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Autore: ardenteurophile    12/03/2011    5 recensioni
Sherlock prova alcune varietà di stimolanti legali. (Traduzione dall'inglese a cura di Madame Butterfly.)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer. Sherlock e i suoi personaggi sono di proprietà degli aventi diritto, BBC e duo Moffat-Gatiss in primis. L’autrice del racconto qui sotto non li possiede in alcun modo, la traduttrice idem. Sono certa che siamo entrambe molto tristi per questo. *annuisce sconsolata*

(Traduzione a cura di Madame Butterfly - link al permesso di traduzione qui - la storia originale la potete trovare a questo indirizzo. E ricordatevi che l'originale è sempre la versione migliore quindi, se sapete l'inglese, siete caldamente invitati a leggerla =D)

Nota della traduttrice. Solo una piccola annotazione iniziale sul nome di Lestrade: in realtà mi risulta che non si sappia il suo nome di battesimo, ma Greg è – non chiedetemi perché – una delle opzioni che si legge più spesso.  In tutte le fic di ardenteurophile viene usato questo nome e personalmente lo trovo molto carino :D
... Ah, approfitto delle note anche per ringraziare con tutto il cuore chi ha commentato o messo in una lista questa fic. *inchino*






2.



MERCOLEDÌ

A: G LESTRADE
HAI VISTO SHERLOCK?? STAMATTINA NON RIESCO A TROVARLO. J

MESSAGGIO RICEVUTO
E' QUI. CHE DIAVOLO HA CHE NON VA?? GREG

A: G LESTRADE
GRAZIE A DIO. POTRESTI TENERLO D'OCCHIO? J

MESSAGGIO RICEVUTO
DONOVAN L'HA TROVATO SEDUTO FUORI SUL BORDO DEL MARCIAPIEDE. NON HO IDEA DA QUANTO TEMPO FOSSE LI'. SPIEGAMI. GREG

A: G LESTRADE
STA BENE, E' SOLO UN PO' DI MALUMORE. J

MESSAGGIO RICEVUTO
HA PRESO QUALCOSA. PENSAVO FOSSE PULITO! GREG

A: G LESTRADE
E' PULITO. J

MESSAGGIO RICEVUTO
HA PRESO TUTTI I FOGLI A1 DALL'ARMADIO DELLA CENTRALE E CI STA DISEGNANDO SOPRA IL LONDON A-Z A MEMORIA. COL CAVOLO E' PULITO! GREG

A: G LESTRADE
E' SOLO RED BULL. E' UN "ESPERIMENTO", A QUANTO PARE. J

MESSAGGIO RICEVUTO
RED BULL?! GREG

A: G LESTRADE
UN SACCO DI RED BULL. ASSICURATI CHE BEVA ACQUA O SI DISIDRATERA'. J

MESSAGGIO RICEVUTO
OH, MALEDIZIONE.

MESSAGGIO RICEVUTO
POTREBBE VENIRE QUI & TENERE SOTTO CONTROLLO LO STRAMBO?! MI STA FACENDO PASSARE LA VOGLIA DI BERE IL MIO CAFFE'. SAL X

MESSAGGIO RICEVUTO
PASSI QUI, WATSON. LESTRADE CI HA MESSI A FARE I BABYSITTER MENTRE LUI SI NASCONDE NELLE CELLE. ANDERSON

MESSAGGIO RICEVUTO
SE INSULTA LA MIA FACCIA ANCORA UNA VOLTA GLI PRENDO A PUGNI LA SUA. NON SONO IO A SEMBRARE UN CAVALLO VESTITO DA UOMO. ANDERSON

A: SHERLOCK
SMETTILA DI INFASTIDIRE LA POLIZIA, SHERLOCK. J

MESSAGGIO RICEVUTO
SE HAI BISOGNO DI UNA MANO ANCHE OGGI POSSO AIUTARTI. SH

MESSAGGIO RICEVUTO
E' IL MODO PIU' VELOCE PER RAGGIUNGERE LE NOSTRE RISPETTIVE METE. SH

MESSAGGIO RICEVUTO
FAMMI SAPERE SE HAI BISOGNO D'AIUTO. NON SO PERCHE' QUELLA DONNA MI HA DATO UNO SCHIAFFO IERI, MA PROMETTO CHE NON SUCCEDERA' MAI PIU'. SH

