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Autore: Emily27    12/03/2011    3 recensioni
Era vestita... da Babbo Natale! Beh, un Babbo Natale alquanto femminile... Indossava un vestitino rosso con i bordi di pelliccia bianca, sbracciato, che le arrivava a metà coscia. Non potei impedire ai miei occhi di posarsi sulle sue lunghe gambe coperte da velatissime calze nere, slanciate da un paio di stivali dal tacco altissimo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHRISTMAS DREAM

 

Mi trovavo nel mio soggiorno comodamente seduto sul divano, sulle ginocchia tenevo il portatile e stavo controllando il rapporto stilato quella mattina. Decisi di riscriverne alcune parti e mentre riflettevo su come impostarle posai lo sguardo sul grande albero di Natale nell'angolo accanto alla finestra, sorrisi pensando a quando io e Jack l'avevamo addobbato insieme tra le gioiose risate del mio bambino. Riportai l'attenzione al rapporto e avevo appena scritto due righe quando sentii suonare alla porta, così mi alzai per andare ad aprire domandandomi chi potesse essere visto che non aspettavo nessuno. Con mia grande sorpresa mi trovai davanti l'agente Prentiss.
Ciao...” la salutai facendola entrare.
Ciao Aaron” fece lei con un sorriso enigmatico che mi rese perplesso quanto il fatto che mi avesse chiamato per nome. Mi chiesi quale fosse il motivo che l'aveva condotta da me, senza riuscire a formulare ipotesi a riguardo. Visto che se ne stava immobile al centro del soggiorno senza dire una parola la invitai a togliersi il cappotto ed accomodarsi sul divano. Non fece né l'uno né l'altro.
Tra poco sarà Natale ed io volevo darti il mio regalo” spiegò venendomi vicino. Almeno mi aveva fatto sapere la ragione della sua visita.
Grazie...” dissi stupito e un po' in imbarazzo, in quanto non mi ero mai scambiato regali con i componenti della mia squadra e ovviamente io non le avevo preso nulla.
Mi aspettavo che tirasse fuori un pacchetto dalla tasca o dalla borsa, invece gettò a terra quest'ultima e si tolse il cappotto facendoselo scivolare lentamente di dosso, lasciandomi a bocca aperta. Era vestita... da Babbo Natale! Beh, un Babbo Natale alquanto femminile... Indossava un vestitino rosso sbracciato con i bordi di pelliccia bianca, che le arrivava a metà coscia. Non potei impedire ai miei occhi di posarsi sulle sue lunghe gambe coperte da velatissime calze nere, slanciate da un paio di stivali dal tacco altissimo.
Prentiss... Cosa significa...?” domandai a disagio.
Dai, lo sai...” rispose lei per poi mordersi il labbro inferiore in modo seducente e avvicinarsi maggiormente a me.
Il mio primo istinto fu quello di allontanarla, ma la mia collega mi passò le mani dietro la nuca e portò il suo viso a pochi centimetri dal mio. Il suo sguardo mi catturò per un attimo, facendomi desistere dal mio intento.
Hai da sempre sperato che accadesse” affermò con sicurezza.
Scossi la testa prendendole le mani e abbassandogliele, turbato dal suo comportamento.
Io... Non so cosa ti prende... E' una situazione assurda, non mi sembra il caso...” dissi confuso.
Prentiss sorridendo mi prese entrambe le mani e iniziò a tirarmi verso il divano, senza staccare gli occhi dai miei. Io opposi resistenza, ma forse senza abbastanza convinzione, perchè tra le mie troppo deboli proteste ci ritrovammo alla meta da lei prefissata.
Forse è meglio che tu te ne vada...” provai ancora a dire, anche se quelle parole erano dettate soltanto dalla ragione.
Non credo sia ciò che desideri davvero in questo momento...” sostenne Prentiss infilandomi le mani sotto al maglione, il calore delle quali riuscii a sentire attraverso la stoffa della camicia. Lentamente mi tolse il pesante indumento ed io incredulo di me stesso non glielo impedii. Mi spinse indietro a sedere sul divano, poi si mise a cavalcioni su di me e a quel movimento il vestito le salì mettendo in mostra le sue gambe per intero. Si raddrizzò sulla schiena sporgendo verso di me la generosa scollatura, dove il suo seno faceva capolino fra la candida pelliccia per attirare il mio sguardo. Deglutii, intanto che le mie ultime difese crollavano come un castello di carte. Prentiss sprigionava sensualità da tutti i pori e il mio cuore prese a battere più forte quando iniziò a sbottonarmi la camicia con estrema lentezza, poi una volta che ebbe finito l'aprì scoprendo il mio petto, che sfiorò con le sue lunghe unghie smaltate di rosso fuoco, come quello che in quel momento divampò in ogni fibra del mio corpo. La mia audace collega si abbassò sul mio orecchio e lo morse delicatamente provocandomi un brivido di eccitazione.
Emily...” riuscii a mormorare sopraffatto da quelle forti sensazioni.
Le mie mani si fecero strada sulle sue gambe che accarezzai avidamente, lei mi sorrise maliziosa per poi slacciarmi la cintura dei pantaloni con gesti decisi.
Tu mi vuoi, mi hai sempre voluta... E lo stesso è per me” disse guardandomi intensamente con gli occhi colmi di desiderio.
A quel punto non resistetti oltre e passandole una mano fra i capelli l'attirai verso di me, per baciare le sue labbra morbide che ricambiarono la mia passione. Sì, la volevo. Oddio quanto la volevo...
Mi lasciai andare completamente, intanto che Emily mi levava la camicia facendola volare sul pavimento ed io facevo lo stesso col suo vestito, quindi le mie mani poterono finalmente accarezzare la sua pelle nuda, mentre sentivo le sue muoversi sulla mia schiena. Era fantastico godere di tutto quello... Finchè udii un suono in lontananza, forse la suoneria di un cellulare, che ovviamente decisi di ignorare, ma che si faceva sempre più forte, più forte...

