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Autore: SweetTaiga    12/03/2011    17 recensioni
PRIMA CLASSIFICATA AL DISNEY SONG-FIC CONTEST DI MEDUSANOIR
Narcissa è una donna forte, una di quelle donne che non si arrendono mai dinnanzi alle difficoltà. Lucius invece, fin da bambino, è sempre stato un pargolo arrogante e viziato. Ma forse, al di là delle apparenze, c’è qualcosa di buono in lui, qualcosa che Narcissa sarà la prima a notare.
Attraverso bisticci, discussioni e persino guerre, scopriranno a poco a poco che due calamite dello stesso polo possono facilmente cambiare la propria carica, diventando improvvisamente qualcosa di indivisibile ed eterno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PRIMA CLASSIFICATA  al Disney Song-fic Contestdi MedusaNoir

Grammatica: 9.5/10 
Originalità della trama: 8/10 
Forma e stile: 10/10 
Caratterizzazione: 10/10 
Bonus: 5/5 
Gradimento personale: 10/10 

Totale:52.5/55 

Ed arriviamo alla mia storia preferita! Complimenti, sei riuscita a descrivere molto bene la vita di Narcissa. Una sola puntualizzazione (solo a titolo informativo: dato che non rientra nei libri, non l’ho contato come errore) : Lucius non finisce ad Azkaban, poiché i Malfoy scendono a patti con Harry (in un certo senso, doveva la vita a Narcissa). Mi è piaciuta la loro caratterizzazione, ma mi ha colpito molto proprio la storia in sé: ci sono stati dei momenti in cui mi veniva da piangere, come quando Lucius dice alla moglie che la ama per la prima ed unica volta! Ho amato la parte in cui hai fatto dialogare Narcissa e Draco come Mrs Bric e Chicco, sono tenerissimi! Non mi è piaciuta molto la ripetizione di “suo” all’inizio, ma ho deciso di non toglierti troppo per questo perché poteva essere voluta; ho considerato errore “essere stato sottoposto ad Imperius”, avresti dovuto mettere “alla Maledizione Imperius”.

***

CANZONE SCELTA: Qualcosa in lui – la Bella e la Bestia

NdA: Non so quando Andromeda venne scomunicata, e ho approfittato della mancanza di notizie certe usando questo avvenimento come “turning point” della storia insieme alla decisione di Bellatrix di seguire il Signore Oscuro. Inoltre,  su internet ho trovato un po’ di pareri discordanti sull’età di Lucius e Narcissa. Nella storia ho considerato che frequentassero lo stesso anno di studi.

***

 

A MedusaNoir,
grazie alla quale ho scritto per la prima volta
di Lucius e Narcissa.
E a Jerry93.


Qualcosa in Lui

Qualcosa in lui si trasformò: era sgarbato, un po’ volgare, ora no.

