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Autore: Miyaki    16/01/2006    19 recensioni
Cosa sarebbe successo se i coniugi Potter fossero sopravvissuti? Abbiamo un Harry Potter caposcuola di Slytherin, una Hermione Granger, caposcuola di Ravenclaw che non ha mai infranto una regola - nemmeno per sbaglio - che vivono un rapporto di totale disprezzo. E se si mettessero in mezzo un Preside più matto del solito e una stanza misteriosa? Un'unica sfida:
Prendimi, se ci riesci!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Caposcuola

Questa storia è stata scritta con i nomi originali!
Slytherin = Serpeverde
Gryffindor = Grifondoro
Ravenclaw = Corvonero
Hufflepuff = Tassorosso
Prongs = Ramoso [ James Potter ]

Padfoot, Paddy = Felpato [ Sirius Black ]

Moony = Lunastorta [ Remus Lupin ]

Marauders = Malandrini

Marauder = Malandrino

The wall between us.

Non sono il tempo né le circostanze a creare l'intimità, ma solo la predisposizione.

Sette anni non basterebbero a fare in modo che certe persone si conoscano l'un l'altra,

mentre per altri sette giorni sono più che sufficienti.

Jane Austen, Ragione e Sentimento

- Caposcuola. – ripeté. Non riusciva a crederci, con gli occhi sgranati e le labbra storte in un accenno sdegnato. La moglie gli lanciò un’occhiataccia, ma lui non ci fece caso.
Era troppo sconvolto.
- Caposcuola. -
Il ragazzo guardò entrambi i genitori, mentre si sistemava la cravatta al collo, con aria irritata e divertita allo stesso tempo. Lanciò un’occhiata complice alla madre e sospirarono all’unisono, alzando gli occhi verdi al cielo.
- Mio figlio è un caposcuola di Slytherin. -
Il figlio però non l’ascoltava più, ciabattò fino alla cucina, passandosi una mano fra i capelli arruffati. Sbadigliò, sparendo alla vista dei genitori.
Suo padre aveva ancora la busta in mano, con la spilla da caposcuola. La guardava, allibito, e non sapeva che dire. Lily Evans, sua moglie, attese che si riprendesse e tornasse quanto meno in una mobilità umana.
Nulla.
Il figlio dei coniugi Potter tornò in salone, sempre ciabattando, con una fetta di pane tostato con marmellata che pendeva stretta fra le labbra. Lanciò un’occhiata incredula alla madre, mentre prendeva il pane in mano. Masticò e deglutì, poi indicò il padre, con una certa perplessità.
- Credi che a giugno lo troverò di nuovo cos’ì? -
Lily annuì, esasperata.
- Temo di si, figliolo. -
Harry si lasciò scappare un sorriso divertito. Adorava i suoi genitori, anche se a volte il padre lo faceva uscire fuori dai gangheri, ripetendogli che era una delusione per lui avere un figlio che vestiva la divisa di Salazar Slytherin e che, peggio del peggio, era un ragazzo responsabile e posato (almeno secondo il suo punto di vista). Aveva accolto con orrore la notizia che suo figlio, colui che sarebbe dovuto essere il nuovo erede dei Marauders, aveva preso il carattere serio della madre. La sua unica consolazione era che fosse un ottimo cercatore.
Ma...caposcuola, era troppo per il cuore dell’uomo.

