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Autore: Jules_Black    16/03/2011    6 recensioni
"Draco Lucius Malfoy non era un tipo incivile. E nemmeno buzzurro. E soprattutto, nemmeno gay."
Draco Malfoy odia la neve. Odia i gay. Odia Potter.
Forse, nella vita, non è tutto scontato.
E Draco Malfoy lo capirà. Decisamente.
- Dedicata ad Hayley Black. Lei sa perché. ♥
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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4.  Labbra

 

Il sole si alzò tra gli alti edifici londinesi. Draco, ancora sdraiato nel suo letto, sorrise. Il sole avrebbe sciolto quell’odiosa neve. Alzandosi, sperò sinceramente che la sua vita tornasse quella di un tempo. Dopo l’incontro con Potter non aveva avuto un attimo di pace. E soprattutto, per la prima volta in vita sua, non si era divertito ad una rimpatriata scolastica. Maledicendo i calzini che si erano dispersi in qualche meandro del letto, si alzò. Necessitava di una doccia. E probabilmente, se solo non avesse dovuto correre al lavorare, anche di dormire un po’ di più. Aveva passato tutta la settimana ad evitare gli inviti morbosi di Potter a cena ed a divertirsi nei pub londinesi più alla moda. Avrebbe scommesso il suo boccino sinistro che nessun uomo della Terra si era mai divertito quanto lui nell’ultima settimana. E tanti saluti a Potter ed alle sue lamentele amorose! Non fece in tempo ad infilarsi sotto l’acqua calda della doccia, che gli tornarono in mente strani flash. Il bel sorriso di Potter mentre lo osservava scacciare il cameriere, le sue lacrime mentre parlava di Ginny, l’abbraccio fraterno in cui l’aveva stretto quando l’aveva salutato sulla soglia di casa una volta terminate la festa e la tristezza…  A questo punto, Malfoy, per la sua salute mentale, decise che probabilmente sarebbe stato meglio farsi una doccia fredda. Anzi gelida. Potter non aveva un bel sorriso. E, cosa ancora più importante, non aveva un bel paio di tette.

***

Sesso ed alcool. Ecco di cosa aveva bisogno anche quella notte. Voleva sentire le mani di una donna stringersi intorno alle sue deliziose parti intime, voleva sentire l’eccitazione sfuggirgli dalla bocca sotto forma di gemiti animaleschi, voleva dimenticare ogni singolo giorno a cui erano legati orribili ricordi. La pista da ballo era gremita di gente. Tredicenni truccate si dimenavano compresse nei loro abiti con disgustose paillettes, fottuti gay si strusciavano ad altri fottuti gay senza pudore, donne dal viso avvizzito dal tempo e dal fumo scrutavano qualche angolo remoto della sala, in attesa di essere chiamate a dare sfoggio del loro corpo in un ultimo ballo. Draco, in quel delirio di corpi, si muoveva appena, cercando di raggiungere in piano bar. Si sentiva un idiota: non era mai stato il tipo che affogava la disperazione nell’alcool. L’avrebbe volentieri affondata nel sesso, o meglio lui sarebbe voluto affondare in un prosperoso decolté.

- Ehi, Malfoy!

Qualcuno lo stava chiamando. Qualcuno stava praticamente urlando il suo nome al di sopra della massa informe di uomini e donne di dubbia sessualità. Si voltò, instabile a causa dell’alcool. E lì, in mezzo a fiumi di alcool, di corpi sudati, di sorrisi sbiaditi nascosti dietro maschere affamate di lussuria, c’era Potter. Il cuore di Malfoy perse un battito. Poi riprese a pulsare forte, premeva senza pietà all’altezza dello sterno. 

- Potter- biascicò l’ex-Serpeverde, incredulo. Si passò una mano tra i capelli e lasciò che Potter si avvicinasse.

- Ti ho cercato per tutta la settimana.

La voce di Potter era rude. Quasi disgustata.

