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Autore: Karmilla    16/03/2011    10 recensioni
“Lasciati inghiottire dalle tenebre della nostra vita notturna, Yuuki, lasciati trascinare a fondo...da me...”, sussurrò al suo orecchio (...)
“Lasciati andare...non lo saprà nessuno...sarà il nostro segreto”, sussurrò, mentre i suoi canini affondarono nel bianco collo di Yuuki.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Obsession

Ciao! Ecco una nuova storia, una one-shot nata dopo aver riletto il Capitolo 49. Buon divertimento!



I passi di Kaname sul lustro pavimento di marmo  rimbombavano con cadenza regolare, amplificati dal profondo silenzio che dominava quella antica dimora, disabitata da più di dieci anni, ormai.

Il sangue puro avanzava lentamente, tenendo ben saldo tra le sue braccia il suo più prezioso tesoro che, in stato di semi incoscienza, teneva le braccia strette al collo di suo fratello, appoggiando la testa al suo petto, lasciandosi cullare.

Kaname aveva una presa forte ma al tempo stesso delicata, la portava in braccio come se fosse una sposa che stava attraversando per la prima volta la soglia della nuova casa, ed in un certo senso per lei era proprio così.

Era finalmente tornata a casa, ma il fatto che non riconoscesse nulla di quel luogo la faceva sentire un'emerita intrusa in casa propria.

Con la schiena, in modo da non dover lasciare la sua Yuuki, Kaname aprì la porta di una stanza, fermandosi poi sulla soglia, in modo che la sua amata sorellina potesse guardare agevolmente.

“Yuuki, sai dove siamo?”, le chiese dolcemente.

Lei scosse il capo.

“No. Non riconosco questa stanza.”, disse con voce triste.

Si voltò verso Kaname, temendo di averlo ferito.

“Mi dispiace, non ricordo quasi nulla di questa casa. Scusami se ti dò altro dolore, dopo tutto quello che hai fatto per riportarmi qui sana e salva...”

Kaname sorrise e mosse qualche passo all'interno di quella sontuosa camera da letto.

Il camino era acceso, Seiren era stata efficiente come al solito, e diffondeva un piacevole tepore, nonché una soffusa luce che illuminava debolmente il sontuoso letto a baldacchino, la scure tende di velluto blu, i mobili antichi ma estremamente raffinati.

Mentre procedeva con il dolce peso tra le braccia, Kaname strusciò delicatamente una guancia contro la chioma di sua sorella, cercando di tranquillizzarla.

“Piccola Yuuki, non puoi ricordare questa stanza, non l'hai mai vista!”

“Davvero? Eppure io mi ricordo la scala...” rispose lei, un po' perplessa. Che avesse sognato?

“Sì, può essere. Spesso sgattaiolavi fuori dalla stanza in cui vivevi e venivi a cercarmi, quindi sicuramente la scala è nei tuoi ricordi, però sia io che i nostri genitori siamo stati attenti a non farti raggiungere nessuna stanza del piano superiore.”, le confidò Kaname.

“Certo, capisco, le finestre...”

“Esatto. Perdonaci, ti abbiamo costretto ad un'infanzia senza luce”, le disse Kaname, posandola dolcemente sul letto e sedendosi vicino a lei.

Rimase un po' in contemplazione della figura della ragazza.

I capelli sparsi in modo disordinato sul cuscino e sul copriletto damascato, il corpo rilassato, con le gambe lievemente rannicchiate, una mano stretta alla sua per intrappolarlo e non lasciarlo andare via, e quello sguardo limpido, lucido, umido, che insieme a quelle gote arrossate e alle labbra leggermente dischiuse gli stavano facendo perdere il controllo.

“Kaname, non ti devi scusare. Io ero felice, avevo te, eri tu la mia luce”, gli disse lei, arrossendo ancora di più.

La battaglia interiore che Kaname stava silenziosamente portando avanti dentro di sé lo stava lacerando, e per un breve istante pensò di lasciarsi sconfiggere, di mettere a tacere i suoi freni inibitori.

Passò ciascun braccio ai lati del corpo di Yuuki, poi fece lo stesso con le gambe, rimanendo però sollevato con il corpo, in modo da poterla guardare negli occhi.

Yuuki, nel vedere Kaname a gattoni sopra di lei, sentì il cuore mancarle dei battiti, per poi cominciare a galoppare furiosamente nel suo petto.

“Kaname...cosa fai...?”, gli chiese con la voce ridotta ad un sussurro.