La sua famiglia, invece, sembrava del tutto incurante del suo dolore. Lo guardavano come se fosse impazzito e parlavano fra loro, come se non potesse sentirli.
- Dico che come soprammobile starebbe bene sul camino. – sentenziò il ragazzo, mentre si infilava le scarpe, annodando i lacci con lentezza.
- In realtà, avevo pensato di piantarlo con un cappello in testa all’entrata. Sai come quei nani babbani da giardino…-
Il figlio scosse la testa. Non era d’accordo.
- Mamma, così faremo paura ai vicini! – esclamò, inorridito.
Lily annuì, convinta.
- Hai ragione. Senti, chi altro è stato fatto caposcuola, lo sai? -
Harry annuì, mentre si allacciava i bottoni sulle maniche.
- Per Slytherin oltre a me, c’è Daphne, Per Gryffindor – e qui il padre ebbe un sussulto e un sospiro nostalgico – Mi sembra Ron e credo quella Calì Patil. Per Ravenclaw… - arricciò il naso, alzando gli occhi al cielo – Si, la Granger, ma non ricordo come si chiama. -
Si grattò il mento, con il viso, palesemente irritato al solo pensiero della ragazza, rivolto verso l’alto.
- Ma, Harry, stai a scuola con lei da sette anni e non te lo ricordi? -
- Oh, mamma – e qui sembrava disperato – Quella è così irritante che me la ricordo solo per il fatto che sa tutto lei. Ha un braccio più lungo dell’altro per quanto passa il tempo a sventolarlo. -
Harry si guardò le mani e scosse il capo. Slacciò i bottoni e arrotolò la prima manica un po’ sotto il gomito.
- Harry, non essere così maligno. – lo rimproverò Lily, scuotendo il capo.
- Non sono maligno – sbuffò il figlio, arricciando l’altra manica, per poi afferrare al volo il mantello e infilarselo addosso – E’ lei che non si regge. Poi non è colpa mia, se gli altri sono prevenuti verso Slytherin. Se riesco ad avere quale buon rapporto con le altre case è solo perché sono il figlio dei due che hanno sconfitto Voldemort, e solo con i figli dei vostri amici. -
Suonarono, e James si riprese improvvisamente. Consegnò alla moglie la lettera e la spilla e si avventò verso la porta.
Lily sospirò, mentre si avvicinava al figlio per sistemargli la spilla sul mantello.
- Niente soprammobile – mormorò, mentre strizzava l’occhio per mettere la spilla ben dritta, rubando un sorriso divertito al figlio.
Nella hall di casa Potter si sentivano delle urla disumane, dei lamenti che parevano arrivare dall’oltre tomba o giù di lì.
- Sirius, ti prego aiutami tu! -
Madre e figlio sospirarono all’unisono per la seconda volta.
- Che è successo, Prongs? – la voce di Sirius era allarmata. Si udirono dei passi, ma non era di nessuno dei due uomini. Remus Lupin raggiunse Lily e Harry con un’espressione di malcelato divertimento.
Non ebbe neanche bisogno di vedere la spilla per sapere. Sorrise ancora più ampiamente, mentre si avvicinava ai due.
- Immaginavo. Caposcuola, eh, Harry? -
Harry annuì.
- Ben fatto ragazzo, d’altronde non sei il mio miglior studente per nulla. -
Pochi istanti dopo apparvero anche gli altri due ex-Marauders. James era disperato, avvilito e affranto. Sirius guardò Harry con aria grave.
- Harry, come tuo padrino mi confesso deluso. -
- Oh, Paddy, per favore, non metterti anche tu, ora. – bofonchiò Potter Junior, mentre la madre sgattaiolava a prendere il baule, sul bel viso stampata un’espressione esasperata.
- Sirius, James… è sette anni ormai che andate avanti così, basta, ve ne prego. -
Tre paia di occhi si girarono verso Remus: due allibiti, indignati ed esterrefatti, l’altro paio grati.