Ricordo ancora il primo giorno in cui incontrai Lucius Abraxas Malfoy.
Era un ragazzino spocchioso ed arrogante, con il portamento austero e lo sguardo glaciale.
Fece subito colpo su mia sorella Bellatrix per i suoi modi duri ed esigenti e per il suo vantarsi della sua famiglia, del suo patrimonio e del suo sangue puro.
«Cosa ne pensi di Lucius, Cissy?», mi chiese mia sorella.
Proprio in quel momento, vidi una chioma bionda voltarsi verso di me ed incrociare i miei occhi per un attimo, alzare lo sguardo con gesto di superiorità e voltare il capo.
«Adorabile, Bell.  Adorabile. »
A quel tempo eravamo appena delle bambine.
Eravamo fiere della nostra appartenenza alla casata dei Black, orgogliose del lusso che ci circondava e delle speranze che i nostri genitori riponevano in noi.
«Saranno delle streghe eccellenti, caro.», ripeteva spesso mio padre.
Le mie sorelle, Andromeda e Bellatrix, frequentavano già Hogwarts con egregi risultati.
Io e Malfoy, invece, avremmo iniziato da lì a pochi mesi.
Proprio per questo i nostri genitori avevano deciso di farci incontrare: è sempre un ottimo affare la conoscenza di due futuri Serpeverde provenienti da importanti famiglie.
Ovviamente sapevamo già che avremmo fatto parte della stessa Casa: da generazioni e generazioni le nostre famiglie, i Black e i Malfoy, sfornavano Serpeverde potenti e altezzosi.
A volte c’era qualche Corvonero, certo, ma mai Tassorosso o Grifondoro: i puri di cuore erano aboliti.
Ed i buchi neri nel nostro albero genealogico ne sono la terribile testimonianza.
Persino mia sorella Andromeda, insieme a mio cugino Sirius, anni dopo il nostro incontro venne brutalmente cancellata: la sua dolcezza, il suo buon cuore ed il suo amore verso un nato babbano non erano ammissibili.
Ma a quel tempo, intente a parlare del pargolo dei Malfoy, non potevamo saperlo.
«A me sembra molto solo.», sussurrò Andromeda, che aveva sempre una buona parola per tutti.
«A me molto egoista e determinato. E ricco, soprattutto ricco. E potente, anche.», esclamò invece Bellatrix, con un acuto pieno di entusiasmo e un bagliore sinistro negli occhi.
«A me sembra semplicemente un insopportabile pallone gonfiato.», completai io, allontanandomi per tornare a sedermi accanto al fuoco, lasciando le mie sorelle con strani sorrisi sui volti chiari.
Quando ormai la serata stava per giungere al termine, io e Lucius non ci eravamo scambiati nemmeno una parola, limitandoci a lanciarci brevi sguardi assassini di tanto in tanto.
Quando mia madre mi prese per mano e mi portò accanto a lui, rischiai di creare un solco sul pavimento per quanto cercai di restare ferma al mio posto.
Fu il padre di Lucius a parlare. «Su, figliolo, mostra la casa alla cara Narcissa prima che vada via. Malfoy Manor è molto grande, sono sicuro che le piacerà.»
Che Malfoy Manor fosse una villa maestosa e finemente decorata, e che fosse facile perdersi con lo sguardo tra antichi utensili e meravigliosi dipinti animati era certo.
Meno certa invece era la possibilità che tornassimo entrambi vivi dopo quell’intimità forzata.
Da bravi bambini, però, obbedimmo, e mi lasciai trascinare da un dapprima composto Lucius Malfoy, che ben presto si trasformò nel ragazzino arrogante che avevo sognato di strangolare fino a poco prima.
«Non ci siamo ancora presentati. Sono Lucius Abraxas Malfoy, erede di Salazar, futura stella della casata dei Serpeverde.»
Alzai gli occhi al cielo e, senza rispondere al breve inchino che mi aveva rivolto con finta educazione, gli voltai le spalle.
«Narcissa Black, lieta di conoscerti.», bisbigliai in un modo che suonòvagamente simile ad una minaccia di morte.
Appena rientrammo nella stanza in cui tutti ci stavano aspettando riprendemmo il nostro impeccabile aspetto da figli modello e, con mia somma gioia, tornammo ognuno alla propria vita.

Il mio primo giorno ad Hogwarts fu decisamente irritante.
Nei pressi del binario 9 e ¾ fu tremendamente facile notare una testolina bionda attraversare senza problemi la folla, con il mento alto e lo sguardo fiero.
«Cissy, Cissy, hai visto chi c’è?», disse Bellatrix, con un sorriso a dir poco raggiante.
«No, Bell. Ho dimenticato gli occhi a casa.», risposi, dando le spalle al luogo in cui avevo scorto il biondino.
«E’ arrivato il tuo amico Lucius, sorellina.», mi sussurrò quindi Andromeda.
Se non avessi saputo che mia sorella era incapace di ferire, mentire o tormentare qualcuno, avrei seriamente pensato che si stesse prendendo gioco di me e le sarei saltata addosso per strangolarla.
Invece mi limitai ad emettere qualcosa di simile ad un grugnito, che fu accolto da una voce cristallina alle mie spalle.
«Ciao, Cissy.»
Voltandomi per salutare un gongolante Lucius Malfoy, desiderai ardentemente conoscere qualche incantesimo di tortura.
«Per te sono Narcissa. », sibilai, piantando i miei occhi nei suoi.
«Anzi, per te non sono proprio niente. Dimentica il mio nome, non è necessario che mi chiami.»
Così dicendo,  baciai mio padre e mia madre e salii sul treno, senza la più pallida idea del motivo per cui quel ragazzino facesse ribollire il mio purissimo sangue nelle vene.

