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Autore: Akira_    16/03/2011    2 recensioni
Sono tornata con una piccola JISBON, per accontentare alcuni di voi!
È una giornata brutta e piovosa in California.
Lisbon è in ufficio, pensierosa; non ci sono casi oggi.
Improvvisamente sbuca la testa di Jane.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Not afraid


Oggi sono proprio sovrappensiero.
Sono in un mondo tutto mio; continuo a guardare fuori dalla finestra.
Il ticchettio delle gocce di pioggia, che rigano i vetri e disegnano strani solchi, mi distrae.
Fortunatamente è un giorno tranquillo, nessun caso né preoccupazioni.
Vorrei andare a casa.
- Buongiorno Lisbon! -
Dei ricci biondi fanno capolino nel mio campo visivo.
Addio pace e tranquillità!
- Jane, non vedevo proprio l’ora che arrivassi! -
- Mi lusinghi così! -
Ed eccolo lì, che mi sfodera uno dei suoi sorrisi più belli.
Cerco di cacciare ogni pensiero positivo che lo riguardi, prima che possa intuire quello cui sto pensando.
 
 
6.30 p.m.
 
Era naturale. Inevitabile.
Ho raggiunto il limite della sopportazione, anzi credo di averlo già superato.
I miei nervi sono a fior di pelle.
- JANE! La vuoi piantare con i tuoi stupidi giochetti da circense?! -
È da stamattina che mi sta provocando.
Prima nasconde le pratiche e, ovviamente, quando gli ordino di ridarmele mi guarda con aria divertita.
In seguito mi scambia il caffè con il the. Io odio il the.
Potrei continuare e scrivere un libro intero!
Ora vorrei sapere dove diavolo è finito il mio ombrello.
E le chiavi della mia macchina.
Non torno a piedi sotto la pioggia, nossignore.
- Jane per l’amor del cielo, cresci una volta buona! Tira fuori il mio ombrello e le mie chiavi! -
- Ma Lisbon, non vuoi tornare a casa sotto il mio ombrello? -
- No, piuttosto andrei con Cho. -
Mento a me stessa, era chiaro.
In realtà sarei voluta tornare eccome a casa con il mio consulente.
- Non vorrai rinunciare ad andare a braccetto con un uomo affascinante come me! -
Vedo una scintilla nei suoi occhi, mentre pronuncia quelle parole.
Un sorriso sornione appare sul suo viso.
- Quanta autostima! Smettila di fare l’idiota e restituiscimi le mie cose! -
- Solo se verrai con me. -
- Ti ho detto di no! Mi sto arrabbiando Jane, sul serio. -
- Lisbon sei più carina, quando diventi rossa. -
Come? Che sta dicendo?!
- Che cosa devo fare con te? Maledetto il giorno in cui ho firmato la mia condanna a morte! -
- Allora ti farai accompagnare da me? -
- D’accordo! Basta che questo ti faccia smettere di assumere un comportamento da perfetto imbecille, di ridarmi chiavi e ombrello e di finirla con i tuoi giochetti! -
- Agli ordini, capo! -
 
 
 
8.30 p.m.
 
Mi sto preparando psicologicamente per quello che accadrà tra meno di cinque minuti.
Torno a casa con Jane.
L’idea mi fa sorridere e mi crea imbarazzo allo stesso momento.
Io e il mio consulente, insieme sotto la pioggia.
Sotto UN solo ombrello.
Basta, basta. Non sono una ragazzina che ha la sua prima cotta.
Jane è un collega. Punto.
- Lisbon sei pronta? -
Ecco che i miei pensieri sono interrotti.
Il biondo consulente sta impugnando il suo parapioggia.
Metto velocemente gli ultimi documenti nel cassetto, controllo che la scrivania sia in ordine, prendo la giacca e lo raggiungo.
Santa Teresa, ora dobbiamo prendere…
L’ascensore. In ascensore con Jane. Da soli.
Lui si scosta, tende il braccio cortesemente facendomi segno di precederlo.
- Prego. -
- Ehm…grazie. -
Gli sorrido abbassando lo sguardo, imbarazzata da quel gesto.
Quando vuole, sa essere un galantuomo.
Jane apre il suo ombrello, prendendomi a braccetto.
Ed eccoci, come una felice coppietta, a camminare per le strade della California.
Il mio cuore sta martellando nel petto a più non posso e per fortuna che, con tutto il trambusto presente qui fuori, non si può udire.
- Jane, come mai hai lanciato la proposta di accompagnarmi a casa? -
Lo vedo rifletterci un po’ su, poi mi guarda con quei suoi profondi occhi azzurri.
- Sei mia amica, Lisbon. È una dimostrazione di affetto nei tuoi confronti. -
Un sorriso si fa spazio sulla sua faccia.
Amica.
Già, ed io da brava idiota speravo pure in una svolta nel nostro rapporto.
- È molto gentile da parte sua, signor Patrick Jane. -
- Non deve meravigliarsi, signorina Teresa Lisbon. Ho la galanteria nel sangue. -
- Veda di non montarsi la testa!-
Entrambi scoppiamo in una fragorosa risata.
Amo questa intesa che c’è fra noi.
Mista a ironia, provocazione e amicizia.
Eppure credo di provare qualcosa di più.
Anzi, ne sono certa.
 
