Serie TV > Criminal Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: Emily27    12/03/2011    4 recensioni
E' la continuazione di "Christmas dream".
In quel momento comparve Aaron, il quale mi guardò mostrando quasi più sorpresa della cognata.
“Ciao, come vedi ti ho preso in parola e sono passata...”
Il suo viso parve illuminarsi e sperai non fosse soltanto una mia impressione.
“Hai fatto bene, Emily...”
Emily. Lo aveva detto davvero, quella era una certezza.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
  

QUANDO UN SOGNO DIVENTA REALTA'

 

 

 

 

25 dicembre, sette giorni fa

 
Come avevo immaginato gli invitati al pranzo di Natale a casa Prentiss erano numerosi, tra i miei genitori, zii, cugini ed i loro bambini eravamo una trentina, seduti a tavola nel grande salone arredato in un freddo stile moderno, rallegrato, ma non troppo, da qualche addobbo natalizio. Ovviamente mia madre non si era messa a cucinare per tutte quelle persone, ma aveva richiesto un servizio di catering completo di camerieri che servivano i commensali. I miei genitori sedevano ai capi opposti del tavolo ed io più o meno al centro, circondata proprio dai parenti maggiormente antipatici e snob. I bambini se ne stavano composti senza muoversi, con l'aria di annoiarsi a morte. Benchè si fosse in famiglia l'atmosfera che si respirava era alquanto formale, cosa comprensibile, visto che quasi tutti i presenti si ritrovavano soltanto in occasione delle feste e solo perchè qualcuno, in questo caso mia madre, organizzava il pranzo o la cena di Natale. Persone che si riunivano in nome dell'ipocrisia, il cui unico interesse era quello di mostrare l'auto nuova o i diamanti ricevuti in dono, di mettere il naso negli affari altrui e avere qualcosa di cui spettegolare. Tutti vestivano con abiti firmati e di ottimo taglio, come previsto, così, per evitare fastidiose polemiche con mia madre, mi ero adeguata indossando un elegante vestito rosso, grazioso ma che non teneva abbastanza caldo in quell'ambiente poco riscaldato.
Un cameriere mi posò nel piatto una tartina al caviale di dimensioni ridotte rispetto all'entità della mia fame, ma mi consolai pensando che erano previsti altri dieci antipasti. Un altro cameriere passò a riempirmi il calice con del costosissimo vino bianco italiano, che assaggiai mentre il mio sguardo incontrava quello della figlia diciassettenne di mio cugino Joseph, seduta dall'altra parte del tavolo ma qualche posto più in là. Charlotte, una ragazza molto carina, sbuffò in maniera non molto contenuta e con il labiale mi disse: non li sopporto. Le sorrisi solidale annuendo. Per come la conoscevo potevo immaginare che avrebbe desiderato trovarsi mille miglia lontano da lì, e fra tutte le persone presenti era l'unica alla quale in quel momento mi sentivo vicina, riflettei, mentre osservavo i tre scarni gamberetti affogati in un mare di salsa rosa che mi erano appena stati serviti.
Come va il tuo lavoro all'Unità di Analisi Comportamentale?” mi domandò Meredith, una delle mie cugine, seduta di fronte a me.
Bene, grazie.”
Hai sempre a che fare con assassini, psicopatici, insomma, la gente della peggior specie, mi chiedo come tu possa fare” disse squadrandomi con aria altezzosa.
Anche se era Natale e si doveva essere più buoni decisi di risponderle a dovere.
Basta avere un briciolo di spina dorsale. Non credo che questo lavoro sia adatto a te.”
Meredith non replicò e all'improvviso si mostrò particolarmente interessata al cibo che aveva nel piatto. A continuare ci pensò suo marito il quale si trovava accanto a lei.
Io non farei mai un lavoro del genere, possono accadere cose molto spiacevoli, si è visto cos'è successo alla ex moglie del tuo capo. Al posto suo io avrei immediatamente lasciato l'unità.”
Tu ed il mio capo siete molto diversi, molto...” mi limitai a sostenere trattenendomi dall'esprimergli tutto ciò che pensavo di lui, ed erano cose poco carine. Aaron Hotchner non era neanche lontanamente paragonabile a quell'essere velenoso.
