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Autore: tsubaki    13/03/2011    11 recensioni
Santana Lopez e Dave Karofsky non pensavano di aver nulla in comune se non la cattiveria con cui erano soliti trattare le persone.
Un cuore spezzato che cerca sollievo, un altro bisognoso di aiuto. E la speranza di una vita migliore.
[amicizia Santana/Karofsky; paring Kurtofsky e Brittana]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Altri, Santana Lopez
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ti sei mai chiesta come mai lo trattassi sempre così male?”

Perchè sei uno stronzo!”

No! E' perchè è molto più facile umiliare, degradare e generalmente gettare merda su una persona, di quanto sia ammettere di amarla!”

MISFITS 2x03



HOPE




Era stata una stupida.

Aveva impiegato anni a costruire una barriera in cemento armato attorno al suo cuore, a forgiare una personalità sfacciata e arrogante per essere forte e indistruttibile.

Solo una persona era riuscita a trovare il piccolo spiraglio tra i mattoni, ad individuare quella minuscola porticina, a farci capolino di tanto in tanto, imponendosi come una fresca ventata profumata in una stanza lasciata all'ombra per tutto l'inverno.

Brittany.

Quella di cui si poteva fidare; la mano sulla spalla che la consolava quando il mondo era crudele con lei; il corpo caldo che aveva stretto tante volte sotto le lenzuola in un abbraccio, più volte di quante volesse ammettere, colmo di tenerezza e affetto, che di passione amorosa.

Lasciami andare” le diceva dandole un buffetto sulla guancia e cercando di divincolarsela di dosso.

Ma mi piace stare così...” le rispondeva lei appoggiandosi sulla sua spalla rafforzando la presa attorno ai suoi fianchi, “Profumi di vaniglia” concludeva con un bacio sulla spalla e un sospiro per poi crollare addormentata. Santana sbuffava ogni volta ma restava immobile con lo sguardo rivolto al buio della stanza.

Ero io che non riuscivo a lasciarla andare.

L'aveva capito. L'aveva ammesso. Era innamorata della sua migliore amica.

E si era ritrovata con il cuore spezzato.

L'aveva rifiutata; aveva scelto di stare con il suo stupido ragazzo in sedia a rotelle. Diceva che erano felici insieme, e che non poteva lasciarlo. Tutte stronzate.

Santana sapeva di essere mille volte meglio di Artie – era una figa da paura, era intelligente e carismatica, cos'aveva in più di lei quel ragazzo? Solo un pene? O una voce abbastanza decente per cantare? Non poteva neanche camminare senza quell'arnese che gli avevano portato a Natale!

Ma Brittany aveva scelto lui.

Santana si chiese come avrebbe reagito a vederli insieme d'ora in poi, mentre lei lo spingeva lungo i corridoi e lui le raccontava una delle sue storie senza senso – non si era mai impegnata ad ascoltare quello che usciva dalla sua bocca, ma dubitava fossero argomenti importanti – o nella stessa stanza alle prove del Glee Club.

Oh, giusto...aveva perso anche quello.

L'unica cosa che le era rimasta e che le procurava gioia. Quello per cui aveva lasciato le Cheerios – oltre per la stanchezza di dover subire le umiliazioni cui la sottoponeva il Coach Sylvester, e lo sguardo che le aveva rivolto Brittany nel momento in cui lei e Quinn avevano deciso di lasciare la squadra.

Come sarebbe riuscita a stare nella stessa stanza con Brittany e Artie?

Voleva prendere qualcosa a calci.

Cosa le era rimasto?

Santana alzò gli occhi scandagliando il corridoio.

Finn e Quinn erano vicini davanti all'armadietto di lei, le lunghe ciglia della bionda sbattevano amorevolmente verso l'alto quarterback mentre una mano si muoveva in una lunga carezza sul suo braccio. Quei due andavano a letto insieme, poco ma sicuro. O ci erano molto vicini.

Rachel li osservava da distante, con un libro stretto al petto con un espressione furiosa dipinta in volto. Dopo pochi istanti diede loro le spalle e prese a scrivere furiosamente nel suo blocco procedendo a passo spedito e pesante verso la sala di musica, probabilmente.

Mercedes parlava al telefono, quasi certamente con Kurt, e accanto a lei Tina e Mike ridevano tra loro.

Avevano tutti un mondo diverso in cui immergersi. Quello in cui si soleva tuffare lei aveva i capelli biondi e gli occhi brillanti come stelle.

Ehi, Santana” sentì una voce chiamarla.

Sam.

Giusto, aveva anche lui.

Ehi...” rispose lei degnandolo a malapena di uno sguardo.

Prese a camminare senza una meta ben precisa e il ragazzo biondo la seguì.

La prossima lezione è matematica, tu invece hai storia vero?” chiese lui tenendo il passo.

La ragazza annuì vagamente. Sam buttò qualche frase qui e lì per cercare di instaurare un dialogo, ma dopo qualche risposta a monosillabi di lei la fermò per un braccio facendola voltare.

C'è qualcosa che non va?” le chiese cercando il suo sguardo.

No” mentì lei alzando il mento e irrigidendosi. Ora di indossare la maschera di ferro e chiudere con cinque mandate la porticina del suo cuore.