- Mi meraviglio di te, Moony! Non ti rendi conto della gravità della situazione? – scattò Sirius, inorridito.
- Mi rendo conto della vostra stupidità. – bofonchiò il licantropo, aggrottando la fronte e Harry si lasciò scappare una risatina divertita.
James si girò verso Sirius.
Sirius si girò verso James.
- Nessuno ci capisce, fratello. -
- Nessuno ci comprende, amico. -
E si abbracciarono, come solo due veri uomini disperati potevano. Lily ricomparve in salone, preceduta da un baule volante. Sgranò gli occhi a quella vista e poi lì alzò al cielo.
Remus, Harry e Lily sospirarono all’unisono.
- E’ ora di andare. – intervenne Lily categorica, facendo scivolare a terra il baule, con delicatezza.
Harry annuì, allegramente, mentre i cinque si dirigevano fuori casa, verso la macchina del padre. James fu costretto dalla moglie a trascinare in maniera babbana il baule verso la macchina, mentre ripeteva sottovoce tre parole: slytherin, caposcuola e figlio.
Ovviamente nessuno lo ascoltava più. I deliri di sconforto di James Potter erano piuttosto frequenti ogni volta che il suo amato figliolo doveva partire per Hogwarts: in genere si riprendeva alla stazione, quando aveva l’occasione di salutare i suoi vecchi amici.
Quest’anno non fu esattamente così. Quando, appena arrivati al binario 9 e ¾, incrociarono la famiglia Weasley sembrò avere un altro attacco del suo malanno puramente personale: perché-mio-figlio-non-è-un-gryffindorite.
- Arthur! – esclamò l’ex-Marauder, allargando le braccia per abbracciare il vecchio compagno, con una certa disperazione nella voce. Harry alzò gli occhi al cielo, provando pena per lui, quando li riabbassò incontrò quelli di Ronald Weasley che li aveva appena scostati da quelli rassegnati del padre.
- Ciao, Harry. -
Un mezzo sorriso. Harry e Ron non erano mai stati grandi amici, per via dell’antica lotta per le loro case, ma gli ultimi tempi, vedendoli costretti a collaborare prima come Prefetti e poi come Caposcuola si erano avvicinati. Inoltre si conoscevano da bambini, in quanto figli entrambi degli ex-membri dell’Ordine della fenice.
- Ciao Ron. -
Ron lanciò un’occhiata a Potter Major – E’ per via della spilla vero? -
Harry annuì gravemente, infilandosi le mani in tasca – Si, è stato terribile. Abbiamo temuto si scagliasse da solo un Avada Kedavra. -
Ron indicò con il capo Molly, che ora chiacchierava allegramente con Lily – Per me è stato terribile nell’altro senso. -
Harry si lasciò scappare una risata, poi Ron deviò il discorso.
- Meno male che sono caposcuola, comunque – si era fatto cupo – Altrimenti non avrei mai potuto reggere la Granger. -
Harry annuì, deciso.
- E’ così dannatamente severa. E’ una fortuna che non ci possa togliere punti. – mormorò allentando il nodo della camicia.
- Oh, ciao Harry. – intervenne una ragazza del sesto anno, con una zattera di capelli rossi liscissimi, raccolti dietro le orecchie con una forcina, mentre si avvicinava ai due.

- Ciao Ginny. -
- Quest’anno riuscirò a fregarti il boccino, non temere. – disse, con un sorriso di divertimento e sfida insieme.
- Vedremo, vedremo. – commentò divertito, poi lanciò un’occhiata all’ingresso del binario, notando una ragazza dalla chioma corvina oltrepassare il varco. Lanciò un sorriso ai due e con un cenno della mano si congedò.