 
Mi destai al suono insistente della sveglia, con il cuore che mi batteva forte e le coperte scomposte. Mi resi conto che ciò che avevo appena vissuto non corrispondeva alla realtà e provai una forte delusione, quella tipica che accompagna il risveglio dopo aver fatto un bel sogno. Restai a letto ancora per qualche minuto, leggermente disorientato, poi mi alzai e mi recai in bagno dove feci la doccia e mi rasai, quindi tornai in stanza, senza riuscire a scrollarmi di dosso lo strano turbamento che quel sogno mi aveva lasciato. Prentiss vestita da Babbo Natale che mi saltava addosso era di certo una situazione buffa e surreale, che mi faceva sorridere, a sconvolgermi era ciò che avevo provato, la voglia di lei, la passione che aveva suscitato in me. Mi era sembrato tutto talmente reale da poter avvertire ancora quelle sensazioni.
Una volta che mi fui vestito misi le ultime cose dentro al borsone da viaggio, presi il cappotto e uscii dalla camera d'albergo. Mi trovavo a Minneapolis dove avevamo seguito un caso e il ritorno a Washington era previsto per il primo pomeriggio. Era la Vigilia di Natale, così dopo essere passati in ufficio per le ultime pratiche tutti saremmo stati liberi di raggiungere i nostri cari per festeggiare.
Svoltato l'angolo del corridoio vidi Prentiss che aspettava l'ascensore e mi bloccai.
Buongiorno Hotch” mi salutò sorridente quando poi la raggiunsi.
Ciao, dormito bene?” le domandai in un tono forse troppo disinvolto, che doveva servire a nascondere l'ingiustificato imbarazzo che mi aveva colto, come se ciò che avevo sognato fosse realmente accaduto. Mi rimproverai e cercai di riscuotermi, dicendomi che gli strascichi di quel sogno sarebbero poco a poco svaniti.
Benissimo, grazie” rispose lei. “Adesso non vedo l'ora di fare colazione.”
Le feci un breve sorriso, poi le porte dell'ascensore si aprirono davanti a noi e vi salimmo, mentre Rossi arrivava di corsa e saltava dentro all'ultimo momento.
Buongiorno ragazzi!” disse allegramente.
Quanta agilità di prima mattina” commentò Prentiss.
Visto... Prendete esempio da un vecchio agente” fu il consiglio di David.
Magari dopo aver messo qualcosa sotto i denti, vero Hotch?”
Certo” convenni, attribuendo alla fame la causa della morsa allo stomaco che mi tormentava.
A colazione mi sedetti volutamente lontano dalla collega protagonista del mio sogno, contando che gli effetti di quest'ultimo sparissero più in fretta. Mangiammo muffins e pancakes con sciroppo d'acero mentre un loquace Reid teneva banco, poi raggiungemmo l'aeroporto dove ci attendeva il jet. Salimmo e presi posto accanto al finestrino, sperando che Prentiss non si sedesse vicino a me, anche se trovavo assurdo che un sogno potesse condizionarmi fino a quel punto. Purtroppo le mie speranze furono vane, perchè lei si accomodò proprio di fronte a me, per di più gli altri si misero dall'altra parte del corridoio e alle nostre spalle, così che noi restammo da soli.
Quando il jet fu decollato Prentiss prese un libro dalla borsa ed io il mio portatile. Provai a concentrarmi sui documenti che avevo aperto, ma inevitabilmente il mio sguardo continuava a cadere su di lei, intenta nella lettura. Osservai il suo volto, la sua bocca, le sue mani e la morbida curva del suo seno, ben visibile attraverso il maglioncino attillato. All'improvviso mi ritrovai catapultato nel sogno. La rividi a cavalcioni su di me, potei quasi sentire le sue unghie che sfioravano il mio petto, le sue labbra sulle mie, il calore della sua pelle sotto le mie mani. Mille brividi attraversarono il mio corpo ed il ritmo del mio respiro si fece più veloce, come se mi mancasse l'aria.
Ti senti bene?” mi domandò Prentiss con aria preoccupata riportandomi alla realtà.
Feci cenno di sì con la testa sentendomi avvampare e abbassai lo sguardo sullo schermo del computer, dove nel frattempo era già entrato in funzione lo screensaver. Cercai di calmarmi. Cosa mi stava succedendo? Non avevo mai pensato ad Emily in questi termini. Ma si sa, i sogni scavano nel nostro inconscio, tirandone fuori gli impulsi più reconditi, i pensieri che non osiamo palesare nemmeno a noi stessi. Forse ciò che provavo era un istinto rimasto nascosto dentro di me a lungo e che ora si era svegliato, un istinto che mi faceva paura ma che allo stesso tempo mi piaceva sentire.
Io vado a prendere del caffè” disse lei chiudendo il libro. “Ne vuoi anche tu?”
Sì, grazie” risposi.
Quando Prentiss fece ritorno con due tazze fumanti come in un flash la rividi vestita di rosso, provocante e sensuale, ed il mio cuore perse un colpo. Mi porse il caffè ed io lo presi facendo bene attenzione a non sfiorare la sua mano. Bevvi, per fortuna ritrovando un minimo di autocontrollo.
Sorpresi Emily a fissarmi e mi sembrò di cogliere nel suo sguardo lo stesso lampo di desiderio che aveva illuminato i suoi occhi in quel sogno, che ormai era diventato il mio eccitante incubo. No, mi sbagliavo, non mi stava guardando così, non poteva essere, me lo stavo soltanto immaginando.
Che cosa farai domani?” mi domandò forse nell'intento di iniziare una conversazione.
Io e Jack festeggeremo con mia cognata e la sua famiglia, e tu?”
Sarò da mia madre, sperando che non abbia invitato tutti quanti i parenti, i Prentiss sono numerosi.”
Noi saremo in pochi, potresti mandarne qualcuno là” proposi in vena di scherzare.
Oh... E' meglio per voi di no” disse lei scuotendo la testa.
Allora resta una sola cosa da fare, lasci tutti a tua madre e vieni tu.”
Grazie, studierò un piano di fuga” decise lei mettendosi a ridere.
Ovviamente era stato tutto detto per gioco, ma in fin dei conti non mi sarebbe dispiaciuto trascorrere il Natale con Emily, soprattutto se si fosse presentata a casa di mia cognata con quel vestito rosso...