Ok...” rispose Sam con un po' di indecisione e sciogliendosi in un sorriso. “Ti va di uscire insieme questo pomeriggio?” chiese lui affondando le mani nelle tasche dei jeans e alzando le spalle rivolgendole il migliore dei suoi sguardi da cucciolo indifeso.

No” lo sorprese lei con questa risposta. “Sono stanca di questa storiella tra di noi, voglio passare a cose più serie” disse facendo un passo verso di lui che una seria espressione in volto.

Doveva togliersi la tristezza di dosso, smettere di auto-compatirsi e togliersi dalla testa tutti quei pensieri. Solo una cosa poteva darle tutto questo: il sesso.

Stavano insieme da quasi due settimane e il dolce Sam non aveva ancora ceduto alle sue advances. C'erano stati tanti baci, qualche mano scivolata sotto i pantaloni, ma il biondino si teneva ancora ben strette le mutande. Quasi sicuramente provava ancora qualcosa per Quinn, ma sinceramente a Santana non importava neanche un po'.

Voleva fare sesso, puro e semplice, senza complicazioni. Senza baci o carezze o dolci parole come piaceva a Brittany. Voleva passione e desiderio. Al diavolo i sentimenti.

Prese la mano di Sam e lo trascinò nello sgabuzzino del bidello. Poi iniziò a baciarlo.

Il ragazzo si lasciò trasportare per qualche minuto, finchè non sentì le mani di lei appoggiarsi sulla cintura dei pantaloni. Sam spalancò gli occhi, le afferrò le braccia e si staccò dalle sue labbra.

Che diavolo fai?” le chiese ansimando.

Ti voglio, bel biondino” rispose lei cercando di divincolarsi. “Voglio che tu mi prenda qui...adesso...” abbassò il tono in modo da renderlo più sensuale possibile. Riuscì a muovere le braccia quel tanto da appoggiarle al petto e strizzare il seno. Lo sguardo di lui crollò verso la scollatura e lo vide deglutire. Era stata schernita da tutti per l'intervento al seno a cui si era sottoposta quell'estate, ma da allora far cadere qualsiasi uomo ai suoi piedi era stato ancora più semplice.

Santana si impegnò a formulare una risatina sensuale e si leccò le labbra. Si liberò dalla presa e ricominciò a baciarlo. Il ragazzo usava troppa lingua per i suoi gusti, ma almeno il sapore del suo burrocacao aveva un buon sapore.

Lasciò cadere la giacca a terra e infilò le mani sotto la maglietta di lui. Passò sui suoi addominali scolpiti e su fino ai suoi capezzoli. Brittany mugugnava sempre adorabilmente quando giocava con i suoi.

Santana si irrigidì al pensiero di lei, e cercò di concentrarsi su quello che stava facendo.

Decise di passare al sodo, e a quello che la sua migliore amica certo non possedeva.

Con un sonoro schiocco si staccò dalle labbra di Sam e scese in ginocchio davanti a lui. Rapidamente gli abbassò la zip dei pantaloni e cercò di liberare il suo membro dai boxer con qualche difficoltà dato che la cintura era ancora stretta sui jeans.

F-ferma!” le urlò lui quando sentì le mani di lei raggiungere la sua zona più intima. Santana lo ignorò e lui non potè fare altro che spingerla lontano da sé facendole battere il sedere a terra.

Che diavolo Sam!” urlò lei guardandolo con rabbia.

Lui si rischiuse i pantaloni in fretta e si appoggiò al muro, il più lontano possibile da lei.

Si può sapere che ti prende?” le domandò riprendendo il controllo della situazione, allungando una mano verso di lei per indicarle di stargli lontano. “Andava tutto tranquillo fin'ora tra noi, quando ti avevo detto che non volevo passare al lato fisico così presto avevi detto che ti andava bene, quindi vuoi spiegarmi cos'è questo?” finì la frase indicando entrambi.

All'epoca non le era importato che lui non volesse fare sesso; al diavolo, aveva fatto lasciare lui e Quinn giusto per il gusto di farlo, e in quel momento aveva ancora Brittany al suo fianco. Aveva giocato a fare la brava fidanzata – ruolo che non le era mai stato congeniale – e Quinn era diventata verde dalla gelosia, probabile unico motivo per cui Sam aveva iniziato a frequentarla.

Ora gli chiedeva giusto un po' di sollievo fisico, del sesso selvaggio a scuola con il brivido di venire scoperti e lui osava rifiutarla?

Vai al diavolo!” gli urlò lei raccattando la giacca da terra e alzandosi.

Non sei neanche abbastanza uomo da sbattermi e basta, sei patetico!” gli disse lei, sfogando la sua rabbia. “Ho dei bisogni! Tu non mi basti, capito bellezza?” Si infilò la giacca con forza e appoggiò la mano sulla maniglia della porta.

Non c'è da stupirsi che quella santarellina di Quinn ti abbia tradito con Finn, sei una mammoletta”

Era una cattiveria gratuita, ma Santana non era conosciuta per usare mezzi termini.

Uscì dalla stanza, poi si girò un ultima volta.

