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Autore: MinorityVicious    14/03/2011    1 recensioni
Sapevi che tuo padre era morto, eppure avresti riconosciuto il suo volto fra mille.
E in quel momento, lui era davanti a te...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Wake Me Up When September Ends"



Ti sei svegliato presto stamattina. Non riuscivi a dormire.
Ne approfitti per preparare la colazione, mentre senti già un certo mormorio nelle stanze adiacenti, segno evidente che si stanno svegliando tutti.
Sono piuttosto sorpresi di vederti già in piedi, ma nonostante lo stupore iniziale, ti salutano come ogni mattina, mettendosi a tavola a consumare la colazione.
Sospiri, nel notare che manca ancora qualcuno all’appello.
Ti incammini verso la camera matrimoniale, dove trovi assopito sul grosso letto l’ultimogenito della famiglia.

<< Billie… la colazione è pronta… >>

Sorridi, mentre tuo figlio apre gli occhioni verdi appannati dal sonno, sbadigliando rumorosamente.

<< Buongiorno papà! >>

Ti saluta con un enorme abbraccio, schizzando subito dopo in cucina.
Ne approfitti per sederti un secondo sul bordo del letto, sentendoti stranamente debole.
L’ennesima fitta lancinante ti invade il petto, facendoti annaspare in cerca d’aria.
Respiri affannosamente
, mentre il dolore si attenua pian piano.
Ormai sono settimane che vai avanti così…
Sarà solo questione di tempo, e lo saprà anche il resto della famiglia.
Tua moglie, i tuoi figli… perderai tutto.
Cerchi di riprenderti, tornando in cucina.


* * * *


Ollie si era allarmata parecchio nel vederti sdraiato a terra, due settimane fa.
Non deve essere stato facile confessarle di essere malato di cancro.
Ripensi alle sue lacrime e a quelle dei tuoi figli, mentre stringi il lenzuolo bianco del letto d’ospedale dove ti trovi.
Solo a uno di loro non sei riuscito a dire come stanno le cose.
E quella stessa persona è appena entrata dalla porta, accompagnata da Ollie.

<< Ciao papà! Stai meglio? >>

Posi i tuoi occhi cerchiati dalla stanchezza su quelli del tuo piccolo Billie, freschi e smeraldini, sorridendo.
Il suo sguardo è tranquillo, e questo ti fa sentire subito meglio.

<< Sto bene tesoro, non preoccuparti. Ho solo un po’ di dolore al petto, niente di grave! >>

Vedi la sua rosea espressione cambiare improvvisamente, facendosi sempre più triste.
Dischiude le labbra piene per parlare, attorcigliando l’indice su un ricciolo castano.

<< Emh… se ti do un bacino dove ti fa male, ti passa? >>

Sussulti commosso davanti a quella candida innocenza, annuendo.
Billie posa una manina sul tuo braccio, sporgendosi fino a raggiungere il tuo petto con il viso.
Posa un piccolo bacio a schiocco all’altezza del tuo cuore, allontanandosi poco dopo.
Il tuo volto si stende in un’espressione serena, tanto che anche Billie riacquista il buon umore.

<< Adesso grazie a te sto molto meglio! >>

Come faresti senza la tua luce?
Senza il sorriso del tuo piccolo angelo?

<< Quindi non mi lascerai mai? Me lo prometti? >>

Chiede lui, speranzoso.

Non farlo.
Ti prego, non illuderlo.

<< Te lo prometto. >>

Hai mentito, Andy.
E lo sapevi.


* * * *


"Avevi detto che non mi avresti mai lasciato..."

Ti senti ferito, tradito, preso in giro nel tuo piccolo orgoglio di bambino, mentre con occhi appannati di lacrime osservi un giovane ragazzo gettare terra sulla bara in noce, contenente l’uomo che hai sempre ammirato.
Resti sgomento, aggrappandoti alle gonne funeree di tua madre.

<< MAMMA!! Digli di smetterla, ti prego!! Dì a papà di svegliarsi, così quel signore non gli butta più la terra addosso!! Mamma!! Perché papà non si sveglia?! Perché non parli?! Mamma!! >>

Nessuna risposta se non il suo tacito singhiozzare, mischiato a quello dei tuoi fratelli.
Cerchi nuovamente di farla ragionare, ma lei è come se non ti sentisse.
Nessuno sembra essersi accorto delle tue urla.
E intanto quello sconosciuto continua a buttare terra fredda su tuo padre.
Senti le lacrime pungerti le guance, rese bollenti dallo sforzo emesso, ma le cose non mutano.
Punti gli occhi arrossati su tua madre, mentre osserva un punto indefinito davanti a sé.

