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Autore: Marguerite Tyreen    13/03/2011    1 recensioni
Dublino, 1919.
Prima di fuggire da se stesso e dalla colpa che gli ha sconvolto l’esistenza, Liam aveva un ideale: l’indipendenza della sua Irlanda.
Aveva un amico fraterno, Shannon, da quando erano bambini.
E aveva Aisling, bella, volubile e orgogliosa. Aisling che li amava entrambi.
Aisling, talmente lontana, ora, da sembrare un sogno.
Adesso del suo passato non gli resta più nulla, se non il ricordo.
Qualche antico ricordo irlandese…
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricordi d'Irlanda' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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 Cuimhnì na Eirinn
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 Ultimo capitolo – Credits e Ringraziamenti alla fine
 
Epilogo: Saòirse

 
- Non scenderò, questa sera, per cena. Cerca di capirmi, Oscar – gli aveva detto appena rientrata – Inventa una scusa e dì agli ospiti di perdonarmi.
- Kathleen, ma loro contavano proprio sul tuo parere a proposito di quel saggio sulla filosofia kantiana.
- La filosofia kantiana! È morto l’unico uomo che ho amato, Oscar, come puoi pensare che davvero m’importi qualcosa di Kant e dei tuoi amici?
- Io credevo che tu fossi contenta di tornare nell’ambiente. Erano mesi che studiavi con passione: sembravi serena, da un po’ di tempo.
- Già, sembravo. Ma non lo ero. È inutile negarlo, ci siamo sposati per convenienza. Ho amato Murray e, a parte lui e Donovan, non vi è mai stata altra felicità per me.
- Hai ragione, hai ragione, scusami. Sono stato superficiale. Non so pensare ad altro che al mio lavoro e non ti ho capita mai, Kathleen. Ma a modo mio ti voglio bene, ti sono affezionato e mi addolora quello che è successo.
- No, Oscar, sono io a dovermi scusare. Dopotutto, sei stato un buon marito e un ottimo padre. Non è colpa tua – infilò le scale.
Aveva sposato Oscar nel settembre del ’19.
Poche settimane dopo la partenza di Liam, aveva scoperto di essere incinta, senza sapere esattamente quale dei due, se Liam o Shannon, fosse il padre del bambino.
Ad ogni modo, l’avrebbe dovuto crescere da sola. Si era aggrappata con ogni sua forza a quella creatura non ancora nata, perché era tutto quanto le rimanesse di loro, tutto quanto la facesse sentire ancora in vita.
Nel frattempo, aveva cominciato a frequentare la loro casa un giovane professore, Oscar O’Toole, che stava aiutando suo padre per alcune ricerche storiche riguardo alla filosofia europea del rinascimento. Lei non aveva dimostrato particolare interesse nei suoi confronti, al contrario di Oscar, che da subito era rimasto affascinato da quella fanciulla bella e triste, irraggiungibile, nonostante non fosse che l’ombra della donna che era stata.
Aveva chiesto la sua mano dopo un paio di mesi, dicendole francamente che era più interessato a legare il proprio nome a quello degli O’Connor che a sposare lei. Venerava suo padre come un maestro e si augurava, con quelle nozze, di poterne un giorno prendere il posto.
Per sdebitarsi del favore e del fatto che lei, col suo sì, gli avrebbe aperto le porte dei più illustri salotti intellettuali, lui si sarebbe preso cura del bambino come fosse stato suo, senza chiederle mai nulla in proposito.
Aveva accettato, alla fine, e tutto sommato non si poteva dire che non ci fosse stato dell’affetto tra loro. Dopo quattro anni avevano avuto anche un figlio, nella speranza di dare a quel matrimonio anche una parvenza d’amore. Se c’era qualcosa di cui non poteva accusarlo, era proprio di aver fatto differenze o di aver amato in modo diverso Saòirse e Tòmas.
Per il resto, Oscar era sempre stato un tiepido indipendentista e lei, con un figlio appena nato, aveva passato i due anni seguenti – quelli del ’20 e del ’21 – soltanto a scrivere articoli da far circolare nell’organizzazione o a nascondere in casa loro qualche rivoluzionario.
E così la guerra d’indipendenza era scivolata via davanti ai suoi occhi, senza che lei potesse o volesse far nulla. Pian piano, tutto quello che era, tutto quello che credeva importante, si era sgretolato ed era scivolato via assieme ai sogni, alla filosofia e al resto. I suoi giorni erano andati consumandosi, senza che ne tenesse il conto, dato che erano tutti uguali.
Il tempo dei sogni era finito. Forse era finita ogni cosa.
 