 
Nelle prime ore del pomeriggio eravamo già in ufficio, intenti ognuno nel proprio lavoro, a parte il sottoscritto. Sfogliavo distrattamente i documenti di un fascicolo senza riuscire a concentrarmi, ma la cosa non destava la mia preoccupazione. Io, severo capo della BAU, sempre ligio al dovere, per una volta avevo deciso di lasciarmi trasportare dalle emozioni, lì sul posto di lavoro, dove di solito non mi concedo distrazioni. Avevo smesso di cercare di non pensare a ciò che avevo sognato ed alle sensazioni che aveva suscitato in me.
Mi alzai e mi avvicinai alla vetrata del mio ufficio per guardare Emily nell'openspace. Emily, così nei miei pensieri ormai la chiamavo, con il suo nome di battesimo, come personalmente avevo fatto una volta o due da quando lavoravamo insieme. Mi sembrava di essere un liceale che sbircia da lontano la donna dei suoi sogni, creandosi mille idee in testa. In effetti era ciò che stavo facendo, mentre immaginavo come avrebbe potuto continuare il sogno... Maledissi la sveglia.
Vidi Emily, Reid e Morgan iniziare a mettere in ordine le scrivanie e Rossi recarsi da loro nell'openspace, dove avevamo deciso di trovarci prima di andare via per farci gli auguri e assaggiare i dolcetti che Garcia ci aveva promesso in vivavoce il giorno prima. Dopo aver chiuso il fascicolo su cui non avevo concluso niente e averlo riposto in un cassetto raggiunsi i miei colleghi.
Morgan stava calcando in testa a Reid un berretto da Babbo Natale sbucato da chissà dove, mentre il ragazzo si esibiva in una buffa espressione.
“Vi porterò tanti bei doni” disse facendo la voce grossa e provocando le nostre risate.
“Sei troppo giovane per il mestiere di Babbo Natale, io vedrei meglio lui” sostenne Derek indicando David, il quale replicò: “Va bene, ma sappi che a te non arriverà nessun regalo.”
Emily prese il berretto a Reid e se lo mise.
“Che ne dite di un Babbo Natale donna? L'avete mai visto?”
Beh, se era per quello io l'avevo già visto e non mi era dispiaciuto affatto, pensai, intanto che lei si voltava verso di me per farsi vedere, inclinando la testa di lato e facendomi un sorriso. La guardai incantato. Se avessi saputo di stare vivendo soltanto un sogno l'avrei presa d'impeto fra le braccia e l'avrei baciata, ma quella era la realtà, così mi limitai a sorriderle a mia volta.
In quel momento arrivò JJ.
“Ehi, non dovevano esserci i dolcetti di Penelope?” disse delusa accorgendosi che ancora mancavano.
“Stanno arrivando!” esclamò Garcia giungendo con un grande vassoio colmo di biscotti che posò sulla scrivania di Morgan tra i nostri entusiasti commenti. “Quelli fatti a stella sono al cioccolato e quelli a forma di abete alla cannella, fatevi sotto!”
Non ce lo facemmo ripetere due volte e ci avventammo su quelle dolcezze che si rivelarono squisite.
“Brava Garcia, sono buonissimi” mi complimentai seguito dagli altri.
Nel vassoio erano rimasti pochi biscotti e decisi di prendere l'ultimo alla cannella, quando anche Emily nel medesimo istante allungava la mano verso di esso, andando inevitabilmente ad appoggiarla sulla mia. Potrà sembrare esagerato dire che avvertii una scossa, ma fu proprio ciò che mi sembrò di sentire a quel contatto.