“Non avere paura, non ti farò...nulla...voglio solo...guardarti”, cercò di rassicurarla, avendo capito perfettamente che Yuuki non era ancora pronta per quello che lui, invece, desiderava con ogni centimetro di pelle del suo corpo.

Kaname spostò una mano sul viso di Yuuki, dapprima accarezzandole una guancia, spostandosi poi lentamente verso le labbra, che accarezzò solo con i polpastrelli delle dita, strappando un gemito sommesso.

“Tu parli di luce, ma in realtà non sai quanto abbia desiderato, fino a star male, l'oscurità della nostra vita notturna. Siamo vampiri, Yuuki, la notte è il nostro mondo. A volte ho desiderato sentire il calore del sole sulla mia pelle ma, credimi, non era nulla confronto alla brama di te che mi assaliva durante le mie notti solitarie. La mia vita è iniziata con te, nel momento in cui ti ho vista per la prima volta, una buffa neonata tra le braccia di nostra madre, e finirà con te, nelle tenebre di questa casa che ci appartiene.”

Yuuki era paralizzata dall'emozione, non riusciva a dire una parola, riusciva solo a guardare fisso negli occhi il suo adorato Kaname, completamente travolta da quelle parole e dai quei gesti che l'avevano ipnotizzata.

E Kaname, consapevole dell'ascendente che aveva su di lei, continuò a stuzzicarla, facendo scendere la mano fino al colletto del cappotto che Yuuki ancora indossava, sbottonandolo lentamente, aprendolo, in modo da liberarla da quel fastidioso quanto inutile indumento.

Yuuki lo aiutò e si tolse il cappotto, gettandolo sul pavimento della stanza, per poi ristendersi ed appoggiare le mani sugli avambracci di Kaname, accarezzandoli lentamente mentre risaliva verso le sue spalle forti e una volta intrecciate le mani dietro al suo collo, fece una leggera pressione, invitandolo a stendersi su di lei.

“Yuuki...è pericoloso...stai giocando con il fuoco...”, le intimò lui, sorridendo.

“Lo so...ma so anche che saprai fermarti al momento giusto”, sussurrò Yuuki.

“Sei crudele, Yuuki, lo sei sempre stata. Ti osservavo tutte le notti, durante i tuoi giri di ronda. Stavo sempre di spalle, appoggiato alla grande vetrata della classe perché sapevo che tu eri fuori a guardarmi. Sentire il tuo sguardo su di me, notte dopo notte, era una tortura alla quale non sapevo rinunciare, e vederti sparire nella nebbia del mattino, scappando via veloce ed agile come un leopardo era una sofferenza, ma anche uno spettacolo al quale non mi sarei mai sottratto.”

“Kaname...non ne avevo idea...io...mi sentivo così ridicola vicino a te, pensavo che non ti saresti mai potuto interessare veramente a me.”

“Non sai quanto sbagliavi, piccola!”, le disse lui, baciandola languidamente sulle guance, sul collo, risalendo lentamente verso i lobi dell'orecchio, mentre Yuuki lo stringeva sempre più a sé, aggiustando il proprio corpo sotto il peso del suo, arrossendo nel momento in cui sentì senza possibilità di errore il desiderio che Kaname aveva di lei.

Un gemito di sorpresa, le sue piccole mani che si posarono sul viso, i suoi occhi spauriti dentro quelli di lui, dal taglio felino ed elegante e poi un bacio, languido, passionale ma delicato, lento lento.

Yuuki sentì il bisogno di riprendere fiato, si sentiva come se avesse corso per chilometri e chilometri, pur non essendosi mossa da quel letto.

“Mi fai uno strano effetto, Kaname”, disse sorridendo.

“L'effetto che tu hai sempre fatto a me mi ha quasi ucciso, Yuuki”, le confessò lui, spostandosi di lato, prendendole una mano e portandosela alle labbra.

“Mi dispiace per tutti i problemi che ho causato a Cross, ma devo ammettere di essere stato estremamente felice quando Shizuka si è presentata al collegio, perché mi ha dato modo di cominciare quel gioco che avevo preparato con così tanta cura. Grazie a lei, ho potuto cominciare a sperare che ti avrei riavuta, prima o poi, che ti avrei finalmente fatta mia.”

“Non dire così, Kaname. Quell'evento ha portato tanta sofferenza in troppe persone, anche a noi. Dimentichi che abbiamo rischiato di perderci definitivamente?”, gli ricordò Yuuki, rabbrividendo al ricordo del ricatto di Shizuka, del successivo intervento di Rido, che l'aveva quasi fatta impazzire.