Tra noi è finita se te lo stai chiedendo”

E con questo sbattè la porta e se ne andò.

Sam sospirò profondamente e si passò una mano tra i capelli, senza parole ma stranamente sollevato.



Dopo Sam, Santana era in cerca di una vittima.

Era stato piacevole trattarlo male, e nel contempo aveva terminato una storia che sarebbe ad ogni modo finita prima o poi. Senza però averle lasciato quello che cercava.

Quando le serviva del sesso facile andava sempre da Puck, ma da quando c'era quella Lauren di mezzo le cose erano cambiate.

Era ancora insolito vedere Noah 'dongiovanni' Puckerman fisso con una sola ragazza. L'anno precedente, quando lui e Quinn erano più o meno stati insieme, c'era una gravidanza di mezzo che li aveva tenuti uniti, e nonostante ciò Puck non l'aveva mai rifiutata nel suo letto, o nello spogliatoio, o in qualsiasi altro posto si fossero trovati, ufficio della Pillsbury compreso.

Era solo sesso. Non si guardavano nemmeno negli occhi mentre lo facevano. E non le era neanche importato di averlo sentito mormorare il nome di Quinn in parecchie occasioni. Anche il cuore di lei era altrove.

Ma con Lauren le cose erano diverse; lui voleva prendere le cose sul serio, non voleva tradirla anche se, tecnicamente, non erano nemmeno una coppia. Santana aveva già litigato con la campionessa di lotta greco-romana della scuola e si era ritrovata in infermieria.

Un occhio nero non le avrebbe donato, era fuori questione.

Battè pesantemente i piedi a terra cercando la vittima ideale. Grande, grosso e resistente, questo era il target.

Uno sfigato della squadra di hockey le fece l'occhiolino, e Santana fece una smorfia. Quei mullet erano inguardabili, non era così disperata.

Ehi bellezza” le fischiò dietro una voce profonda.

Azimio Adams. C'era già stata con lui, e non era stato niente di che. Con lui era più divertente parlare che scopare.

Lo osservò mentre si faceva largo con un gruppo di scimmioni del football a seguito, lanciando apprezzamenti alle Cheerios e insulti ai nerd. E prima di svoltare l'angolo, diede una pacca sulla spalla ad un'altra giacca rossa ferma di fronte ad un armadietto aperto.

Dave Karofsky.

Santana studiò le gambe possenti, le spalle ampie e le grandi mani.

Incrociò le braccia al petto, sorrise maliziosamente e aspettò che gli altri idioti della squadra si levassero dai piedi per partire all'azione.



Un'altra giornata di merda.

Lezioni, studio, insulti diretti ai perdenti che gli passavano accanto e allenamenti. Non c'era altro da fare in quella dannata scuola.

Non che ci fosse mai stato altro.

Un po' gli mancava tirare le granite, doveva ammetterlo. Erano sempre stati soldi ben spesi a giudicare dalle espressioni di shock che assumevano le sue vittime.

Ma ricevere la stessa umiliazione dai suoi ex compagni della squadra di hockey aveva radicalmente cambiato il suo atteggiamento. Quel bruciore tremendo agli occhi era passato dopo più di due ore e il liquido gli era penetrato fin nelle mutande.

Oramai non se la sentiva più di punire – per così dire – le persone con quell'arma. Era tornato alle basi del bullismo, il che includeva parolacce, offese e, in casi estremi, mutandate.

Azimio e gli altri avevano anche ripreso a buttare le persone nei cassonetti o rinchiuderle nei bagni mobili, ma lui non si era mai unito prima a certi atti e non voleva iniziare.

Stava cercando di restare fuori dai casini, per una volta.

Aveva già mandato tutto all'aria in precedenza. E in modo epico. Solo l'intervento di suo padre aveva impedito che fosse espulso definitivamente, un solo errore lo poteva sbattere fuori dalla McKinley a calci nel sedere.

Il Coach Sylvester gliel'aveva detto chiaro e tondo il giorno in cui lui aveva fatto ritorno a scuola dopo l'espulsione, in un giro di parole che aveva compreso termini come 'definitivo' e 'pugni sui testicoli fino a farli sanguinare'. Il giorno in cui lui era di nuovo a scuola, ma lui se ne era andato.

Quel giorno in cui si era ripromesso di tirare fuori le palle e chiedere scusa ad Hummel, ma si era ritrovato solo con una mano sulla spalla di Azimio, un sorriso e il racconto entusiasta di come non avrebbero dovuto più sopportare di stare nella scuola con un omosessuale.

Sono fiero di te, vecchio” gli aveva detto lui.

Dave non aveva mai voluto dargli un pugno prima come quella volta.

La statuetta degli sposi che gli aveva rubato e che aveva deciso di riconsegnargli quel giorno con le sue scuse, l'aveva gettato in fondo all'armadio in camera e aveva sbattuto la porta con veemenza.

Hummel era andato via. Era scappato con quel tipetto con i capelli pieni di gel, quello che gli aveva rivolto lo sguardo di superiorità e di compassione mentre l'aveva squadrato da capo a piedi.

Niente più Hummel a cui tirare le granite, o da spintonare contro gli armadietti in cerca di qualche minimo contatto fisico, o da insultare per avere i suoi occhi su di sé, per farsi notare, e sentire la sua voce rivolta solo a lui.