Per i primi mesi sembrò davvero che avesse dimenticato il mio nome.
Escludendo i soliti sguardi omicida che gli lanciavo appena entrava nel mio spettro visivo, e gli sguardi di superiorità con cui mi accoglieva ogni volta che ci incrociavamo, non ci rivolgemmo mai la parola.
Ovviamente fummo smistati entrambi a Serpeverde, ma evitarci persino nei dormitori risultò facile come respirare.
Come calamite dello stesso polo, ci respingevamo in modo naturale e quasi scontato, ed alla minima vicinanza non potevamo fare altro che litigare.
 La poche volte in cui ci trovavamo ad una distanza inferiore ai dieci metri, infatti, le parole che uscivano dalle nostre labbra non erano sicuramente versi d’amore.
Vedendolo girare per i corridoi costantemente attorniato da altri Serpeverde adoranti, fui costretta a rivalutarlo: non solo era insopportabile e altezzoso, era anche un tiranno ed un incurabile approfittatore doppiogiochista.
Mentre mia sorella Bellatrix si ostinava a tesserne le lodi e Andromeda, imperturbabile, lo difendeva, io continuavo a vederlo sempre e solo come l’arrogante ragazzino viziato di quel giorno a Malfoy Manor.

Non mi accorsi della sua bellezza nemmeno quando, ormai arrivati al quarto anno di Magia e Stregoneria di Hogwarts, le mie compagne di dormitorio continuavano a ripetermi di quanto fosse sexy e attraente.
I nostri genitori avevano provato più volte a farci incontrare, ma si può dire che questi svariati tentativi non finirono nel sangue solo perché eravamo sempre circondati da testimoni.
Infatti, nonostante sia i Black che i Malfoy sperassero in una nostra unione ( che io e Malfoy fossimo volenti o nolenti non aveva importanza ) non erano così ottusi da lasciarci soli in una stanza per più di una manciata di minuti.

L’effetto calamita tra noi continuava a crescere a dismisura, e maggiore era la vicinanza che gli altri ci imponevano, minore era la nostra voglia di diminuire le distanze.
Non mi ero accorta che la carica negativa di Lucius stava cambiando forma, divenendo a mano a mano una carica positiva.
E, si sa, i poli opposti si attraggono.

Non mi ero accorta che ora è incantevole.

Quando, durante l’ultimo anno, ricevetti la notizia dell’allontanamento dalla mia famiglia di mia sorella Andromeda, sentii il mondo crollare.
Bellatrix ormai sosteneva il Signore Oscuro senza riserve, indifferente a tutto ciò che non fossero le Arti Oscure, ed ora anche Andromeda era lontana, con idee opposte a Bell, con idee opposte alla famiglia.
Le amavo entrambe, incondizionatamente, qualunque fosse il loro sogno, eppure loro non amavano più me. Mi avevano lasciata sola a lottare con le mie paure e con le mie insicurezze.
Eravamo sempre state in tre, ora ero sola.
Mentre cercavo di calmarmi sulla Torre di Astronomia, un mantello caldo mi cinse le spalle.
«Così ti ammalerai.»
Riconobbi istantaneamente la sua voce, ed un brivido di fastidio e malinconia mi percorse la schiena.
«Da quando ti interessa il mio stato di salute, Malfoy?»
Non rispose, ma sentivo la sua presenza alle mie spalle, mentre orgogliosamente cercavo di trattenere le lacrime.
«Puoi anche andartene, non mi convincerai a rientrare.»
«Non ci proverò neanche.», ribatté lui.
«E allora cosa vuoi, Malfoy?»
L’unica risposta che ottenni fu il fruscio del suo mantello che mi avvisava che si stava muovendo.
Pochi secondi dopo un profumo di muschio e menta mi assalì le narici, mentre due braccia fino ad allora sconosciute mi cingevano con una nuova dolcezza.
«Non voglio niente, Narcissa. Niente che tu non voglia darmi.»
Non capii quelle parole, ma non ebbi nemmeno la forza di ritrarmi a quel calore insospettabile.
Restammo abbracciati fino all’alba successiva.
Le calamite ormai avevano iniziato ad attrarsi, ma eravamo troppo occupati a fingerci poli inavvicinabili per ammetterlo.
«Rilassati. Con me non devi essere niente.», sussurrò piano, prima di offrirmi la mano ed aiutarmi ad alzarmi.
Nella confusione e nell’imbarazzo del momento, solo una cosa era certa: non ero sola come credevo.

