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Autore: LaU_U    16/03/2011    6 recensioni
Un istante e il colpo esplode. Sento il rumore rimbombare nella mia testa e riempirla. Lo riconosco: il suono dell’inevitabilità.
Vedo il proiettile e vedo me.

Un uomo spara un colpo in direzione di Castle; immagini e ricordi del passato si formano davanti ai suoi occhi mentre il proiettile viaggia in direzione dello scrittore...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Accade tutto talmente rapidamente che stento a rendermi conto di ciò che avviene.
L’uomo mi vede e spara verso di me. Mi metto a correre mentre il proiettile si infila in una parete al mio fianco. Scappo fra le stanze dell’edificio abbandonato, saltando le macerie che ricoprono il pavimento. È quando guardo in faccia una porta murata che mi rendo conto di essere in trappola. Mi volto di scatto per tornare indietro, ma l’uomo è all’imbocco del corridoio, quindici passi più in là e mi punta l’arma contro.
Un istante e il colpo esplode. Sento il rumore rimbombare nella mia testa e riempirla. Lo riconosco: il suono dell’inevitabilità.
 
Vedo il proiettile e vedo me.
 
Dieci metri.
C’è una torta davanti ai miei occhi. Non una qualsiasi, è la torta. L’unica che mia madre abbia mai preparato in tutti i miei compleanni. È sicuramente lei, ma non è dove dovrebbe essere. La crema non è sparsa sul pavimento o sui vestiti degli invitati o sulle mie mani. Nessuno si scosta rapidamente e fugge dalla stanza. No, il dolce è sul tavolo, le sei candeline ancora accese, al loro posto. Con le guance piene d’aria soffio e le fiammelle traballano fino a dissolversi. La faccia di mia madre non è affranta: lei sorride con tutti gli ospiti. Ci sono degli applausi, il suono di alcune trombette e quello di serene risate.
 
Otto metri.
Adesso mi ritrovo seduto su una panchina verde. C’è Rose al mio fianco, carina come la ricordavo. Poi arriva il mio amico Mickey e ci saluta. Ha addosso una maglietta arancione con una scritta blu. Hero, dice. L’ultima volta che l’ho visto indossava proprio quella t-shirt. Questa volta però non mi trova abbracciato alla sua ragazza, non mi urla contro, non se ne va via per sempre dalla mia vita. Questa volta io non tocco Rose, le sto accanto, resisto e sorrido quando Mickey le dà un bacio sulla guancia. Questa volta il mio compagno di scuola si siede tra di noi e passiamo tutto il pomeriggio a chiacchierare e a sognare il futuro, sicuri che le nostre tre strade procederanno l’una accanto all’altra.
 
Sette metri.
Sto trascinando un trolley nero dietro di me. Le rotelle girano e tutta la valigia vibra fino alla mia mano sudata. L’aeroporto è enorme, sembrerebbe Heathrow. Mi guardo nervosamente intorno appena supero le porte scorrevoli degli arrivi. Lei è lì, in prima fila, dietro una balaustra. Sorride ed io con lei, mentre mi avvicino con un groppo in gola. Kyra dice che le fa piacere che io l’abbia raggiunta a Londra e che sperava lo facessi. Io le rispondo che mi è mancata molto e che uno scrittore ha bisogno di una musa sempre al suo fianco. Lei sorride, poi mi abbraccia. La balaustra tra di noi non ci impedisce di stringerci l’uno all’altra dopo tanto tempo e di sentirci incredibilmente sereni. Tutto questo non è mai avvenuto. Non ho mai preso quell’aereo. Non sono mai andato oltreoceano dalla ragazza che mi aveva lasciato solo a New York.
 
Cinque metri.
Alexis mi tira la mano, chiedendomi di seguirla. I suoi due codini! Saranno almeno otto anni che non se li fa più. È euforica e mi trascina verso la donna che le sta porgendo un gelato al cioccolato. Gina le sorride e poi viene ad abbracciarmi. Siamo in Europa, sembrerebbe la Spagna, forse Siviglia. Questo è il viaggio che non abbiamo mai fatto, la vacanza che ho scelto di evitare perché ormai stare con mia moglie non appariva altro che una noia. Non volevo che il matrimonio fosse un lavoro impegnativo e mi sono licenziato. Volevo la scintilla, ma invece di accendere una candela, ho spento la luce. Alexis non ha mai visto la Spagna. Io e lei siamo rimasti da soli tutta l’estate, nella nostra casa al mare.
 
Due metri.
Un morso all’orecchio e un bacio sul collo. Kate è sul mio divano, appoggiata a me. Le propongo di togliersi quella maglia di troppo che ha addosso e lei mi dice che sono sempre il solito. Iniziamo a litigare, ma per finta, per gioco. Ci confessiamo il nostro amore, ma non è la prima volta. Questo Richard Castle l’ha già fatto, ha già ammesso davanti a Kate Beckett i suoi sentimenti e lei non si è tirata indietro. Questo Richard Castle e questa Kate Beckett hanno superato la paura. E ora sono insieme, felici, forti contro il mondo.
 