Gli mancavano anche i pazzi vestiti che indossava, tra cappelli con le piume, maglioni attillati e addirittura gonne. E quei pantaloni...nessuna ragazza aveva un sedere simile; solo Kurt Hummel poteva rendere giustizia a dei calzoni tanto attillati.

Sì, l'aveva ammesso.

Da tempo ormai.

Dave Karofsky era gay. E con una cotta stratosferica per Kurt Hummel. Il livello di attrazione che vantava nei riguardi dell'altro ragazzo era quasi imbarazzante.

La prima volta era avvenuta il giorno di San Valentino, quando era solo in camera sua con un paio di bottiglie di birra vuote accanto ai suoi piedi. “Sono gay” aveva detto osservandosi allo specchio aspettandsi che anche quello gli riservasse un riflesso di disgusto. “E la persona che amo non mi vorrà mai” Si era accartocciato su sé stesso, e aveva pianto lacrime amare.

Desiderava tanto rivederlo. Anche solo per un momento.

Quelli del Glee Club lo guardavano con disprezzo ogni volta che lo incrociavano, ma, ironia della sorte, solo Finn, il fratellastro di Kurt, aveva smesso di lanciargli occhiate maligne. Anzi, spesso se lo ritrovava accanto che cercava di instaurare una conversazione amichevole.

Il merito era di quella settimana passata nel Glee. Avrebbe dovuto ringraziare il Coach Beiste per aver obbligato la squadra a passare una settimana con il gruppo di canterini, e anche il professor Shuester per le parole gentili che gli aveva riservato in quei giorni dandogli una speranza che nemmeno lui sapeva di poter ottenere. O meritare.

Ogni volta che Finn gli rivolgeva la parola, Dave avrebbe voluto prenderlo per le spalle, dirgli di smetterla per una volta di parlare di videogiochi e parlargli solo di Kurt, di come stava, se parlava mai di lui, se era ancora così bello come lo ricordava o se la sua mente gli stava giocando dei brutti scherzi perchè nessuno poteva essere tanto incantevole.

E invece stava in silenzio. Rispondeva a monosillabi. E, puntualmente, rifiutava di unirsi al Glee e andare a chiedere scusa a Kurt. Non aveva il coraggio. Tristemente non l'avrebbe mai avuto.

Ehi Karofsky” sentì una voce suadente accanto a lui.

Abbassò lo sguardo alla sua sinistra. Santana Lopez. Grandioso.

Ehi” rispose lui aggrottando le sopracciglia. Non gli aveva mai rivolto la parola prima. Non prometteva nulla di buono.

Quando la ragazza faceva ancora parte delle Cheerios si erano sbaciucchiati vagamente ad una festa e solo per lo stereotipo che dovevano rispettare - la cheerleader facile e l'atleta che pensa solo con il proprio uccello. Non era piaciuto a nessuno dei due, forse per colpa dell'alcool di cui erano carichi, o più probabilmente per le rispettive sessualità.

Che fai?” domandò lei attorcigliandosi i capelli con un dito.

Uh, devo andare a lezione” disse lui osservando i suoi movimenti, il suo linguaggio del corpo palesemente flirtante. Prese i suoi libri e richiuse l'armadietto, pronto a fuggire. Non poteva rifiutarla di fronte all'intera scuola – sapeva che molti li stavano osservando – la sua reputazione sarebbe mutata da 'bullo furioso' a 'frocio' in mezzo secondo.

Le diede le spalle e sperò con tutto sé stesso che lei non lo seguisse.

Non era certo così fortunato.

Non scappare bel fusto” continuò infatti lei correndogli dietro. Gli afferrò il braccio e prese a strofinare le mani su e giù lungo i muscoli che trovò lungo il cammino.

Dave spalancò gli occhi quando sentì l'altra mano di lei trovare la strada verso il suo sedere e strizzargli una natica. Il vociare sommesso attorno a loro aumentò, e il ragazzo non potè far altro che prenderla per mano e trascinarla in un posto più appartato.



Santana ridacchiò. Era sempre così facile convincere gli uomini a fare del sesso con lei. Beh, Sam a parte, ma lo incluse nel cerchio dell'eccezione che conferma la regola.

Si lasciò trascinare fino ad un angolo sotto delle scale poco frequentate – un posto insolito, doveva ammettere, si aspettava un bagno o un altro sgabuzzino – e quando si trovò con le spalle al muro e gli occhi dell'atleta puntati addosso, si preparò a continuare con la recita.

Non si aspettava lo sguardo che lui le rivolse. Non era eccitato. Era furioso.

Cosa – diavolo – vuoi” scandì lui lentamente. Le mani di lui erano piantate fermamente sulle sue spalle, non si sarebbe riuscita a muovere nemmeno provando con tutta la sua forza.

Voglio fare sesso” ammise lei con decisione. Quello sguardo non lasciava scampo a menzogne. E poi, che senso avrebbe avuto mentirgli?

Dave rimase in silenzio per qualche istante. “Perchè io? Non hai un ragazzo per questo?” le domandò senza lasciare la presa o lo sguardo.