Aaron Hotchner... Ripensai per l'ennesima volta al giorno prima. Avevamo appena risolto un caso a Minneapolis e nel primo pomeriggio avevamo fatto ritorno a Washington. Fin dal mattino Hotch mi era parso strano, soprattutto nei miei riguardi. A colazione si era seduto lontano da me e non mi aveva rivolto la parola, come se avesse voluto evitarmi, poi sul jet l'avevo sorpreso a fissarmi con un'espressione indecifrabile sul viso, al punto che gli avevo domandato se si sentisse bene. La cosa si era ripetuta anche più tardi in sede, quando, mentre sistemavo alcuni fascicoli, l'avevo scoperto ad osservarmi dalla vetrata del suo ufficio. Dopo aver gustato i deliziosi biscotti di Garcia ci eravamo fatti gli auguri, quindi ognuno aveva raggiunto le persone con le quali avrebbe trascorso il Natale. Io mi ero attardata alla mia scrivania, allo scopo di aspettare Aaron. Avevamo raggiunto insieme l'uscita al piano terra, per poi accorgerci che aveva iniziato a nevicare. Eravamo rimasti sulla soglia ad osservare i grandi fiocchi bianchi che scendevano lievi, finchè avevamo sollevato contemporaneamente gli occhi sul vischio sistemato in alto sullo stipite del portone d'ingresso. Ci eravamo guardati e nella mia mente era subito nato il pensiero circa ciò che la tradizione comportava in quel caso. Dall'espressione di Aaron mi era sembrato di capire che lui stesse riflettendo sulla stessa identica cosa. Ero sicura che si sarebbe chinato su di me e mi avrebbe baciata, ciò che sognavo dal giorno in cui ero entrata per la prima volta nel suo ufficio con la scatola delle mie cose. Invece purtroppo non lo aveva fatto. Non lo aveva fatto. Si era limitato ad augurarmi buon Natale e se n'era andato quasi correndo, rischiando di scivolare sulla neve fresca, lasciandomi sola e delusa a guardarlo andare via con la sensazione di aver fatto un bel sogno bruscamente interrotto. Natale, sotto al vischio, con la neve, un momento perfetto, perchè non mi aveva baciata? Ero convinta che avrebbe desiderato farlo ma che all'ultimo si fosse tirato indietro, forse per paura delle conseguenze, di ciò che sarebbe stato poi, o di una mia reazione negativa, invece io non avrei avuto nulla in contrario.
Il pranzo si svolse tra portate non molto abbondanti e chiacchiere riguardanti gli ultimi pettegolezzi dell'alta società o critiche sull'operato dei politici, alle quali partecipai con semplici monosillabi, giusto per educazione, desiderando utopicamente con tutte le mie forze che Aaron venisse a portarmi via da lì. In quel momento lui e Jack si trovavano a casa di sua cognata Jessica, dove, probabilmente scherzando, il giorno prima sul jet mi aveva invitato a raggiungerlo. L'avrei fatto molto volentieri.
Alla fine del pranzo venne servita una misera fetta di torta alla crema, che divorai in pochi secondi sperando in un bis, che con mio disappunto non arrivò. Anche se il pranzo era ormai finito intuii che si sarebbe rimasti a tavola ancora per un bel po' e a quel punto presi in seria considerazione l'idea di andare a casa di Jessica. Idea che a dirla tutta mi frullava in testa da quella mattina. La cognata di Hotch non abitava molto lontano da lì e non si poteva dire fosse proprio una perfetta estranea, in quanto era venuta due o tre volte in ufficio con Jack e in quelle occasioni avevamo anche scambiato due parole, quindi pensai che non avrebbe avuto nulla in contrario se mi fossi presentata a casa sua, solo per un veloce saluto ad Aaron, s'intendeva. Così mi alzai da tavola e annunciai che me ne andavo, salutai tutti, in particolare i miei genitori, per poi incrociare lo sguardo supplichevole di Charlotte che mi comunicava: portami via con te, al quale risposi con uno colmo di dispiacere e comprensione. Mi diressi all'uscita tra gli acidi commenti bisbigliati da alcuni, che non mi toccarono minimamente. Mia madre mi venne dietro.
Cara, so che non ami tutto questo, ma te ne vuoi andare a casa dove sarai tutta sola?” mi domandò mentre prendevo il mio cappotto dal grande armadio nell'ingresso e me lo mettevo.
Non vado a casa” mi sentii di confessarle. “Passo a salutare Hotchner che si trova da sua cognata.”
A quelle parole il volto di mia madre si illuminò e un sorriso complice si disegnò sulle sue labbra. Doveva aver tratto le sue conclusioni e a quanto pareva avevo la sua approvazione. La salutai e mentre già stavo uscendo lei aggiunse: “Ti voglio bene Emy.”
Anch'io mamma.”
Gliene volevo molto.