Un metro.
Ho visto tutto questo e tanto altro. Ho visto i miei rimpianti e i miei rimorsi prendere forma davanti ai miei occhi, mostrarmi il me stesso che non sono mai stato e non potrò mai essere. Il passato è passato. Le occasioni sprecate, le scelte sbagliate sono perse per sempre. Tutte tranne una. Beckett c’è ancora, sempre, giorno dopo giorno. Non perderò un’altra possibilità, non butterò tutto all’aria una volta ancora. Se mai sopravvivrò, andrò da lei e mostrerò il coraggio che mi manca. Dovesse anche rifiutarmi, avrò fatto la scelta giusta. Se mai sopravvivrò, io glielo dirò.
 
Ma l’audacia di un amante non può far molto contro l’inevitabile.
Il proiettile mi raggiunge in pieno petto e so che non ho mai provato un dolore più grande in tutta la mia vita. Il mio respiro si ferma e barcollo all’indietro finché la mia schiena non sbatte contro il muro e scivolo sul pavimento, immobile.
Sento a malapena delle urla e altri tre colpi da qualche parte, in quel corridoio. Credo l’abbiano preso, due secondi troppo tardi.
 
«Castle?»
È Beckett, la vedo apparire su di me. Sembra spaventata. La fisso ad occhi sbarrati.
«Castle? Ti ha colpito?»
Non riesco a rispondere, mi fa troppo male il petto.
«Di’ qualcosa, Rick!»
È un ordine, ma non è severa, sembra nel panico.
Si muove, sento del velcro che si strappa e mi sposta i vestiti.
«Castle, non c’è sangue, non ti ha raggiunto.»
Mi scrolla per il giubbotto antiproiettile.
Non c’è sangue.
Non mi ha raggiunto.
Batto le palpebre e finalmente riesco a respirare. Beckett mi aiuta a mettermi seduto. Mi guardo e tocco freneticamente il petto.
Non c’è sangue.
Non mi ha raggiunto.
Sono vivo. Sono vivo!
«Mi hai fatto venire un infarto.»
Mi tira uno schiaffo sul coppino e si siede accanto a me, mentre riprende il controllo. Ryan ed Esposito ci avvisano che sta arrivando un’ambulanza per l’uomo e che inizieranno a portarlo verso l’ingresso. Se ne vanno e noi due rimaniamo fermi sul pavimento sporco, una porta chiusa con mattoni rossi alle mie spalle. Lei non dice nulla, ma si vede che sta rimuginando.
La guardo negli occhi e lei fa lo stesso.
So di doverle dire qualcosa e lo faccio.
«Grazie.»
 
È accaduto tutto talmente rapidamente che stento a rendermi conto di ciò che è avvenuto.
Dicono che quando si rischia di morire la propria vita passi davanti ai nostri occhi. Credo sia successo anche a me, ma non ho fatto in tempo a mettere davvero a fuoco i miei pensieri. Non ricordo nulla di quello che ho visto nel mezzo secondo in cui il proiettile stava volando in mia direzione.
Avrò rivisto anche quella volta in cui mi sono messo a girare a cavallo senza vestiti?
 

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Rieccoci qui! Questa volta comincio con i ringraziamenti per tutti i commenti all'ultima ff che ho scritto. Grazie millissime!!!
Mi sono ributtata sull'introspettivo, questa volta. E sono passata dal rating verde al giallo!
Ho il dubbio che alcune di voi non apprezzeranno troppo l'epilogo della vicenda, ma non è nel mio stile anticipare le coppie dei telefilm, metterle insieme prima che ciò avvenga (anche se attendo quel momento con ansia!). E comunque vi avevo avvisate già all'inzio: "Accade tutto talmente rapidamente che stento a rendermi conto di ciò che avviene".
P
er quanto riguarda Kyra, che so che non tutte amano, beh, l'episodio con lei a me è piaciuto parecchio, trovo abbia valorizzato e approfondito molto il personaggio di Castle. E' stato un grande amore, non lo butterei via e non credo che Rick non abbia più rimpianti né rimorsi per le sue donne passate, sebbene cotto a puntino per Beckett.

Come sempre spero che quel che ho scritto sia gradito. Un saluto!

Aggiungo una notarella. Dopo aver avuto l'idea generale per questa ff, ho dovuto decidere come dovessero essere le visioni. Ero indecisa: far vedere il passato che era stato, ma accompagnato da riflessioni nuove, oppure mostrare ciò che "sarebbe potuto essere"? Alla fine ho optato per la seconda possibilità, ispirata da una scena molto bella del telefilm Doctor Who, Natura umana parte 2, nella terza serie. Sarà idiota, ma dedico questa ff a John Smith, piccolo grande uomo. Sicuramente grande personaggio!

   
 
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