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Autore: Jay Boulders    11/03/2011    6 recensioni
Questo è una sorta di missing moment che inizia dal momento in cui sfuggono da Villa Malfoy arrivando a casa di Bill e Fleur, dove vi era anche Luna.
Ho pensato di approfondire un aspetto che non era stato trattato molto nel libro relativo al personaggio di Hermione (in relazione poi con quello di Ron ovviamente).
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questo è una sorta di missing moment  che inizia dal momento in cui sfuggono da Villa Malfoy arrivando a casa di Bill e Fleur, dove vi era anche Luna.
Ho pensato di approfondire un aspetto che non era stato trattato molto nel libro.

 

 

Erano arrivati ormai da tre giorni a Villa Conchiglia, dopo essere riusciti a scappare dalla tenuta dei Malfoy.
Hermione grazie alle cure e al supporto medico di Fleur, si stava riprendendo dalla ferita fisica e infertale da Bellatrix Lestrange.
Nonostante ciò, era schiva e silenziosa, come se la luce di cui aveva sempre brillanto si fosse affievolita.

Numerosi furono i tentativi del rosso di scacciare via la malinconia che la pervadeva, e altrettanti furono stati i fallimenti nel riuscire a farlo,  o meglio nell’ottenere risultati migliori di qualche sorriso tirato in seguito ad una delle sue battute.

Era andato nella stanza di lei a tentare per l’ennesima volta di parlarle, di cercare di capire cosa la tormentasse. Ma inaspettatamente non c’era.
Dopo una panoramica nella casa, la trovò poco fuori da essa seduta sulla spiaggia.
Avvicinandosi, il frusciò provocato dal suo passo attraverso i granelli la fece voltare, portandola ad infilare bruscamente il braccio nel cappotto che fino a poco prima aveva solamente adagiato sulle spalle.

Il ragazzo non facendo troppo caso a quel gesto e si andò a sedere accanto a lei, sapendo di poterlo fare senza dover necessariamente chiederle il permesso.

Hermione gli fece un lieve sorriso, come a celare ciò che ormai la turbava da tempo.

Fu così che lui a prese la parola. «Sono entrato in camera tua ma non ti ho trovata lì.»

«Beh, sono qui. Dovevi dirmi qualcosa?» rispose tentando di mostrare normalità e leggerezza.

«No, nulla di particolare. Solo che…» si incupì tutto d’un tratto, indeciso se essere o meno sincero. «…sono preoccupato per te Hermione.»

Un lampo di sorpresa, dispiacere e gratificazione attraversò la ragazza «Preoccupato? Ron io sto bene, non c’è motivo per cui tu debba esserlo.»

«Sei… diversa. C’è qualcosa di diverso in te, sei cambiata.» ammise mestamente lui, lasciando la sua interlocutrice sempre più presa alla sprovvista.

«Io… ho forse detto o fatto qualcosa che…»

«Non si tratta di qualcosa in particolare. Non hai fatto nulla di sbagliato è solo che… sento che c’è qualcosa di diverso in te. Ti conosco da sette anni, non credo di stare parlando a vanvera.»

Un silenzio calò sui due, che si guardavano a disagio ma in modo insistente. «Mi sento sporca, Ron.» ammise lei, quasi in un sussurro.

«Sporca?»

«Il fatto di essere una mezzosangue non mi è mai pesato. Si all’inizio le prese in giro di Malfoy mi ferivano, è vero. Ma poi crescendo ho capito di non avere niente di meno degli altri, e senza peccare di presunzione ho capito di riuscire anche a superarli per abilità a volte.»

«Hermione le cose che hai detto sono vere. Sei una strega brillante, la migliore del nostro anno e non mi stupirei se lo fossi di tutta Hogwarts! Che diavolo significa che ti senti sporca?!» disse lui con naturalezza, tanta al punto da far arrossire lei, che appena ottenuto un minimo di contenimento, riprese a spiegarsi.

«Quello che Bellatrix mi ha fatto è stato…» un singhiozzo la scosse, facendole abbassare lo sguardo tentando di trattenere le lacrime.
Senti il braccio di lui avvolgerla, senza farsi pregare poggio il capo nell’incavo della sua spalla, tenendo la mano sul petto di lui, quasi a volersi coprire il volto.

Rimasero in quella posizione finchè i singhiozzi e i tremiti di lei cessarono quasi del tutto, e senza muoversi, riprese a parlare. «Mi sento marchiata come un animale da macello, Ron. Segnata con un odio e un disprezzo talmente grande verso di me, che lo sento pervadermi ogni giorno, ogni istante. E questa dannata cicatrice non fa che ricordarmelo continuamente.»

«Fleur non riesce a…?»

«E’ stato inciso con la magia, come la ferita all’orecchio di George. Non può essere curato.» affermò rassegnata lei, sentendo aumentare la stretta di lui intorno alle sue spalle.

«Hermione non tenermi fuori da tutto questo… dolore che stai provando. Non farlo mai più ti prego. Gia il vederti in questo stato senza poter fare nulla mi… mi uccide.» la supplica di lui toccò le corde più profonde del suo cuore.