Santana fece una smorfia. “L'angioletto non vuole sporcarsi a quanto pare” rispose lei alzando gli occhi al cielo.

La ragazza con i capelli scuri aggrottò le sopracciglia. “Perchè ti fai tanti problemi, Karofsky? Un altro non ci starebbe pensando due volte e a quest'ora lo starei già cavalcando” Con gli uomini le piaceva comandare, solo con Brittany preferiva essere più passiva. Oh, al diavolo, doveva smetterla di pensare a lei.

Se vuoi scopare con qualcuno, vai a cercare un altro” disse lui stringendo i denti.

Cosa c'è, sei gay per caso, eh? Per questo non mi vuoi sbattere?” domandò lei con la miglior risata malvagia che riusciva a creare quando un secondo uomo la stava rifiutando quel giorno.

Qualcosa cambiò negli occhi del giocatore di football. Fu breve, un lampo improvviso e in un istante lo sguardo si aggravò tanto da far rabbrividire Santana. La ragazza fece un piccolo salto sul posto quando la mano di lui andò a sbattere furiosamente contro il muro accanto alla sua testa.

Sembrava stesse per colpirla. Non era mai stata così spaventata da un uomo prima. Se lo sguardo che questo scimmione le stava rivolgendo in quell'istante era lo stesso che soleva rivolgere a Kurt, non c'era da stupirsi se il ragazzo era scappato a gambe levate.

Osservò il cipiglio scomparire e venir rimpiazzato da una pallida espressione sorpresa. Che il bullo si fosse sentito in colpa?

Sei famosa per averla data a quasi tutta la scuola, non mi interessa prendere qualche malattia venerea” disse Dave dopo un po', mollando la presa che aveva ancora su una spalla e voltandosi, proseguendo lungo il corridoio.



L'aveva spaventata a morte. Era terrorizzata.

Cazzo, perchè non ne faceva mai una giusta? Era un imbecille!

Dave stava quasi correndo lontano dall'ex Cheerios. Lo sguardo che lei gli aveva rivolto...oh, se lo conosceva. E in quell'istante al posto di quegli occhi scuri e la bocca sottile, la sua mente gli aveva mostrato un volto ben più noto, degli occhi azzurri, quasi trasparenti, e una bocca gonfia che sembrava fatta da baciare.

Una sola, maledettissima parola lo faceva scattare. Lo faceva infuriare.

Senza neanche pensarci si ritrovò a passare davanti all'armadietto che era stato di Kurt – i corridoi erano meno popolati in quel momento – e come ogni volta lanciò lo sguardo, sperando di rivederlo magicamente lì.

Era un illuso. Dalla sua gola uscì un lieve guaito e proseguì verso lo spogliatoio. La sua tana.



Santana rimase a fissare il punto in cui aveva visto sparire la giacca rossa dell'atleta per qualche istante, poi strinse i pugni quando l'insulto venne elaborato dal suo cervello.

Non poteva farsi trattare così! Non da un bullo come Karofsky!

Era solo un codardo, ne era sicura. E se l'avesse voluta colpire l'avrebbe fatto prima, quando l'aveva bloccata nell'angolo. E sinceramente, anche se le avesse tirato un pugno, non sarebbe stato così male. Lui sarebbe stato espulso, il dolore che lei sentiva al cuore forse sarebbe scomparso per qualche attimo e l'espressione distrutta di Brittany l'avrebbe fatta sentire nuovamente al centro del suo mondo, dove voleva essere.

Prese a correre nella direzione dove l'aveva visto andare e lo seguì nello spogliatoio maschile.

Era deserto in quel momento, tutti gli allenamenti si sarebbero svolti nel pomeriggio.



Si può sapere qual'è il tuo problema?!” urlò Santana aprendo la porta con un tonfo.

Dave si girò, sbigottito.

Di nuovo, la sua mente proiettò Kurt Hummel, guance rosse e voce ansimante.

Alla faccia del deja-vu.

Ti sto offrendo del sesso senza pensieri e tu prima mi spaventi comportandoti da pazzo e poi scappi come una femminuccia?” chiese lei fermandosi ad un passo di distanza.

Le narici di Dave si mossero per la rabbia. Santana se ne accorse, ma non pensò nemmeno un istante di scappare.

Sei tu una femminuccia!” rispose Dave con una pessima ribattuta che causò una risata priva di ilarità nella ragazza. “Perchè non ti ho già piegata su quella panca e alzato la gonna? E' questo che mi rende meno uomo?” chiese lui aprendo l'armadietto e tirando fuori oggetti a caso. Tutto si stava ripetendo alla stessa maniera di quella volta. Dave sperò solo che non avrebbe seguito l'esatto corso, perchè se si fosse messo a baciare Santana, lei non l'avrebbe spinto via da sé con un'espressione disgustata.

Esatto!” rispose la ragazza battendo un piede a terra. “Se non mi baci in questo istante andrò a spargere la voce che in realtà Karofsky è gay...” cominciò lei sapendo di giocare con il fuoco. Ma non era il momento di tirarsi indietro, continuò ad inventare. “E che prendeva di mira Kurt perchè lo amava, e Kurt è scappato via perchè non voleva stare con lui...” Si chiese se non stesse esagerando, e fece un salto su sé stessa quando Karofsky diede un pugno al suo armadietto, affondando pesantemente nel metallo. Una macchia scarlatta iniziò a formarsi sulla mano del ragazzo, il sangue a gocciolare lentamente sul pavimento.

