Masks
di Diagonalist
tradotto da madjoker
beta Sanzina
Rinuncia:
Non possiedo nessuno dei personaggi qui menzionati, appartengono tutti a J.K.Rowling.
cap.1- What Happens If you Add
This To That?
##Severus Snape##
Severus
Snape stava camminando, nel suo solito modo impettito, lungo le file degli
studenti di Gryffindor del quinto anno. Si stava
sentendo molto gratificato per gli sguardi di terrore e disperazione che vedeva
sui loro volti. Se i piccoli marmocchi non potevano trovare
motivi per leggere le istruzioni e quindi conoscere il giusto modus operandi per portare a termine la preparazione della
pozione, allora avevano ogni motivo di provare timore.
Oggi
si sentiva in un umore particolarmente vendicativo.
Chi
meglio sul quale sfogarsi di...Potter. Forse era il primo momento nella sua
vita in cui era contento di insegnare all’irritante ragazzo. Probabile, in fin
dei conti, che avrebbe dovuto ringraziare i qui
presenti Gryffindor, o sarebbe stato possibile che il suo temperamento si
sfogasse sui membri della sua casa. Le conseguenze di tale avvenimento
avrebbero potuto essere gravi. Soprattutto considerando chi
era il padre di Draco.
Ma Potter era qui. Potter era un
obbiettivo migliore piuttosto che quell’incapace di Longbottom.
Mentre
il secondo avrebbe iniziato a piagnucolare dopo appena poche parole, o
addirittura dopo una sola occhiata, Potter lottava
sempre contro di lui. Cosa che portava Snape ad
odiarlo ulteriormente.
Maledetto
Potter. Il favorito di tutti. Il dannato Ragazzo-che-è-sopravvissuto.
Solo Snape sembrava aver compreso che Potter non era grande e che non meritava
tutta l’attenzione e l’encomio che riceveva. No, Potter era solo un bambino
viziato. Che potesse esser dannato per avere tutto.
“Potter. Sei consapevole che se aggiungi
quell’ingrediente nel calderone, creerai un cratere grande abbastanza per contenere la Cina?” Disse Snape ghignando, fermando il
suo gesto.
La
mano di Potter tremò, a pochi centimetri sopra il calderone, stringendo i semi
del frutto della passione.
Lentamente,
la mano si ritirò, posandoli nuovamente e sostituendoli con altri ingredienti
presi dal banco.
“Non
penso sia saggio. A meno che non desideri esser
responsabile della morte di migliaia di persone” Intervenne nuovamente. Snape
vide il ragazzo fremere, quasi impercettibilmente.
“Suggerisco
che, la prossima volta tu ti prepari per l’esperimento, prima di buttartici
alla cieca. Anche Longbottom” Continuò con la voce che
grondava disprezzo “Avrebbe fatto di meglio. Venti punti da Gryffindor.”
Dare a
Longbottom un piccolo complimento era un prezzo accettabile, per l’estremo
insulto verso Potter. Gli occhi verdi lo fissarono. Non c’era
la solita scintilla adirata in loro, non c’era nessuna sfida.
“Forse
dovresti uscire dal laboratorio, da questo castello ed anche dall’intero mondo
magico, se tutto ciò che puoi imparare” e pigiò sull’ultima parola “è la
distruzione.”
Ancora
nessuna reazione. Eppure sapeva che doveva averlo
ferito. Cosa c’era di sbagliato? Così non era
divertente. Forse era quella l’idea: provocare l’ira di Snape non reagendo.
Bene, non avrebbe funzionato.
“Butta
via tutto.”
Potter
svuotò il suo calderone, senza lagnarsi. Snape, ancora una volta, rimase
sorpreso; il resto della pozione dipendeva completamente da quel punto, e si
era aspettato una qualche protesta per il dover ricominciare un’altra mezz’ora
di lavoro.
Tornò
sul fronte della classe, mantenendo d’occhio Potter. Quel ragazzo doveva star
progettando qualcosa. Non l’aveva mai visto così apatico. O
così goffo, fosse per quello. Davvero, stava quasi per aggiungere...
Granger
si avvicinò a Potter, bisbigliandogli urgentemente qualcosa all’orecchio. Il
ragazzo aggiunse l’ingrediente corretto invece di quello che avrebbe causato il
gonfiamento delle dita dei suoi piedi. Snape dimenticò di adirarsi
all’intervento della Granger per salvare l’errore di Potter, più interessato su
ciò cui verteva la conversazione bisbigliata. Entrambi avrebbero
dovuto sapere che non era sicuro parlare nella sua classe.