 
Aveva nevicato per buona parte della notte, ma visto che a Washington il servizio spazzaneve funziona discretamente, le strade erano state rese praticabili già da quella mattina. Guidai lentamente verso la casa di Jessica ammirando la neve che ricopriva ogni cosa che mi circondava, nel sole quasi calante di metà pomeriggio. Quando arrivai a destinazione parcheggiai lungo la strada, restando poi in macchina afferrata dal dubbio di aver fatto davvero bene a passare a salutare Aaron, ma ormai ero lì e tanto valeva andare fino in fondo, così scesi dall'auto e mi diressi verso la graziosa villetta a due piani della cognata di Hotch. Attraverso un vialetto ben ripulito dalla neve raggiunsi la porta d'ingresso e suonai il campanello. Venne ad aprirmi proprio Jessica e dalla sua espressione capii che dovevo essere l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere.
Salve Emily...”
Buongiorno Jessica, spero di non disturbare, sono qui solo per fare un veloce saluto ad Aaron, visto che mi trovavo dai miei genitori qua vicino” spiegai mentre lei mi faceva entrare e sembrava per nulla infastidita dalla mia visita.
Venga, prego, non disturba affatto.”
Fui accolta da un piacevole tepore e da due bambine che erano corse a vedere chi fosse arrivato. La più piccola, di circa due anni con una cascata di riccioli biondi, si tenne vicino alla madre osservandomi con curiosità, mentre la più grande, dai lunghi capelli neri, la quale doveva avere sui cinque anni, mi salutò senza la minima traccia di timidezza.
Ciao, sei un'amica di mamma?”
Sì, anche...” rispose Jessica per me facendomi un sorriso.
In quel momento comparve Aaron, il quale mi guardò mostrando quasi più sorpresa della cognata.
Ciao, come vedi ti ho preso in parola e sono passata...”
Il suo viso parve illuminarsi e sperai non fosse soltanto una mia impressione.
Hai fatto bene, Emily...”
Emily. Lo aveva detto davvero, quella era una certezza.
Fecero la loro comparsa anche Jack ed il marito di Jessica, un uomo dall'aria gioviale che si presentò come Edward. Il piccolo mi salutò un po' timidamente restando accanto al padre. La padrona di casa mi invitò a levarmi il cappotto che sistemò in un appendiabiti nell'ingresso. Vidi Aaron guardarmi con ammirazione, soffermandosi ad osservare il mio vestito rosso con il quale dovevo piacergli. Edward mi fece accomodare in salotto, dove ci recammo tutti. La stanza non era tanto grande ma accogliente, con un bell'albero di Natale illuminato ed un camino scoppiettante. Mi sedetti sul divano davanti al fuoco ed Aaron si mise accanto a me. Vestiva casual, come l'avevo visto in pochissime occasioni, e quel suo essere informale anche nell'atteggiamento lo rendeva ai miei occhi ancora più affascinante, unitamente alla piacevole fragranza del suo profumo che arrivava fino a me. Non potei evitare di formulare pensieri che oserei definire peccaminosi, rispetto a quella soave atmosfera natalizia.
Gradisce una fetta di torta?” mi domandò gentilmente Jessica.
Volentieri, grazie” accettai, vista l'insoddisfazione che mi aveva lasciato il dolce di casa Prentiss.
Ne voglio anch'io!” esclamò la bambina più grande.
Ce n'è per tutti” affermò la madre per poi recarsi in cucina seguita da entrambe le figlie.
Jack venne a sedersi vicino a me, sul lato ancora libero del divano. Immaginavo quanto dovesse mancargli la mamma in quel giorno di festa e sentivo che Haley era lì, nei pensieri di coloro i quali cercavano di tenersi allegri, per i bambini, perchè la vita doveva andare avanti. Per lei. Accarezzai con dolcezza i capelli del piccolo e lui sollevò la testa facendomi un sorriso.
Jessica fece ritorno più volte con un piattino per ognuno, occupato quasi per intero da un'enorme fetta di torta al cioccolato. La donna si mise su di una sedia, come il marito, e prese sulle sue ginocchia la figlia più piccola con la quale divise il suo dolce.
E' molto buono” affermai.