Son certa che mi sono illusa: lui non mi aveva mai guardato con quel viso.

Una volta completati gli studi, non ci vedemmo per alcuni mesi.
Era difficile sfogare il mio nervosismo quando il biondino arrogante non era nei paraggi, ma riuscii comunque a comprendere con lucidità le situazioni delle nostre famiglie.
I Malfoy sostenevano senza alcun mistero il Signore Oscuro, che in quegli anni aveva accresciuto a dismisura il suo potere.
I miei parenti, tuttavia, nonostante sostenessero la supremazia del sangue puro, rifiutarono di appoggiare ufficialmente Voldemort: i Black erano liberi, non miseri burattini.
Era così che la pensavo anch’io, e fu questo un nuovo motivo di conflitto tra me e Lucius.
Ci incontrammo come sempre a Malfoy Manor, durante una riunione di famiglie Purosangue.
Considerandoci ormai persone abbastanza mature, i nostri genitori non si curarono di lasciarci soli. Così, dopo un primo attimo di lieve imbarazzo e di saluti impacciati, mentre Bellatrix sosteneva senza sosta il signore Oscuro ed i restanti Black restavano impassibili ed irremovibili, io e Lucius iniziammo, come sempre, a litigare.
«Non diventerò una Mangiamorte.», esclamai per l’ennesima volta.
«Ma anche tu credi nella supremazia del sangue puro!», replicò lui, di nuovo.
«Questo non vuol dire che arriverei ad uccidere.», borbottai, stizzita per l’assurdità della sua idea.
«Non si tratta di uccidere, si tratta di far capire chi comanda!», mi disse, avvicinandosi pericolosamente.
«Già, comandare in fondo è il tuo hobby preferito.», risposi a mia volta, dandogli ancora le spalle. «Ti limiti a comandare, ad ordinare, senza prendere in considerazione le opinioni degli altri! Nemmeno di coloro che chiami amici! Sei incapace di provare sentimenti, incapace di provare simpatia, o affetto, o amore!»
Per la prima volta nella mia vita, vidi Lucius Malfoy perdere la pazienza.
«Cosa ne sai tu di me? Cosa ne sai se non hai fatto altro che evitarmi? Cosa ne sai tu, che dopo quell’abbraccio non hai nemmeno cercato di conoscermi? Cosa ne sai tu?»
«Lo so perché ti ho osservato, razza di idiota! Ti ho visto usare mille maschere, ma non ho mai visto il tuo vero volto. Non ti ho mai visto esprimere vera gioia, o vera rabbia! I tuoi sentimenti erano costantemente controllati, decidevi quando ridere e quando urlare, non ho mai sentito tremare la tua voce!»
«Non hai mai sentito tremare la mia voce, perché non mi hai mai sentito parlare con te.», sussurrò lui.
«Cosa diavolo dici, abbiamo parlato così tante volte e..»
Posò un dito sulle mie labbra, bloccando un fiume di parole.
«Ho detto che non mi hai mai sentito, Narcissa. Non che non abbiamo mai parlato.»
Restai in silenzio, e lui continuò a parlare.
«Se quella notte mi avessi guardato in viso, avresti scorto tutte le espressioni che tanto desideri. Gioia, per poterti stringere a me. Dolore, nel vedere le tue lacrime. Tenerezza, nell’ammirare la forza nei tuoi occhi. Rabbia, per il senso di impotenza che provai nel comprendere che non potevo aiutarti.»
Per la prima volta nella mia vita, sentii la voce di Lucius tremare.
In quel deserto d’odio, in quel caos di voci che urlavano con rabbia, scoprimmo in silenzio l’amore.
Quella sera stessa, le nostre famiglie si divisero.
I Malfoy non potevano accettare di avere rapporti con chi non voleva seguire ufficialmente il Signore Oscuro, ed allo stesso tempo i Black non volevano farsi trascinare in un gioco troppo grande e pericoloso.
Mi venne quasi da ridere, e capii che anche Lucius si stava trattenendo con difficoltà quando i suoi occhi incontrarono i miei, finalmente senza alcuna ritrosia: tanti anni a cercare di avvicinarci per unire le famiglie, e proprio ora che le due calamite finalmente erano riuscite a combaciare, ecco che i Black e i Malfoy si allontanavano per sempre.

