ehi bella gente!! yeah! sono tornata e siccome ho poca ispirazione mi è uscita questa one-shot dalle orecchie! so gia che chi mi conosce rimarra stupito, molto stupito, dalla drammaticita di questa storiella (perche io sono il tipico tipo di scrittrice tutta rose e fiori che fa resuscitare i morti se ce n'è bisogno!). b lettura!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Un  altro anno.
Da venti minuti era passato un altro anno, come tutti gli altri, da quando la sua vita non aveva più senso.
Un altro anno vuoto, inutile, passato a ricordare i bei vecchi tempi.
Si poteva ancora udire nettamente il suono dei fuochi d’artificio , le grida di gioia, la musica di sottofondo.
Ma lui non sentiva niente. Ash se ne stava lì, seduto sul divano, lo sguardo fisso nel vuoto;
un altro anno da quando lei era scomparsa.
Era ormai da cinque anni che Ash non faceva altro che dannarsi l’anima: se la ragazza che aveva amato fin dal primo momento in cui l’aveva vista  se n’era andata, la colpa era solamente  sua.
Se avesse aperto gl’occhi, se si fosse reso conto dei sentimenti che provava per lei, forse, non l’avrebbe lasciata andare per quella via, all’incrocio che li avrebbe divisi per sempre, e ora sarebbe ancora qui.
Quel maledetto giorno…
Lo ricordava come se fosse ieri; era in un centro Pokèmon di Rupepoli insieme a Brock e a Lucinda quando l’infermiera Joy spostò il canale del televisore sul telegiornale. Una giornalista annunciò una notizia dell’ultim’ora: un aereo diretto a Sinnoh, nell’aeroporto  di Rupepoli, si era imbattuto in una nube traboccante di tuoni e di fulmini, il pilota non era riuscito a evitarla, almeno non completamente, e l’aereo era stato colpito in pieno da un fulmine, precipitando nell’oceano, affondando e portandosi dietro tutti i passeggeri,
tutti.
La giornalista aveva letto la lista dei passeggeri a bordo di quel volo. Ash aveva pensato che il suo cuore si fosse fermato quando la giornalista, infine, pronunciò quel nome, il nome che Ash avrebbe voluto sentire ogni giorno , tranne che adesso.
Misty Williams.   
Ash restò immobile, non aveva ancora realizzato niente, avrebbe dato l’anima piuttosto che accettare quella verità.
Le lacrime calde e prepotenti si affacciarono sui suoi occhi increduli e terrorizzati, che incrociarono quelli di Brock, la testa bassa.
Un flebile “No….” fu tutto ciò che riuscì a dire. Gli occhi diventavano sempre più appannati, le prime lacrime percorsero il suo viso, non avrebbe resistito a lungo lì dentro, non voleva sentire altro, non lo avrebbe sopportato.
Quasi senza accorgersene  Ash scappò via da lì, e corse, corse nella notte mentre le lacrime fuoriuscivano come torrenti, mentre piangeva tutto il suo dolore e tutta la sua disperazione, sperando invano che l’oscurità lo inghiottisse.
Mentre correva a perdifiato andò a sbattere contro qualcuno e cadde, ma non si fermò a vedere con chi si era scontrato, si rialzò subito e continuò a correre, cercando di annullarsi.
-Ehi ragazzino guarda dove vai!- gridò il ragazzo che era stato “investito”, un ragazzo un po’ più grande di Ash, gli occhi viola e capelli e dello stesso colore. Ma Ash non lo aveva neanche sentito.
Il ragazzo guardò Ash in lontananza e solo dopo  riconobbe l’inconfondibile berretto che portava sempre il suo rivale. Così si lanciò al suo inseguimento, qualcosa non quadrava: non era da Ash correre in piena notte come un forsennato, e senza il suo Pikachu poi…
Il ragazzo raggiunse Ash e lo afferrò per un braccio –Lasciami! Lasciami andare!- disse Ash disperato dimenandosi, -Vuoi dirmi che ti succede!?- disse il ragazzo. Ash riconobbe quella voce, così fredda e indifferente –Paul?-  disse Ash girandosi lentamente. Paul rimase sorpreso quando vide gli occhi arrossati dal pianto di Ash, non lo aveva mai visto piangere, non aveva mai conosciuto quel lato di Ash, per un attimo i suoi occhi persero la loro caratteristica freddezza –Lasciami andare Paul! Non puoi capire!- le sue ultime parole si spezzarono in un altro pianto.
La freddezza e l’indifferenza di Paul ripresero il sopravvento su di lui, lasciò la presa su Ash che riprese a correre sparendo nel buio…
Da quel momento ogni giorno si odiava, ogni giorno si incolpava della morte di lei: se lui l’avesse trattenuta, Misty non sarebbe tornata alla palestra e non avrebbe preso quel dannato aereo per Rupepoli per venire a trovarlo.
Dopo una settimana dalla morte di Misty, Ash aveva compreso che senza di lei non era niente, aveva bisogno di rivederla, aveva bisogno di riabbracciarla, così, dato che ciò non era possibile, tutti i giorni andava nell’unico posto che Misty amava, l’unico posto che la rappresentava, il posto in cui Misty viveva ancora : il mare. Ash si sedeva su uno scoglio , il suo preferito, molto vicino all’acqua, talvolta qualche gocciolina gli finiva sul viso, ma non gli dava fastidio, anzi, aveva la sensazione che Misty lo stesse accarezzando dolcemente.
Si sedeva lì e parlava, parlava con lei e si tratteneva in quel luogo magico anche dopo il tramonto.
E ora erano passati cinque anni, e Ash seduto sul divano, guardava una foto in cui lui portava Misty a cavalcioni, un sorriso amaro si disegnò sul suo volto –Ti amo Misty…-.
Il vento soffiò, aprendo le finestre e lo raggiunse rumoreggiando, Ash chiuse gl’occhi, un suono simile a una voce –Anch’io…-…..