MESSAGGIO RICEVUTO
TI ASSISTERO' VOLENTIERI SE TI TRATTERRAI DAL CHIAMARE LA SICUREZZA, STAVOLTA. SH

A: SHERLOCK
NO NO, VA TUTTO BENE. RESTA ALLA STAZIONE DI POLIZIA. LESTRADE HA BISOGNO DI TE. E' GIU' NELLE CELLE. J

MESSAGGIO RICEVUTO
GLI HAI DETTO DOV'ERO?! GREG

MESSAGGIO RICEVUTO
TI ODIO. GREG

A: SARAH S
POSSO STARE A CASA TUA? J

MESSAGGIO RICEVUTO
MI STAI MANDANDO MESSAGGI DALLA STANZA ACCANTO?! COMUNQUE, NO.



GIOVEDÌ

John si svegliò nel silenzio, per il secondo giorno di fila. Tese l'orecchio, cercando di raccogliere ogni indizio che gli facesse capire se il suo coinquilino era nell'appartamento e, in quel caso, che stava facendo.

Era tornato a casa dal lavoro la sera prima per trovare Sherlock sommerso da lattine vuote che cercava di convincere Lestrade e Donovan (che a quanto pareva l'avevano trasportato a casa in un'auto della polizia, contro la sua volontà) a giocare a Twister. Apparentemente, uno Sherlock strafatto di caffeina era decisamente più tattile e frivolo rispetto al suo solito essere freddo e schivo. John passò un po' di tempo a chiacchierare con i poliziotti sopra una tazza di tè (deteinato) mentre Sherlock balzava da una stanza all'altra, borbottando a tutto spiano e occasionalmente interrompendoli con proposte ridicole. Qualche volta si dirigeva verso John, lo agguantava ai lati del viso, fissandolo intensamente e mormorando in uno stato che era quasi di trance, e nessuna domanda da parte di John riusciva a scuoterlo. Alla fine Lestrade ne ebbe abbastanza dell'agitazione di Sherlock e lo ammanettò al bracciolo di una sedia, dal quale passò un po' di tempo cercando di liberarsi con l'aiuto di un cucchiaino - la sola cosa a portata di mano - prima di essere sopraffatto da un'improvvisa crisi di astinenza da caffeina e svenire a faccia in giù sul pavimento.

Secondo Lestrade, sul serio non c'erano dei casi che Sherlock potesse prendere al momento - neanche casi minori - quindi non avevano nient'altro che lo potesse distrarre. A quanto pareva avrebbero semplicemente atteso che si stancasse di quel particolare esperimento, in ogni caso avevano rimosso dalla casa gli energy drink rimasti mentre lui dormiva sul pavimento. John non credeva che sarebbe servito a qualcosa; non potevano certo impedirgli di uscire semplicemente a comprarne degli altri.

Almeno sembrava si stesse divertendo, pensò.
John si vestì e scese le scale con cautela. Il soggiorno sembrava fosse stato colpito da un bomba; era coperto di pezzetti di carta strappata, tazze vuote e quella che sembrava lana di pecora. Pareva che alla fine Sherlock avesse terminato la carta e avesse quindi iniziato a scrivere sulla sezione di muro più vicina alla sua stanza. John gemette e raccolse una delle tazze vuote, dandole una prudente annusata. Caffè. Sherlock doveva aver scoperto la sparizione della sua Red Bull ed essersi servito della cosa che ci somigliava di più.

Si diresse con trepidazione in cucina. Il vaso del caffè era vuoto, ma (fu grato di constatare) Sherlock non l'aveva ingerito tutto visto che metà del pavimento appariva coperto di grani di caffè.

Emise un sospiro di rassegnazione e tirò fuori il telefono dalla tasca. Aveva trentasette chiamate perse, tutte da parte di Sherlock.