“Sei arrivato prima tu, quello è tuo” mi concesse lei prendendo quindi una stella al cioccolato.
Emily mi piaceva, mi attraeva in modo irresistibile, ormai l'avevo scoperto.
Finiti i biscotti restammo lì ancora per un po' in un clima festoso, godendoci quei momenti di allegria, dato che la maggior parte delle volte in cui siamo tutti insieme non sono occasioni in cui divertirsi.
Dopo andai in ufficio a prendere le mie cose e riattraversai l'openspace per dirigermi all'uscita. Erano già andati via tutti, soltanto Emily stava ancora indugiando vicino alla sua scrivania. Quando mi vide arrivare si incamminò insieme a me verso l'ascensore. Che mi stesse aspettando? No, stavo già viaggiando troppo con la fantasia. Scendemmo al piano terra conversando allegramente.
“Quando ero piccola la notte della Vigilia mi alzavo di nascosto per andare ad aspettare Babbo Natale vicino al camino” mi raccontò. “Immancabilmente i miei genitori mi trovavano lì addormentata e alla mattina mi svegliavo nel mio letto, delusa per non averlo visto.”
“Io una volta rivelai a mio fratello che Babbo Natale non esisteva, era ancora piccolo e per lui fu un colpo” dissi sorridendo a quel ricordo.
“Poverino, deve essere stato un trama” commentò ridendo anche lei.
“Forse fu più traumatica la sgridata che i miei fecero a me...”
Arrivammo nell'atrio ed io aprii il portone, accorgendomi che stava nevicando.
“E' magnifico!” esclamò Emily guardando gli enormi fiocchi bianchi scendere leggeri.
Restammo un po' sulla soglia ad osservare la neve che iniziava ad imbiancare ogni cosa, poi ad un certo punto alzammo contemporaneamente gli occhi sullo stipite della porta, dove un bel ramo di vischio era stato messo in quella posizione strategica. Noi eravamo proprio sotto di esso ed io ero ben conscio della possibilità che ciò comportava.
I nostri sguardi si incontrarono e provai il bisogno incontrollabile di baciare Emily, sentendomi nuovamente percorrere da caldi brividi al solo pensiero. La cosa più sorprendente era che lei mi stava guardando come se non stesse aspettando altro, questa volta non poteva essere soltanto il frutto della mia immaginazione.
A quel punto fui assalito da dubbi e paure. Il sogno che avevo fatto era stato molto eccitante, come ogni volta che in quella giornata vi ero tornato con la mente, ma quella era una situazione reale e tutto era più difficile, anche se mi domandavo se fosse giusto rinunciare a quella occasione, consapevole che un momento così perfetto avrebbe potuto non ripetersi, però se l'avessi baciata quali sarebbero state le conseguenze, cosa sarebbe successo dopo, quale significato avrebbe avuto per noi? Forse era meglio non cedere a quell'irresistibile tentazione, avrei dovuto soltanto augurarle buon Natale, senza darle quel bacio che avrebbe portato a tutto o a niente. La ragione mi ordinava con prepotenza di non chinarmi su di lei e appoggiare le mie labbra sulle sue. Ma in fondo, perchè non farlo...

 

 

 

  
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