La chioma in questione apparteneva a Daphne Greengrass, la ragazza più carina di Slytherin: caposcuola, un po’ bassina, dall’espressione divertita, un po’ acida, dal viso dolce che sorrideva di rado di cuore, con il naso dritto e le labbra sottili, spesso strette in una piega seria quando non erano espressione che un’idea furbetta le era entrata in mente, gli occhi gradi con lunghe ciglia e iridi penetranti verde-scuro.
- Beh, devo andare a salutare la mia compagna. -
E si diresse verso la Slytherin, con passo tranquillo: James Potter osservò il percorso del figlio e si portò una mano alla gola, improvvisamente terrorizzato.
- Non è che ha la ragazza Slytherin? -
Lily lo guardò male.
- E se avesse davvero la ragazza Slytherin? -
Lily grugnì qualcosa.
- Oh Merlino! Potrebbe sposarla e finirei per avere dei nipoti Slytherin. -
Lily borbottò di tacere. Lui non l’ascoltò.
- Il cognome dei Potter sarebbe rovinato per sempre. -
- JAMES BASTA! -
James azzittì, Remus e Sirius scoppiarono a ridire, mentre il loro migliore amico assumeva l’espressione di un cagnolino bastonato. Lily alzò il viso con fare altezzoso e si diresse a salutare delle ex-compagne di scuola.
Daphne Greengrass rideva sotto i baffi divertita, nonostante una tinta rosea sulle gote che tradiva imbarazzo, strappando un sospiro esasperato all’altro caposcuola di Slytherin.
- E’ insopportabile, meno male che è così solo due volte all’anno. -
Daphne annuì, lanciando un’occhiata ai presenti, come a riconoscerli, poi tornò sul ragazzo, con aria divertita – Beh, immagino che per te non sia stata una sorpresa la spilla comunque. -
- Neanche per te. In realtà la nostra casata pullula di idioti, era abbastanza scontato che dessero a noi questo ruolo. -
- Non sono tutti stupidi, Harry. – commentò la mora, aggrottando la fronte.
- Una buona percentuale. -
Daphne gli scoccò un’occhiata di traverso, alzando un sopracciglio.
- Harry…-
- Primi fra tutti i due scimmioni. -
- Potresti avere un po’ di considerazione per la tua casa? – sbottò, arricciando il naso, con aria irritata. Lui chinò il viso, accarezzando il suo orecchio con le labbra.
- Ma io l’apprezzo. – poi si ritirò dritto, con un’aria divertita sulle labbra. Daphne aggrottò di nuovo la fronte, ma poi si lasciò scappare un sorrisetto fra il divertito e malizioso.
Intanto, James Potter era probabilmente svenuto e nessuno, a parte qualche suo vecchio amico, sembrava dar peso alla cosa.
Harry sghignazzò, guardando un esasperato Sirius Black tentare di rinvenire il suo migliore amico, che, ripresosi, cominciò a balbettare, mentre tendeva una mano tremante verso il cielo – Slytherin, nipotini Slytherin, il nome dei Potter, slytherin, caposcuola. Due caposcuola. -
- Tuo padre teme che vogliamo dare alla luce ad una squadra di Quidditch tutta Slytherin? -
Harry impallidì aggrottando la fronte – Non può arrivare a quello. -
Lanciò un’altra occhiata al padre, che sembrava incurante del fazzoletto che Sirius gli sventolava vicino al viso, continuando a guardare fisso davanti a se. Probabilmente uno che aveva ricevuto il bacio del dissennatore avrebbe avuto un’espressione più vivace.
Daphne si lasciò sfuggire una risata divertita, mentre, accompagnata dal ragazzo, spingeva il carrello – Tranquillo, non mi faccio strane idee. -
Harry deglutì, poi accennò un sorriso – No, certo che no. -
Diamine, suo padre riusciva sempre ad avere uscite geniali. Anche metterlo in imbarazzo davanti a quella che, da un anno, era la sua ragazza stabile.
Un po’ in imbarazzo la coppia si diresse verso il treno, dove trovarono uno scocciato Draco Malfoy mugugnare, accanto a Blaise Zabini che lo guardava con un certo distacco. Harry lasciò il carrello, per salutare i compagni di casa.
- Parli ancora con il babbanofilo, Potter? -
Daphne si sbatté una mano sulla fronte e Blaise arricciò un sopracciglio, ma nessuno dei due commentò.
- Draco, per favore. – borbottò l’interessato, infilando le mani nelle tasche – Sei ripetitivo, io parlo con chi voglio. -
Draco storse il naso, mentre si dirigeva a raggiungere Pansy Parkinson, intenta a chiacchierare con Millicent. I tre lo seguirono con lo sguardo, poi sbuffarono.
- Sempre così ristretto di vedute – intervenne Blaise, con una smorfia.
Harry si limitò a scuotere le spalle – Non lo capisco. – e posò una mano sulla schiena della sua ragazza, a palmo aperto, mentre l’accompagnava all’entrata del vagone.
- Vado a salutare i miei. – annunciò e detto questo li lasciò un momento lì, accennando un lieve sorrisetto. Mentre s’incamminava verso i genitori, però, fu costretto ad una pessima vista. Hermione Granger avanzava, spingendo il carrello con un’espressione gelida sul viso, come ogni volta che lo vedeva.