La ragazza si sollevò dalla sua spalla, abbandonando tutto il calore che l’aveva circondata fino a quel momento. Scontrandosi con lo sguardo stanco del ragazzo, che continuava a tenerla stretta accanto a se.
Fu un attimo, naturale come un soffio di vento che muove appena i granelli di sabbia che li circondavano, le loro labbra si incontrarono con una dolcezza e una spontaneità che aveva del perfetto.

«Voglio vedere la tua cicatrice.» disse improvvisamente lui, facendo liberare la ragazza dall’abbraccio.

«Cosa? No io non…»

«Perfavore Hermione»

«Ron tu mi guardi in un modo che… l’hai sempre fatto. Mi hai sempre guardato in un modo che mi fa sentire… speciale.»

Il ragazzo di rimando arrossì vistosamente, pur trattenendo la sua espressione seria e risoluta in volto.

«Non cambierò il modo con cui ti… guardo. Pensi che vedere quella cicatrice mi faccia provare repulsione verso di te? È questo ciò che pensi? Perché se-…»

Mettendogli una mano sulla bocca bloccò quel crescente senso di rabbia che vedeva nascere in lui.

«Non lo penso.» iniziò a sfilare una manica del cappotto, mostrandogli infine l’avambraccio inciso dalla pazzia di Bellatrixe. «Sono io che provo repulsione per me stessa.»

Cercando di non dare peso a quell’ultima frase, il ragazzo le prese il braccio, vedendola visibilmente tesa.

Si chinò su di lei, baciandole lievemente l’ultima lettera che compariva su quella candida pelle.

Lo stupore e l’imbarazzo si impadronirono della ragazza mentre lo osservava sfiorarle con le labbra l’intera parola che la marchiava, per poi terminare quella scia di baci nel palmo della sua mano, rincrociando infine lo sguardo con lei.

Il modo in cui lui la guardava non era affatto cambiato, e se possibile Hermione avrebbe giurato che fosse ancora più intenso e carico di prima.

-

Quella sera, erano tornati insieme alla Villa per cena, con una luce diversa negli occhi che tutti i presenti scorsero, seppur senza indagare oltre.
Da quel momento però, non c’erano state altre occasioni nemmeno per parlarsi.

Erano passati due giorni, più volte Hermione aveva provato ad avvicinarsi a lui, e più volte si era scontrata con la distrazione o la freddezza del ragazzo che sembrava far di tutto pur di non rimanere da solo nella stessa stanza con lei.

Stanca di quella situazione, era decisa a parlargli anche contro la volontà di lui. Se reputava un così grande errore ciò che era successo tra loro, doveva almeno trovare il coraggio per dirglielo in faccia invece di continuare ad evitarla.

Si diresse decisa verso la stanza di lui, soffermandosi però a pochi passi dalla porta udendo strani rumori.

Sentì mugugni di dolore trattenuti provenire dalla sua voce, oggetti cadere e tonfi sordi. Stava per approfondire il tutto entrando, quando sentì una seconda voce provenire da dietro quella porta.

«Sei sicuro vuoi continuare? E’ una cosa alquanto stupida.»

«Proprio perché lo è l’ho chiesto a te, Harry non mi avrebbe mai dato retta. Continuiamo, perfavore Luna.»

Un’espressione di stupore comparve sul volto di Hermione, che diavolo stavano facendo? Cosa nascondevano?

Senza rifletterci ulteriormente, apri di scatto la porta trovando Il ragazzo in piedi, girato verso un fianco e col viso imperlato dal sudore e dal dolore.
Davanti a lui vi era Luna, che con fare tranquillo agitava la bacchetta facendo levitare un libro da sopra l’armadio fino alle sue mani. «Visto? I gorgosprizzi sono sempre in agguato.» voltandosi poi verso Hermione «Non trovi anche tu?».

Lasciò la stanza lasciando soli i due.
Hermione si voltò verso di lui, completamente incapace sul cosa estrapolare da tutto ciò. «Ma cosa… che?»

«Sai com’è Luna» disse lui evasivo, sistemandosi la camicia e infilandosi il maglione, continuando a darle le spalle. «Chi la capisce è altrettanto fuori di testa.» concluse dirigendosi verso il corridoio, ma vedendosi sbarrata la strada dall’esile corpo della ragazza.

«Ora sei tu che mi stai evitando.» affermò intristita lei.

«Evitando? Sono solo un po pensieroso, c’è tutto questo da fare sul piano di Harry per entrare alla Gringott.»

«Anche io ti conosco da sette anni Ronald Wesley.»

La voce di Fleur, che li intimava a scendere a mangiare salvò in calcio d’angolo il ragazzo che colse al balzo la palla scendendo velocemente al piano inferiore. Lasciandola li, piena di dubbi e ferita sempre maggiormente da quel comportamento.