Tu non sei l’ideale, non ti avrei sognato accanto a me. Ma ora sei reale…

Il nostro matrimonio fu criticato, odiato, maledetto, benedetto, assecondato.
Ma noi non considerammo alcun parere: ero diventata finalmente Narcissa Black in Malfoy.
Non condividevo appieno le idee di mio marito, ma lui non mi costrinse mai a seguirlo o a modificare le mie per lui. Ero semplicemente una Black innamorata di un Malfoy, non per questo dovevo cambiare le mie abitudini ed i miei ideali.
«Sii solo te stessa. Sii solo Narcissa, e mi renderai felice.», mi sussurrava ogniqualvolta il peso dell’ essere divisa tra due casate diventava opprimente. «Con me non devi essere niente.»
Stringendo la sua mano, ebbi spesso il privilegio di ammirare tutte le emozioni che celava in pubblico.
Persino quando facevamo l’amore indossava la sua maschera di estrema compostezza, ma era una gioia per il mio cuore vedere questo travestimento sgretolarsi poco a poco sotto il peso dei miei baci e delle mie carezze.
Disse solo una volta di amarmi: fu un breve sussurro a malapena udibile, eppure il tremore nella sua voce testimoniava ciò che per tanti anni aveva cercato di farmi capire.
Ma io a quel tempo ero troppo occupata a vivere la mia vita per ricordarmi d’amare, per notare gli sguardi silenziosi che mi dedicava.
Quante volte mi aveva osservata in silenzio?
Quante volte era stato brutalmente respinto dalle mie parole cariche d’odio?
Eppure solo  allora mi resi conto di quanta dolcezza e di quanto calore fosse nascosto nel gelo dei suoi occhi, solo allora potei meravigliarmi dei brividi che gli percorrevano la schiena ogni volta che sfiorava le mie labbra.
Ma la guerra non concede tregue, ed il nostro nido d’amore divenne ben presto il nostro unico rifugio.

Hai qualcosa che non ho mai visto prima in te!

La nascita di nostro figlio mi aiutò a sopravvivere in quel clima di guerra e dolore.
Ebbi spesso il timore di perdere Lucius: la sua adorazione per il Signore Oscuro lo allontanava sempre più da me, ed avevo paura che anche lui, come Bellatrix, divenisse niente di più che un burattino nelle sue mani.
Draco Lucius Malfoy fu la nostra salvezza.
Fu una luce nelle tenebre, che permise a mio marito di scorgere il sentiero per tornare da me.
Mentre il Signore Oscuro continuava a guadagnare potere, noi mettevamo da parte piccoli momenti di gioia. Guardare nostro figlio, il frutto del nostro tormentato amore, era come rivedere noi stessi in un’ottima sintesi.
Gli occhi grigi del padre, la mia pelle chiara ed un accenno di ciuffi biondi rendevano evidente quella ovvia constatazione: era nostro figlio.

E’ proprio vero che l’amore tutto può!

Quando, appena un anno dopo la nascita del piccolo Draco, il Signore Oscuro fu apparentemente sconfitto, tirammo un sospiro di sollievo.
Eravamo liberi di vivere.
Senza più il timore di morire in missione, senza più la paura di una punizione, senza più fili a pilotare le nostre mosse, potevamo limitarci ad amare nostro figlio e a vederlo crescere.
Lucius si dimostrò spesso un padre tanto impeccabile in pubblico quando impacciato e goffo in privato, ma sempre e comunque affettuoso.
Vederlo giocare con il piccolo Draco,vederlo ridere e gioire era qualcosa che non avrei mai creduto possibile.
Dati i suoi antenati non avrei mai pensato che il volto di un Malfoy potesse contenere tutte quelle emozioni, non avrei immaginato che i suoi occhi grigi e solitamente gelidi possedessero tutte quelle sfumature.
Era come quando facevamo l’amore, come quando nel silenzio ci baciavamo, ma forse era anche qualcosa di più: Draco ci aveva permesso di tornare a vivere.
Non avrei mai creduto che un Malfoy potesse provare amore, ed invece…