Santana spalancò gli occhi e addocchiò l'uscita, pronta a fuggire in caso, o comunque a strillare. Fece un piccolo passo indietro, posando prima gli occhi sul ragazzo che non si era ancora mosso, poi sulla mano ferita.

Tutto fu improvvisamente più chiaro nel momento in cui vide una lacrima solcargli il volto e bloccarsi sulla sua guancia.



Cosa avrebbe potuto fare? Colpirla? Era una ragazza magrolina, l'avrebbe potuta sollevare con un braccio solo. Un pugno l'avrebbe quasi ammazzata.

Dave non poteva diventare quel genere di persona. Aveva già combinato troppi casini nella sua vita, non avrebbe mai aggiunto violenza sulle donne nella sua scheda di studente. Non avrebbe mai potuto alzare le mani su di lei, né su nessun'altro più debole di lui.

Santana aveva capito tutto. Aveva scoperto il suo segreto. Era finita.

Non si era neanche impegnato a cercare di negarlo, aveva reagito prima che il suo cervello potesse formare un pensiero coerente.

Il Coach Beiste l'avrebbe ammazzato una volta visto in che stato aveva ridotto il suo armadietto.

Il sangue colava lentamente lungo le sue nocche, il forte odore metallico gli riempì le narici. Rimase a fissare il rosso di fronte ai suoi occhi, immobile. Era tutto finito. Era spacciato.

Entro il pomeriggio l'intera scuola avrebbe scoperto il suo segreto; Santana Lopez era una maniaca dei gossip e una notizia succosa come quella era il suo pane.

Dave si era rinchiuso su sé stesso, non considerava più ciò che aveva intorno. Restava solo lui, il sangue e il dolore. Per quello che sapeva, Santana poteva già essere corsa fuori a urlarlo agli altoparlanti nell'ufficio di Figgins.

Per questo fece un salto quando sentì una piccola mano appoggiarsi sul suo braccio, accarezzarlo leggermente, e muoversi a spazzare via quella piccola lacrima che si era fermata sulla sua guancia.

Sbattè leggermente le palpebre, poi si voltò a guardarla con uno sguardo distrutto.

Voleva farle vedere come si sentiva. Voleva farle capire. Era troppo dura essere solo, non ce la faceva più. E ormai era già quasi affondato del tutto: quella mano che lei gli stava offrendo poteva aiutarlo a tirarsi un passo in su...o a spingerlo sott'acqua e farlo annegare definitivamente.



Dave Karofsky era come lei. Era solo, spaventato, confuso, e con un amore che non lo voleva. Il dolore che gli leggeva negli occhi l'aveva visto quella stessa mattina riflesso nel suo specchio.

Santana deglutì ricacciando dentro le lacrime che proprio in quel momento avevano iniziato a colmarle gli occhi. Con lentezza aiutò il ragazzo a togliere la mano da dove era incastrata nell'armadietto distrutto, poi lo trascinò dolcemente verso la panca, facendolo sedere. Tirò fuori un fazzoletto di pezza dalle sue tasche e andò ad inzupparlo sotto l'acqua corrente.

Quando tornò verso Dave, lui non si era mosso.

Farà un po' male...” lo avvertì stupendosi di quanto fosse roca la sua voce. Si schiarì la gola e iniziò a passare il fazzoletto sulle nocche del ragazzo.

Nessuno dei due parlò per degli interminabili minuti, e solo quando la ferita smise di sanguinare, Santana decise di rivolgere uno sguardo al volto di Dave.

E'...è la verità?” domandò lei dopo aver ritrovato la voce. Non gli lasciò la mano nenche un istante. “Karofsky...tu sei...gay?” domandò ancora, stringendogli la mano.

Lui annuì.

Silenzio.

Dave non era un uomo di molte parole.

Perchè...perchè non lo stai già dicendo a tutta la scuola?” le chiese lui quando vide che non si era mossa di un millimetro e invece aveva preso ad accarezzargli la mano.

Uno scoop come questo...signore e signori, Dave Karofsky è un dannato finocchio” scherzò lui con una risata amara. La sua espressione si aggravò nuovamente.

Perchè so come ti senti” rispose lei cercando di allacciare il suo sguardo con quello di lui. “Tu sei...” iniziò lui, ma lei lo interruppe alzando una mano e impedendogli di continuare. Non aveva ancora pronunciato quella parola con la L, e diamine se Dave ci aveva messo tempo per ammettere quella con la G.

Ho capito cosa provo, l'ho ammesso a me stessa e alla persona verso cui provo questi sentimenti” ammise lei percorrendo con un dito il dorso della mano destra di Dave. “Solo per essere rifiutata.” concluse stringendo tra i denti il labbro inferiore.

Dave la osservò silenziosamente. Si chiese se dovesse abbracciarla e lasciarla piangere sul suo petto...cambiò subito idea. Era la prima volta che si parlavano, e, in tutta sincerità, una confessione come quella non implicava il potersi fidare di lei.