Non che non fosse carina, ma il suo proverbiale caratteraccio la rendeva decisamente poco interessante. Se solo quel visetto non fosse sempre assorto sui libri e pronto ad un rimprovero magari sarebbero anche andati d’accordo, ma il suo modo di farsi gli affari degli altri era qualcosa di terribilmente irritante.
- Potter. – disse semplicemente, scoccandogli uno sguardo.
- Granger. – rispose l’altro inarcando un sopracciglio – Sei terribilmente carina quando sorridi sai? -
Hermione arrossì lievemente sulle gote, con aria impettita e riprese a spingere il carrello. I due studenti se ne uscirono con un “umpf” simultaneo mentre si allontanavano.
Hermione, con già addosso la divisa azzurro-bronzo, spinse il carrello fino al vagone, passando davanti a quello dove Blaise e Daphne stavano aspettando Harry Potter, lanciò un’occhiata poi li superò senza dire una parola, avanzò fino a quello prescelto e dopo aver portato sopra i pesanti bagagli (per il più libri) vi si infilò dentro, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Come si aspettava trovò Anthony Goldstein seduto al suo posto. Al loro posto. Quello che da sette anni occupavano ogni volta, per andare a Hogwarts, lui si preoccupava sempre di occuparlo, visto che era lì che si erano conosciuti.
Il viso sempre severo della ragazza si rilassò con un sorriso, quando incontrò gli occhi di quello che era diventato inseparabile compagno sin dal primo anno. L’unico che sopportasse totalmente i suo scatti di umore e il suo carattere austero. La pazienza fatta persona in un ragazzo di Ravenclaw maledettamente intelligente. Non bello come Potter o Malfoy, certo, ma certamente si poteva definire fra il carino e bello.
- Ciao. – disse, andandosi a sedere avanti a lui, accanto al finestrino. Anthony chiuse il libro, con un sorriso allegro.
- Tutto bene? – domandò, riposando il libro nella sacca.
Hermione annuì, seppure bruscamente.
- Non va tutto bene. – disse lui, inarcando un sopracciglio – Cos’è successo? -
- Quell’idiota di Potter. – sbuffò.
Il ravenclaw dai capelli castani si lasciò sfuggire un sorriso divertito, prima di scoppiare a ridere. – Oh, Herm. Sono sette anni che non vi reggete, anche se non ne capisco la ragione. Potter non è un agnellino, certo, ma rispetto a molti altri Slytherin è ok. -
Hermione sbuffò, con un’espressione alterata sul viso, che aveva qualcosa di intrinsecamente tenero – E’ il peggiore. -
- Si certo.- mormorò lui con un sorriso che la fece arrossire.
- Il peggiore dei peggiori. – continuò, imbarazzata.
Anthony rise di cuore e poco dopo Hermione si unì a lui. Quando le risate si smorzarono, Anthony le fece cenno di adagiarsi accanto a lui, dando qualche piccola pacca sul sedile al suo fianco.
- Vieni qui. -
Hermione ubbidì, si alzò, ed andò accoccolarsi contro la sua spalla, accennando un sorriso.