“No, certo, come faccio a dimenticarlo? Vedevo che ti torturavi nel tentativo di ricordare il tuo passato e non potevo fare nulla per aiutarti. Sapevo che l'unico modo di salvarti era risvegliarti, ma non volevo, desideravo che tu continuassi a vivere come un'umana. Ma poi ho ceduto, non ce la facevo più a vederti soffrire.”

Yuuki lo attrasse di nuovo a sé, baciandolo. Aveva bisogno di sentire ancora quelle labbra sulle sue e voleva ancora sentire quella sensazione sconosciuta, provata durante il bacio precedente, alla quale non era riuscita a dare un nome, presa com'era a godersi il contatto con lui. Ma questa volta fece più attenzione a quella morsa nello stomaco, a quell'illanguidirsi dei muscoli e quando si staccò da Kaname sentì i propri occhi diventare rossi: quella sensazione era sete.

Lo fece stendere sotto di sé, gli aprì il colletto della camicia, gli leccò il collo con lentezza e poi affondò i canini, stringendosi a lui, sentendosi stringere a sua volta.

Mentre gli ripuliva la ferita, continuando a leccare quel collo tanto agognato, gli chiese se era solo la sua sofferenza che lo aveva portato a decidere di risvegliarla.

Kaname rise, sapeva che Yuuki aveva già visto la risposta nel suo sangue.

“No...ti volevo...non riuscivo più a trattenermi. Starti vicino diventava sempre più difficile, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui avrei ceduto al mio istinto e ti avrei presa.”

Kaname le accarezzava i capelli e poi le leccò il mento, per ripulirla dal sangue.

“Te l'ho detto, Yuuki, non sono solo io quello crudele.... Lentamente, man mano che crescevi, hai fatto in modo di farmi diventare la tua preda, lo sai?”

Yuuki rimase a bocca aperta, mai si sarebbe aspettata delle simili parole da Kaname. E così anche per lui era stata una sofferenza e una tortura così grande il fatto di essere separati? Davvero lei era stata così crudele da infliggergli così tanto dolore?

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, si chinò su di lui e nascose il viso nell'incavo del collo, nel vano tentativo di non farsi vedere mentre piangeva.

“No, Yuuki, ti prego, non piangere. Non ha più senso, ormai, credimi. Ho fatto di tutto per riportarti a casa, ho cercato di vegliare su di te meglio che potevo, ho fatto del mio meglio perché la situazione fosse sempre sotto controllo e tu non corressi pericoli, Yuuki. Adesso, ti prego, ho solo bisogno di tenerti vicina, di sapere che sei mia...”

Non smetteva di accarezzarle la testa, di tenerla stretta vicino a sé e Yuuki non riusciva a staccarsi, ad allontanarsi da quell'uomo che aveva annullato completamente la sua vita per dieci lunghi anni solo per lei, per costruirle un mondo nel quale potesse crescere felice, al riparo da ogni sofferenza.

Pianse ancora un po', godendosi l'infinita tenerezza di Kaname, quella tenerezza che da sempre lo contraddistingueva e che aveva preso il posto di quella passione e lussuria sfrenata di poco prima.

“Kaname”, gli disse appena riuscì a calmarsi un po', “hai ragione, sono stata crudele. Ti ho condannato a dieci anni di solitudine, per colpa mia ti sei isolato da tutti, anche dai tuoi amici...”

“No, sono loro che non hanno mai potuto competere con te..., non hanno mai capito quanto realmente fossi importante per me, reputavano il mio attaccamento a te solo il bizzarro desiderio di un altezzoso sangue puro annoiato, non hanno mai capito la profondità e la purezza dei miei sentimenti per te...”

“Aidoh sì, però...”

“E' vero, Aidoh sì, è stato l'unico che mi ha capito.”

“E' stato l'unico che hai lasciato avvicinare...”

“Sì, è stato l'unico che ho lasciato avvicinare a me e a te. Temevo che gli altri ti avrebbero contaminato, sporcato...”

Mentre parlava, Kaname lasciava che le sue mani vagassero sul corpo di Yuuki, e lei non opponeva resistenza, si faceva accarezzare sapendo che anche quello era un modo per conoscersi, per accorciare quella distanza che ancora li separava, e poi era una sensazione così bella, così appagante.