Uno schifo, giusto?” si impegnò a chiederle per rompere il silenzio. Santana ridacchiò. “Eccome.”

Lo sguardo lucido della ragazza si posò sulle iridi dell'altro.

Ho...ho azzeccato tutto?” gli domandò tirando su con il naso. “Di Kurt intendo...” proseguì quando lui riprese a fissare il vuoto.

Dave annuì impercettibilmente e diede un piccolo colpo di tosse, cercando la voce e la forza per essere così vulnerabile davanti a lei.

Lui...è l'unico che lo sa, oltre a te. E quel tizio con cui va a scuola adesso. Io...” si bloccò, passandosi poi la mano sana tra i capelli. L'altra era ancora incastonata tra le piccole mani di Santana. “Credevo mi avrebbe capito, e aiutato. Invece l'ho solo spaventato...io mi sono spaventato. Hai idea di cosa potrebbe succedere se questa storia si venisse a sapere in giro?” le chiese digrignando i denti.

Sì” rispose lei prontamente. Conosceva la paura. Il terrore. Non voleva essere maltrattata. Non poteva sopportare di sentire le persone sussurrare cattiverie su di lei mentre camminava lungo i corridoi. Era stata orribile con moltissime persone, e senza motivo. L'avrebbero distrutta.

Dave Karofsky si era comportato allo stesso modo. E se a lei probabilmente avrebbero rivolto solo maltrattamenti vocali, lui sarebbe stato pestato a sangue dall'intera squadra sportiva.

L'ho minacciato di morte...” riprese lui sciogliendosi in un amaro sorriso. “Come se mai potessi fargli del male. Non c'è giorno che non me ne penta. E giorno in cui non sia allo stesso tempo grato che ora lui stia bene, e sia al sicuro, lontano dai bulli e da un grosso scimmione come me che non sa affrontare i suoi sentimenti.”

Solitudine. Tristezza. Rassegnazione.

Ma anche affetto. Nostalgia. Riverenza.

Tante sensazioni diverse che si fondevano e si agglomeravano. Tutte rivolte ad una sola persona, qualcuno che neanche immaginava di essere tanto amato da colui che gli aveva reso la vita un inferno, perchè privo di mezzi per aprire il proprio cuore. Una chiave mancante, sotterrata nei meandri del suo essere, che solo Kurt avrebbe potuto trovare.

Dave era a conoscenza del fatto che Kurt non ci avrebbe mai provato.

Sono un mostro ai suoi occhi...e non potrò mai essere nient'altro”.

Non era una domanda. Era una certezza.

Santana ne era purtroppo consapevole.

Ma non potevano continuare ad auto-compatirsi. Ora di tirare fuori le palle.

Da sola non poteva trovare la forza di rialzarsi e lottare per Brittany, le serviva un alleato, una spalla amica, qualcuno che la comprendesse e le desse forza. Dave ne aveva ancora più bisogno.

Se volevano rialzarsi, dovevano aiutarsi a vicenda.

Questo non lo puoi dire” disse lei con falsa decisione. “Ma andiamo...” le rispose lui, ma la ragazza lo ignorò.

E' vero, l'hai trattato di merda. Ma Kurt Hummel non è tipo da arrendersi facilmente. Se tu riuscissi a toglierti la testa dal sedere e dirgli chiaro e tondo come ti senti e gli chiedessi scusa in modo convincente, sono certa che lui potrebbe anche decidere di tornare” era partita con poca convinzione, ma man mano aveva trovato anche lei uno spiraglio di verità in quell'affermazione.

Kurt era testardo. E egocentrico. Ma anche generoso.

Se Dave fosse riuscito ad essere anche solo un minimo più gentile con lui, avesse tolto spallate, lanci di granite e offese dalla sua tabella quotidiana, Kurt gli avrebbe dato una seconda possibilità. Forse. Santana non lo conosceva così bene da esserne certa.

La speranza però, poteva spingerlo a provare.

Dave era rimasto in silenzio. La ragazza si chiese se il discorso avesse funzionato.

Sentirono la campanella suonare. Erano ricominciate le lezioni.

Santana si alzò dalla panca, lasciando solo in quel momento la mano di Dave che fortunatamente non era messa così male.

Fidati di me, Karofsky” disse puntando le mani ai fianchi. “Non è tutto perduto.”

Era una posa talmente vigorosa e fiduciosa, che Dave si ritrovò a crederle per qualche istante. Il piccolo sorriso che gli incorniciò brevemente il volto non sfuggì alla mora.

La prossima settimana ci sono le Regionali, e dopo aver preso a calci nel sedere quegli uccellini della scuola dov'è Kurt proverò a parlargli e convincerlo a tornare” lo incitò lei.

Dave balzò in piedi. “No, no, no! Non farlo! Hummel è felice con loro e con il suo ragazzo, di certo non vorrà tornare qui”

Lei alzò un sopracciglio. “Blaine non è il suo ragazzo. Grazie al cielo, oserei aggiungere, quel tipo mi da su ai nervi, sempre a sorridere senza motivo...e fa delle facce strane quando canta.”