***

Lasciò scivolare lo zaino sul sedile, con uno sbuffo annoiato, poi si lasciò cadere accanto al finestrino, scoccando uno sguardo alla stazione. Suo padre e sua madre lo raggiunsero, appena fuori dal vagone, sotto il finestrino, e a lui quasi non caddero gli occhiali per la sorpresa.
Harry si alzò, abbassando il finestrino, su cui poggiò entrambi i gomiti, con le braccia incrociate – Oh, ciao. – esclamò con un sorriso divertito, accanto a lui si affacciò anche la testa mora di Daphne Greengrass che avvampò quando notò di chi si trattava e rientrò di scatto, sedendosi pesantemente avanti a Blaise, che se la rideva alla grossa.
James era ancora molto pallido, mentre sul viso di Lily e Sirius era comparso un sorrisetto compiaciuto.
- Eravamo andati a salutare Remus e passando ti abbiamo visto. – spiegò, con un guizzo di divertimento Sirius, mentre Lily allungava il collo cercando di vedere la ragazza che ora se ne stava ben nascosta, in un angolino del vagone.
- Capisco. – disse Harry, apparentemente incurante della scenetta appena passata, anche se in realtà si stava strusciando la punta del piede sinistro contro il polpaccio destro, nervosamente.
- Beh, vedi di fare il bravo. – disse Lily. Sirius alzò gli occhi al cielo, con aria esasperata, James fece una cosa che lo mise in serio pericolo.
- Non troppo il bravo, figliolo. – sbottò, guadagnandosi un’occhiata della moglie che rivelava che la sua affermazione avrebbe avuto dure conseguenze di lì a poco. James, seppur ancora pallido, mostrò un cipiglio da combattente. Sarebbe stato ucciso, ma avrebbe combattuto con onore per la causa dei Marauders. Come un vero eroe avrebbe sopportato la tortura di sua moglie. Deglutì, sentendo il coraggio venire meno, quando considerò l’idea che la punizione avrebbe potuto essere dormire sul divano.
Harry provò un moto di preoccupazione per il padre e annuì, deciso, strappandogli un sospiro di sollievo.
Almeno non sarebbe morto per nulla.
Sirius consolò il suo migliore amico, con una pacca comprensiva sulla spalla, mentre Lily prendeva nota di tutto per poter restituire con pesanti interessi.
Il treno emise un fischio e cominciò a muoversi. Harry agitò la mano, accennando un sorriso – Ciao, ci sentiamo! – e si rilasciò cadere sul sedile. Finalmente Daphne si rilassò sul sedile.
- Niente male la ragazza, non per nulla sei il mio figlioccio! – gridò la voce di Sirius Black e Daphne tornò ad irrigidirsi, Harry avvampò e Blaise riprese a ridere sguaiatamente.
Ripresero a chiacchierare normalmente solo dopo alcuni minuti di viaggio.
- Beh, prima mi sei sembrato un po’ accigliato – intervenne Blaise, mentre si distendeva sul sedile, poggiando i piedi su quello di fronte, con le gambe accavallate.
Harry ci mise un po’ a ricordarsene il motivo, scostandosi dal sedile, per cambiarsi di posizione, si rabbuiò un poco.
- La strega riesce sempre a mettermi di cattivo umore. -
Daphne inarcò un sopracciglio – Incredibile quanto vi detestiate, Harry, cioè a me non è simpatica, ma fra te e la Granger c’è odio puro, proprio. – e tutte e due le sopracciglia si alzarono disegnandole sul viso un’espressione stupita. Harry alzò le spalle.
- Beh farò come tutti gli anni. – annunciò, riposando la testa contro lo schienale – La eviterò: lei e i suoi commenti stupidi, non ci vorrà molto a tenerla a metri da me. – concluse con semplicità, mentre socchiudeva gli occhi.
Se solo avesse saputo quanto la sua previsione fosse lontana dalla realtà.

  
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