava pensando unicamente a se stesso; con quale decisione avrebbe avuto più da perdere?

Il problema delle cose era che, quando si provavano, con poca probabilità si era disposti a fare marcia indietro.

In qualche modo lei era riuscita a fargli vedere le cose con i suoi occhi, non si faceva illusioni, ma era pronto a fare un tentativo con la propria vita, ma se doveva essere si sarebbe trattato di un vero tentativo, e non era disposto a scendere a condizioni: non era disposto ad intraprendere quel cammino senza di lei; se doveva farlo doveva esserci qualcosa dall’atra parte, doveva valerne la pena, e non era mai stato abituato a seguire i consigli di qualcuno che non sapeva prestare a sua volta fede ai propri insegnamenti.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Ginny si era immobilizzata a sua volta, ed aveva spostato il capo verso l’alto in modo da poter osservare il viso di Draco. Voleva essere cauta e capire il significato che il mago attribuiva all’affermazione, prima di ritrovarsi a dire qualcosa di sbagliato.

Le iridi azzurre della maga avevano incontrato immediatamente quelle grigie e intense del ragazzo; lo sguardo di Malfoy era serissimo, non stava scherzando e non era qualcosa che andava preso alla leggera. Un vero peccato che aveva sentito come se la cosa la riguardasse e non era stata sicura di voler vedere confermati i propri sospetti; “cosa”, esattamente, non doveva essere preso alla leggera?

Ad ogni modo, se fosse stato vero, si trattava di una bella notizia; anche se non poteva fingere di non esserne sorpresa.

Ginny aveva sorriso di un sorriso incerto e non del tutto convinto, del tipo “non è che mi prendi in giro?”.  – Sei serio? -

- Dipende. – Aveva risposto il mago, senza mutare espressione né allontanare lo sguardo; neppure la giovane aveva cercato di distogliere gli occhi, e nonostante ciò, allo stesso cipiglio di prima, si era aggiunta la confusione.

La ragazza aveva corrugato la fronte. – “Dipende”? Da cosa? –

L’ombra appena accennata di un sorriso era passata sul viso di Draco, ma era stata sostituita immediatamente dal medesimo contegno, e Ginny si era ritrovata a chiedersi se non si fosse trattato di uno scherzo della propria immaginazione; questo finché, Malfoy, aveva utilizzato la mano, del braccio col quale ancora la stava stringendo, per prendere una di quelle che si trovavano adagiate sul suo torace. – Da te. – E, dicendolo, aveva intrecciato le dita con quelle di Ginny e preso a modellarne la mano giocherellandovi. – Non sono abituato a fare le cose per niente. – Aveva specificato.

Ginny aveva continuato ad osservarlo, se possibile, ritrovandosi ancora più confusa. Sì, era contenta, ma…

…si era forse persa qualche passaggio per strada?

Non capiva come avrebbe potuto riguardarla in qualche modo, fino a poco prima non erano stati esattamente in termini amichevoli, tralasciando quello che era accaduto quella sera ovviamente; le era sembrato d’intuire che lui non fosse intenzionato a…- Ma io che c’entro, scusa? -

- Credo che allo stato delle cose sia un po’ tardi per domandarselo, Weasley… - Draco, sospirando, aveva spostato lo sguardo verso l’altro lato della stanza; nonostante avesse continuato a tenerle la mano aveva interrotto immediatamente ciò che prima vi stava facendo. - …mi sembra sia evidente. - “Soprattutto dopo quanto detto e fatto”, aveva aggiunto mentalmente.

Il giovane era tornato ad osservarla.

 - Sono disposto a prendere seriamente quella maledetta fisioterapia, ma ad una condizione; ti propongo un accordo Weasley, io mi comporterò da bravo paziente e seguirò quel dannato programma di riabilitazione senza battere ciglio, farò quello che mi sarà chiesto e mi sottoporrò a qualsiasi trattamento venga loro in mente, tu però dovrai iniziare a prendere in seria considerazione l’idea di combattere la tua malattia, e questa volta sul serio, perché non ti sto chiedendo di tentare, ti sto chiedendo di farlo, di mandare al diavolo il Medimago Rogers, dal momento che ti reputa già spacciata,  e chiedere di essere affidata ad un altro medico, fare altre analisi se sarà necessario, e  ricominciando da capo con qualsiasi cura esistente o sperimentale o ancora da ideare…allora? Che cosa decidi di fare Ginny? -

Ginny, per un momento era rimasta a fissare Malfoy senza avere alcuna reazione, cercando di razionalizzare le sue parole e prenderle nella giusta maniera. Aspetta…

…era ancora da vedere se aveva capito giusto…

…lui le stava chiedendo…

 …di?