Kaname si accorse che Yuuki era distratta, la chiamò sorridendo, e si tirò su sui gomiti, chiedendole a cosa stesse pensando, e lei arrossendo ammise che non stava pensando a nulla, ma che non riusciva ad ascoltarlo perché le sue mani continuavano a distrarla.

Il vampiro si gettò ridendo sul cuscino e Yuuki si mise in ginocchio, mordicchiandosi un'unghia, arrossendo ancor di più ma sorridendo alla vista di un Kaname sereno, felice e perdendosi in quel sorriso meraviglioso che purtroppo vedeva sempre così di rado.

Persa nella contemplazione non si accorse che lui la tirò giù, facendola stendere vicino a sé, fianco a fianco e, senza smettere di fissarla, aveva cominciato a far scendere una mano lungo il fianco, lentamente, sempre più giù, lungo una coscia, per poi spostarla davanti per farla risalire altrettanto lentamente, sfiorando punti proibiti che la fecero sobbalzare.

Il fiato corto per l'eccitazione, le guance in fiamme, Yuuki aveva la tentazione di chiudere gli occhi, ma Kaname glielo impedì.

“Guardami, Yuuki, non chiudere gli occhi.”

E lei non riuscì a non obbedirgli, soggiogata all'incantesimo di quelle iridi cremisi così profonde.

Kaname si avvicinò a lei, i loro corpi attaccati, le loro mani intrecciate e i loro visi vicini, a sfiorarsi reciprocamente, ad accarezzarsi con il naso, ad avvicinare le labbra senza però toccarsi.

“Io ti voglio, Yuuki, ma so che non sei pronta. E' tutto troppo confuso per te...se andassi avanti, rischierei solo di farti un male tale che non riusciresti mai a perdonarmi, e mi allontaneresti da te per sempre.”

Yuuki sapeva che ciò che Kaname le stava dicendo era vero, però anelava lo stesso contatto che voleva lui, e respingerlo le sembrava un'ulteriore crudeltà.

“Kaname...io...ti voglio...ma ho paura...hai ragione...forse...”

“Piccola Yuuki, abbiamo tutta l'eternità, non ho fretta, anche se devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per lasciarti, adesso.”

Yuuki si aggrappò a lui e lo tirò ancora di più verso di sé, non voleva che la lasciasse.

“Kaname, non te ne andare. Fammi sentire ancora quelle mani che amo tanto, ti prego. Siamo stati separati per così tanto tempo che adesso sento anche io il bisogno di te. Ci siamo volontariamente imprigionati in questa gabbia dorata, in compagnia dei nostri errori e dei nostri peccati. Te l'ho detto prima, appena arrivati in questa casa, Kaname, io amo le tue mani e anche se sono sudice come dici, voglio continuare a sentirle su di me, voglio che mi contamini con tutto quello che sei, perché sei tu, e io non voglio altro che te.”

E come era successo poche ore prima, quando Yuuki lo aveva afferrato impedendogli di scappare, anche in quel momento Kaname si gettò su di lei, imprigionandole le labbra in un bacio rovente, mentre con una mano avvicinò i fianchi di lei ai suoi, intrecciando una gamba alla sua, impedendole di allontanarsi e regalandole tutte le carezze che lei voleva, che lei chiedeva, che lei accettava contraccambiando con timido pudore, infiammandosi sempre di più man mano che approfondiva la conoscenza con lo sconosciuto corpo di lui.

Lentamente Kaname si riportò a gattoni sopra di lei, e si staccò dalle sue labbra per guardarla nuovamente.

“La buffa neonata che ha fatto iniziare la mia vita ha lasciato il posto ad una donna che sta sbocciando, una donna che adesso è qui con me, emozionata, confusa, eccitata...”, le disse guardandola negli occhi, mentre lei gli afferrava le spalle per riportarlo vicino a sé.

“Lasciati inghiottire dalle tenebre della nostra vita notturna, Yuuki, lasciati trascinare a fondo...da me...”, sussurrò al suo orecchio, lasciando scivolare una mano verso il suo seno, senza trovare ostacoli ad interrompere il percorso, mentre sentiva Yuuki stringere le braccia attorno alle sue spalle sospirando, mentre sentiva le gambe di lei arpionargli saldamente i fianchi, approfondendo troppo audacemente il contatto tra i loro bacini.

“Lasciati andare...non lo saprà nessuno...sarà il nostro segreto”, sussurrò, mentre i suoi canini affondarono nel bianco collo di Yuuki.


   
 
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