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Autore: Sun86    12/03/2011    2 recensioni
Akane vince una borsa di studio e si trasferisce con sua sorella Nabiki all'altro capo del Giappone per frequentare l'università.
Ranma non prenderà molto bene la cosa, tuttavia dopo le prime incomprensioni tra i due inizia un'assidua corrispondenza, che porta i due ragazzi a compiere una svolta decisiva nel loro rapporto. Ma l'ennesima intromissione di qualcuno complicherà drasticamente le cose.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dear Ranma 
 

Prologo:


Nerima, 2001

Cos'é la felicità?
Cosa significa diventare adulti?
C’è stato un tempo in cui credevo di conoscere la risposta: diventare il combattente più forte del Giappone e, perché no, magari anche della Cina. Nella mia vita ho sempre avuto un solo scopo, non mi bastava essere forte, riuscire a sconfiggere facilmente i miei avversari o, apprendere prima di tutti gli altri, tecniche potenti da far tremare il paese. No, io volevo essere il migliore. Il numero uno. L’imbattibile.
Per questo, mio padre mi ha sottratto dalle braccia di mia madre quando ancora non ero neanche in grado di reggermi in piedi da solo, per questo ho girato mezzo oriente per imparare a lottare, per questo sono andato fino in Cina a nuoto, per questo non ho mai avuto una casa fissa, degli amici o dei punti di riferimento. Per questo cinque anni fa, nonostante l’idea non mi andasse giù per niente, ho accettato il fidanzamento con la figlia del migliore amico di mio padre. Il loro unico scopo era assicurare una palestra alle nostre scuole di arti marziali indiscriminate e, per questo non ho mai permesso a nessuno di entrare nel mio cuore ed interferire con i miei allenamenti.
Qualcuno una volta mi disse che il mio mondo si limitava alle sole arti marziali, quella stessa persona in seguito mi disse che queste erano per me, il solo modo per esternare il mio narcisismo.
Molti di quelli che ho incontrato lungo il mio percorso, mi hanno spesso etichettato come arrogante, sbruffone, immaturo, presuntuoso… spesso sono stato definito superficiale e insensibile, non meno di rado sono stato accusato di essere uno squallido approfittatore, che utilizza anche la cosa che più odia al mondo, la propria maledizione, per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, tutti questi gentili epiteti sono veri. Ho approfittato, spesso e volentieri, dei sentimenti non ricambiati che le ragazze provavano per me, anche per un effimero spuntino. Le ho messe talvolta l’una contro l’altra, per ottenere da quella disputa tutto ciò che avrei potuto ricavarne di utile, a volte si può dire mi sia messo quasi all’asta per il miglior offerente. Sebbene spesso abbia criticato l’atteggiamento sprovveduto e squallido di mio padre, che mi ha promesso in sposo all’intero Giappone, altrettanto spesso ho finito con il comportarmi nello stesso identico modo, calpestando la mia stessa dignità personale.
Come dimenticare, tutte le volte che mi sono trasformato in ragazza solo per farmi offrire un gelato, o la volta che ho baciato, seppur con le labbra ricoperte da quattro strati di scotch, Tatewaki Kuno, per cercare di vincere un maledetto viaggio in Cina, o peggio ancora, quando mi sono fotografato da solo in biancheria intima femminile, per incastrare il vecchio maniaco Happosay. Chi mi ha etichettato bugiardo, squallido e approfittatore, né ha avuti di episodi su cui basarsi. Ciò che mi chiedo tuttavia ora, è come mi vedo io? Che etichetta do a me stesso? Tutto quello che ho fatto nella mia vita a cosa è servito? Né è valsa la pena? Ora che ho raggiunto il mio scopo, sono felice?
Vorrei poter rispondere ad almeno una di queste domande, ma tutti sanno che non sono mai stato bravo a dare risposte, nemmeno a me stesso. Forse è per questo che sono qui, sdraiato sotto un cielo pezzato di stelle a riflettere sul significato della mia esistenza.
È quasi mezzanotte ormai, so che in questo momento una ragazza delusa e amareggiata in qualche parte del Giappone, starà sicuramente preparando le sue cose per tornare a casa. Aveva sperato per anni in un ritorno diverso, lo so, ma quando mai Ranma Saotome soddisfa le aspettative delle persone?
So di essermi comportato molto male nei suoi confronti, l’ho ferita in ciò che aveva di più caro, le ho chiesto fiducia e l’ho pugnalata alle spalle nel peggiore dei modi, il più subdolo e meschino che un uomo possa anche solo pensare.
So che ora mi odia con tutta se stessa, molto probabilmente al suo ritorno, toccherà a me partire. Quel che resta della mia coscienza mi urla di andar via subito e risparmiarle l’umiliazione di trovarmi ancora qui, ma non posso, non ancora, non prima di averle parlato un ultima volta. Mi sono innamorato di lei mentre eravamo insieme e poi ancora di più durante gli anni in cui siamo stati separati. La nostra storia si divide in tre: un inizio, una parte centrale e una fine. E sebbene sia questo il naturale svolgimento di tutte le storie, non riesco ancora a credere che la nostra non continuerà in eterno.
Penso a queste cose e, come al solito mi torna in mente il periodo che abbiamo trascorso insieme. Mi ritrovo a rammentare com’è cominciata, perché quei ricordi sono tutto ciò che mi resta.


 

   
 
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