- Ero impegnato.

Malfoy si nascose invece dietro un tono glaciale. Non capiva perché, ma sentiva il bisogno irrazionale di prendere Potter e sbatterlo nella pista da ballo. Voleva ballare con lui. Dimenticare ogni freno inibitorio. Voleva mandare a quel paese tette, lavoro, lacrime, tristezza. E ciò non comportava necessariamente il fatto che fosse ormai passato all’altra sponda. Era su una barca alla deriva. E lui voleva remare verso la sponda giusta. Però quel maledetto organo che sentiva battere dentro spingeva dall’altra parte. Prepotente. Doloroso. Lacerante. E quando Potter si fece più vicino, lui lo prese rudemente per un polso per spingerlo tra quei corpi urlanti. E non ci furono più domande, più indugi. Solo il bisogno basilare di sentirlo vicino. Solo la voglia di dimenticare per una volta l’organo situato appena sotto la cintola che da anni reclamava prepotentemente donne a non finire.

***

Londra non era mai stata bella come quella sera. Le luci soffuse dei lampioni rilucevano appena dietro una pesante foschia. Gli alti palazzi svettavano inermi in un cielo nero e claustrofobico. C’era ancora una volta aria di neve. Malfoy si accostò al Tower Bridge, trattenendo a stento il vomito. Aveva ancora una volta bevuto troppo. Potter, accanto a lui, era pallido come un fantasma. Bere in quel modo spropositato non aveva giovato a nessuno dei due. Dopo pochi secondi, il vomito ebbe la meglio. E poi andò meglio.

- Potter, toglimi una curiosità. Perché eri in quel locale Babbano?

La voce di Draco questa volta era fievole ma incuriosita. Potter, cercando di spazzare via gli ultimi schizzi di vomito, sorrise.

- Avevo bisogno di divertirmi.

Malfoy scoppiò in una risata poco lusinghiera e gli diede una pacca sulla spalla. Potter, a quel gesto, sussultò. Malfoy non ritirò la mano, anzi la fece scivolare intorno alle spalle dell’altro. Da lontano potevano sembrare due allegri fidanzatini che stavano tubando con in sottofondo la loro melodia d’amore.

- Il braccio…- bisbigliò Potter, cercando di scansarsi.

Malfoy rimase per un attimo interdetto, poi lo ritirò. Ovviamente quello era un rifiuto bello e buono. L’ennesima prova del fatto che nessuno dei due era gay.

- Non voglio che l’alcool ti faccia fare cose che da sobrio non faresti.

La spiegazione di Potter giunse puntuale come un orologio svizzero. Ed ancora più immediata fu la risposta di Draco.

- Potter? Taci.

E, così dicendo, si voltò nella sua direzione. A separarli c’era la distanza di un respiro. Le loro labbra erano a pochi centimetri. E, in quella Londra illuminata, sotto la prima neve che cadeva, le loro braccia si intrecciarono. Potter chiuse gli occhi, aspettando in silenzio l’inizio della sua dannazione. E Malfoy, ormai privo di ogni istinto razionale, gli sfiorò le labbra con un dito. Si arrestò, a pochi millimetri dal bacio. Quell’attimo di esitazione, in cui miliardi di tette parvero scorrergli davanti agli occhi, fu quasi fatale. Un gufo si fiondò tra di loro, nel momento esatto in cui Draco aveva ripreso coraggio. Sussultando, si allontanarono. Potter si avvicinò al gufo, senza proferire parola. Lesse in fretta un biglietto scarabocchiato velocemente e lo lasciò cadere nel vuoto. Atterrò sul marciapiede spruzzato appena di neve. Draco lo raccolse, cogliendo un segnale di allarme negli occhi vitrei ed immobili di Potter. L’inchiostro non lasciava scampo. Vi erano una manciata di parole.

“Ron sta malissimo. Corri al San Mungo. Hermione”.

Ed all’improvviso, anche quella notte perse senso.

   
 
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