Sadness: dark sky in your eyes
La
notte aveva dipinto di tonalità scure e misteriose le case della cittadella e
la grande piazza al suo centro, rubando colori e suoni che l’alba avrebbe restituito
solo il giorno dopo a cose e persone.
Neanche il vento soffiava e la luna, padrona ed austera, guardava dall’alto la
quiete di quello scenario.
Merlin
si lasciò sfuggire un lieve sospiro, lasciando che gli occhi vagassero liberi
su quello scenario che dalla stanza di Arthur e in quella particolare sera
sembrava aver assunto una prospettiva del tutto nuova. Non si accorse della
presenza del principe finché non fu questi a palesarla, parlando.
«Sei
innamorato, Merlin?» chiese con accenno di risa che tentava di essere seria.
Il
mago si voltò verso Arthur con la stessa strana espressione che gli dipingeva il
volto mentre stava guardando fuori dalla finestra e per qualche istante fece
rimanere senza parole il principe: c’era una strana intensità espressa in quei
lineamenti gentili e c’era un inaspettato velo di rassegnato dolore a coprirli.
«No,
mio signore» rispose Merlin «Non sono innamorato» specificò vedendo lo sguardo
confuso del principe.
«Meglio
così» si affretto a concludere Arthur sperando che l’altro non avesse notato
quei secondi di esitazione «L’amore è fonte di distrazione e sbadataggine… e tu
sei già pessimo così!»
Merlin
sorrise e per un istante il principe ebbe l’impressione di vedere il servo di
sempre, ma non durò che pochi attimi, dopo i quali si impose di nuovo la stessa
espressione seria e vagamente dolorosa che tanto lo stava turbando.
«Ora…
sarà meglio che tu vada: Gaius ti starà aspettando per la cena» consigliò poi,
più per uscire da quella situazione che per altro.
Il
mago fece un lieve cenno con la testa in segno di ringraziamento e di saluto
prima di uscire dalla stanza di Arthur che lo guardò finché gli fu possibile: c’erano
delle volte in cui aveva l’impressione di non conoscere affatto quel ragazzo,
di aver a malapena scalfito la superficie di qualcosa di profondo e complesso
che mai avrebbe potuto comprendere a pieno. Erano le stesse volte in cui Merlin
parlava come un vecchio saggio, un uomo dalla grande esperienza; le stesse volte
in cui le sue parole avevano la forza di muoverlo ed incoraggiarlo; le stesse
volte in cui avrebbe voluto chiedergli cosa ci fosse in lui di tanto
particolare ed incomprensibile da renderlo così speciale in certi momenti e
ricevere una risposta vera.
Uno
strano turbamento prese definitivamente il petto di Arthur mentre si metteva a
letto spegnendo con un soffio la candela che illuminava la stanza e rivolgendo
lo sguardo al pezzo di cielo che la finestra lasciava intravedere, illuminato
da rade stelle.
La
prospettiva della Camelot notturna era diversa se
vista dalla finestra della sua stanza, più in basso rispetto a quella del
principe, eppure a Merlin parve non aver mai smesso di osservare quel panorama.
Gaius
lo stava davvero aspettando per la cena, ma lui aveva rifiutato la sua cucina –
ringraziandolo – ed era salito nella sua stanza in silenzio. Mangiare in quel
momento era l’ultima cosa a cui pensava: il turbamento che gli aveva
attanagliato il cuore non gli permetteva di distogliere la mente da quelle parole dette con leggerezza,
inconsapevolezza, senza voler far male e che, tuttavia, erano state più dolorose
di una pugnalata allo stomaco.
«Se fossi stato un mago sarebbe
stata una catastrofe» aveva sbottato Arthur quella
mattina presto, dopo che il mago era riuscito ancora una volta a scagionarsi
dall’accusa di stregoneria che gli era stata mossa e che stava per costargli la
vita.
«Perché?»
aveva chiesto lui, scioccamente, dopo qualche attimo di silenzio.
Il
principe lo aveva guardato con stupore, come si guarda chi chiede perché, ad
esempio, respiriamo.
«Perché, mi chiedi? A parte la tua
morte che, è vero, può benissimo essere trascurata, questo avrebbe voluto dire
che fino ad ora ho avuto come servo uno stregone e sarebbe stato terribile.
Quando capirai che degli stregoni non ci si può fidare, per nessun motivo?»
e qui il suo volto aveva preso una sfumatura seria e terribile «Sono creature oscure e votate al male,
tutte; se anche una sola di loro fosse in una simile posizione, Camelot cadrebbe! Tu non hai idea di quanti mali sono
responsabili gli stregoni. Ascolta chi ha più esperienza di te in materia: non
esiste essere peggiore di loro al mondo e meritano tutto il mio disprezzo ed il
mio odio»
Merlin
non sapeva se gli avesse fatto più male ascoltare quelle tremende parole o
guardare i furiosi lampi che avevano attraversato gli occhi limpidi per
principe mentre le aveva pronunciate. Per alcuni istanti era rimasto immobile,
come se gli avessero aspirato l’aria dai polmoni e non avesse potuto più
respirare; poi aveva sorriso – distante – e dando ragione ad Arthur, aveva
continuato le sue mansioni nel più completo silenzio fino a quella sera.