Entrambi,
alzarono lo sguardo verso di lui allo stesso momento, poi Potter guardò l’amica
e scosse la testa.
Ora,
era sicuro che fossero colpevoli di qualcosa. Particolarmente Potter. Si
avvicinò ai due.
“Cosa c’è di così interessante da aver la precedenza sulla
mia lezione?”
Le due
canaglie lo fissarono con timore.
“Nulla
professore, eravamo solo...”
Notò
con interesse che era la Granger a parlare. Insolito. Dov’era
lo spirito di Gryffindor di Potter?
“Se è così importante, forse desiderate dividerlo con il
resto di noi?”
Tutti
ora stavano
guardandoli, e delle risate arrivarono dal lato Slytherin della classe. “Avete
trovato altri modi di rompere regole?” Suggerì con la sua voce levigata.
Granger
arrossì. Potter rimase assolutamente inespressivo. Ancora più insolito.
“No professore,
ma...”
“Nulla.”
L’interruppe Potter.
Indubbiamente,
doveva aver mostrato la sua sorpresa. Suonava come se il
ragazzo stesse impedendo all’amica di parlare. Questo, significava che
erano effettivamente dentro qualcosa. La sua
intuizione, ancora una volta, si era dimostrata corretta.
“Bene,
allora altri dieci punti da Gryffindor. Dato che ti consideri talmente
superiore al resto della classe da non dover prestare attenzione, perchè non ci
dimostri come fare la pozione perfettamente, Potter?”
Considerato
gli errori che aveva commesso finora, sapeva che Potter avrebbe fallito
miseramente il compito. Quando gli occhi del ragazzo incontrarono i suoi, in
loro non vi era nulla se non stanchezza. Questo non
era il normale modo di fare di Potter, niente affatto.
Potter
bisbigliò nuovamente qualcosa alla Granger. “Ma
Harry...”
Potter
si avvicinò al suo calderone e tutti gli Slytherin si prepararono a deriderlo,
lieti del nuovo divertimento.
Potter,
dopotutto, lo meritava.
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@@Harry Potter@@
Mentre raggruppava gli ingredienti, avvertì
lo sguardo maligno di Snape su di sè.
Perché oggi? Perché
doveva accadere oggi, questo?
Avvertiva
l’aumento del dolore pulsante dietro agli occhi, la cicatrice bruciare e gli
arti con la stessa consistenza del burro. Non riusciva a concentrarsi. La
stanza aveva iniziato a roteare, inclinandosi in modo preoccupante. Come si
supponeva non fosse possibile accadere. Dover frequentare pozioni oggi era la
peggior sfortuna possibile. Non solo non poteva condurre l’esperimento, dato
che richiedeva precisione e coordinazione, ma la sua debolezza aveva attirato
la non invidiabile attenzione del professor Snape.
Molto
probabilmente, l’uomo stava pensando che fosse solo spensierato. Ma non poteva fare come aveva detto Hermione e chiedergli di
scusarlo. Non poteva dirgli la ragione; e senza quella,
l’uomo lo avrebbe fatto a pezzi con il suo sarcasmo. Naturalmente, era
probabile che accadesse in ogni caso.
Harry
iniziò la pozione, aggiungendo con incertezza gli ingredienti, in nessun ordine
particolare. Era ormai giunto al punto in cui era appena in grado di vedere.
Uno
spasmo di dolore.
Afferrò
l’orlo della scrivania per un buon minuto, tentando disperatamente di
focalizzare lo sguardo. Doveva riuscire a resistere solo un po’ più a lungo,
poi avrebbe potuto risalire al dormitorio e accoccolarsi nel suo letto, finché
il dolore non fosse andato via.
Sempre
se fosse andato via.
Hermione
gli aveva detto di andare da Dumbledore. Ma non voleva infastidirlo. L’ultima
volta era finito all’infermeria. Non voleva che succedesse nuovamente. Tutti
reagivano sempre in maniera eccessiva.
Di
vero c’era il fatto che questa volta il dolore era
molto maggiore. Non ne aveva detto la gravità a
Hermione. Non voleva che qualcosa che lo riguardava fosse deciso da altri.
“Problemi,
Potter?”
Sapeva,
a causa del tono freddo, che era nei guai. Non riusciva neppure a ricordare
quello che aveva aggiunto finora. Aveva già aggiunto del Munkweed?
Andava messo, nella pozione?
Si sentiva
davvero male.
“Nessuno,
signore. Tutto eccellente.”
Oh,
sì. Veramente bene. Realmente, davvero bene. Talmente bene che tra un minuto
sarebbe svenuto.
