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Autore: Shari Deschain    12/03/2011    11 recensioni
Lei non cercherà di convincerlo a restare, non gli imporrà di essere il suo compagno o il padre di suo figlio. È troppo orgogliosa per supplicare, e in fin dei conti è abbastanza forte per andare avanti anche da sola. È questo il bello di Bulma.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vegeta (Big Damn Table)'
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Disclaimer: Vegeta appartiene interamente a Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per disquisire su Vegeta. Così va il mondo.
Note: Scritta per il mio bellissimo team orgiastico angelico del COW-T @  maridichallenge   e più precisamente per la missione #1, con il prompt punto di non ritorno.
― Scritta anche per la BDT, prompt 082. Se @  fanfic100_ita   





Ultimatum




Il torneo contro Cell è finito da molte ore, e fuori dalla Capsule Corporation, dove fino a poco tempo prima erano riuniti tutti i partecipanti sopravvissuti, compresa l'intera famiglia Son in lacrime per l'ennesima dipartita del padre-marito-eroe, ora rimane solo Vegeta, in piedi nell'enorme giardino, gli occhi spenti rivolti al cielo che va velocemente imbrunendosi.
È stanco, e molto poco soddisfatto di sé stesso.
C'è un vuoto, dentro di lui, che non ha niente a che fare né con l'aver perso il combattimento contro Cell, né con il suo eterno sfidante che ancora una volta si è dimostrato migliore di lui.
No, è qualcosa di diverso, che non riesce a riconoscere né a definire, perché è una cosa con cui non si è mai trovato a confrontarsi prima.
Comunque, qualunque cosa sia, lo infastidisce da morire.
Un lieve suono di passi attira immediatamente la sua attenzione, ma il saiyan non si volta fino a quando non sente la porta della Capsule Corporation aprirsi con uno scatto leggero.
E lì sulla soglia, con il piccolo Trunks tra le braccia, Bulma lo osserva con un'espressione seria ed indecifrabile.
Per qualche istante la donna e il saiyan rimangono semplicemente così, a fissarsi nel silenzio immobile della sera interrotto solo dai brevi gorgoglii di Trunks.
Osservando il modo in cui si morde le belle labbra, Vegeta intuisce che ci sono molte cose che Bulma vorrebbe dirgli − urlargli, rinfacciargli, sputargli in faccia, eccetera −, ma che per qualche ragione nota a lei soltanto, sta cercando disperatamente di trattenersi.
Così rimane a fissarla, leggermente incuriosito, e dietro i suoi occhi azzurri vede tante emozioni susseguirsi una dopo l'altra, come se stessero combattendo una battaglia, una delle poche che lui non può comprendere, perché puramente emotiva.
«Puoi restare, se vuoi», dice alla fine lei, dopo una breve esitazione, e il bimbo tra le sue braccia strilla un po' di più e agita in aria le manine paffute, come a voler meglio sottolineare quell'invito.
Immobile tra l'erba bassa che gli accarezza distrattamente gli stivali sporchi, Vegeta non riesce a fare altro che continuare a guardarla, senza sapere bene cosa rispondere.
In fondo non ha mai pensato a lei dopo la sua partenza per lo spazio.
Troppo concentrato su sé stesso e sul suo obiettivo di arrivare al livello super saiyan e distruggere quei maledetti cyborg, non si è mai dato alcuna pena di preoccuparsi per quella che, per un breve periodo di tempo, è stata la sua compagna, né tanto meno per quel bambino che nel momento in cui era partito con l'astronave costruitagli dal padre di Bulma, non era altro che una vaga incertezza, e che adesso già balbetta strani suoni che messi insieme potrebbero fare la parola “papà” − oppure “pappa”, che sarebbe molto più probabile, a dire il vero. Eppure in quel moccioso Vegeta riesce già a vedere il Trunks del futuro, quello che si è allenato e ha combattuto al suo fianco, per poi morire davanti ai suoi occhi – e il saiyan sospetta che questo abbia qualcosa a che fare con quella nuova e sgradevole sensazione di vuoto all'interno del suo petto.
È una strana faccenda avere un figlio. Vegeta non è affatto sicuro di volersene fare carico.
La soluzione più semplice, pensa il principe dei saiyan, mentre le parole di lei ancora riecheggiano nelle sue orecchie, sarebbe andarsene via. In fondo lui non ha bisogno di loro, e loro non hanno bisogno di lui. Questo è chiaro sia ai suoi occhi sia a quelli di Bulma, che adesso lo guardano con un misto di sfida e decisione.
Lei non cercherà di convincerlo a restare, non gli imporrà di essere il suo compagno o il padre di suo figlio. È troppo orgogliosa per supplicare, e in fin dei conti è abbastanza forte per andare avanti anche da sola. È questo il bello di Bulma.
Ciononostante, si dice Vegeta, come ripensandoci, lei lo ha invitato a restare, gli ha di nuovo aperto le porte della sua casa.
Per l'ultima volta, forse. Come un ultimatum.
Perché in fondo, da qualche parte dentro di lui, Vegeta sa che quello non è un semplice invito a trattenersi per la notte e la colazione del giorno dopo.
Sa che se se entra di nuovo in quella casa, se decide veramente di restare e di attraversare quella porta, sarà come oltrepassare un punto di non ritorno.
E nonostante questa precisa consapevolezza, dopo qualche attimo ancora di riflessione, il principe dei saiyan avanza sicuro fino alla soglia, e poi lascia che lei, con un sorriso saputo e nemmeno troppo nascosto sulle labbra, lo preceda all'interno della casa.
 
 
 
   
 
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