Che
il principe non si fidasse molto della magia non era di certo una novità per
lui, ma sentire quelle parole, sentire che nulla sarebbe cambiato se fosse
stato lui il mago e se la sua magia fosse stata usata esclusivamente per far
del bene era stato – e restava –
qualcosa di troppo forte e… deludente
per poterselo lasciar scivolare addosso senza fare una piega.
Nascondere
se stesso a tutti, mentire continuamente ad Arthur era già complicato e
doloroso normalmente; ora che sapeva di avere tutto l’odio ed il disprezzo del
principe sarebbe stato addirittura impossibile sostenere un simile peso.
Non
si accorse che le lacrime stavano già bagnando il suo volto chiaro fino a che
il dorso della mano di Gaius non ne colse alcune asciugandogli una guancia. Gli
occhi chiari del mago cercarono pieni di dolore quelli dell’anziano medico e
quando li trovarono, quest’ultimo trasse a sé il ragazzo in un abbraccio,
comprendendo subito la natura di quel profondo tormento.
«Lo
credevo mio amico. Invece, è come suo padre» singhiozzò Merlin con la voce
impastata dal pianto, mentre Gaius lo faceva sedere sul letto.
«Sai che non è così» gli disse
passandogli una mano attorno alle spalle e tirandolo a sé.
«A
volte è capace di distruggere ogni mia certezza, ogni mia speranza. Perché nessuno
riesce a capire che la distinzione fra buono e cattivo non può essere fatta
alla magia stessa, ma va applicata solo a coloro che ne fanno uso?»
«Lui
lo sa»
«No,
Gaius: noi lo sopravvalutiamo! Mi ha detto di odiarli, di disprezzarli tutti
gli stregoni e che fra loro il bene non esiste! Ci sono delle volte in cui mi
viene voglia di dirgli la verità solo per mostrargli quanto si sbagli…»
confessò, mentre il dolore si mischiava ad un’improvvisa rabbia.
«Sarebbe
un errore fatale, Merlin!» lo ammonì il vecchio serio.
«Perché?!
Se, come dite voi, conosce la differenza fra bene e male anche fra gli
stregoni, non mi farà nulla!»
«Ma
non sta ancora a lui giudicare e Uther ti
condannerebbe certamente a morte»
«Lo
farebbe anche Arthur» sussurrò il mago irato e deluso, il volto ormai asciutto
ma gli occhi ancora lucidi.
«Devi
dargli un’altra possibilità: non ti puoi di certo aspettare che cambi da un giorno
all’altro idea su uno dei principi con cui è stato educato da quando era
bambino. E poi… con tutti gli stregoni che hanno tentato di vendicarsi della
sua famiglia, non ha mai visto davvero il bene nella magia…»
«Lo
so…» sospirò Merlin stanco «Ma stare in questo modo al suo fianco può fare
davvero male» e non si riferiva certamente al fatto che Arthur non sapesse quante
volte gli doveva la vita, ma alle troppe bugie che gli aveva già detto e al
fatto che, in realtà, loro facessero parte di due mondi completamente diversi,
forse addirittura opposti.
«Arriverà
il momento adatto per svelare ogni cosa, Merlin. Te lo prometto» fece paterno
Gaius prima di alzarsi «Ora dormi e non pensarci più»
Il
mago si stese sul letto tirando a sé una coperta e volse di nuovo lo sguardo al
cielo scuro illuminato da rade stelle. Credeva che avrebbe faticato a prender
sonno, ma quando chiuse gli occhi, questo lo colse addormentandolo fulmineo,
mentre le ciglia trattenevano ancora una lacrima e il cuore batteva una
preghiera al tempo affinché scorresse veloce fino al giorno in cui sarebbero
finiti tutti quei segreti.
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Bah ._______. Ecco cosa
nasce quando si uniscono una domenica sera da morale sotto i piedi, la mia
normale depressione, canzoni come “Mad World” e
questo meraviglioso telefilm. In effetti era da un po’ che rimuginavo su quello
che Merlin deve provare in una situazione simile e per quanto sia sensibile,
spero di non aver esagerato… sfociando in un clamoroso OOC.
Vivere in quel modo non
deve essere facile ed ho cercato di descrivere al meglio tutte le sfaccettature
dei sentimenti che deve provare il mago, soprattutto quando la magia viene
usata per fare del male. La storia non è legata ad uno specifico episodio,
anche se l’idea mi è venuta dopo la visione del ottavo della seconda serie, “I
peccati del padre”. Le parole finali che, in quella circostanza, Arthur
pronuncia alla presenza di Merlin devono essere state devastanti per il mago.
Ma vabbè, direi che vi
sto annoiando – come se la storia non l’avesse già fatto. Mi sono detta che il
massimo che mi sarebbe potuto capitare pubblicando questa cosa sarebbe stata la gogna, tuttavia ringrazio anticipatamente i
coraggiosi che hanno letto e quelli ancor più coraggiosi che recensiranno,
preferiranno o semplicemente ricorderanno.
Alla prossima, magari –
non si sa mai.
Baci.
Alchimista ~
♥