Probabilmente ascoltate attentamente si erano trattate davvero di belle parole, e probabilmente avrebbero avuto anche senso e, sempre probabilmente, avrebbe dovuto esserne felice…un vero peccato che non le fosse piaciuto il suo tono di voce, o come aveva messo giù la faccenda…o il fatto che avesse fatto sembrare le cose come se fosse dipeso da lei il fatto di non aver mai risposto alle terapie, come se non avesse tentato o…

ma che pretendeva da lei?

La ragazza aveva corrugato la fronte assumendo un’espressione incredula. C’erano parecchie cose che non le erano piaciute in quel discorso, e non ce l’aveva proprio fatta a suonare meno infastidita. - Altrimenti? - Non avrebbe voluto che le uscisse un tono tanto provocatorio, ma non ne aveva potuto fare a meno.

Draco non era sembrato esserne minimamente turbato; aveva però lasciato andare la sua mano e si era stretto nelle spalle. - Se domani non inizio la terapia mi dimetteranno… - Era stata la semplice risposta. Poi aveva aggiunto, come se questo spiegasse molte cose. - …e tornerò a casa. –

Erano state senza dubbio parecchie le informazioni da digerire; e ad un certo punto, Ginny aveva sentito il bisogno di alzarsi e lasciare quel letto e la stanza perché…

perché era stato semplicemente troppo da assorbire per una sola notte. Sì, sì, era tutto molto bello ma…

…non si stava discutendo di fare due chiacchiere attorno ad una scacchiera, si stava parlando di…

…di mettere in gioco davvero tanto, tutto; fare un passo così lungo che…le era occorsa una vita per raggiungere quello equilibrio,  per accettare le cose, che se avesse detto “sì, ok, facciamolo” e qualcosa fosse andato storto…

…non era sicura che ne sarebbe uscita nuovamente in piedi. E poi cosa avrebbe fatto? Trascorso il poco tempo rimasto a piangersi addosso per altre cose che si sarebbe dovuta lasciare alle spalle?

Inoltre…non era come se dipendesse da lei.

La giovane maga aveva avuto una reazione similare a quella del ragazzo, e si era tirata su, tentando di prendere leggermente le distanze; si era sollevata leggermente, di modo che il contatto fra i loro corpi fosse ridotto allo stretto necessario alla vicinanza.

I capelli di Ginny, a causa del movimento, erano finiti per ricaderle davanti al pigiama aperto, nascondendo parzialmente la canottiera bianca che vi era al di sotto.

- Posso anche farlo Malfoy ma… -

Draco, compiendo un buono sforzo d’addominali, si era portato nella stessa posizione della ragazza; i visi dei due maghi erano stati distanti solo di qualche centimetro, e Ginny si era ritrovata costretta ad arretrare col capo per guadagnare spazio.

Lo sguardo del giovane era stato incredibilmente determinato. - Niente ma, se lo fai lo devi fare sul serio, perché non ho intenzione di spaccarmi la schiena e farmi un quattro per niente…volevi che trovassi una ragione, allora dammi quella ragione, se io sono disposto a fare un tentativo Weasley devi essere disposta a farlo anche tu. –

- E se…e poi cosa…ti rendi conto che è pazzesco, vero? -

Aveva del potenziale per finire tutto in un enorme, gigantesco, disastro.

- E? – Aveva insistito Malfoy, come se non vedesse il problema.

- Come? –

- Qual è il punto? –

Già, quale era il punto?

Ma stava parlando sul serio?

Insomma era assurdo, lì si trattava di…stava chiedendole di promettergli una cosa da pazzi…

e poi per quale ragione?

- Sei serio? –

Il ragazzo aveva carpito nuovamente la mano della maga. - Ti sembro forse nella posizione per scherzare? –

- No direi…direi di no… - Ginny aveva cercato di riappropriarsi della propria mano, quella situazione stava sfuggendo dal suo controllo.

Malfoy non glielo aveva permesso, e aveva fatto invece in modo di spingerla nuovamente contro al materasso bloccandola col proprio peso, sicuro che, il giorno seguente, le sue gambe gliela avrebbero fatta pagare.

La giovane si era ritrovata con la schiena contro il letto e le mani, entrambe trattenute in quelle del mago, ai lati della testa. 