“…è una grande novità.”, sussurrai una sera sovrappensiero.
“Perché?”, mi chiese il mio piccolo angelo, accucciato sul mio ventre.
“Quello che accade è una grande novità…”, ripetei.
“Che cosa  vuol dire, mamma?”, chiese ancora.
“Ssh, te lo dirò quando sarai più grande.”, gli sussurrai, baciandogli la fronte.
Poco dopo si addormentò tra me e Lucius.
«Dovremmo portarlo nel suo letto?», chiesi sottovoce a mio marito.
«No, fallo restare qui.», rispose, e così dicendo si distese accanto a lui, prendendo una piccola manina tra le sue lunghe dita pallide.
Li guardai dormire con la felicità dipinta sul viso, e con il cuore in gola non potei fare a meno di sorridere alla dolcezza di quella scena.

Col passare degli anni la somiglianza tra Draco ed il padre divenne sempre più evidente, e mi accorsi di amarli in maniera viscerale quando, davanti il binario 9 e ¾ , li vidi camminare fianco a fianco.
I due uomini della mia vita.
Si girarono verso di me e mi sorrisero. Potevo finalmente scorgere sul volto di Lucius qualcosa più delle maschere che utilizzava al tempo di Hogwarts.
Quando salutammo Draco, appena salito sul treno, ci guardammo come se fosse la prima volta.
«Ricordi il nostro primo giorno qui?»
Annuii.
«Mi odiavi?»,  mi chiese all’improvviso.
«A quel tempo avrei giurato di sì.»
«Ed ora?», mi domandò, come se avesse paura della mia risposta.
Sorrisi, consapevole di essere l’unica ad aver notato il leggero corrugarsi della sua fronte.
«Ora so che odiavo il timore che tu non mi amassi.»

Il sogno durò poco, la pace finì, ed il Signore Oscuro venne a ritirare il conto.
Fino a quel momento Lucius aveva evitato Azkaban grazie ad ingenti somme di denaro ed al sostenere di essere stato sottoposto ad Imperius.
Ora che il male era tornato, non potevamo evitarlo come avevamo fatto con il Ministero.
Lucius tornò al suo servizio, mia sorella sembrò rinascere e mio figlio, ignaro di tutto, si trovò spesso invischiato in pericoli più grandi di lui.
Furono anni  difficili, in cui il timore di perdere Lucius si alternava alla paura di non rivedere mai più Draco.
Gli uomini della mia vita erano in pericolo, ed io non potevo fare nulla per salvarli.
Mi accorsi ben presto di quanto fosse difficile essere la moglie di un Mangiamorte, di quanto dolore portasse l’aspettare il ritorno di qualcuno che invece sarebbe potuto non tornare mai.
Bastavano dieci minuti di ritardo a farmi tremare e a farmi temere il peggio, bastava un appuntamento saltato a fare a pezzi il mio cuore. Al primo sguardo che mio marito evitò sentii che stava succedendo qualcosa di grosso, alla prima lettera alla quale mio figlio mancò di rispondere capii che in quel qualcosa era coinvolto anche lui.
Vidi pian piano il viso di Lucius tornare alla freddezza dei tempi di Hogwarts, e quello di mio figlio plasmarsi a sua immagine e somiglianza.
Era troppo tardi, ma non potevo permettermi di arrendermi.
Presi spesso parte alle riunioni dei Mangiamorte per scoprire quali fossero i loro piani e per cercare un modo per difendere mio figlio e mio marito che, accecati dal potere e dalla paura, avevano perso le redini della situazione.
Il fallimento di Lucius durante il combattimento al Ministero fece calare una nuvola di dolore e ansia sulla nostra famiglia: la prossima vittima sarebbe stata Draco.
Il dolore era straziante, ma la rabbia cieca che provavo nel sentirmi impotente dinnanzi a Voldemort mi spinse ad agire: se per mio marito non potevo fare nulla di significativo, potevo almeno tentare di salvare Draco.
Cercai di difendere mio figlio con un Incanto Fidelius, e restai accanto a Lucius per non farlo cedere alla pazzia e alla disperazione.
Il nostro amore aveva resistito all’odio ed ai pregiudizi, al rancore ed al dolore.
Due calamite perfettamente combacianti erano difficili da dividere.
Me lo ripetei spesso, all’infinito, fino a che non divenne una specie di preghiera: avevo assoluto bisogno di qualcosa in cui credere, di una speranza alla quale affidarmi, e quella speranza era il sogno di una vita felice con la mia famiglia.
Niente più inganni, niente più pericoli, mai più alcun timore per ogni minuto d’attesa.

