I masnadieri
dell’anima
Ci sono delle volte in cui diventiamo consapevoli
delle nostre azioni se non dopo averle compiute e, quando rimuginiamo sulle
motivazioni che ci hanno spinto ad intraprenderle, i nostri gesti ci appaiono tutt’altro
che sensati.
«Che
avete fatto!», sbraita la mente, che si risveglia troppo tardi da quella
confusione dettata dall’estasi dei sensi ribelli.
«Non eravamo sicuri di volerlo», dicono quelli in tutta risposta, crogiolandosi nel
ricordo di quanto accaduto. «Ma non abbiamo saputo dire di no. Anzi, abbiamo
contraccambiato».
«Ma
perché, santo Dio!», tuona lei, impetuosa. «Perché fate cose di cui non siete sicuri?».
«Non
lo so», dice il cuore, intervenendo timidamente tra i battiti accelerati.
«Che
cosa vuol dire non lo so?», gli sbraita addosso la mente. «Voi due», e si
riferisce sdegnosa ai sensi e al cuore. «Voi due riuscite ogni volta a mettermi
fuori gioco, e senza il mio controllo succede sempre l’irreparabile, siatene
consapevoli».
Loro
se ne stanno zitti, silenziosi e con lo sguardo chino. Non osano guardare in
faccia la mente, il colosso che decide e determina le scelte più importanti
della vita.
«Non
sapete fare altro che complicarmi l’esistenza», li insulta lei, sottovoce, e
sempre sottovoce cerca di convincersi della propria innocenza.
Il
più delle volte mente, sensi e cuore sono in contrasto tra loro.
Sono
organizzati secondo una piramide gerarchica che tenta di essere costantemente
rovesciata.
La
mente è la saggia governatrice della nostra anima, quella che ci aiuta a fare
le scelte più giuste nella ragionevolezza della sua guida; è paragonabile a un
buon sovrano stimato da ogni suo suddito, e gli sforzi compiuti nell’apporre giustizia
e virtù nei nostri pregi rende il suo ruolo più che fondamentale.
Se
la mente operasse indisturbata saremmo degli esseri perfetti e senza macchia, se
nessun intralcio turbasse il quieto vivere di un tanto adorato sovrano
probabilmente non saremmo quelli che siamo, poiché il viaggio dell’anima
sarebbe così liscio e lineare da diventare quasi noioso.
I
sensi e il cuore sono quegli ingredienti che aggiungono sapore ad un piatto
insipido, sono i ribelli sabotatori della tranquillità e gli stessi che
modificano quel percorso unicamente monodirezionale, rendendolo ricco di
esperienze inaspettate.
Nessuna
scelta che facciamo, infatti, è voluta interamente dalla mente e dalla lucidità
del nostro spirito, ci sono sempre sensi e cuore a mettere il becco in ogni
faccenda, a volte azzeccandoci, altre volte sbagliando a causa della loro
ingenuità.
Sono i masnadieri dell’anima. Sono briganti che agiscono in
gruppo riuscendo, con la loro unione, a sconfiggere le barriere dei sani
principi e delle buone intenzioni imposte dalla mente sovrana. Di fronte al
loro entusiasmo diventano vane persino le resistenze più radicate nella nostra
razionalità, ed è un sentimento impossibile da controllare.
«Ammettilo
però che ti è piaciuto». La sfrontatezza dei sensi interrompe all’unisono il
piagnucolare della ragione, coglie nel segno.
«Ammetti
che quella penombra era l’atmosfera giusta», sussurra la vista, socchiudendo gli
occhi con aria sognante.
«Il
suo profumo era dolce e delicato, ricordava le calde giornate d’estate», aggiunge
l’olfatto, ispirando a pieni polmoni al ricordo di quella sensazione.
Il
tatto, invece, li guarda con superiorità. Odori e colori sono quanto di più
irrisorio se messi a confronto con le percezioni.
«Erano
brividi quelli che ho sentito quando le vostre labbra si sono sfiorate?»,
comincia. «Era desiderio quello che scuoteva le viscere quando la sua mano ha
cominciato ad accarezzarti il viso?»
«Vogliamo
tralasciare tutti quei sospiri?», infierisce l’udito, «e del rumore
impercettibile delle vostre labbra che si cercavano nel silenzio?»
«Com’era
il suo sapore?», conclude il gusto, ancora in estasi.
La
mente rimane attonita, colta nel pieno delle sue debolezze e del suo errore.
Assopirsi in un momento così importante era equivalso ad un rovesciamento della
piramide gerarchica, una curva brusca in quel lineare percorso.
In
tutto questo il cuore è rimasto zitto, ragionando in battiti più o meno veloci
a seconda delle emozioni.
Personalità
taciturna quella del cuore, esigente e timorosa di venire delusa, indecisa e
incapace di esprimersi se prima non ha la sicurezza di quello che prova.
«Che
facciamo adesso?», domanda la ragione, così spaesata da non avere altra scelta
se non affidarsi ai sentimenti provati da quell’organo muto e pulsante.
«Non
lo so», risponde lui, con le solite paure. «Aspettiamo», propone, sicuro che la
mente non sarà soddisfatta di quell’evasiva risposta.
«Aspettiamo
che cosa?», lo interroga l’altra,
perplessa.
«Non
lo so», ribadisce lui. «Aspettiamo un segnale».
«Un
segnale?», bisbiglia la mente, scettica e stizzita per tutta quell’indecisione.
«Già»,
le sorride il cuore. «Sono sicuro che quando arriverà capirò che cosa fare».
La mente si
zittisce mettendosi da parte. Quando la piramide si inverte tutte le decisioni
spettano al cuore, e il cuore non ha fretta di decidere, lei lo sa.
Il tempo è
il rimedio a ogni errore.
La
riflessione giova a ogni decisione.