Eccola di nuovo, la speranza. Un piccolo lampo negli occhi del giocatore di football.

E sappi che Kurt non è così felice con loro...” iniziò lei con una smorfia. Mercedes lo ribadiva in continuazione come la Dalton non fosse il posto per il suo migliore amico. E dato che lo ripeteva un milione di volte al giorno doveva essere la verità.

Voglio solo dirgli che qui non ci sono più pericoli, e che Dave Karofsky non è poi tanto male una volta che ci parli civilmente...” finì con un sorriso che lui si ritrovò spontaneamente a ricambiare.

Rimasero a sorridersi come una coppia di imbecilli prima di decidersi ad uscire dallo spogliatoio. Dave prese il fazzoletto di Santana che ancora aveva appoggiato sulla mano, e glielo porse ma lei rifiutò scuotendo la testa.

Tienilo pure, è zuppo del tuo sangue” gli disse storcendo il naso. Lui sorrise rapidamente e lo rimise in tasca. “E vai in infermieria a farti controllare adesso. Come spiegherai a Beiste dell'incidente con l'armadietto?” gli chiese lei incrociando le braccia al petto.

Bella domanda...” rispose lui alzando gli occhi al cielo. Sentiva già le urla della donna risuonare in testa. “Potrei dare la colpa a Strando o a Puckerman. Mi inventerò qualcosa”

La ragazza annuì, notando per l'ennesima volta quel giorno quanto lei e l'atleta fossero simili. Sarebbe potuta nascere una buona amicizia. Da un segreto in comune forse avrebbe ricavato anche un valido confidente e compagno di malefatte.

Non...non lo dirai a nessuno allora?” chiese lui sentendosi uno sciocco per continuare a fare la solita domanda. Trattieni almeno la minaccia di morte questa volta.

Lei sembrò pensarci un istante, e strinse le labbra, assottigliandole.

No” rispose infine. Il sospiro che lui liberò fu molto pesante. “E anche tu...acqua in bocca” gli puntò un dito addosso “se crollo io, ti farò affondare con me, chiaro testa di rapa?” lo minacciò con un espressione seria dipinta in volto.

Lui annuì.

Le aprì la porta dello spogliatoio e lei gli passò davanti stirandosi con una mano la giacca sul corpo.

Si ritrovarono faccia a faccia, due persone così simili ma così diverse, con un segreto in comune. Santana fu la prima a dargli le spalle e prendere per la sua strada.

Ferma” la bloccò lui afferrandola per un braccio. Santana si voltò a guardarlo.

Voglio che tu sappia...che se mai avessi bisogno, beh...” cominciò lui, imbarazzato. “Io sono qui. Ci sarò per te” un dolce rossore gli aveva pervaso le guance. Lei sorrise contro la sua volontà.

Vedrai che Brittany ricambierà i tuoi sentimenti...ne sono convinto”. La dose di speranza di cui lei aveva bisogno.

Santana avvistò la folta chioma afro di Ben Israel fare capolino da dietro l'angolo e tornare a nascondersi. Sorridendo più intensamente, prese Dave per un braccio, si alzò in punta di piedi e andò a posare un bacio leggero come una piuma sulle calde labbra di lui.

Durò un istante.

Fu dolce e innocente.

Donò sollievo ad entrambi.

Santana ignorò il versetto eccitato che sentì provenire dall'angolo in cui li stava osservando il blogger della scuola e appoggiò il palmo della mano sulla guancia di Dave.

Questa era l'ultima gentilezza che ti offro oggi” gli disse, implicando che era tornato il momento di riappropriarsi delle rispettive maschere.

Lui annuì, si abbassò alla sua altezza e le sussurrò che le labbra di Kurt avevano un sapore decisamente migliore delle sue.

Santana spalancò gli occhi. “Questa me la racconti la prossima volta, capito?” lo minacciò puntandogli il dito contro il petto.

Dopo che lui annuì, entrambi si voltarono, dando le spalle l'uno all'altro, e proseguirono per la loro strada, da soli, ma con una mano pronta ad aiutarli a rialzarsi se fosse stato necessario.




Fin



Era da un po' che avevo intenzione di scrivere una Kurtofsky. E non mi aspettavo di crearne una senza Kurt presente e invece con Santana.

Do la colpa all'episodio 'Sexy', e a Brad Falchuk, lo scrittore della suddetta puntata e specialmente di Never Been Kissed (e Grilled Cheesus, che mi ha fatto piangere come una bambina).

Brittana non è una mia ship, ma non ho potuto evitare di notare le somiglianze tra Santana e il mio Dave (che mi manca terribilmente!) e l'ispirazione ha fatto tutto il resto.

Ho infilato anche un piccolo accenno di Quick, altra mia ship lasciata nel dimenticatoio da Ryan & Co, e non me ne dispiaccio neanche un po'.

Mi auguro di essere rimasta IC e che la storia sia stata apprezzata. E spero fortemente che una amicizia Dave-Santana (Santofsky? Sandave?) sbocci anche nel telefilm.


P.S.: Misfits è un altro grande amore sbocciato l'anno scorso. Quelle poche frasi credo riassumano perfettamente cosa passa nella testa di Dave Karofsky.


  
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