Ora, dopo tanti anni, siamo ancora insieme, legati da qualcosa che oserei chiamare amore.
Persino ricevere una lettera da Azkaban mi riempie il cuore di gioia.
Il Signore Oscuro è stato finalmente sconfitto, ed il mondo magico si sta pian piano rialzando: molte anime sono state sacrificate, molte famiglie hanno dovuto pagare per un odio infondato, ma ora la speranza regna nel cuore di ogni persona, sia essa babbana, Mezzosangue o Purosangue.

«Madre, è ora di andare.», mi dice Draco, dopo aver bussato piano alla porta.
E’ ormai diventato un uomo, e vederlo sempre in giro per casa, con i suoi capelli biondi e gli occhi grigi del padre, attenua un po’ il senso di vuoto lasciato da Lucius.
«Ti aspetto di sotto. Sbrigati, o l’orario delle visite finirà.»
Annuisco. «Arrivo, Draco.»
Alzo lo sguardo su di lui, e lo vedo indugiare sulla porta della camera da letto.
«Madre.. Vi è sempre piaciuto?»
Sorrido, cercando le parole per rispondergli. «Oh, certo che no. All’inizio odiavo tuo padre.»
Lo vedo sgranare gli occhi, prima di recuperare la composta espressione di indifferenza ereditata da Lucius.
«E cosa vi ha fatto cambiare idea?»
«Sai, figlio mio, tuo padre è arrogante, doppiogiochista, sfacciato, insolente ed insopportabile. Ma c’è qualcosa in lui che si mostra poco a poco, bisogna scoprirlo con delicatezza.», rispondo, leggendo man mano la confusione negli occhi di Draco.
«Non capisco, madre.», sussurra infatti lui, passandosi la mano tra i capelli.
«Tuo padre è come te, Draco. Bisogna guardare oltre la vostra espressione di fredda indifferenza, bisogna scavare oltre la vostra innaturale compostezza e riuscire ad udire il fremito della vostra voce per comprendervi. Penso che ora tu sia abbastanza grande da capire queste sottili sfumature.»
Un attimo di silenzio si impossessa della camera da letto, attimo in cui uno degli uomini che amo corruga la fronte riflettendo sulle mie parole.
«E tutti i pericoli che avete dovuto superare? Tutte le difficoltà? Cosa vi ha dato la forza per stargli accanto?», domanda ancora.
Strano come persino ai suoi occhi il nostro amore appaia improbabile e pericoloso, oscuro e misterioso. Eppure molto tempo fa, quando finalmente ho guardato davvero negli occhi di Lucius, quando ho finalmente sentito la sua voce tremare, ho subito pensato che non ci fosse nulla di più naturale dell’amarlo.
«L’amore, Draco, solo l’amore.», rispondo.
«Sembra così strano.»
«Cosa, che un Serpeverde Malfoy provi amore?», domando a mia volta, trattenendo a stento un sorriso nostalgico.
Annuisce.
«E’ strano, infatti. E’ una novità, ma non per questo è qualcosa di sbagliato.»
Annuisce ancora. «Ora andiamo, madre. Sono due mesi che non vi vede, sarà sicuramente impaziente.»
«Quel calcolatore di tuo padre impaziente, questa si che è una novità!»
Ridendo, ci dirigiamo verso Azkaban.
Un giorno Lucius uscirà, e potremo finalmente vivere in pace tutti insieme.
Sarà una novità, certo, ma sicuramente non c’è nulla di sbagliato nell’essere una vera famiglia.
Draco mi prende per mano, premurandosi però di nascondere il suo gesto sotto il mantello regalatogli dal padre, e guardandogli il volto non noto altro oltre la solita espressione indifferente e leggermente annoiata.
Guarda dritto dinnanzi a sé, eppure il suo corpo tende verso il mio e la presa della sua mano è salda attorno alle mie dita.
E’ proprio come suo padre: un arrogante, goffo, innamorato uomo mascherato.

Quello che accade è una grande novità.


   
 
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