Concentrati
sulla pozione. Munkweed, per l’inferno.
Ne
gettò una manciata.
“Congratulazioni,
Potter, per aver fallito completamente la pozione. Dieci punti da Gryffindor.
Vedo che non hai nessuna conoscenza del soggetto. Conforta il pensiero che
l’eroe del mondo magico è così incredibilmente inetto.”
Eroe
del mondo magico. Snape doveva sbatterglielo in faccia ad ogni opportunità,
vero? Sì, era più che pronto ad ammettere di non esser ancora in grado di
confrontarsi con Voldemort, specialmente ora.
Non
quando stava provando così tanto dolore. Ed era grazie a Voldemort. Poteva sentire, in pratica, il
collegamento tra loro tendersi, come accadeva a volte. Ed
era sempre più di frequente.
Improvvisamente,
si sedette. Voldemort. Voldemort in una città. Voldemort fra corpi morti.
Poi,
iniziò il suo tormento personale. Voldemort, ora, era consapevole del forte
legame tra loro. E stava arrivando...
Fuori.
Doveva uscire da lì.
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##Severus Snape##
Anche
dopo che Potter si era dimostrato così completamente incompetente, con sua grande soddisfazione, gli stette vicino.
C’era
qualcosa nel ragazzo, oggi. Potter stava agendo in maniera
strana, era confuso. Stava succedendo qualcosa. Poteva odorarlo.
Chiaramente, il fetore poteva anche esser provocato dalla pozione di
Longbottom. Si avvicinò al ragazzo, pronto a prendere nuovi punti dalla casa
che meno amava.
Fu per
quel motivo che rimase completamente spiazzato al sentire una forte botta, botta che fu seguita da passi in marcia; quando si girò,
Potter aveva già lasciato la stanza.
Per la
causa di Merlino, Potter non poteva essersi sentito
così umiliato! Non che non dovesse, intendiamoci.
Come
osava, il ragazzo, uscire dalla sua classe senza permesso! Si sarebbe pentito
di questo.
Istruì
la classe su come imbottigliare le loro pozioni e leggere il testo, poi
sfrecciò fuori della stanza, sbattendosi dietro la porta, giusto per fare
effetto.
Potter
era solo alcuni metri più avanti nel corridoio.
Doveva
aver sentito il suo arrivo, ma non si volse neppure. Era inclinato contro il
muro. Presto, una volta iniziato con lui, avrebbe
avuto un buon motivo per cercare appoggio in esso.
“Potter,
cosa significa tutto questo?” Disse, riuscendo a mettere nuova minaccia nella
voce. Per Potter, ne valeva lo sforzo. Voleva vederlo contorcersi.
Tuttavia,
non accadde. Non fece nulla di quello che si aspettava. Potter si girò
leggermente, ma rimanendo ancora contro il muro. Improvvisamente,
allungò in fuori una mano, come se stesse cercando qualcosa.
Alzò
un sopracciglio. “Che cosa pensi di fare? Ritorna in classe. No, aspetta,
andiamo dal direttore. Voglio che tu sia espulso, per questo.”
Finalmente,
riuscì a provocare una reazione. Ma ancora non disse
una parola. Nessun argomento.
Invece,
si girò su se stesso, spingendosi lontano dal muro con quello che sembrava molto
sforzo, ed inciampò per alcuni passi verso Snape.
“Per
favore.” Disse Potter. L’altro lo fissò. Perchè il ragazzo stava agendo in tale
maniera? Pensava davvero che implorando sarebbe riuscito ad uscire dai guai? Anche se un Potter che l’implorava per qualcosa era un’idea davvero
interessante, una che avrebbe amato esplorare ulteriormente, se non
fosse stato che in quel momento Potter avanzò abbastanza da crollargli addosso.
Abbassò
lo sguardo, pronto a riprenderlo aspramente, quando vide la sua espressione.
Vide la pallidezza. Vide gli occhi del ragazzo perdere il fuoco, perdere concentrazione.
“Dumbledore.”
Borbottò Potter. Riuscì a capire solo quella parola.
Poi
svenne, precipitando pesantemente. Per puro istinto, l’afferrò prima che
cadesse, poggiandolo a terra.
Lo
fissò per un momento, senza sapere cosa fare. Poi lo fece levitare portandolo
fino alle sue stanze, dato che erano le più vicine.
Dumbledore.
Perché Potter avrebbe chiesto del preside? Perché aveva bisogno di vederlo? Avrebbe chiamato Albus.
L’uomo sapeva tutto, avrebbe saputo anche come
trattare con questo, e trattare con Potter.