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Autore: Il Saggio Trentstiel    13/03/2011    14 recensioni
"Io non ce l'ho con te! Non più, almeno..."
[...]
Gwen parve intuire il mio pensiero, e forse anche il fatto che le avevo parzialmente mentito
"Mi dispiace ma non ti credo: certe risposte non sono da te"
Ecco, leviamo il "forse"...

Questa one-shot fa parte della serie "In due" ^_^
TrentXGwen
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In due'
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"Tu ce l'hai ancora con me"
"Non è assolutamente vero!"
"Avanti Trent, ammettilo! Sai che amo la sincerità!"
Incrociai le braccia e mi voltai con decisione dall'altra parte.
Quel dialogo estenuante andava avanti da diversi minuti ormai, e nessuno di noi due voleva cedere.
Gwen sbuffò sarcasticamente, continuando ad esporre la sua idea e nel frattempo sistemandosi una ciocca bluastra dietro l'orecchio sinistro
"Dopo quello che ti ho fatto..."
Fui contento che, perlomeno, non rivangò tutto quello che avevo dovuto subire: l'essere stato lasciato in diretta tv, l'aver attirato a me una sfilza di fan esagitate ed indiscrete, l'aver assistito in diretta al bacio tra lei e quell'idiota di Duncan.
Ultimo, ma non ultimo, l'aver accettato l'invito di Gwen ad uscire per "fare quattro chiacchiere".
Quest ultima cosa aveva ferito in profondità il mio orgoglio maschile.
Gwen proseguì imperterrita
"...Sarebbe il minimo!"
Scossi la testa, tornando ad allacciare il mio sguardo con il suo: verde contro nero, smeraldo contro ossidiana.
Difficile riuscire a parlare, o anche solo a pensare mentre si guardavano quegli occhi!
"Io non ce l'ho con te! Non più, almeno..."
Una mezza verità.
Patetico.
Mi sentivo davvero patetico.
Gwen parve intuire il mio pensiero, e forse anche il fatto che le avevo parzialmente mentito
"Mi dispiace ma non ti credo: certe risposte non sono da te"
Ecco, leviamo il "forse"...
Lei sospirò e mi posò una mano sul braccio
"Trent, il fatto che ti abbia proposto di uscire non c'entra nulla con il fatto che Duncan mi abbia lasciata"
C'era da crederle? Oppure era meglio dirle in faccia cosa effettivamente pensavo di quella storia?
Presi un bel respiro ed assunsi un'espressione che, speravo, si avvicinasse almeno un po' alla definizione di "determinata"
"Gwen, io non ti odio. Semplicemente odio il fatto che tu sia così terribilmente sexy!"
Ok, pausa.
Che cazzo avevo detto?
Cervello chiama Trent, cervello chiama Trent!
Imbecille patentato, avresti dovuto insultarla e distruggerle l'autostima, non ricordarle che ha un corpo da sballo e che questo fatto ti lacera interiormente! E smettila di immaginartela nuda!
Cuore chiama Trent, cuore chiama Trent!
Hai fatto benissimo ad essere così sincero, falle capire quanto ancora tieni a lei!
Fegato chiama Trent, fegato chiama Trent!
Adesso vai a cercare un bar e ti ubriachi fino a dimenticare il tuo nome, almeno ti riprenderai da questa figura barbina!
"Trent?"
Mi risvegliai da quel ridicolo sogno ad occhi aperti, accorgendomi che adesso era Gwen a chiamarmi e, a giudicare dalla sua espressione preoccupata, doveva aver pronunciato il mio nome più volte prima che recuperassi qualche facoltà di ascolto.
Abbozzai un sorriso di scuse, più simile alla smorfia di una persona che ha appena morso un limone.
Gwen incrociò le braccia e mi scrutò con espressione indecifrabile
"Tralasciando il fatto che la tua mente sembra essersi appena fatta un bel viaggio nell'iperspazio..."
Oh sì tesoro, non sai che genere di iperspazio!
"Ti sembra un'affermazione matura quella che hai fatto poco fa?"
Abbassai lo sguardo, indeciso se alzarmi e scappare urlando oppure tentare di seppellirmi nell'aiuola alle nostre spalle, ma lei non mi diede il tempo di mettere in pratica nessuno dei due poco normali piani.
Mi prese una mano e la strinse con forza: immediatamente percepii dei brividi percorrermi la spina dorsale.