<< Mamma… perché non mi rispondi? Non mi vedi? Fermalo, ti prego! Non permettergli di fare del male a papà… >>


* * * *


<< Papà… >>

Socchiudi gli occhi stranamente bagnati, notando che si trattava solo di un sogno.
Ti asciughi una lacrima, reprimendo a fatica un singhiozzo.
Allunghi una mano, sfiorando il braccio caldo di Adrienne, dolcemente addormentata accanto a te.
Quella sera, prima di addormentarti, avevate avuto una brutta discussione.
L’ami da morire, odi litigare con lei, ma tante volte non riesci a trattenerti.
Sospiri, massaggiandoti le tempie, mentre quel malinconico ricordo si fa nuovamente strada in te.
Eri così piccolo.
Come potevi capire ciò che ti accadeva intorno?
Come potevi renderti conto dell’avanzare della malattia di tuo padre, che ogni giorno lo lacerava sempre di più, prosciugandogli ogni forza?
Eppure non rinunciava a sorriderti, a farti stare meglio, a riempirti il cuore di speranza, senza addossarti il peso di una perdita così violenta.
Sono passati vent’otto anni da allora… ma il ricordo continua a bussare alla porta della tua memoria, e difficilmente riesci ad allontanarlo tutt’ora.
Stupidamente ti ritrovi a sorridere, tirando su col naso.
Tenti di riaddormentarti, ma un sospiro troppo basso per appartenere alla tua consorte, ti crea un leggero sussulto.
Improvvisamente ti ritrovi ad osservare da lontano due occhi verdi nascosti nell’ombra, e rabbrividisci senza nemmeno accorgertene.

<< Adrienne… Adrienne… >>

Sussurri, ma lei non accenna a svegliarsi.
Per un attimo non senti nemmeno il suo respiro, talmente accelerato è il tuo.
La sagoma davanti a te si avvicina.
Tremando, cerchi rifugio sotto le coperte, come un bambino che ha paura dell’uomo nero, sotterrando il volto tra le pieghe delle lenzuola.
Fuori fa un caldo soffocante, ma a te non importa.
Anche se ti ritrovi ad ansimare dopo pochi secondi, non accenni a scoprire la testa.
Senti quell’entità sempre più vicina, sempre più prossima a te, e stringi convulsamente il cuscino, mentre senti il cuore uscire quasi dal petto, dall’intensità con cui batte.
Una pressione.
La pressione di un peso che si siede accanto a te.
La paura cresce, mentre senti una mano posarsi sui tuoi capelli, carezzandoli dolcemente.

<< Billie… >>

Spalanchi gli occhi, fino a quel momento tenuti chiusi, pregando che quell’essere svanisse all’istante.

<< Vattene. Ti prego, non farmi del male… vattene via! >>

Sussurri, tanto che fatichi a sentirti pure tu stesso.
Senti un sospiro, e la mano che prima ti accarezzava si allontana, dandoti un certo conforto.
Ma nonostante tutto, senti ancora il peso del suo corpo sul tuo letto.

<< Billie… sono papà… >>

Stavolta il tuo cuore sembra fermarsi, e annaspi in cerca d’aria.
Ti armi di coraggio, togliendo le lenzuola dal tuo volto.
Un leggero spiffero d’aria ti stuzzica le guance, mentre posi lo sguardo sulla figura accanto a te.
Il tempo si ferma.
I tuoi occhi si spalancano, inumidendosi all’istante.
Le tue labbra tremano, ma ancora incredulo non riesci a dire nulla, se non una parola…

<< Papà… >>

Lo vedi sorridere nella penombra della tua stanza.
Quel sorriso ti fa tornare indietro di vent’otto anni, quando con ammirazione lo ascoltavi strimpellare qualche dolce melodia, canticchiando allegramente.
Scuoti improvvisamente la testa, digrignando i denti.