Un colpo leggero alla porta della propria stanza la fece sussultare.
- Posso entrare, mamma? – Saòirse si era affacciata con titubanza – Va tutto bene?
- Tutto bene? Oh sì, cara, va tutto bene.
Lei la guardò scettica, con quei suoi occhi azzurro torbido. Se per lungo tempo si era interrogata sulla paternità di sua figlia, da alcuni anni ormai non aveva più dubbi. Quegli occhi, i suoi, non le lasciavano dubbi. Da Liam aveva ereditato anche il biondo cenere dei capelli e l’amore per la scrittura.
Lei era la cosa più bella che egli le aveva lasciato. Non era sola, non quanto avesse creduto dall’alto del suo rimpianto. Non era sola: Saòirse e Tòmas sarebbero stati la ragione più importante per vivere. Doveva tentare di essere di nuovo felice: non lo sarebbe stata come allora, ma forse in modo diverso sì. Per loro aveva il dovere di andare avanti.
Aveva perduto Liam e Shannon: il tempo di amare, di amare con quello specifico significato, se n’era andato. Ma non era finito l’amore, non ancora.
Erin era libera, quasi completamente, gran parte dei suoi sogni erano arrivati al capolinea. Ma il cammino per l’unità era ancora lungo: non avrebbe dovuto smettere di credere nella possibilità di dare ai suoi figli un mondo diverso dai tempi violenti che avevano visto loro.
La sua battaglia avrebbe dovuto seguire altre strade, quelle della giustizia e dei diritti e non più quella della violenza. Doveva ripartire, adesso. I suoi bambini meritavano un avvenire, non dovevano passare ciò che avevano passato loro.
Per questo l’aveva chiamata Saòirse, perché lei sarebbe stata la sua speranza di libertà. Saòirse, come sarebbe piaciuto a Liam.
- Vieni qui – disse a sua figlia, facendola sedere accanto a lei, sul proprio letto, ed abbracciandola forte.
- Cosa succede, mamma? Perché non sei alla cena?
- Ho ricevuto una brutta notizia, bambina mia. Una lettera mi ha avvertita che è morto un carissimo amico. Si chiamava Liam Murray, siamo stati giovani assieme. Ci siamo voluti molto bene,  eravamo poco più che ragazzi, allora.
Trasse una fotografia dalla scatola di latta.
Saòirse guardò senza capire quell’anello che non ricordava d’aver mai visto al dito di sua madre.
- Guarda – le indicò, con le mani che le tremavano, l’immagine di quei due giovanotti non ancora ventenni – Liam è quello di sinistra.
- Era carino  -sorrise lei, con quella sua infantile dolcezza – E l’altro?
- Shannon. Era Shannon, il nostro più caro amico. Anche lui, purtroppo, non c’è più da quasi dieci anni. Con Liam ci eravamo persi di vista e non credevo certo che… - sospirò con amarezza.
- Mi parlerai di lui, un giorno?
 