Brividi tutt'altro che spiacevoli.
Riuscii finalmente a sorridere con sincerità, accorgendomi che anche Gwen aveva abbandonato il suo cipiglio severo e si era abbandonata ad un sorriso
"Se può aiutarti a superare l'imbarazzo, anch'io ti trovo incredibilmente sexy!"
Scoppiai a ridere, del tutto a mio agio.
Gwen continuava a stringere la mia mano, io mi avvicinai a lei.
Accostai il volto al suo, percependo il profumo della sua pelle, delicato ma capace di farmi girare la testa senza possibilità di scampo, anelando di sentire il sapore ed il calore delle sue labbra sulle mie...
Sollevò lo sguardo, un vago sorriso ancora dipinto sul volto, avvicinandosi pericolosamente a me, di centimetro in centimetro...
Dopo alcuni, eterni secondi, le nostre labbra si incontrarono.
Caldo e freddo, acqua e fuoco, luce ed ombra.
Binomi verbali senza senso, ma abbastanza poetici per tentare di descrivere quel bacio!
Le nostre lingue si sfioravano, le mie mani stringevano i suoi fianchi (come ci erano finite laggiù?), le sue erano saldamente ancorate ai miei capelli.
Ad occhi chiusi, godendomi ogni secondo di quel bacio, pensai che se l'inferno avesse avuto anche solo una remota somiglianza con quel momento, mi ci sarei fiondato all'istante.
Labbra contro labbra, due corpi divenuti un'unica entità, due cuori che battevano all'unisono, un...
Cazzo, che dolore!
Un morso?
Gwen ed io ci separammo di scatto, e subito mi portai una mano al labbro inferiore: avvertii un fastidioso bruciore, e ritraendo la mano la trovai leggermente insanguinata.
Sgranai gli occhi e lentamente, molto lentamente, tornai a puntarli su Gwen.
Lei sorrideva serena, in pace col mondo, del tutto insensibile al dolore e alla sofferenze che mi attraversavano...
Ok, ok, la smetto!
Restava il fatto che durante quel bacio così delicato e potente Gwen mi aveva morso!
Le mie domande inespresse (che, lo ammetto, spaziavano da un semplice e banale "Perchè lo hai fatto?" ad un ben più colorito "Ma che cazzo ti sei bevuta?") non furono più tali qualche secondo dopo.
Gwen si sporse verso di me e mi pizzicò con aria giocosa una guancia
"Quello"
accennò al mio labbro offeso
"E' per la tua irriverenza"
Rimasi interdetto ma, nuovamente, lei non mi diede il tempo di dire o fare alcunchè.
Si avvicinò maggiormente e posò le labbra sulla mia ferita, allontanandosi qualche istante dopo
"Questo è per la tua sincerità"
Si passò un dito sul labbro superiore: sul rossetto scuro spiccava, in magnifico contrasto, una macchiolina vermiglia.
Sangue.
Il mio sangue.
Mi ritrovai a sorridere, del tutto insensibile alla bizzarria della situazione (da esterno, se avessi assistito ad una scena simile avrei probabilmente chiamato le autorità competenti, magari affiancate da un bravo psicologo...) e, alzatomi in piedi, porsi la mano a Gwen.
Lei la prese all'istante e si levò in piedi a sua volta, osservandomi con curiosità: flettei il braccio e la attirai verso di me
"Sincerità per sincerità, che ne dici di fare un salto a casa mia, per concludere la conversazione di prima?"
Gwen sbarrò gli occhi come se avessi appena annunciato di essermi innamorato di Owen o di voler mettere su un gruppo punk rock con Duncan.
Allungò una mano e mi diede un leggero buffetto sulla guancia
"Sincerità per sincerità, sono curiosa di conoscere le tue argomentazioni, ma la tua irriverenza potrebbe di nuovo costarti molto caro!"
Ridacchiai con aria colpevole, abbassandomi poi fino a trovarmi all'altezza del suo volto
"Sono pronto a correre il rischio"
Le gote di Gwen si tinsero lievemente di rosso -adoravo quando le accadeva!-, e lei si limitò ad annuire e a colmare nuovamente la già esigua distanza tra le nostre labbra.
Ora la ferita sul labbro non bruciava più così tanto.
Ora la ferita sul cuore era completamente rimarginata.
   
 
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