<< Tu non sei mio padre… sei solo una visione illusoria dettata dallo stress! Insesistente! Un chiaro segno che sto per impazzire!! Vattene, e smettila di tormentarmi! Lui è morto, mi ha lasciato, non tornerà mai più! Abbi almeno la decenza di non infangarne la memoria!! >>

<< Billie! Non avercela con me… >>

“Non avercela con me? Con che faccia tosta mi chiedi questo, dopo essertene andato? Mi hai mentito, approfittando del fatto che fossi troppo piccolo per affrontare la tua malattia e la tua eventuale perdita… mi dicesti che non mi avresti mai lasciato… e invece…”

<< Non ti ho mai lasciato, Billie. Avrei tanto voluto parlartene, ma eri sempre così contento ogni volta che mi vedevi, che mi sentivo male all’idea di renderti triste. Perdonami, se puoi. L’ho fatto per te, perché tu non soffrissi… >>

Ti tappi violentemente le orecchie, rifiutandoti di sentire altro.
Ne hai abbastanza di quella sottospecie di spirito.
Vorresti soltanto che se ne andasse, lasciandoti finalmente in pace.

<< Vorrei che tu mi credessi… che mi riconoscessi come quel padre che ogni sera ti raccontava una fiaba, e che ti svegliava la mattina ricevendo un abbraccio pieno d’amore… >>

<< Smettila… ho già sofferto troppo, ti prego… >>

Ormai non controlli più le lacrime, lasciandole scivolare lungo le guance rosee, mentre le orecchie cominciano a dolerti, e la presa delle mani su di esse si fa sempre più debole.
Tenti invano di reprimere i singhiozzi, mentre senti lui sospirare.

<< Ti ricordi quando ti portai al lago? Eri così entusiasta all’idea di viaggiare sul pedalò! Avevi un’espressione così gioiosa! Era il periodo in cui avevo riscontrato i primi sintomi, eppure il tuo semplice sorriso mi aveva fatto sentire davvero bene. Tu sei sempre stato un’anima candida, capace di strappare momenti di gioia a chiunque. Sei sempre stato la mia forza, Billie… e non pensare mai, nemmeno per un secondo che io ti abbia abbandonato, o che ti odiassi, perché ti amo più di qualunque cosa al mondo, e anche se non potrò starti accanto da vivo, ricordatelo sempre. Abbi fiducia nelle mie parole, e non dubitare di ciò che ti ho detto. >>

Tremi mordendoti un’unghia, mentre ti lasci andare ad un pianto liberatorio come un bambino.
Senti la sua grande mano carezzarti i capelli, e un moto di malinconia si impossessa di te, facendo cadere in mille pezzi quella barriera di diffidenza che ti eri creato.

<< Papà… >>

<< Non piangere, Billie. Ricordati che il tuo papà non ti lascerà mai… >>


* * * *


<< Papà… >>

<< Billie! >>

Un flebile raggio di sole colpisce i tuoi occhi socchiusi.
Li senti bruciare, come se avessi pianto tutta la notte.
Ti guardi intorno, riconoscendo la tua camera da letto.
Era stato solo un sogno?
Oppure durante la notte avevi davvero rivisto tuo padre?

<< Billie, amore… che ti prende? >>

Ti accorgi solo ora che Adrienne è lì davanti a te, visibilmente preoccupata.
Non si smentisce mai.
Anche se avete avuto tante discussioni, si è sempre preoccupata per te.
Ti senti uno schifo per quella litigata stupida della sera prima, e senza nemmeno risponderle l’abbracci quasi con disperazione, poggiando la guancia sul suo ventre.
Adrienne ti passa le dita affusolate sulle tue ciocche corvine, sorridendo.

<< Billie! Ma che… >>

<< Sono un idiota! Perdonami per la sfuriata di ieri sera. >>

Adrienne sembra rilassarsi, stringendoti a sé come una madre col proprio bambino.
Infondo è così che ti sei sentito durante la notte.
Un bambino indifeso… tremante e maledettamente solo.
In quel momento volevi solo sentire l’abbraccio della tua donna, senza pensare ad altro.
Ti volti verso il comodino, incontrando gli occhi di tuo padre ritratti in una fotografia, e per un attimo sembra sorriderti.
E in cuor tuo senti che quella notte lui c’era.
Era accanto a te e ti confortava, come non aveva avuto possibilità di fare durante questi vent’otto anni.
Sorridi
Non eri più solo.



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Bella gente!
Spero vi sia piaciuta *^*
Ciao!

Rage&Love
   
 
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