-

I giorni successivi la situazione rimase invariata. Vedendolo gli si era avvicinata, prendendolo per un braccio intimandogli di voltarsi, ma ciò che ricevette fu uno scatto secco di lui che si allontanò dalla presa di lei, affermando chissà quale impegno fasullo che aveva da fare.

Da quel giorno non aveva più provato a parlargli tanto era il dolore e la rabbia che sentiva dentro. Presa in giro, ecco come si sentiva.

Riflettendo tra le coperte del suo letto, una notte sentì dei lamenti soffocati di dolore provenire sempre dalla stanza di lui.
Stavolta aprì lentamente la porta, facendo in modo di vederlo un attimo prima che si accorgesse della sua presenza.

Era seduto sul bordo del letto, e girandosi le permise di vedere che aveva la bacchetta in mano, che ovviamente poggiò non appena la vide.

«Cosa… hai bisogno di qualcosa?» chiese, tentando di celare qualcosa.

La ragazza senza dire nulla, si richiuse la porta alle spalle e si avvicinò al bordo del letto dove era seduto lui, appena illuminato dalla lampada sul comodino. Il ragazzo di sistemò il pigiama poco prima di ritrovarsela accanto.

«Di cosa ho bisogno? Che tu mi dica cosa diavolo pensi Ronald!»

Il rosso rimase in silenzio di fronte all’improvviso sfogo di lei.

«Mi hai… mi hai chiesto di non tagliarti più fuori, ma ora sei tu che lo stai facendo con me. E voglio che almeno tu abbia il rispetto per me di dirmi in faccia ciò che pensi. Sia che quel… quel bacio sia stato un errore per te, sia che ciò che pensi è che il vedermi la cicatrice mi abbia messo in una luce diversa ai tuoi occhi.» concluse lei tutto d’un fiato.

«Hermione ma che… che dici?»

«Cosa dico?! Che se ti faccio schifo dovresti comportarti da uomo e dirmelo in faccia invece di dimostrarti schifato se ti sfioro appena.»

La ragazza si voltò, e lui conoscendola capì che lo faceva perché odiava mostrarsi debole agli occhi di chiunque.

Lo sentì alzarsi dal letto, si voltò e lo trovò intento a sbottonarsi i bottoni della camicia del pigiama.

«Ma c-che stai facendo?»

La domanda di lei ebbe presto una risposta vedendo il corpo di lui ormai privo della maglia. Profondi tagli si facevano strada lungo entrambe le braccia di lui.

La ragazza sbarrò gli occhi, e quasi automaticamente sfiorò con le dita una delle incisioni più massicce. «Cosa significa?! Cosa diavolo hai fatto?!»

«Sapevo ti saresti arrabbiata per questo volevo aspettare di finire… però credo che vada bene così. Non credo di riuscire a imparare meglio.»

Il volto di lei era sconcertato, non riuscendo a spiegarsi il perché di tutto quello.

«Mi sono documentato e… è vero che non si possono curare ferite magiche, però è anche vero che esiste un incantesimo che possa… diciamo coprirle all’occhio umano. È magia avanzata, roba seria da cervelloni e-…»

Improvvisamente tutto le fu chiaro. «Tu hai… ti sei procurato da solo quei tagli per… impararlo…?»

«Ecco no… ho chiesto a Luna di farlo. I tuoi non sono così superficiali e da solo non riuscivo a controllare la bacchetta mentre lo facevo…» il ragazzo si trovava in uno stato di evidente disagio, ma continuò ugualmente. «…però ascolta! Io credo di essere in grado di farlo anche su di te adesso. Non pensare che sia perché mi fai schifo o quelle baggianate che vai dicendo. So che anche non avendo la cicatrice resterà ciò che è successo… però si insomma, non avrai un promemoria su te stessa che te lo ricordi continuamente no? Si io, credo di essere in grado. Anzi so di esserlo e se tu mi permett-…»

Un suono sordo rimbombò nella stanza.
La ragazza con la mano ancora alzata nel vuoto e gli occhi inondati di lacrime.
Il ragazzo che ti teneva incredulo la guancia che diventava via via sempre più rossa.

«Io… credevo che ne saresti stata contenta…»

«Contenta?! Di cosa Ronald?! Del fatto che ti sei ferito per colpa mia, che hai provato e provi tuttora dolore appena ti muovi o che mi hai ignorata per giorni facendomi pensare le più assurde teorie?!»

«Hermione lo so che il metodo è un po’ anticonvenzionale, però ti assicuro che funziona. So che posso riuscirci e se-…»

«Oh, stai zitto per Merlino!»

Prendendogli il volto tra le mani, lo trascinò bruscamente verso il basso, facendo unire le sue labbra alle proprio in un bacio che era del tutto diverso dal primo.
Il ragazzo dapprima disorientato dal comportamento contraddittorio di lei, rispose con entusiasmo spazzando del tutto via teorie su possibili repulsioni o sbagli passati.

Se Hermione gli permise di farsi coprire la cicatrice? Questo non lo so, ciò che è certo è che quelle incisioni ormai, non erano legati solo ricordi dolorosi.

 

 

   
 
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