E' opera sua” rivelò lei accennando ad Edward.
Devo ammettere chi mi è riuscito particolarmente bene” disse lui compiaciuto portandosene un'abbondante forchettata alla bocca.
Hotch sorrise e sostenne: “Mio cognato è un ottimo cuoco, sto seriamente pensando di prendere lezioni da lui.”
Sarei curiosa di vederti ai fornelli” dissi ridendo.
Già, anch'io...” fece Jessica con aria scherzosamente dubbiosa, per poi passare a rimproverare la figlia più grande che cercava di rubare la torta dal piatto del cuginetto al quale sedeva vicino, mentre lui protestava e cercava di allontanare il dolce dalla bambina.
Sharon, smettila! Anche se Babbo Natale ormai è passato devi continuare ad essere buona.”
Ridemmo tutti, intanto che lei metteva il broncio.
Mi trovavo nel soggiorno di persone che conoscevo appena, eppure mi sentii a casa. Aaron non parlava molto, ma spesso i suoi occhi si posavano su di me ed ogni volta il suo sguardo era come una carezza che mi riscaldava il cuore.
Dopo aver mangiato il dolce i bambini vollero mostrarmi i giochi ricevuti in dono. Julia, questo era il nome della piccolina, si presentò con una bambola di pezza dagli occhi enormi ed i capelli arancioni, che io giudicai meravigliosa facendo la sua felicità. Poi fu la volta di Jack, che mi fece vedere orgoglioso una macchina telecomandata al cui interno stava seduto un Mickey Mouse in versione Babbo Natale. Il bambino la posò a terra ed entusiasta disse: “Guarda!” Azionando il telecomando fece fare all'auto rossa il giro di tutto il salotto.
Sei davvero in gamba Jack!” mi complimentai facendolo ridere contento.
Per ultima giunse Sharon, agghindata con un mantello rosa ornato da paillettes luccicanti ed una coroncina sulla testa.
Come sto?” mi chiese compiendo una giravolta.
Sei bella come una principessa.”
La bambina si mise a saltellare felice facendo svolazzare il suo mantello, fino a ritornare accanto a me. Si tolse la coroncina e me l'avvicinò, così chinai la testa e lei me la sistemò fra i capelli con le sue manine, per poi ammirarmi soddisfatta.
Sei bellissima, sembri una vera principessa.”
Se lo dici tu, allora ci credo.”
Sharon annuì con gli occhi che le brillavano, poi con innocente candore mi chiese: “Sei la fidanzata di zio Aaron?”
Fui colpita da quella domanda posta con tanta naturalezza. I bambini sanno cogliere ciò che agli adulti sfugge, anche se non ero del tutto sicura che la cosa valesse in quel momento, in quanto sentii gli sguardi carichi di attesa dei presenti fissi su di me, compreso quello curioso di Jack.
Io sono... una sua amica” risposi evitando di voltarmi verso Aaron, il quale non fece commenti.
Inaspettatamente Jessica si alzò dalla sedia attirando l'attenzione su di sé.
Chi vuole del gelato?”
Io!” esclamarono all'unisono Jack e Sharon seguendola di corsa in cucina, dietro di loro la piccola Julia.
Come obbedendo ad un tacito accordo anche Edward lasciò silenziosamente il salotto.
Rimasti soli, io ed Aaron restammo a fissare il fuoco nel camino senza parlare, finchè lui ruppe il silenzio.
Ti sta bene davvero” disse con un sorriso riferendosi alla coroncina che ancora avevo in testa.
Sorrisi a mia volta e la tolsi, appoggiandola sul divano accanto a me.
Sharon è adorabile, lo sono tutti e tre.”
Piaci molto alle bambine, e anche a Jack.”
Dal modo in Hotch mi guardava sospettai di piacere anche a lui.
Beh, sono una principessa...” scherzai.
Lentamente Aaron andò a posare la sua mano su una delle mie che tenevo in grembo e a quel contatto provai una sensazione di calore che mi toccò nel profondo.
Sono felice che tu sia qui” disse lui accarezzando dolcemente con il pollice il dorso della mia mano.
Lo sono anch'io...” mormorai, dopodichè il volto di Aaron si fece sempre più vicino al mio, fino a quando le nostre labbra si sfiorarono unendosi poi in un bacio, che mi fece vibrare di felicità, come se fosse il regalo più bello che potessi ricevere. Come quando un sogno diventa realtà.