Sì, Liam, le parlerò di te, un giorno. Quando sarà donna, le dirò che eri suo padre, ne ha il diritto. Lo stesso diritto che avresti avuto tu. E, invece, non hai sentito le sue prime parole, i suoi primi passi per la casa. Non la vedrai crescere, diventare una scrittrice come te, non la vedrai innamorarsi, non le asciugherai le lacrime quando un ragazzino che non la merita le spezzerà il cuore. Non l’hai potuta conoscere, Liam. Non hai potuto sapere quanto ti assomiglia, quanto è bella e straordinaria nostra figlia. Saresti stato un buon padre, tu. Amavi i bambini, li chiamavi il nostro futuro, il futuro di Erin.
Ma lei saprà di te, Liam. Non verrà mai a conoscenza degli ultimi mesi che hanno sconvolto la nostra vita. O forse sì, perchè tutti sbagliano, Liam Murray, ma sono in pochi quelli capaci di imparare e riscattarsi dai propri errori.
Le racconterò che sei caduto combattendo coraggiosamente per il Messico. Le racconterò del tuo talento, della tua generosità, del tuo idealismo e della tua poesia.
Le parlerò di te e di Shannon, della vostra amicizia e del sentimento meraviglioso che vi ha legati. E del nostro amore, perché sappia da quale affetto alto, forte e puro è nata lei.
Dei nostri giorni di primavera, che profumavano di felicità, di una passeggiata nel parco una notte di marzo, del cielo quando aveva il colore dei tuoi occhi, dell’avvenire ancora da percorrere, come la strada che avevamo davanti alla nostra automobile. E del senso, ancora perfetto e intatto, della vita, allora.
Una lacrima le rigò il viso. Strinse al seno la testa bionda di Saòirse e la baciò a lungo.
La vita, Saòirse! C’è ancora vita, tu sei la vita, Saòirse. Ed io devo vivere, per te, per far volare i tuoi sogni, mia amata bambina. Per tuo padre e per il nostro amore.
Tornerà la vita in me, Liam, e i sogni, la voglia di continuare a credere e a sognare, per nostra figlia. Per lei. L’amore cancellerà la violenza che c’è stata. Ho scelto l’amore, adesso.
E finirà questa maledetta notte.
Sì, io le racconterò di te, di noi, di Shannon, un giorno. Le racconterò di una gita all’Howth Castle, quando l’estate portava con sé la gioventù, l’amore, l’idealismo e l’amicizia. Quando io correvo, facendo sventolare il cappello e ancora ridevo, ridevo, come solo allora ho fatto. E voi eravate felici e ridevate e m’inseguivate nel verde dei prati della nostra Erin.
Questo le dirò, amore mio.
Questo le dirò e tante altre cose che conserverò per sempre nel cuore come i migliori dei nostri giorni. Come i migliori di questi nostri antichi ricordi irlandesi.
 

Fine

 
Credits:
 
Con le opportune modifiche di nomi, luoghi, personaggi e vicende, l’ispirazione generale per questa storia è nata dalla visione di un film: “Giù la testa” di Sergio Leone.
Tutto il resto, invece, è colpa mia!
Volevo inserire un paio di fotogrammi di alcune scene, ma con l’html sono un caso disperato, anche al liceo prendevo sempre 4 in informatica ;)
Accontentiamoci dei link, abbiate pietà di me :)
 
La gita in automobile
http://img46.imageshack.us/img46/5456/pdvd000f.png
 
La corsa all’Howth Castle
http://img51.imageshack.us/img51/702/pdvd003da.png
 
 
Ringraziamenti:
 
Ecco, siamo arrivati alla fine… Non so mai cosa dire in questi casi, se non ringraziarvi davvero di cuore, infinitamente, per il tempo che mi avete dedicato. Un enorme grazie a tutti voi, dai recensori, ai lettori abituali fino a quelli di passaggio.
Se, adesso che siamo arrivati al capolinea, volete lasciarmi due parole di recensione, sarà mia premura rispondervi. Altrimenti, ci si rincontra e rilegge in giro ;)
Spero di non avervi annoiato ed essere riuscita a regalarvi qualche emozione. Se dovessi esserci riuscita, per me sarebbe la più grande delle soddisfazioni.
Un bacione grande, sempre vostra
 
Marguerite.

   
 
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