Dopo venti minuti arriviamo di fronte alla mia palazzina.
Quasi quasi mi dispiace che la nostra passeggiata sotto l’acqua sia finita.
- Beh, allora grazie Jane. Per avermi fatto compagnia e per avermi scortato a casa. -
Lui mi sorride. E’ bellissimo.
Improvvisamente chiude l’ombrello; in pochi secondi siamo infradiciati dall’incessante pioggia.
Brividi mi assalgono.
Sento freddo.
- Ma cosa combini?! -
Sono allibita! Se è uno dei suoi soliti stupidi scherzi, questa volta non la passerà liscia!
Ah no!
- Lisbon…-
Non avvicinarti o ti sparo.
Mantieni la tua distanza prossemica dalla mia.
Diamine sei troppo vicino!
- Io…-
- Parla Jane! Qualcuno ti ha morso la lingua? E riapri l’ombrello! -
Mi prende il viso tra le sue mani.
Avvicinandolo al suo.
Mi sta fissando negli occhi, sento la testa che mi gira.
Sto per svenire.
Svengo se continua così!
Lo so che capisci quello cui sto pensando, quindi vedi di rimediare, se non vuoi che ti svenga tra le braccia!
Spostati!
Accade il contrario.
Le sue labbra si posano sulle mie, dolcemente.
Mi sento una torcia umana in questo momento.
Se prima sentivo freddo, ora un’improvvisa vampata di calore è pervasa in me.
Si sposta lentamente dalla mia bocca.
- Grazie, Teresa. -
Mi sussurra all’orecchio.
- Grazie per sopportarmi. Grazie per quello che sei. Grazie, che stai al mio fianco. Grazie -
Mai, e dico mai, avrei immaginato sentire Jane pronunciare queste parole.
Probabilmente se non l’avessi visto con i miei occhi, non ci crederei.
Rimango imbambolata a fissarlo.
Ah! Quanto è bello, tutto bagnato…
Teresa! Teniamo questi pensieri lontani dalla portata di Jane.
- Patrick, io… -
Non mi permette di finire la frase che mi posa un dito sulle labbra.
- Non devi dirmi niente, so già tutto. –
Questa volta mi bacia con passione.
Molta passione.
Io cerco la sua lingua; siamo un po’ troppo affiatati.
Non m’importa.
E pensare che a separarci sono solo i pochi strati dei nostri vestiti.
Lo stringo a me, sono finalmente tra le braccia del mio bel consulente.
Beh, non solo tra le braccia.
Poco dopo si scosta dolcemente.
I suoi occhi azzurri fissano i miei, verdi smeraldo.
In quello sguardo posso vedere tutti i suoi sentimenti, la sua sincerità.
Mi sorride di nuovo.
È il mio raggio di luce, in questa giornata piovosa.
 
Sono sicura che d’ora in avanti, il nostro rapporto cambierà.
Non c'è bisogno di dire frasi sdolcinate, Patrick mi vede*.
Mi limito a guardarlo, sorridendogli.
E un altro bacio mi fa perdere la testa.



* quel "mi vede" è inteso come nel film "Avatar" ! Io ti vedo, ovvero io vedo dentro te.


Spazio dell'autrice:
Piccola one-shot che ho scritto a lavoro e terminato adesso, a casa.
Ho deciso di andare sul classico con una Jisbon =)
Proprio l'altro ieri stavo guardando fuori dalla finestra, pioveva a non finire. E da lì è nata la mia fan fiction!
Beh, spero possa piacervi!

A presto!
Fede

   
 
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