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Autore: suni    11/03/2011    4 recensioni
[...] Ogni volta che succedeva, Damon sentiva i suoi violenti accessi di tosse e il suo ansimare frenetico attraverso il muro che separava le loro camere da letto. Ascoltava l'aria entrare a stento nella gola di Stefan e per ognuno di quei respiri faticosi anche lui tratteneva il fiato come se stesse soffocando a sua volta.
Damon, il fratello maggiore.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ci sono finita io in questo fandom?
Non saprei. E' imbarazzante e sinceramente The Vampire Diaries mi fa piuttosto ridere – non del modo in cui intende far ridere, presumibilmente – ma ci sono nonostante tutto alcuni personaggi decisamente fanfictionabili, e poi si sa che quando si tratta di rapporti conflittuali tra fratelli ci vado a nozze, perciò come potevo io esimermi? Come?
In tanti modi, ma non l'ho fatto.
Passando alla shot, ovviamente fa riferimento a eventi che mi sono inventata di sana pianta, ed è anche abbastanza pallosa. Abbiate pazienza. Mi sembrava un parallelo adatto per il "respirare", e mi ha permesso di esplorare un filino il lato più malinconico del personaggio - uno che ha il mostruoso coraggio di leggere e rileggere Via col Vento, e scusate se è poco.


Almeno lui

Quand'era piccolo, Stefan era spesso ammalato. I suoi polmoni avevano qualcosa che non andava, funzionavano meno bene di quelli degli altri bambini della sua età. Con la pubertà e la prima adolescenza il suo fisico si era irrobustito e il problema si era risolto da sé, ma fino agli undici anni aveva passato parecchie notti a tossire disperatamente, col fiato che non andava né su ne giù e lo faceva boccheggiare anche per ore, curato dalla madre e dalla domestica.
Ogni volta che succedeva, Damon sentiva i suoi violenti accessi di tosse e il suo ansimare frenetico attraverso il muro che separava le loro camere da letto. Ascoltava l'aria entrare a stento nella gola di Stefan e per ognuno di quei respiri faticosi anche lui tratteneva il fiato come se stesse soffocando a sua volta, mentre le sue dita stringevano spasmodicamente la federa del cuscino, su cui teneva affondato il viso schiacciandovi contro gli occhi spalancati. Sprofondava in un dormiveglia incostante da cui riemergeva di frequente, sempre spinto da un moto d'ansia improvviso che lo strappava a quel sonno leggero.
Poi, poco prima dell'alba, la tosse di Stefan si calmava. A quel punto di solito Damon si svegliava un'ultima volta, come se fosse stato il silenzio stesso a chiamarlo. Scivolava fuori dalle lenzuola silenziosamente e in punta di piedi, trattenendo il fiato, raggiungeva la porta della sua stanza e la socchiudeva lentamente, per non fare il minimo rumore. Poi sgusciava fuori, aprendola quel tanto che bastava a permettere al suo corpo di passare, e zampettava verso la camera del fratello. Si affacciava pianissimo, rimanendo immobile nella penombra, e soltanto quando i suoi occhi si abituavano raggiungeva il letto del minore. Per qualche minuto rimaneva lì fermo senza muoversi, di fianco a Stefan che dormiva profondamente, sfinito, e non faceva altro che guardarlo riposare. Suo fratello. Osservava i capelli scompigliati e umidi di sudore, le labbra socchiuse da cui, finalmente, l'aria entrava e usciva nel modo giusto, e ascoltava il ritmo di nuovo regolare del suo respiro.
Dopo qualche minuto il sonno gli appesantiva le palpebre, intorpidendolo, e Damon ritornava sui propri passi, fuori dalla stanza di Stefan, e lì cambiava direzione, percorreva leggerissimo il corridoio e scendeva delicatamente le scale, attento a non produrre suoni che potessero disturbare il sonno degli altri occupanti della casa, fino ad uscirne.
Quando arrivava all'esterno, con i piedi nudi nell'erba umida della notte morente, si avventurava al di là del terreno demaniale, allontanandosi di qualche decina di metri fino ad oltrepassare la barriera degli alberi intorno alla magione dei Salvatore. Allora si sedeva davanti al cielo aperto e aspettava di vedere i primissimi raggi del sole nascere. Li attendeva più tranquillamente di quanto facesse qualunque altra cosa durante il giorno, quando il suo carattere irrequieto e un po' sfacciato lo dominava – quel carattere che tanto dispiaceva a suo padre.
Stava soltanto seduto, al freddo, e aspettava la luce del giorno sperando che sarebbe stato quello lì il giorno in cui Stefan sarebbe riuscito a correre fino in fondo alla staccionata senza ansimare troppo forte all'arrivo. Quando il sole cominciava a levarsi, Damon ritornava nello stesso perfetto silenzio in casa, in camera sua, si infilava nel letto e crollava profondamente addormentato.

Molto tempo dopo, il giorno che Damon si innamorò per la seconda volta della donna sbagliata, quella che amava Stefan e ne era riamata, pensò che quando fosse stato troppo stanco, troppo sfinito dall'esistenza e da tutto quello che gli aveva portato, l'avrebbe fatto un'altra volta.
Avrebbe posato l'anello sul comodino, accanto al letto, sarebbe scivolato col suo sovrumano, impercettibile silenzio nella stanza di Stefan e l'avrebbe guardato dormire come quand'era bambino, e lui gli voleva bene, e Stefan ne voleva a lui. Sarebbe rimasto lì per un po' a imprimerselo nella mente ancora meglio di quanto avesse fatto in quasi cento e settant'anni, fino a poco prima dell'aurora, poi sarebbe uscito.
Avrebbe attraversato il bosco verso le rovine della loro vecchia casa e lì si sarebbe seduto da qualche parte ad aspettare l'alba, sperando che quello fosse il giorno in cui Stefan avrebbe ripreso a respirare la vita fino in fondo. Almeno lui.
   
 
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