 

 
1 gennaio, oggi

 
Sono le quattro del mattino, io ed Aaron stiamo tornando dalla festa di Capodanno a cui abbiamo partecipato insieme agli altri della squadra. Ci siamo divertiti tanto, soprattutto a vedere le loro espressioni stupite quando ci siamo presentati alla cena tenendoci per mano come una coppia, quale ora siamo. Dopo il primo attimo di smarrimento hanno accolto con piacere la novità, dimostrandosi sinceramente felici per noi.
Entriamo nell'appartamento di Aaron ancora euforici per la bella nottata trascorsa, ci togliamo il cappotto ed io ridendo mi levo anche le scarpe dal tacco alto, che già da un po' hanno iniziato a farmi male ai piedi. Lui mi prende fra le braccia e mi bacia sul collo provocandomi un brivido.
Adesso non vorrai andare a dormire...” sussurra abbassando la spallina del mio vestitino nero.
Non è forse quello che dovremmo fare...?”
Io avrei altri progetti” mi rivela intanto che ci dirigiamo verso il divano.
La cosa si fa interessante...”
Gli levo la giacca lasciandola cadere a terra, poi gli allento la cravatta, che uso per attirarlo a me e baciarlo, mentre sento le sue mani su tutto il mio corpo. In una mossa svelta lo spingo sul divano e mi metto a cavalcioni su di lui.
Ti voglio agente Hotchner” sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra.
Aaron mi guarda come incantato accarezzandomi i capelli.
Sai, ho fatto un sogno...”
Io c'ero?” domando incuriosita.
Oh, sì...”
Allora è stato un sogno bellissimo.”
Fantastico...”
Sorridiamo felici, quindi riprendiamo a baciarci, lasciando che la passione ci travolga e ci porti là dove esistiamo soltanto io e lui.
Anno nuovo vita nuova, per noi lo sarà.

 

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Emily27