Perché? – Non aveva potuto fare a meno di chiedere, una volta nuovamente occhi negli occhi con Draco, era stato l’unico pensiero sensato che era stata in grado di partorire.

- Penso che sia abbastanza scontato, tu che ne dici? -

Ginny non l’aveva sopportato. Nuovamente quell’espressione seria e determinata. di chi sembrava avere già tutto deciso…

La ragazza aveva cercato di liberarsi ancora dalla presa, ed era stata costretta a desistere. Infine, dopo un po’ di difesa, era capitolata contro al cuscino con riluttanza. – Forse. – Aveva risposto con fermezza, ma non a quella domanda, ed, infatti, aveva continuato. - Ma forse vorrei sentirlo in una versione un po’ meno tirannica…-

Nello sguardo del mago qualcosa era sembrato cambiare, e la giovane aveva notato che anche il suo corpo si era rilassato contro al suo.

Draco aveva accennato un sorriso; un’impercettibile curvatura delle labbra, molto differente dalle altre. Era stata appena evidente, ma non vi era stata traccia di derisione, divertimento, ironia o sarcasmo; stavolta si era trattato di un vero sorriso.

- Può darsi che accadrà se quel giorno sarai ancora nei paraggi per ascoltarla. -

L’allusione alla sua malattia era stata chiara.

Questa volta Ginny non se l’era presa, si era limitata a consolidare la presa con le mani tra le sue, ed aveva sorriso. - Va bene. –

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

A lonely street lamp

I'm out on the street walking home

A small pale blur

Leaving trails like a snail I move so slow

Time can bruise violent indigo

Rush home to your arms

You soothe my weary soul

 

Wrong or right, be mine tonight

Harsh world be damned, we'll make a stand

Love can bind, but mine is blind

Others stray, but I won't walk away

Walk away

 

The clubs are full

Of couples resisting being one

They wear their youth

Like badges that tarnish all too soon

But we'll be a team

Our two will be one

Love will be our fortress

When all else comes undone

 

Wrong or right, be mine tonight

Harsh world be damned, we'll make a stand

Love can bind, but mine is blind

Others stray, but I won't walk away

Walk away

 

Sometimes the world don't make sense

Small children filled with violence

Let our light

Shine through the night

 

Wrong or right, be mine tonight

Harsh world be damned, we'll make a stand

Love can bind, but mine is blind

Others stray, but I won't walk away

Walk away  

 

I won't walk away

I Won't Walk Away   Jewel

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

Forse si trattava di un errore, forse era sbagliato da parte sua trovarsi a sperare; magari era tardi e avrebbe unicamente visto confermati i propri sospetti, e magari si sarebbe ritrovata di nuovo a piangere e a gridare. Probabilmente sarebbe finita col deluderlo e deludere se stessa; ma in quel momento, occhi negli occhi con Draco, aveva creduto veramente di avere una scelta.

Insieme.

ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù ù

 

- Malfoy? -

- Mh? –

- Domani posso venire con te, quando vai a fare terapia? –

- Non serve, posso andarci da solo. 

- … -

- Per quale ragione? –

- Ovviamente perché sono sadica e amo vedere la gente soffrire…per incoraggiamento, credo, … –

- Perché non vai a ro-…ahi! –

- -

- …“incoraggiare” qualcun altro, allora? Non ho bisogno d’incoraggiamento, ho bisogno di tornare a camminare. –

- Posso sempre accompagnarti giù…così non sei costretto a chiedere alle infermiere… -

- Manderanno comunque un’infermiera a prendermi… -

- Ok ma… -

- Ti ho già detto che non serve. –

- … -

- … -

- Vorrei venire a vederti… -

- … -

- …non c’è ragione, ok? Sono io che lo voglio e basta… -

-  Ok. –

 

FINE

 

Harry Potter e i personaggi della Rowling non mi appartengono bla bla bla… ^_^

* Malfoy si stava riferendo a sua madre e a Pancy.

** Il titolo è inventato e non corrisponde a nessun libro (credo).

 

Beh? Da 1 a 10? -2000?

No sul serio è un’idea che mi è venuta “così”…in realtà volevo accantonarla e fare una cosa lunga e complicata, poi ho pensato che con 3 storie in ballo qualcuno avrebbe potuto inviarmi un pacco bomba e così…

Ah, le canzoni sono quelle che stavo ascoltando quando ho scritto…mi sembravano indicate.

Buon Anno a tutti! ^_^

   
 
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