Klavier
.
Muovi
incerta le dita sul pianoforte di casa, mentre Peter, seduto accanto a
te sullo
sgabello di legno cigolante, ti sorride incoraggiante.
È
quando
inizi a sentirti più sicura – il sorriso di Peter
fa più o meno sempre
quest’effetto – che le tue dita scivolano
maldestramente sulla tastiera,
schiacciando i due tasti bianchi sbagliati, e quelle note stonate quasi
rimbombano nel silenzio del salotto.
“dovresti
provare ad andare più piano” suggerisce la voce di
Edmund arrivando da un punto
indefinito alle tue spalle, così sobbalzi sorpresa,
voltandoti.
Non sai
quando è arrivato, non l’hai sentito
perché è stato silenzioso come al solito,
ma ora è lì, appoggiato con aria noncurante allo
stipite della porta, che ti
guarda quasi divertito e con un’aria leggermente intenerita.
“Ma
se
neanche sai suonarlo, tu!” ribatti sorridendo, e lui lo
prende come un invito a
rubare una sedia dal tavolo al centro della stanza e portarla
lì, al
pianoforte, per sedersi accanto a te, sporgendosi verso lo spartito,
pieno
zeppo di notine nere che lui neanche prova a decifrare.
“Infatti
il mio è un parere da spettatore. È Peter, il
pianista, qui” replica storcendo
il naso e lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
Ti volti
verso il maggiore, che si passa una mano tra i capelli biondi
sorridendo mesto.
“pianista
è una parola forte, Ed” si schernisce ed Edmund
scrolla le spalle.
“ma
se
sei bravissimo!” protesti tu, facendolo ridere.
“come
vuoi tu, Lu. Intanto, prova ad andare un po’ più
piano come ha detto Ed:
l’abilità arriverà con un po’
di esercizio, ora tu pensa a seguire le note” ti
consiglia, ed Edmund annuisce, con aria soddisfatta, come se non
sapesse che al
99,99 % dei casi tutti i suoi
consigli fanno centro.
Annuisci
anche tu, decisa a renderli orgogliosi entrambi, e alzi gli occhi verso
lo
spartito, quasi sfidandolo con lo sguardo, prima di riappoggiare le
dita sui
tasti del pianoforte e ricominciare a suonare.
Non
è un
brano difficile, e finisce in fretta.
Ti volti
verso Peter, felice di non aver sbagliato nemmeno una nota, e lui
annuisce.
“Brava,
Lu” si complimenta, sorridendoti.
Senti
Edmund che si tende sulla sedia, fino ad arrivare a girare le pagine
dello
spartito, sfogliandole indeciso.
“Prova
questa” ti dice, rimettendosi comodo sulla seggiola.
Il leone si
è addormentato, è
il titolo del brano, ed hai
come l’impressione di averlo già sentito da
qualche parte.
“è
quella che mi facevano cantare a scuola” commenta stupito
Peter,
riconoscendola.
“si”
concorda Edmund “e poi venivi a casa e continuavi a cantarla.
Alla fine la
sapevo a memoria anche io” ridacchia divertito.
“Non
vorrai mica cantare, Ed!” esclami sarcastica e lui diventa
improvvisamente
scarlatto, fino alla punta delle orecchie.
“certo
che no!” strilla, balzando in piedi, con espressione
scandalizzata in volto.
Peter
scoppia a ridere, e vostra madre s’affaccia alla porta del
salotto, attirata
dalla confusione che Edmund ha creato spostando rumorosamente la sedia
e
alzando il tono di voce.
“che
succede, ragazzi?” constatando che è tutto
normale, e passando lo sguardo su
ognuno di loro. Peter sta cercando di smettere di ridere al fine di
risponderle,
ma tu lo batti sul tempo:
“Ed
vuole cantarci una canzone” cinguetti tu, innocentemente,
sentendo Peter che
ricomincia a ridere forte, tenendosi la pancia con le mani e cercando
di non
cadere a terra.
Helen si
lascia sfuggire un risolino sorpreso.
“No
che
non voglio!” urla Edmund, imbarazzatissimo. “anzi,
guarda! Cambiamo brano!”
afferra lo spartito e gira furiosamente le pagine, fermandosi poi su
una musica
a caso e rimettendolo violentemente al suo posto.
A questo
punto scoppi a ridere anche tu, e Peter si aggrappa al pianoforte per
non
cadere, mentre Helen si dilegua silenziosamente e con un sorriso;
Edmund,
invece, borbotta maledizioni contro di voi, lanciando di tanto in tanto
un’occhiata offesa allo spartito.
“dai,
Ed, scherzavo” gli dici, facendogli segno di risedersi,
quando le risate si
placano. E lui ti asseconda – sempre brontolando –
serrando però le labbra e
rifiutandosi di proferir parola.
A quel
punto riprendi in mano lo spartito, girandolo fino alla pagina che
aveva scelto
Edmund, ignorando la sua occhiata risentita. Poi inizi a suonare, e
tutto torna
come prima.
Quando
concludi il brano, Peter ti fa un breve applauso.
“diventerai
bravissima, Lu” ti dice, ed Edmund annuisce convinto.
“ragazzi!
I compiti!” vi richiama vostra madre dalla cucina.
Edmund
si alza svogliatamente, rimette al suo posto la sedia e
s’avvia verso la cucina
sbuffando come una locomotiva, subito seguito da Peter.
Tu ti
fermi un attimo a chiudere il pianoforte, e sistemare gli spartiti,
prima di
raggiungerli.
Edmund
canticchia sommessamente, mentre conclude il suo esercizio di
matematica.
“Ed?”
fai tu, senza preoccuparti di celare una nota divertita nella voce,
quando
riconosci il motivetto.
“si?”
domanda lui, alzando lo sguardo su di te.
“la
stai
cantando”
Scoppi a
ridere, mentre Edmund si blocca di colpo, le labbra serrate in una
linea
sottile e le guancie rosse come pomodori.
shallallààà~
quest’assurda
scemenza è
ovviamente dedicata a Sunny Fortune, poiché le avevo
promesso una shot buffa ed
io mantengo sempre le mie promesse * aria vissuta *
ok, forse
non è proprio
buffissima, ma almeno un po’ fa ridere, no? (ditemi di si, vi
prego ç__ç )
Iqualsiasi
caso, Edmund non è
stato per niente felice di questa mia idea xD
Lo so, non
c’è Susan, ma penso
che fosse fuori con qualche amica, ecco. Ù.ù
dovrà pur avere una vita sociale,
che diamine!
Il titolo
“Klavier” dovrebbe
voler dire “pianoforte” in tedesco. Non ne sono
sicura, perché l’ho cercato su
Google Translate, essendo il mio dizionario di tedesco sepolto sotto
una
montagna di libri che non avevo voglia di distruggere.
Mmgng.
Vado a
cercare un altro pò
d’ispirazione.
See ya!
<3
_ L a l a