A: SHERLOCK
DOVE SEI? J

A: G LESTRADE
LO HAI VISTO? J

Raccogliendo tutti i pezzi di carta e le tazze vuote, cercò di rendere la stanza un po' più presentabile. Più tardi avrebbe dovuto affrontare i grani di caffè rovesciati e la scritta sul muro; Mrs. Hudson non ne sarebbe stata molto contenta.

MESSAGGIO RICEVUTO
NO. NON E' A CASA? GREG

A: G LESTRADE
NO, E A QUANTO PARE HA TROVATO IL CAFFE'.

MESSAGGIO RICEVUTO
ODDIO. COME FAI A ESSERNE SICURO?

A: G LESTRADE
DICIAMO CHE L'HO DEDOTTO.

Dando un'ultima occhiata a quel relitto che era casa sua, John mise la giacca e si diresse al lavoro, una pungente sensazione di nervosismo che gli saliva su per la schiena. Sherlock era in libertà in un mondo imprevedibile, e lui non aveva idea dove.

La mattinata passò lentamente, e quando arrivò l'ora di pranzo e John non aveva ancora sentito Sherlock, cominciò a preoccuparsi. Tirò fuori nuovamente il telefono e fissò le trentasette chiamate perse, chiedendosi se magari non ci fosse sotto qualcosa di più sinistro; dopotutto, Sherlock telefonava raramente, preferendo mandare messaggi a meno che non si trattasse di un'emergenza. E se fosse stata un'emergenza? Compose il suo numero, sentendo il proprio cuore fermarsi nel petto quando finì dritto nella segreteria telefonica. Il suo amico non era mai uscito con il cellulare scarico.

Dopo essersi assicurato che Lestrade e il resto della polizia non avevano ancora traccia di Sherlock, John decise che c'era solo una persona che poteva aiutarlo. Quello di cui davvero aveva bisogno in una situazione simile era un Holmes. E se Sherlock non era disponibile, be', allora c'era solo un'altra ipotesi praticabile.

A: MYCROFT HOLMES
URGENTE. AIUTO PER FAVORE. J WATSON

Il suo telefono suonò immediatamente, con un numero che non riconobbe.

"Pronto?"

"Dottor Watson. Come posso esserle d'aiuto?" disse la voce dai toni vellutati di Mycroft, ogni parola rivestita di calmo potere e sicurezza di sé. John sentì che si stava rilassando leggermente al suono della sua voce.

"È Sherlock," iniziò, all'istante conscio che praticamente ogni conversazione telefonica che aveva avuto con il maggiore dei fratelli Holmes era iniziata con quelle due parole.

"E da quanto tempo è scomparso?" disse Mycroft, con il suo inquietante dono di prevedere cosa John stesse per dire.

"Come fa a... no, non importa," disse John, decidendo che la spiegazione poteva attendere, "Non lo vedo da l'altra sera, suppongo si sia alzato presto a qualche ora stamattina. Non risponde a nessuno dei miei messaggi e le telefonate vengono deviate alla segreteria..."

"Non è passato molto tempo, dottor Watson, quindi dev'esserci un'altra ragione per temere per la sua incolumità. Ho ragione? Cosa stava facendo quando l'ha visto per l'ultima volta?"

"Era ammanettato ad una sedia nel soggiorno, poi si è addormentato lì," disse John, chiedendosi vagamente come cavolo Sherlock fosse riuscito a togliersi le manette. Ma c'erano un sacco di cose che Sherlock faceva e che John non riusciva a capire. Dall'altro capo del telefono giunse una risatina secca.

"Per favore, mi risparmi gli ulteriori dettagli," disse Mycroft, facendo sussultare John appena si rese conto esattamente di come fosse suonato quello che aveva appena detto.

"No, non intendevo... no, non è che..."

"Naturalmente, per uno che confida così tanto nella sua autorità e nel suo self-control, non è affatto una sorpresa che Sherlock chieda di essere dominato all'interno di un ambito più privato; avrei potuto dedurlo facilmente - comunque, preferirei non proseguire questa linea d'indagine," continuò Mycroft, una nota di disgusto nella sua voce. John scosse la testa freneticamente al telefono, consapevole che Mycroft non avrebbe potuto vederlo ma sentendo la necessità di farlo comunque.

"No, Mycroft, no, non è come... comunque lo ha ammanettato Lestrade, non io..."

"Quel Ispettore Lestrade?" disse la voce di Mycroft, suonando un po' scioccata stavolta, "Perbacco, lei mi sorprende, dottor Watson. Non ero al corrente che voi due lo vedeste fuori da un ambito professionale."

"Fuori da un...?"

"A scopo ricreativo."

John sembrò stordito per un momento, aprendo e chiudendo la bocca come un pesce, poi rammentò a sé stesso il motivo per cui, in primo luogo, aveva chiamato.

"No, ascolti," disse fermamente, "Lestrade lo ha ammanettato perché era il solo modo per tenerlo fermo. È fuori come un balcone e adesso è scappato da qualche parte e non risponde al cellulare, quindi se potesse semplicemente..."

"Oddio, la sta usando di nuovo?" disse Mycroft con voce strascicata, suonando annoiato, "Mamma sarà così delusa. Avevamo davvero sperato che se lo fosse lasciato alle spalle. Questa volta di che si tratta?"

"Red Bull."

Ci fu una pausa all'altro capo della linea telefonica.

"Scusi?"

"Red Bull. E tanta."

"Signore benedetto."

"Senta, se potesse tenerlo d'occhio - farmi sapere se salta fuori?" chiese John, fin troppo consapevole che suonava come una preghiera.

"Naturalmente," disse Mycroft, sembrando un po' ansioso ora. "Farò controllare le telecamere di sorveglianza alla mia assistente per vedere se possiamo accertarci di dove sia. Mi tenga informato se ci sono sviluppi."

"Ok. Grazie. Uhh... saluti la sua assistente da parte mia," disse John, pensando all'attraente donna che aveva incontrato appena in un paio di occasioni. Pensava ancora a lei come 'Anthea', nonostante sapesse che quello non era il suo vero nome.

"Naturalmente," rispose Mycroft.

"Non lo farà, vero?"

"No. Arrivederci, dottor Watson."

E riattaccò.

John sospirò di sollievo, sentendosi meglio al solo pensiero che anche Mycroft - e le sue centinaia di telecamere - stavano cercando Sherlock. Con le vaste risorse del governo britannico al suo servizio, sicuramente non sarebbe passato molto tempo prima che riuscissero a rintracciare Sherlock e a riportarlo sano e salvo a casa in Baker Street.

Trascorse il resto della sua giornata lavorativa autoconvincendosi di questo, al punto da aspettarsi che Sherlock fosse lì quando tornò a casa. Non c'era.

Trascorse il resto della serata sulle spine, attendendo un bussare alla porta o uno squillo del cellulare che non arrivava mai, aspettandosi che entrasse in ogni momento. Non lo fece.

Mycroft telefonò a mezzanotte in punto.

"Non trovo tracce di delitti e ho diverse testimonianze non confermate di persone che l'hanno visto in città oggi, ma niente di concreto. Se non possiamo trovarlo, dottor Watson, allora temo significhi che non vuole essere trovato. La terrò informato."

Andò a letto irrequieto e con i nervi tesi, tentando di capire dove potesse essere Sherlock e chiedendosi in quale momento la sua vita aveva iniziato a ruotare intorno a quest'uomo assurdo. Si sentiva fuori uso, come non sapendo dove fosse, come si trovasse ancora nell'orbita di qualcosa che non era più lì - come se Sherlock fosse il sole, pensò; o magari qualcosa di più bizzarro, tipo un buco nero.

Si addormentò pensando vagamente al sistema solare e alla completa ignoranza di Sherlock sull'argomento. Gli avrebbe comprato un libro, decise, presumendo che sarebbe tornato e che nel frattempo non gli fosse accaduta una disgrazia. Sì, un libro sul sistema solare. Magari per Natale.


  
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